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The Winds of Winter .capitoli in anteprima

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2017 09:03
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27/08/2015 13:51
 
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THEON


La voce del re era sconvolta dall’ira. “Sei un pirata peggiore di Salladhor Saan”.
Theon Greyjoy aprì gli occhi. Le spalle gli dolevano e non poteva muovere le mani.
Per la metà di un battito di cuore temette di essere ritornato nella sua vecchia cella sotto Forte Terrore, e che il miscuglio di ricordi nella sua testa non fosse altro che il residuo di un sogno febbrile. Stava dormendo, realizzò.
Quello, oppure era era morto dal dolore. Quando tentò di muoversi, si limitò a oscillare da un lato all’altro, la schiena che grattava contro la pietra.
Era appeso a un muro in una torre, coi polsi incatenati a un paio di anelli di ferro arrugginito.

L’aria puzzava di torba bruciata. Il pavimento era completamente ricoperto di sporcizia. Scale di legno a chiocciola dentro i muri sin al soffitto. Non vide nessuna finestra.
La torre era umida, buia e priva di ogni conforto, la sua unica mobilia erano uno scranno dall’alto schienale e un tavolo coperto di segni, poggiato su tre gambe.
Non c’era un bagno, ma Theon vide un pitale in un’alcova buia. La luce arrivava unicamente dalle candele sul tavolo. I suoi piedi dondolavano a quasi due metri d’altezza.

“I debiti di mio fratello”, mormorò il re. “Anche di Joffrey, nonostante quell’abominio della natura non sia mio consanguineo." Theon si rigirò nelle catene. Conosceva quella voce. Stannis.






Theon Greyjoy ridacchiò. Una punta di dolore lo colpì alle braccia, dalle spalle ai polsi. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva sofferto, Moat Cailin, Barrowton e Grande Inverno, Abel e le sue lavandaie, Cibo di Corvo e i suoi Umber, il percorso attraverso la neve, tutto ciò era servito solo per cambiare il suo aguzzino con un altro.

“Vostra Grazia” una seconda voce disse dolcemente. “Mi scusi, ma il suo inchiostro si è congelato”. Il Braavosiano, Theon lo conosceva. Ma qual era il suo nome? Tycho… qualcosa del genere… “Forse con un po’ di calore…?”

“Conosco una maniera più rapida”. Stannis estrasse il suo coltello. Per un istante pensò che stesse per colpire il banchiere. "Non otterrai una sola goccia di sangue da quello, mio Signore" gli avrebbe voluto dire. Il re appoggiò la punta del coltello contro il polpastrello del suo pollice sinistro, e si tagliò. “Qui. Firmerò col mio stesso sangue. Questo dovrebbe fare felici i tuoi padroni”.

“Se questo fa felice Vostra Grazia, farà felice anche la Banca di Ferro di Braavos”.

Stannis intinse la penna nel sangue che sgorgava dal suo pollice e impresse il suo nome sul documento. “Partirai domani. Lord Bolton ci sarà presto addosso. Non voglio che tu venga coinvolto nella battaglia”.

“Cosa che eviterei volentieri anch’io” Il Braavosiano infilò il documento in un tubo di legno. “Spero di poter avere di nuovo l’onore di contattarvi, quando sarete seduto sul vostro trono di spade”.

“Speri di prendere il tuo oro, vorrai dire. Risparmiami i convenevoli. Sono soldi che mi servono da Braavos, non vuote cortesie. Dì alla guardia qui fuori che mi serve Justin Massey”.

“Sarà mio piacere. La Banca di Ferro è sempre felice di poter essere d’aiuto”. Il banchiere s’inchinò.

Come lui uscì, un altro entrò; un cavaliere. I cavalieri del re erano andati e venuti per tutta la notte, Theon ricordava vagamente. Questo sembrava un parente del re. Snello, capelli neri, occhi duri, la faccia butterata e segnata da vecchie cicatrici, vestiva una sopravveste sbiadita ornata con tre falene. “Sire”, annunciò, “Il maestro è qui fuori. E Lord Arnolf ha fatto sapere che sarebbe lieto di fare colazione con Voi”.

“Anche il figlio?”

“E i nipoti, anche. Lord Wull vorrebbe avere anch’esso un’udienza, Vorrebbe…”

“Lo so cosa vuole”. Il re indicò Theon. “Lui. Wull lo vuole morto. Flint, Norrey, tutti loro lo vorrebbero morto. Per i ragazzi che ha assassinato. Vendetta per il loro prezioso Ned”.

“E glielo acconsentirete?”

“Per ora, il voltagabbana mi è più utile da vivo. Conosce delle cose che mi possono servire. Fate entrare il maestro”. Il re spazzò via dal tavolo una pergamena e la fissò di malo modo. Una lettera. Il suo sigillo rotto era di cera nera, dura e splendente. So cosa c’è scritto, pensò, sorridendo tra sé e sé.

Stannis guardò in alto. “Il voltagabbana si sta agitando”.

“Theon. Il mio nome è Theon”. Si deve ricordare il mio nome.

“Conosco il tuo nome. So quello che hai fatto”.

“L’ho salvata”. Il muro esterno di Grande Inverno era alto quasi due metri e mezzo, ma nel punto in cui aveva saltato, le nevi avevano riempito una cavità che altrimenti sarebbe stata molto più profonda. Un freddo, bianco cuscino. La ragazza aveva preso la botta peggiore. Jeyne, il suo nome è Jeyne, ma non lo dovrà mai dire.Theon era atterrato sopra di lei, rompendole alcune costole. “Ho salvato la ragazza”, disse. ”Abbiamo volato”.

Stannis sbuffò. “Tu sei caduto. Umber l’ha savata. Se Mors Cibo di Corvo e i suoi uomini non fossero stati fuori dal castello, Bolton vi avrebbe ripresi in pochi momenti”.

Cibo di Corvo. Theon ricordò. Un vecchio, grosso e potente, con un viso rubicondo e un’ispida barba bianca. Era a cavallo, avvolto nella pelliccia di un gigantesco orso delle nevi, la cui testa era il copricapo. Sotto di esso indossava una benda di cuoio tinto di bianco, che a Theon ricordava suo zio Euron. Avrebbe voluto strapparla di faccia da Umber, per accertarsi che sotto ci fosse solo una cavità vuota, e non un occhio nero scintillante di malizia. Invece mormorò attraverso i suoi denti rotti, e disse:”Io sono…”

“Un voltagabbana e un parenticida”, finì Cibo di Corvo. “Tieni a freno quella lingua, o la perderai”

Ma Umber aveva guardato la ragazza da vicino, strizzando il suo unico occhio buono. “Sei la figlia più giovane?”

E Jeyne annuì. “Arya. Il mio nome è Arya”.

“Arya di Grande Inverno, aye. L’ultima volta che sono stato tra quelle mura, il vostro cuoco ci ha servito una bistecca e pasticcio di rene. Fatti con la birra, credo, i migliori che io abbia mai mangiato. Qual era il nome di quel cuoco?”

“Gage”, Jeyne disse a sua volta. “Era un bravo cuoco. Preparava torte al limone per Sansa ogni volta che aveva limoni a sua disposizione”.

Cibo di Corvo si accarezzò la barba. “Morto ora, suppongo. Come quel vostro fabbro. Un uomo che sapeva come si lavora l’acciaio. Qual era il suo nome?”

Jeyne stava esitando. Mikken, pensò Theon. Il suo nome era Mikken. Il fabbro del castello non fece mai torte al limone per Sansa, il che lo rese molto meno importante del cuoco del castello nel piccolo dolce mondo che aveva condiviso con la sua amica Jeyne Poole. Ricordati, cazzo. Tuo padre era il maggiordomo, era a capo di tutta la servitù del palazzo. Il nome del fabbro era Mikken, Mikken, Mikken. L’ho fatto giustiziare davanti a me!

“Mikken”, disse Jeyne.

Mors Umber grugnì. “Aye”. Che cosa avesse detto o fatto dopo, Theon non lo seppe mai, in quanto quello fu il momento in cui il ragazzo corse su, brandendo una lancia e urlando che le porte dell’ingresso principale di Grande Inverno si stavano spalancando. E come sorrise Cibo di Corvo alla notizia.

Theon si rigirò nelle catene, e si rivolse al re sotto di lui, “Cibo di Corvo ci ha trovati, va bene, ci ha mandati qui da voi, ma sono stato io a salvare lei. Chiedeteglielo voi stesso”. Lei lo avrebbe detto. “Mi hai salvata”, Jeyne aveva sussurrato, mentre lui la trasportava di peso attraverso la neve. Era pallida dalla paura, ma gli aveva strofinato una mano sulla sua guancia e aveva sorriso. “Ho salvato Lady Arya”, Theon le sussurrò in risposta. E a quel punto in un unico momento le lance di Mors Umber erano tutt’attorno a loro. “È questo il mio ringraziamento?” Chiese a Stannis, scalciando debolmente contro il muro. La sua spalla era dolorante.. Per quanto tempo era stato appeso lì? Era ancora notte fuori? La stanza era senza finestre, non aveva modo di saperlo.

“Slegatemi, e vi servirò”

“Così come hai servito Roose Bolton e Robb Stark?”. Stannis sbuffò. “Non penso. Abbiamo un bel progetto in mente per te, voltagabbana. Ma non finchè non avremo finito con te”.

Vuole uccidermi. Il pensiero fu stranamente confortante. La morte non spaventava Theon Greyjoy. La morte avrebbe significato la fine del dolore. “Fatela finita con me, quindi”, sollecitò il re. “Staccatemi la testa e infilzatela su una lancia. Ho assassinato i figli di Lord Eddard, mi merito di morire. Ma fatelo in fretta. Sta arrivando”.

“Chi sta arrivando? Bolton?”

“Lord Ramsay”, sibilò Theon. “Il figlio, non il padre. Non dovreste confonderli. Roose… Roose è al sicuro tra le mura di Grande Inverno con la sua nuova, grassa moglie. Ramsay sta arrivando”.

“Ramsey Snow, intendi. Il Bastardo”.

“Non chiamatelo mai così!” Per la veemenza, Theon spruzzò saliva dalle labbra . “Ramsey Bolton, non dite Ramsey Snow, mai Snow, vi dovete ricordare il suo nome, o vi farà del male”.

“Che ci provi pure. Qualunque nome porti”.

La porta si aprì con un soffio di freddo vento nero e un turbinio di neve. Il cavaliere delle falene era ritornato col maestro che il re aveva mandato a chiamare, le sue vesti grigie nascoste sotto una spessa pelle d’orso. Dietro di loro vennero altri due cavalieri, ognuno dei quali portava un corvo in una gabbia. Uno era l’uomo che era con Asha quando il banchiere lo portò da lei, corpulento, con un maiale alato sulla sopravveste. L’altro era più alto, largo di spalle e muscoloso. Il pettorale di quello grosso era d’acciaio argentato intarsiato con niello; era graffiato e ammaccato, ma tuttavia brillava alla luce delle candele. Il mantello che indossava sopra era decorato con un cuore in fiamme.

“Maestro Tybald”; annunciò il cavaliere delle falene.

Il maestro s’inginocchiò. Aveva i capelli rossi e le spalle incurvate, con occhi ravvicinati tra loro, che continuavano a balzare su Theon, appeso al muro. “Vostra Grazia. Come posso esservi d’aiuto?”

Stannis non rispose subito. Studiò l’uomo che aveva in fronte a sè, con la fronte corrugata. “Alzati”. Il maestro si alzò. “Sei il maestro di Forte Terrore. Come mai sei qui con noi?”

“Lord Arnolf mi ha portato qui per occuparmi dei suoi feriti”.

“Dei suoi feriti? O dei suoi corvi?”

"Entrambi, Vostra Grazia”.

“Entrambi”. Stannis sputò fuori la parola. “Il corvo di un maestro vola in un posto, un posto solo. Giusto?”

Il maestro si asciugò il sudore dalla fronte con la manica. “Non tutti, Vostra Grazia. Per molti è così. Ad alcuni si può insegnare a volare tra due castelli. Questi uccelli sono molto ricercati. E passa molto, molto tempo prima che si possa trovare un uccello capace di imparare i nomi di tre, quattro o anche cinque castelli, e dirigervisi a comando. Uccelli così intelligenti capitano una volta ogni cento anni”.

Stannis indicò gli uccelli neri nelle gabbie. “Questi due non sono così intelligenti, immagino”.

“No, Vostra Grazia. Magari lo fossero”.

“Dimmi dunque, per andare dove sono stati addestrati questi due?”

Maestro Tybald non rispose. Theon Greyjoy scalciò debolmente, e se la rise sotto i baffi. Beccato!

“Rispondimi. Se dovessimo rilasciare questi uccelli, ritornerebbero a ForteTerrore?” Il re si mosse in avanti. “O volerebbero a GrandeInverno, invece?”

Maestro Tybald si pisciò addosso. Theon non potè vedere la macchia scura che si diffondeva, ma la puzza di piscio era forte e penetrante.

“Maestro Tybald ha perso la lingua”, Stannis osservò coi suoi cavalieri. “Godry, quante gabbie hai trovato?”

“Tre, Vostra Grazia”, disse il cavaliere robusto col pettorale argentato. “Una era vuota”

“V… Vostra Grazia, il mio ordine si dedica a servire, noi…”

“So tutto sui vostri voti. Quello che voglio sapere è che cosa c’era scritto sulla lettera che hai mandato a Grande Inverno? Hai per caso comunicato a Lord Bolton dove trovarci?”

“S… Sire.” Tybald, nonostante le spalle incurvate, si erse orgoglioso.

“Le regole del mio ordine mi proibiscono di divulgare il contenuto delle lettere di Lord Arnolf”.

“I tuoi voti sono più resistenti della tua vescica, a quanto sembra”.

“Vostra Grazia deve capire…”

“Io… devo?” Il re si strinse nelle spalle. “Se così dici. Sei un uomo di cultura, dopotutto. Avevo un maestro a Roccia del Drago che era come un padre per me. Ho un grande rispetto per il vostro ordine e i vostri voti. Ma Sir Clayton non è del mio stesso avviso, purtroppo. Ha imparato tutto quello che sa nei vicoli di Fondo delle Pulci di Approdo del Re. Se ti dovessi affidare a lui, ti potrebbe strangolare con la tua stessa catena o cavarti gli occhi con un cucchiaio”.

“Solo uno, Vostra Grazia”, si offrì il robusto cavaliere, quello col maiale alato. “Gli lascerei l’altro”.

“Quanti occhi servono a un maestro per leggere una lettera?” chiese Stannis. “Uno basterà, credo. Non vorrei lasciarti incapace di assolvere ai tuoi compiti per il tuo signore. Gli uomini di Roose Bolton potrebbero essere in procinto di attaccarci persino adesso, comunque, quindi tu devi capirmi se non mi dilungo in certi convenevoli. Te lo chiederò un’altra volta. Cosa c’era scritto nel messaggio che hai mandato a Grande Inverno?”

Il maestro tremava. “Una mappa, Vostra Grazia”.

Il re ritornò a sedere. “Portatelo via di qui,” comandò. “Lasciate i corvi”. Una vena pulsava sul suo collo. “confinate quel miserabile in grigio in una delle baracche finchè non deciderò cosa fare di lui”.

“Sarà fatto”, il grosso cavaliere dichiarò. Il maestro svanì in un altro lampo di freddo e neve. Solo il cavaliere delle tre falene rimase.

Stannis guardò in cagnesco verso l’alto, dove era incatenato Theon. “Non sei l’unico voltagabbana qui, sembrerebbe. Vorrei che tutti i traditori dei Sette Regni avessero una sola testa, mozzata quella, mi sarei liberato di tutti i voltagabbana in un unico colpo ".

Si girò verso il suo cavaliere. "Sir Richard, mentre sarò a far colazione con Lord Arnolf, disarma questi uomini e prendili sotto custodia. Molti saranno addormentati. Non far loro del male, a meno che non facciano resistenza. Può darsi che non sappiano. Interroga qualcuno al riguardo... ma gentilmente. Se non sanno nulla di questo intrigo, devono poter avere una chance di dimostrare la loro lealtà". Mosse una mano in segno di congedo.

"Mandami Justin Massey".

Un altro cavaliere, capì Theon, quando Massey entrò. Questo era di bell'aspetto, con una barba bionda ben curata e colti capelli lisci così chiari da sembrare più bianchi dell'oro. La sua tunica sfoggiava la tripla spirale, un antico simbolo per una casata antica. "Mi è stato detto che Vostra Grazia aveva bisogno di me", disse lui, in ginocchio. Stannis annuì. "Scorterai il banchiere Braavosiano di nuovo alla barriera. Scegli sei buoni uomini e prendi dodici cavalli".

"Da cavalcare o da mangiare?"

Il re non apprezzò la battuta. "Voglio che tu parta prima di mezzogiorno, Sir. Lord Bolton potrebbe assalirci in ogni momento, ed è di primaria importanza che il banchiere ritorni a Braavos. Lo accompagnerai attraverso il mare stretto".

"Se ci sarà una battaglia, il mio posto è qui con Voi".

"Il tuo posto è dove io dico che sia. Ho cinquecento spade abili quanto te, o anche meglio, ma tu hai modi educati e una buona parlantina, e questi attributi mi saranno molto più utili a Braavos che qui. La Banca di Ferro mi ha aperto i suoi forzieri. Prenderai i loro soldi e ingaggerai navi e mercenari. Una compagnia dalla buona reputazione, se riesci a trovarne una. La Compagnia Dorata sarebbe la mia prima scelta, se non dovessero essere già sotto contratto. Cercali nelle Terre Contese, se servisse. Ma prima di tutto ingaggia più spade che puoi a Braavos, e mandameli attraverso il Forte Orientale. E anche arcieri, ci servono più archi".

I capelli di Sir Justin si mossero davanti a un occhio. Li spostò e disse, "I capitani delle compagnie libere si unirebbero più rapidamente a un lord che non a un semplice cavaliere, Vostra Grazia. Non ho nè terre nè titoli, perchè mai dovrebbero vendermi le loro spade?"

"Và da loro con entrambe le mani piene di dragoni d'oro," disse il re, in tono acido. "Questo sarà molto persuasivo. Ventimila uomini basteranno. Non tornare con meno".

"Signore, posso parlare francamente?"

"Basta che parli in fretta".

"Vostra Grazia dovrebbe andare a Braavos col banchiere".

"Questo è il tuo consiglio? Fuggire? La faccia del re si oscurò. "Questo fu il tuo consiglio anche nella battaglia delle Acque Nere, se ben ricordo. Quando la battaglia volse a nostro sfavore, lasciai che tu ed Horpe mi riportaste a Roccia del Drago come un cane bastonato".

"La battaglia era perduta, Vostra Grazia".

"Aye, questo era quello che dicevate voi. "La battaglia è persa, signore. Ritiratevi ora, così da poter combattere di nuovo". E ora vorreste farmi scappare via dall'altra parte del mare stretto..."

"... a raccogliere un'armata, aye. Come Acre Acciaio fece dopo la battaglia ai Redgrass Field, dove Daemon Blackfyre cadde".

"Non parlare a vanvera di storia con me, Sir. Daemon Blackfyre era un ribelle e un usurpatore, Acre Acciaio un bastardo. Quando fuggì, giurò che sarebbe tornato per mettere un figlio di Daemon sul trono di spade. Non lo fece mai. Le parole sono vento, e il vento che soffia gli esuli attraverso il mare stretto raramente li risoffia indietro. Anche quel ragazzo, Viserys Targaryen parlava di ritorno. Mi è sfuggito tra le dita a Roccia del Drago, solo per passare la sua vita a leccare il culo ai mercenari. "Il re mendicante", lo chiamavano nelle città libere. Beh, io non supplicherò nè fuggirò di nuovo. Sono l'erede di Robert, il legittimo re dei Sette Regni. Il mio posto è coi miei uomini. Il tuo è a Braavos. Vai col banchiere, come ho detto."

"Come comandate", Disse Sir Justin.

"Forse perderemo questa battaglia", disse cupamente il re. "A Braavos potresti sentir dire che sono morto. Potrebbe anche essere vero. Dovrai trovare lo stesso i miei mercenari".

Il cavaliere esitò. "Vostra Grazia, ma se Voi sarete morto..."

"... Tu vendicherai la mia morte, e metterai mia figlia sul trono di spade. O morirai provandoci".

Sir Justin mise la mano sull'elsa della sua spada. "Sul mio onore come cavaliere, avete la mia parola".

"Oh, e porta la ragazza Stark con te. Portala al Lord Comandande Snow mentre sei in cammino per Forte Terrore". Stannis tamburellò le dita sulla pergamena davanti a sè. "Un vero re paga i suoi debiti".

Li paga, aye, pensò Theon. Li paga con soldi falsi. Jon Snow avrebbe riconosciuto la ragazza all'istante. Il malinconico bastardo di Lord Stark aveva conosciuto Jeyne Poole, ed era sempre stato molto vicino alla sua sorellastra Arya.

"I confratelli in nero vi accompagneranno fino al Castello Nero", il re proseguì. "Gli uomini delle isole di ferro rimarranno qui, a combattere per noi, si suppone. Un altro regalo da Tycho Nestoris. Allo stesso modo, ti rallenterebbero soltanto. Gli uomini delle isole di ferro sono fatti per le navi, non per i cavalli. Lady Arya dovrebbe avere anche una compagnia femminile. Prendi Alysane Mormont".

Sir Justin spostò di nuovo indietro i capelli. "E Lady Asha?"

Il re considerò la cosa per un momento. "No".

"Un giorno Vostra Grazia avrà bisogno di prendere le Isole di Ferro. Sarà più semplice con la figlia di Balon Greyjoy dalla nostra parte, sposata a uno dei vostri uomini fidati, come suo Lord marito."

"Tu?" Il re si accigliò. "Quella donna è sposata, Justin".

"Un matrimonio di convenienza, mai consumato. Facile da accantonare. Lo sposo è vecchio inoltre. Potrebbe morire presto".
Trafitto da una spada se potessi fare a modo tuo, Ser Verme. Theon sapeva cosa pensavano questi cavalieri. Stannis strinse le labbra. "Servimi bene in questa missione per i mercenari, e potrai avere quello che desideri. Sin ad allora, la donna resterà mio ostaggio".

Sir Justin chinò il capo. "Capisco"

Questo sembrò solo irritare il re. "La tua comprensione non è richiesta. Solo la tua obbedienza. Ora vai, Sir".

Questa volta, quando il cavaliere se ne andò, il mondo dietro la porta sembrò più bianco che nero.
Stannis Baratheon fece qualche passo lungo il pavimento. La torre era piccola, umida e stretta. Pochi gradini portarono il re vicino a Theon. "Quanti uomini ha Bolton a Grande Inverno?"

"Cinquemila. Sei. Di più". Diede al re un disgustoso sorriso, fatto da denti rotti e schegge. "Più di Voi".

"Quanti di essi ha intenzione di mandarci contro?"

"Non più di metà". Questa era una supposizione, c'era da ammetterlo, ma sembrò corretta per lui. Roose Bolton non era il tipo da vagare alla cieca nelle nevi, mappa o no. Terrà il grosso delle sue forze come riserva, conserverà i suoi migliori uomini con sè, confidando nelle massicce doppie mura di Grande Inverno. "Il castello era troppo popolato. Gli uomini si scannavano gli uni contro gli altri, i Manderly e i Frey soprattutto. Saranno loro che sua signoria vi manderà contro, quelli di cui farebbe volentieri a meno".

"Wyman Manderly". La bocca del re si contorse nel disprezzo. "Lord Troppo-Grasso-Per-Stare-a-Cavallo. Troppo grasso per venire da me, tuttavia è andato a Grande Inverno. Troppo grasso per piegare un ginocchio e offrirmi la sua spada, eppure ora impugna quella spada per Bolton. Ho mandato il mio Lord della Cipolla per trattare con lui, e il Lord Troppo-Grasso lo ha macellato e messo la sua testa e le sue mani sulle mura di Porto Bianco per la felicità dei Frey. E i Frey... Le Nozze Rosse sono state dimenticate?"

"Il nord ricorda. Le Nozze Rosse, le dita di Lady Hornwood, il saccheggio di Grande Inverno, Deepwood Motte e Piazza di Torrhen, il nord ricorda tutto ciò. "
Bran and Rickon... Erano solo i figli di un fattore....
"I Frey e i Manderly non combineranno mai le loro forze. Verranno per Voi, ma separatamente. Lord Ramsay non sarà troppo lontano dietro di loro. Rivuole sua moglie. Rivuole il suo Reek".
La risata di Theon fu per metà un risolino, per metà un piagnucolio.
"Lord Ramsay è l'unico che Vostra Grazia dovrebbe temere".

I peli di Stannis si rizzarono dalla rabbia per questo. "Ho sconfitto tuo zio Victarion e la sua flotta di ferro a Isola Bella, la prima volta che tuo padre si è incoronato. Ho tenuto CapoTempesta assediato per un anno, e ho preso Roccia del Drago dai Targaryen. Ho sconfitto Mance Rayder alla Barriera, nonostante avesse venti volte i miei uomini. Dimmi ora, voltagabbana, quali battaglie ha vinto il bastardo di Bolton per cui io lo dovrei temere?"

Non devi chiamarlo così! Un'ondata di dolore scosse Theon Greyjoy. Chiuse gli occhi e fece una smorfia. Qaundo li aprì di nuovo, disse: "Non lo conoscete".

"Non più di quanto lui conosce me".

"Conosce me...", gridò uno dei corvi che il maestro si era lasciato dietro. Sbattè le sue lunghe ali nere contro le sbarre della sua gabbia.

"Conosce.." gridò di nuovo.

Stannis si girò. "Fatelo smettere!."

Dietro di lui, le porte si aprirono. I Karstark erano arrivati.

Curvo e raggrinzito, il castellano di Karhold si fece strada fino alla tavola, piegato sul suo bastone. Il mantello di Lord Arnolf era di fine lana grigia, coi bordi in zibellino nero e chiuso con una fibbia d’argento a forma di stella. Un vestito costoso, Theon pensò, persino imbarazzante per un uomo. Aveva già visto quel mantello in precedenza, seppe, così come aveva già visto l’uomo che lo indossava. A Forte Terrore. Lo ricordo. Era seduto e cenava con Lord Ramsay e Umber Flagello delle Puttane, la notte in cui portarono Reek fuori dalla sua cella.

L’uomo accanto a lui non poteva essere che suo figlio. Sulla cinquantina, valutò Theon, con un faccione soffice come sarebbe stato quello del padre, se Lord Arnolf fosse diventato grasso. Dietro di lui camminavano tre uomini più giovani. I nipoti, scommise. Uno di loro vestiva una cotta di maglia. I restanti erano vestiti da colazione, non per una battaglia. Sciocchi.

“Vostra Grazia”. Arnolf Karstark chinò la testa. “Un onore”.
Cercò una sedia. I suoi occhi invece trovarono Theon.
“E chi è questo?” Lo riconobbe un battito di cuore dopo. Lord Arnolf impallidì.

Il suo stupido figlio continuò a non capire. “Non ci sono sedie”, disse l’allocco.
Uno dei corvi gracchiò da dentro la gabbia.

“C'è solo una sedia, la mia”. Re Stannis ci era seduto sopra.
“Non è il trono di spade, ma è da questo scranno che ora comando”.

Una dozzina di uomini sfilò attraverso la porta della torre, guidati dal cavaliere delle falene e dall’uomo robusto col pettorale argentato.

“Siete uomini morti, abbiatene coscienza”, proseguì il re. “Solo il modo in cui morirete è ancora da determinare. Vi consiglierei quindi non sprecare il mio tempo non accettandolo. Confessate, e avrete la stessa fine rapida che il Giovane Lupo diede a Lord Rickard. Mentite, e brucerete. Potete scegliere”.

“Io scelgo questo”. Uno dei nipoti afferrò l’elsa della sua spada, e fece per estrarla.

Quella si dimostrò una scelta poco saggia. La lama del nipote non aveva nemmeno lasciato il suo fodero che due dei cavalieri del re gli furono addosso. Dopo pochi secondi, il suo avambraccio era a terra a contorcersi nella sporcizia e il suo moncherino spirzzava fiotti di sangue, mentre uno dei suoi fratelli inciampava sulle scale, stringendosi una ferita allo stomaco. Barcollò per sei gradini prima di cadere, e schiantarsi sul pavimento.

Né Arnolf Karstark né suo figlio si mossero.

“Portateli via”, ordinò il re. “la loro vista mi rivolta lo stomaco”. In pochi momenti i cinque uomini furono legati e allontanati. Quello che aveva perduto il braccio della spada svenne per la perdita di sangue, ma il fratello con lo squarcio nel ventre urlava abbastanza per entrambi. “Così è come gestisco il tradimento, voltagabbana”, Stannis guardò Theon.

“Il mio nome è Theon”.

"Come vuoi. Dimmi, Theon, quanti uomini ha Mors Umber con sé a Grande Inverno?”

“Nessuno. Nessun uomo”. Sogghignò della sua stessa arguzia.
“Aveva dei ragazzi, li ho visti”.
Al di fuori di una manciata di servitori mezzi storpi, i guerrieri che Cibo di Corvo aveva portato giù da Ultimo Focolare, erano a malapena abbastanza grandi da sbarbarsi.
“Le loro lance e asce sono più vecchie delle mani che le brandiscono. Umber Flagello delle Puttane si è preso tutti gli uomini, nel castello. Ho visto anche loro. Uomini vecchi, tutti quanti”. Theon sorrise.
“Mors ha preso i ragazzini e Hother i vecchi. Tutti i veri uomini sono andati con Grande Jon e sono morti alle Nozze Rosse. Era questo che volevate sapere, Vostra Grazia?”

Re Stannis ignorò la frecciata. “Ragazzi”, fu tutto quello che disse, disgustato. “Dei ragazzi non terranno al sicuro Bolton a lungo”

“Non a lungo”, Theon concordò. “Assolutamente non a lungo”.

“Non a lungo”, urlò uno dei corvi dalla sua gabbia.

Il re lanciò un’occhiata irritata all’uccello. “Quel banchiere Braavosiano affermava che Sir Aenys Frey è morto. È stato per mano di un ragazzo?”

“Venti ragazzini, con delle vanghe”, Theon gli disse. “La neve cadde copiosa per giorni. Così abbondante che non avreste potuto vedere le mura del castello a dieci metri di distanza, non più di quanto gli uomini sulle mura potessero vedere quanto stava accadendo di fuori. Così Cibo di Corvo incaricò i suoi ragazzi di scavare delle buche fuori dalle porte del castello, quindi suonò il suo corno per attirare Lord Bolton fuori. Invece ad abboccare furono i Frey. La neve aveva ricoperto le buche, così ci cavalcarono dritti dentro. Aenys si ruppe il collo, ho sentito dire, ma Sir Hosteen perse solo il cavallo, oltre che ogni possibile compassione. Sarà furioso ora”.

Stranamente, Stannis sorrise. “I nemici furiosi non mi preoccupano. La rabbia rende gli uomini stupidi, e Hosteen Frey era già stupido da prima, se metà delle cose che ho sentito dire su di lui è vera. Lascia che venga”.

“Verrà”.

“Bolton ha commesso un errore”, dichiarò il re. “Tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato starsene seduto nel suo castello finchè non fossimo morti di fame. Invece ha mandato una parte delle sue forze a darci battaglia. I suoi cavalieri saranno a cavallo, i nostri dovranno andare a piedi. I suoi uomini saranno ben nutriti, i nostri andranno in battaglia con le pance vuote. Non è importante. Ser Idiota, Lord Troppo-Grasso, il Bastardo, lascia che vengano. Noi abbiamo il vantaggio del terreno, che intendo sfruttare appieno”.

“Il terreno?” disse Theon. “Che terreno? Qui? Questa sottospecie di torre? Questo miserabile villaggio? Non avete un terreno rialzato qui, non avete mura dietro cui nascondervi, nessuna difesa naturale”.
“Per ora”.
“Per ora”, entrambi i corvi urlarono all’uninsono. Quindi uno gracchiò, l'altro mormorò, "Albero, albero, albero".

La porta si aprì. Dietro, il mondo era bianco. Il cavaliere delle tre falene entrò, le sue gambe erano coperte di neve. Sbattè i piedi per togliersela di dosso e disse, "Vostra Grazia, gli uomini di Karstark sono stati catturati. Alcuni di loro hanno fatto resistenza, e sono morti per questo. Molti erano troppo confusi, e si sono arresi tranquillamente. Li abbiamo raggruppati nel salone e confinati lì.

"Ben fatto".
"Dicono di non averne saputo nulla. Quelli che abbiamo interrogato".
"Avrebbero dovuto".
"Li potremmo interrogare più approfonditamente..."

"No. Io credo loro. Karstark non avrebbe mai potuto sperare di mantenere il suo inganno segreto se avesse condiviso i suoi piani con ognuno dei semplici fanti di umili origini al suo servizio. Qualche picchiere ubriaco se lo sarebbe lasciato sfuggire una notte mentre giaceva con una puttana. Non avevano bisogno di sapere. Sono uomini di Karhold. Quando sarebbe arrivato il momento avrebbero obbedito ai loro signori, come hanno sempre fatto per tutta la loro vita."

"Come dite Voi, Sire".

"Abbiamo avuto delle perdite?"

"Uno degli uomini di Lord Peasebury è stato ucciso, e due dei miei feriti. Se mi è permesso parlare, Vostra Grazia, nonostante ciò, gli uomini si stanno facendo ansiosi. Ci sono centinaia di loro raccolti attorno alla torre, chiedendosi su cosa sia successo. Discorsi di tradimento sono sulle labbra di tutti. Nessuno sa a chi credere, o chi potrebbe essere il prossimo a essere arrestato. Quelli del nord soprattutto..."

"Devo parlare con loro. Wull sta ancora aspettando?"

"Lui e Artos Flint. Volete vederli?"

"Tra poco. Prima la piovra".

"Come desiderate". Il cavaliere se ne andò.

Mia sorella, pensò Theon, la mia dolce sorellina. Anche se aveva perso la sensibilità nelle braccia, sentì un ritorcersi nelle sue budella, lo stesso che provò quando quel plebeo di un banchiere Braavosiano lo presentò ad Asha come un "regalo". Il ricordo gli bruciava ancora. Il robusto, imponente cavaliere che si trovava con lei non perse tempo a urlare per chiedere aiuto, così che non ebbero che pochi momenti prima che Theon fosse trascinato via per affrontare il re. Abbiamo avuto abbastanza tempo. Aveva odiato l'espressione sul volto di Asha quando realizzò chi lui fosse; lo shock nei suoi occhi, la pietà nella sua voce, il modo in cui la sua bocca si torse nel disgusto. Invece che correre ad abbracciarlo, fece mezzo passo indietro. "È stato il Bastardo a farti questo?" Chiese lei.

"Non chiamarlo così". Allora le parole cominciarono a zampillare da Theon in tutta fretta. Provò a raccontarle tutto, di Reek, di Forte Terrore, di Kyra e delle chiavi, di come Lord Ramsay non amputava niente se non pelle finchè non lo supplicavi di farlo. Le raccontò di come aveva salvato la ragazza, saltando dalle mura del castello, nella neve. "Siamo volati via. Lascia che Abel ci faccia su una canzone, siamo volati via". Quindi dovette raccontarle chi era Abel, e parlarle delle lavandaie che non erano veramente lavandaie. A quel punto Theon si rese conto di quanto strano e incoerente dovesse suonare, tuttavia in qualche modo le parole non si fermarono. Aveva freddo, era stanco e malato... E debole, così debole, veramente debole.

Deve capire. È mia sorella. Non avrebbe mai voluto fare alcun male a Bran o Rickon. Reek gli fece uccidere quei ragazzi, non lui Reek ma quell'altro. "Non sono un parenticida", insistè. Le raccontò di come dormisse con le 'ragazze'di Ramsey, mettendola in guardia che Grande Inverno è piena di fantasmi. "le spade sono sparite. Quattro, credo, o cinque. Non ricordo. I re di pietra sono arrabbiati". Alla fine si stava agitando , tremante come una foglia d'autunno. L'albero del cuore conosceva il mio nome. Gli antichi dei. "Theon..", li ho sentiti sussurrare. Non c'era vento ma le foglie si muovevano. Theon, dicevano. Il mio nome è Theon." Era bello dire quel nome. Più lo dicevano, meno lui lo dimenticava. "Devi conoscere il tuo nome,"disse a sua sorella. "Tu... mi hai detto di essere Esgred, ma era una bugia. Il tuo nome è Asha.

"Lo è", disse sua sorella, così dolcemente che temette lei potesse piangere. Theon odiava questa cosa. Odiava le donne in lacrime. Jeyne Poole pianse per tutta la strada da Grande Inverno, pianse finchè la sua faccia divenne viola come una barbabietola e le lacrime congelate sulle sue guance, e tutto questo perchè lui le disse che doveva essere Arya, o altrimenti i lupi avrebbero potuto rimandarli indietro. "Ti hanno addestrata in un bordello", le ricordò, sussurrandole nell'orecchio così che gli altri non sentissero. "Jeyne è la cosa più vicina a una puttana, ma tu dovrai essere Arya". Non voleva ferirla. Era per il bene di lei, e anche per il suo. Si deve ricordare il suo nome. Quando la punta del suo naso divenne nera per l'ipotermia, e uno degli uomini a cavallo dei Guardiani della Notte le disse che avrebbe potuto perderne un pezzo, Jeyne pianse anche per quello. "A nessuno importerà dell'aspetto di Arya, fintanto che resterà l'erede di Grande Inverno", le assicurò. "Un centinaio di uomini vorranno sposarti. Un migliaio".


Il ricordo svanì lasciando Theon a contorcersi nelle sue catene. "Mettetemi giù", supplicò lui. "Solo per un momento, dopodichè potrete riappendermi di nuovo". Stannis Baratheon alzò lo sguardo su di lui, ma non rispose.

"Albero", un corvo gridò. "Albero, albero, albero".

Allora un altro corvo disse, "Theon", chiaro come il sole, mentre Asha entrava a grandi passi dalla porta.

Qarl La Fanciulla era con lei, e Tristifer Botley. Theon conosceva Botley sin da quando erano ragazzi a Pyke. Perchè ha portato i suoi tirapiedi? Intende liberarmi? Avrebbero fatto la stessa fine dei Karstark, se lei ci avesse provato.

Anche il re fu contrariato della loro presenza. "Le tue guardie possono aspettare di fuori. Se volessi farti del male, due uomini non mi dissuaderebbero".

Gli uomini delle Isole di Ferro s'inchinarono e si ritirarono. Asha si mise in ginocchio. "Vostra Grazia. Mio fratello deve essere per forza incatenato in quel modo? Sembra una misera ricompensa per avervi portato la ragazza Stark".

La bocca del Re si contorse. "Hai una lingua coraggiosa, mia signora. Non diversamente dal tuo fratello voltagabbana".

"Grazie, Vostra Grazia".

"Non è un complimento". Stannis diede una lunga occhiata a Theon. "Al villaggio manca una prigione, e ho più prigionieri di quanti me ne aspettassi quando ci siamo fermati qui". Fece un cenno con la mano ad Asha di mettersi in piedi. "Puoi alzarti".

Lei rimase ferma. "Il Braavosiano riscattò sette dei miei uomini da Lady Glover. Pagherò volentieri un riscatto per mio fratello".

"Non c'è abbastanza oro in tutte le vostre Isole di Ferro. Le mani di tuo fratello sono intrise di sangue. Farring mi sta sollecitando di offrirlo a R'hllor".

"E anche Clayton Sugg, non ho dubbi".

"Lui, Corliss Penny, tutti gli altri. Persino Sir Richard, che adora il Signore della Luce solo quando concorda coi suoi piani".

"Il coro del dio rosso conosce una sola canzone".

"Fintanto che la canzone risulta piacevole alle orecchie del dio, lascia che la cantino. Gli uomini di Lord Bolton saranno qui prima di quanto immaginiamo. Solo Mors Umber si trova tra noi, e tuo fratello mi dice che le sue armate sono composte unicamente da ragazzini. Agli uomini piace sapere che il loro dio è con loro quando vanno in battaglia".

"Non tutti i vostri uomini venerano lo stesso dio".

"Lo so. Non sono sciocco come lo era mio fratello".

"Theon è l'ultimo figlio vivo di mia madre. Quando i suoi fratelli morirono, a mia madre si spezzò il cuore. La sua morte distruggerebbe quello che resta di lei... Ma non sono venuta a supplicarvi per la sua vita".

"Saggio. Sono dispiaciuto per vostra madre, ma non risparmio la vita dei voltagabbana. Sopratutto di questo voltagabbana. Ha ucciso due dei figli di Eddard Stark. Qualunque uomo del nord al mio servizio mi abbandonerebbe se gli mostrassi pietà. Tuo fratello deve morire".

"E allora portate a termine questo incarico Voi di persona, Vostra Grazia"

Il gelo nella voce di Asha fece tremare Theon nelle sue catene. "Portatelo fuori attraverso il lago fin all'isola dove cresce un albero diga, e decapitalo con quella spada magica che brandite. Questo è quello che Eddard Stark avrebbe fatto. Theon uccise i figli di Eddard. Datelo agli dei di Eddard. Gli antichi dei del nord. Datelo all'albero".

E improvvisamente si sentì un battere selvaggio, i corvi del maestro saltavano e sbattevano le ali dentro le loro gabbie, le ali nere volavano mentre battevano contro le sbarre con un forte e roco gracchiare. "L'albero", stridette uno, "l'albero, l'albero",mentre il secondo gridava soltanto, "Theon, Theon, Theon".

Theon Greyjoy sorrise. Conoscono il mio nome, pensò.




aspetto i vostri commenti,noterete che è un capitolo molto interessante
tra qualche giorno entra in scena arya stark con il suo "mercy"
[Modificato da jaena pliskin 27/08/2015 13:57]
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27/08/2015 14:14
 
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con la scusa me lo sono riletto e mi sono reincazzato per l'epilogo di stannis nella serie tv

in questo capitolo mi fa morire
prima firma col sangue il mutuo con la banca di ferro :suma:
scopre i karstark [SM=x2584265]
ha un piano,probabilmente riguardante il lago ghiacciato [SM=x2584225]
dichiara che shireen è la sua erede e va portata ugualmente sul trono di spade anche se lui muore :giurato:
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31/08/2015 11:30
 
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neanche un commento [SM=x2609528]
dobbiamo ingranare
ecco a voi

"MERCY"

Si svegliò ansimando, senza sapere chi fosse o dove si trovasse.
L’odore di sangue era greve nelle sue narici…o forse era il suo incubo che persisteva?
Aveva sognato nuovamente dei lupi, di corse attraverso scure foreste di pini con un grande branco sulla scia profumata di una preda.
La stanza era debolmente illuminata, grigia e deprimente. Rabbrividendo si mise a sedere sul letto e si passò una mano sulla nuca. Gli ispidi capelli a spazzola si arruffarono contro il suo palmo.
‘devo rasarmi prima che Izembaro se ne accorga. Mercy, sono Mercy, e stanotte sarò stuprata e assassinata’.
Il suo vero nome era Mercedene, Ma Mercy era come tutti l’avevano sempre chiamata…
Eccetto nei sogni. Prese un respiro per calmare l’ululato che aveva nel cuore, cercando di ricordare di cosa avesse sognato, ma la maggior parte del sogno era già svanita. C’era stato del sangue comunque, e la luna piena il alto, e un albero che la osservava mentre correva.
Aveva fissato gli scuri all’indietro di modo che il sole del mattino la svegliasse. Ma non c’era sole al di là della finestra di Mercy, solo un muro di mutevole nebbia grigia. L’aria si era fatta gelida…cosa buona, altrimenti avrebbe potuto dormire tutto il giorno. Come se Mercy potesse dormirsi il proprio stupro.
La pelle d’oca le copriva le gambe. La coperta le si era attorcigliata attorno come un serpente. Si districò da essa, la gettò sul tavolato del pavimento e apiedi scalzi andò alla finestra. Braavos era persa nella nebbia. Poteva vedere l’acqua verde nel piccolo canale sottostante, l’acciottolato di pietra della strada che correva tra gli edifici e due archi del ponte coperto dal muschio…ma l’altro lato svaniva nel grigiore, e degli edifici al di sopra del canale rimanevano solo fioche luci. Udì un ovattato sciacquio allorché una nave serpente emerse da sotto l’arco centrale del ponte.
“che ora è?” chiese Mercy all’uomo che stava sulla coda rialzata del serpente spingendo la barca avanti col remo.
Il barcaiolo guardò avanti, in cerca della sua voce. “Le 4 secondo il ruggito del titano” Le sue parole echeggiarono cavernose contro le verdi acque e le mura degli edifici invisibili.
Non era in ritardo quindi, non ancora, ma non doveva indugiare. Marcy era un anima felice, ed una lavoratrice instancabile, ma raramente era puntuale. Questo non le sarebbe servito stanotte. Gli inviati da Westeros erano attesi al Cancello quella sera e Izembaro non avrebbe accettato scuse, neppure se gliele avesse servite con un dolce sorriso.
La sera prima aveva riempito la sua bacinella nel canale, preferendo l’acqua salmastra alla melmosa e verdastra acqua piovana della cisterna sul retro. Immergendovi un panno di stoffa grezza si lavo da cima a fondo, rimanendo su una gamba per volta per strofinarsi i piedi callosi. Dopodiché aveva preso il rasoio. Una testa rasata aiutava la parrucca a calzare meglio, motteggiava Izembaro.
Si rasò, indossò la biancheria, quindi infilandoselo dalla testa scivolò dentro un informe vestito di lana marrone. Una delle sue calze aveva bisogno di essere rammendata, noto mentre la infilava. Avrebbe chiesto aiuto a Snapper per ripararlo, il suo cucito era così orribile che normalmente la donna che si occupava del guardaroba aveva pietà di lei. Altrimenti avrebbe potuto sgraffignarne un paio migliore dal guardaroba. D’altra parte era un rischio. Izembaro odiava quando i guitti indossavano i suoi costumi per le strade. Eccetto per Wendeyne. Dare all’uccello di Izembaro una piccola succhiatina permetteva ad una ragazza di indossare qualunque costume ella desiderasse. Mercy non era ancora così folle. Daena l’aveva avvertita: “Le ragazze che imboccavano quella strada finivano sulla Nave, dove ogni uomo nella platea sa che può avere ognuna delle adorabili cose che vede sul palco, se solo la sua borsa è gonfia abbastanza”.
I suoi stivali erano un ammasso di vecchio cuoio marrone macchiato di sale e fessurato dal troppo uso, la sua cintura una lunghezza di corda di canapa dipinta di blu. Se la annodò attorno alla vita, appese un pugnale sul fianco destro ed una scarsella al sinistro. Infine si gettò il mantello sulle spalle. Era un vero mantello da guitto, lana viola foderata di rosso, con un cappuccio per tener fuori la pioggia e l’aggiunta di tre tasche segrete. Nascose alcune monete in una di esse, una chiave di ferro in un'altra ed una lama nell’ultima. Una lama vera, non come il coltello da frutta che aveva al fianco, ma non apparteneva a Mercy, non più di quanto le appartenessero gli altri suoi tesori. LA lama da frutta apparteneva a Mercy. Lei era fatta per mangiare frutta, per sorridere e scherzare, per lavorare duramente e fare quello che le veniva detto.
“Mercy, Mercy, Mercy” cantava mentre scendeva le scale di legno verso la strada. La balaustra era piena di schegge, gli scalini ripidi, e c’erano cinque rampe, ma questo era il motivo per cui la stanza era così economica. Questo, e il sorriso di Mercy. Poteva anche essere magra e pelata, ma Mercy aveva un bel sorriso ed una certa grazia. Perfino Izembaro concordava sul fatto che era aggraziata. Non era lontana dal Cancello per il volo di un corvo, ma per la fanciulla con i piedi al posto delle ali la strada era più lunga.
Braavos era una città storta. Le strade erano curve, i viali erano ritorti ed i canali erano i più contorti di tutti. La maggior parte dei giorni preferiva fare la strada lunga, giù dalla via degli straccivendoli e lungo il Porto Esterno, dove si vedeva il mare ed il cielo al di sopra e si aveva una chiara visione della Grande Laguna all’Arsenale fino ai declivi ricoperti dai pini dello Scudo di Sellagoro. I marinai lungo i moli salutavano il suo passaggio, chiamandola dai ponti delle catramose baleniere Ibbenesi e dalle panciute navi dell’ovest. Mercy non capiva sempre le parole. Alle volte sorrideva in risposta e diceva che la potevano trovare al Cancello se avevano i soldi. La strada lunga la conduceva anche ad attraversare il Ponte degli Occhi dove erano scolpite le facce di pietra. Dall’alto della sua volta poteva guardare attraverso agli archi e vedere tutta la città: Le cupole di rame verde della Sala della Verità, le alberature che si alzavano simili ad una foresta dal Porto Viola, le alte torri dei potenti, Il fulmine dorato che si avvitava su se stesso sopra il Palazzo dei Signori del Mare..perfino le spalle bronzee del Titano, al di là delle acque verdi. Ma questo era per i giorni in cui il sole splendeva sopra Braavos. Quando la nebbia era spessa non c’era niente da vedere se non il grigiore, quindi quel giorno Mercy scelse la strada corta per risparmiare un po’ i suoi malridotti stivali. La nebbia pareva aprirsi di fronte a lei per richiudersi al suo passaggio. L’acciottolato era umido e scivoloso sotto ai suoi piedi. Udì un gatto miagolare in maniera lamentosa. Braavos era una buona città per i gatti, ed essi vagabondavano ovunque, specialmente la notte. Al buio tutti i gatti sono grigi. Al buio tutti gli uomini sono assassini.
Non aveva mai visto una nebbia più spessa di quella. Sui canali più ampi,i barcaioli guidavano le loro barche altrove, incapaci di produrre una luce più efficiente del fioco chiarore che proveniva dagli edifici dall’altra parte. Mercy oltrepassò un vecchio uomo con una lanterna che camminava nella direzione opposta ed invidiò la sua luce. Le strade erano così fosche che a stento vedeva dove metteva i piedi. Nella parte più umile della città, le case, i negozi, e i magazzini erano ammassati insieme, tutti appoggiati uno sull’altro come amanti ubriachi, i locali superiori così vicini che avresti potuto con un passo andare da un balcone all’altro. Le strade di sotto divennero tunnel oscuri dove ogni passo eccheggiava. I canali più piccoli erano ancor più un azzardo perché la maggior parte delle case che li costeggiavano aveva approdi privati sull’acqua.
Izembaro amava dare ai Signori del Mare estratti dalla Malinconica Figlia del Mercante, di come “l’ultimo Titano fosse ancora lì, a cavalcioni delle pietrose spalle dei suoi fratelli”. A Mercy però era piaciuta di più la scena in cui il mercante grasso aveva provocato il signore del mare mentre passava al di sotto della sua chiatta viola ed oro. Solo in Braavos accadevano cose del genere, era stato detto, e solo in Braavos Il Signore del Mare ed il marinaio avrebbero riso sguaiatamente alla stessa maniera. Il Cancello era vicino al confine della Città Annegata, nel mezzo tra il Porto Esterno ed il Porto Viola.. Un vecchio magazzino era bruciato lì ed il terreno affondava ogni anno di più, quindi la zona era economica. Al di sopra delle fondamenta di pietra affondate del magazzino Izembaro aveva erettoli suo cavernoso teatro. La Cupola e La Lanterna Blu potevano godersi vicini più alla moda, diceva ai suoi guitti, ma li, nel mezzo tra i porti, a loro non sarebbero mai mancati marinai e sgauldrine per riempire la loro platea. La Nave era vicina, e tutt’ora attirava folla al molo alla quale era ormeggiata da più di venti anni, diceva, ed anche Il Cancello ne avrebbe goduto e prosperato. Il tempo gli aveva dato ragione. Il palco del Cancello si era inclinato, via via che l’edificio si assestava, i loro costumi soccombevano alla muffa ed i serpenti d’acqua nidificavano nelle celle sotterranee ma niente di tutto questo preoccupava i guitti fintanto che la casa era piena.
L’ultimo ponte era fabbricato con corde e tavole grezze e pareva svanire nel nulla, ma era solo l’effetto della nebbia. Mercy l’attraversò, i tacchi che risuonavano sul legno. La nebbia si aprì di fronte a lei come una malsana cortina grigia per rivelareil teatro. Luci giallastre filtravano dalla porta e Mercy udiva voci provenire dall’interno. DI fianco all’entrata, Brusco aveva dipinto il titolo dell’ultimo spettacolo e scritto ‘La Mano Insanguinata’ in grandi lettere rosse. Aveva dipinto anche una mano insanguinata al di sotto di esse, per quelli che non sapevano leggere.
Mercy si fermò a dargli un’occhiata, “ E’ una bella mano” Gli disse. “il pollice è storto” Obiettò lui picchiettandolo col pennello
“Il Re dei Guitti ha chiesto di te”
“Era così buio che ho dormito e dormito” Quando Izembaro aveva inizialmente soprannominato se stesso Re dei Guitti, la compagnia aveva tratto un piacere perverso dal fatto, assaporando l’oltraggio dei rivali della Cupola e della Lanterna Blu. Successivamente però Izembaro aveva cominciato a prendere il titolo troppo seriamente. “Adesso vuole fare solo il Re” aveva riferito Marro roteando gli occhi “e se la commedia non ha un Re lui non intende neppure salire sul palco”
La Mano Insanguinata aveva due re da offrire, quello grasso ed il ragazzo. Izembaro avrebbe fatto quello grasso. Non era una gran parte, ma aveva una bel dialogo mentre giaceva morente, ed uno splendido combattimento con un orso demoniaco prima di quello. Phario Forel l’aveva scritto e lui aveva la penna più sanguinaria di tutta Braavos.
Mercy trovò la compagnia radunata sotto al palco e scivolò nel mezzo tra Daena e Snapper sul retro, sperando che il suo arrivo non venisse notato. Izembaro stava dicendo a tutti che si aspettava che il Cancello fosse pieno zeppo quella sera, a dispetto della nebbia. “i Re di Westeros stanno mandando i loro inviati a rendere il loro omaggio al Re dei Guitti stanotte” disse alla truppa “noi non scontenteremo i nostri compagni monarchi”
“noi?” disse Snapper che cuciva tutti i costumi per i guitti “ce n’è più di uno adesso?”
“Lui è grasso abbastanza da contare per due” sussurrò Bobono. Ogni compagnia di guitti doveva avere un nano. Lui era il loro. Quando vide Mercy le lanciò un’occhiata maligna “oh” disse “Eccola qua! E pronta la piccola fanciulla per il suo stupro?” le disse schioccando le labbra. Snapper gli dette uno scappellotto “sta buono”. Il Re dei guitti ignorò il loro battibecco. Stava ancora parlando e spiegando ai guitti quanto magnifici avrebbero dovuto essere. A parte gli inviati, ci sarebbero stati i carcerieri tra la folla quella sera , così come famose cortigiane. Non intendeva che se ne andassero con una cattiva opinione sul Cancello. “Le cose si metteranno male per ogni uomo che mi deluderà” promise, una minaccia presa a prestito dal discorso che il Principe Garin tenne alla vigilia della battaglia nella Furia dei Signori dei Draghi, la prima commedia Di Phario Forel.
Quando Izembaro ebbe finito di parlare, mancava meno di un’ora all’inizio dello spettacolo ed i guitti facevano a turno ad esser frenetici ed irritabili. Il cancellò risuonò del nome di Mercy.
“Mercy” l’implorò la sua amica Daena “Lady Stork è inciampata ancora sull’orlo del suo abito. Aiutami a ricucirlo”
“Mercy” la chiamò lo straniero “portami l’unguento di sangue, il mio corno si sta ammosciando”
“Mercy” tuonò il grande Izembaro stesso “che ne hai fatto della mia corona ragazzina? Non posso fare la mia entrata senza la corona! Come dovrebbero capire che sono il re?”
“Mercy” squittì il nano Bobono “Mercy c’è qualcosa che non và con le stringhe, l’uccello continua a scapparmi fuori”
Portò la pasta appiccicosa e aggiustò il corno sulla testa dello Straniero. Trovò la corona di Izembaro dove la lasciava sempre e lo aiutò ad appuntarla sulla parrucca, quindi corse a prendere ago e filo cosicché Snapper potesse cucire l’orlo sul retro dell’abito dorato che la regina avrebbe indossato nella scena del matrimonio.
Il ca**o di Bobono fuoriusciva veramente. Era fatto per quello, per lo stupro.”che cosa orribile” pensò Mercy mentre si inginocchiava di fronte al nano per fissarlo. L’uccello era lungo un piede e spesso come un braccio, grande abbastanza da essere visibile dalla balconata più alta. Il pittore però non aveva fatto un gran lavoro col cuoio. La cosa era una roba bianca e rosa con una bulbosa testa color prugna. Mercy lo ricacciò dentro le brache di Bobono e lo allacciò nuovamente. “Mercy” cantò lui mentre lei stringeva “Mercy Mercy, vieni nella mia stanza stanotte e rendimi uomo...”
“farò di te un eunuco se continui a slacciarti solo perché io possa giocherellare col tuo bastone”
“ma noi siam stati fatti per stare insieme, Mercy” insistette Bobono “guarda, siamo anche alti uguali”
“Solo quando sono in ginocchio. Ti ricordi la tua prima battuta?” Erano passate solo un paio di settimane da quando il nano era barcollato ubriaco sul palco ed aveva aperto ‘L’Angoscia dell’Arconte’ con la mostruosa arringa della ‘lussuriosa moglie del mercante’. Izembaro lo avrebbe scuoiato vivo se avesse fatto nuovamente un simile errore, a prescindere da quanto fosse difficile trovare un buon nano.
“Cosa mettiamo in scena Mercy?” Le chiese Bobono innocentemente.
‘Mi sta provocando’, pensò Mercy. Non è ubriaco stanotte, conosce lo spettacolo perfettamente.
“Facciamo ‘La mano Insanguinata’ di Phario in onore degli inviati dei sette regni”
“ora ricordo” Bobono abbassò la voce in un sinistro brontolio “Il dio dalle sette facce si è preso gioco di me” disse “Ha fatto il mio nobile sire di puro oro, e sempre d’oro ha fatto i miei fratelli, maschi e femmine. Ma io sono fatto di una materia più oscura, di ossa, sangue e argilla, mischiate in questa rozza forma che vedi davanti a te. “ detto questo cercò di afferrarle il petto, alla goffa ricerca di un capezzolo “Non hai tette. Come posso stuprare una ragazza senza tette?”
Lei gli prese il naso tra il pollice e l’indice e lo torse “Non riavrai il tuo naso fin quando non mi togli le mani di dosso”
“OWWWW” squitti il nano lasciandola andare.
“A me cresceranno le tette in un anno o due” Mercy si erse come una torre sul piccolo uomo “Ma a te non ricrescerà un altro naso. Pensa a questo prima di toccarmi di nuovo”
Bobono si strofinò il delicato naso. “Non c’è bisogno di esser così timide, ti stuprerò ben presto”
“Non fino al secondo atto”
“Dò sempre una strizzatine alle tette di Wendeyne quando la stupro durante ‘L’Angoscia dell’Arconte’”si lamentò il nano “a lei piace, e piace anche alla platea. Bisogna compiacere la platea!”
Quella era una delle ‘perle di saggezza’ di Izembaro, come gli piaceva definirle. Bisogna compiacere la folla.
“Scommetto che alla platea piacerebbe se strappassi l’uccello del nano e glielo sbattessi sulla testa” replicò Mercy “sarebbe qualcosa che non hanno mai visto prima”.
Bisognava sempre dare alla folla qualcosa che non avesse già visto prima, era un'altra delle perle di saggezza di Izembaro, una di quella per la quale Bobono non aveva una risposta.
“ecco qua, sei a posto” annunciò Mercy “E adesso guarda se ti riesce di tenerlo dentro alle brache fin quando non ti servirà”
Izembaro la stava nuovamente chiamando. Adesso non trovava la sua lancia da orso. Mercy la trovò per lui, quindi aiutò Brusco ad approntare la sua tenuta da orso, controllò i pugnali di scena giusto per essere sicura che nessuno li avesse rimpiazzati con delle lame vere (qualcuno lo aveva fatto a Dorme una volta, ed un guitto era morto) ed infine verso a Lady Stork il piccolo bicchierino di vino che le piaceva farsi prima di ogni spettacolo. “Quando tutti i “Mercy, Mercy, Mercy” cessarono, rubò un momento per dare una sbirciatina fuori nella casa. La platea era piena come non aveva mai visto, e si stavano già divertendo, scherzando, mangiando e bevendo. Vide un venditore ambulante vendere pezzi di formaggio, strapparli con le dita dalla ruota ogni volta che trovava un acquirente. Una donna aveva una borsa di mele rugose, otri di vino passavano di mano in mano, alcune ragazze vendevano baci, ed un marinaio suonava la cornamusa. Il piccolo uomo dagli occhi tristi chiamato Quill stava sul retro, venuto a vedere cosa avrebbe potuto rubare per una delle sue commedie. Era venuto anche Cossomoil Prestigiatore, e al suo braccio c’era Yna, la pu***na con un occhio solo di Porto Felice, ma Mercy non avrebbe dovuto conoscerli, e loro non avrebbero dovuto conoscere Mercy.
Daena riconobbe tra la folla alcuni clienti abituali del Cancello e li indicò, Il tintore Dellono con la faccia bianca e tirata e le mani macchiate di viola, Galeo il salsicciaio, con il suo unto grembiale di cuoio, l’alto Tamarro con il suo ratto domestico sulla spalla. “Sarà bene che Tomarro provveda a non far vedere il ratto a Galeo” l’avvisò Daena “E’ l’unica carne che mette all’interno delle salsicce ho udito”.
Mercy si coprì la bocca e rise.
Anche le balconate erano gremite. Il primo ed il terzo livello erano per mercanti, capitani ed altra gente rispettabile. I bravosiani preferivano il quarto e l’ultimo, dove le sedute costavano meno. Lassù era un tumulto di colori sgargianti, mentre in basso dominavano tonalità più cupe. La seconda balconata era suddivisa cabine private dove i potenti potevano avere comfort e privacy, al riparo dalle volgarità inferiori e superiori. Avevano la miglior visuale del palcoscenico, servi che gli portavano cibo, vino , cuscini e tutto ciò che potessero desiderare. Era raro vedere la balconata piena per più della metà al Cancello, poiché i potenti che si godevano una nottata di guittate erano più inclini a visitare La Cupola o la Lanterna Blu dove l’offerta era considerata più sottile e poetica.
‘Questa notte è diversa’ pensò, senza dubbio a causa degli inviati da Westeros. In una delle cabine private sedevano tre rampolli di Otharys, ognuno accompagnato da una famosa cortigiana: Prestayn sedeva da solo, un uomo così antico da farti chiedere come avesse fatto ad arrivare al suo posto a sedere. Torone e Pranelis dividevano una delle cabine, così come condividevano una scomoda alleanza; La Terza spada ospitava una mezza dozzina di amici.
“Ho contato cinque carcerieri” disse Daena
“Bessaro è così grasso che dovresti contarlo due volte” replicò Mercy ridacchiando. Izembaro aveva il pancione ma al confronto di Bessaro era agile come un salice. Il carceriere era così grasso da necessitare di una seduta speciale, grande tre volte una sedia comune.
“Sono tutti grassi i Reyaans” disse Daena “pance grandi come le loro navi. Avresti dovuto vedere il padre, faceva sembrare quello piccolo. Una volta venne convocato alla Casa della Verità per votare, ma quando mise piede sulla sua chiatta questa affondò.” Poi diede di gomito a Mercy “guarda, la cabina dei Signori del Mare”. I Signori del Mare non avevano mai visitato il Cancello, ma Izembaro gli aveva sempre riservato comunque una cabina, la più larga e opulenta di tutto il teatro. “Quelli devono essere gli inviati da Westeros. Hai mai visto simili abiti su di un vecchio? E guarda, ha portato la Perla Nera!”
L’inviato era esile e calvo, con un divertente ciuffo di barba grigia che gli cresceva dal mento. Il suo mantello era di velluto giallo, così come le sue brache. Il suo farsetto era di un blu così brillante che quasi fece lacrimare gli occhi di Mercy. Sul suo petto, uno scudo era stato ricamato in filo giallo, e al di sopra di esso stava un orgoglioso gallo blu di lapisalazzuli. Una delle sue guardie lo aiutò a sedersi, mentre altre due stavano alle sue spalle sul retro dello spazio a lui riservato. La donna che lo accompagnava non poteva avere più di un terzo dei suoi anni. Era così adorabile che le lampade sembravano più luminose quando lei passava loro vicino. Era vestita in un abito di pallida seta gialla tagliato basso, sorprendente contro il marrone chiaro della sua pelle. I capelli neri erano trattenuti da una reticella di filigrana d’oro, ed una collana anch’essa d’oro le accarezzava la parte superiore dei seni pieni. Mentre guardavano lei si chinò vicino all’inviato e gli sussurrò qualcosa all’orecchio che lo fece ridere.
“La dovrebbero chiamare la Perla Marrone” disse Mercy a Daena. “ E’ più marrone che nera”.
“La prima Perla Nera era nera come una pentola di inchiostro” disse Daena. “Era una regina pirata, figlia dei signori del Mare e di una principessa delle Isole dell’Estate. Uno dei Re dei Draghi da Westeros la prese come sua amante.”
“Mi piacerebbe vedere un drago” disse Mercy malinconicamente “Perché mai l’inviato ha un pollo sul petto?”
Daena ululò. “Mercy ma non sai niente? E’ un sigillo. Nei regni del tramonto i Lord hanno dei sigilli. Alcuni hanno fiori, altri hanno pesci, alcuni orsi ed alci ed altre cose. Vedi, le guardie dell’inviato vestono dei leoni”
Era vero. C’erano quattro guardie. Grosse, uomini duri in cotta di maglia, con pesanti spade dell’ovest rinfoderate ai loro fianchi. I loro mantelli porpora erano bordati da spirali d’oro, e leoni dorati con occhi di granito reggevano il mantello su di ogni spalla. Quando Mercy occhieggiò alle facce al di sotto degli elmi crestati dai leoni, la sua pancia ebbe un brivido.
Gli Dei mi hanno mandato un dono. Le sue dita si strinsero sul braccio di Daena.
“Quella guardia, quella in fondo, dietro la Perla Nera.”
“che ha? Lo conosci?”
“No” Mercy era nata ed era stata allevata in Braavos, come avrebbe potuto conoscere un uomo dell’ovest? Doveva pensare un attimo. “e’ solo…Bhè è carino non credi?” lo era, in un certo qual modo, sebbene i suoi occhi fossero duri.
Daena rabbrividì. “E’ veramente vecchio. Non quanto gli altri ma avrà almeno trent’anni. Ed è di Westeros. Sono dei terribili selvaggi Mercy. E’ meglio stare lontani da individui come quello”.
“stare lontano?” Mercy ridacchiò. Era una ragazzina sghignazzante, era Mercy.
“No. Devo avvicinarmi.” diette una stretta a Daena e disse: “Se Snapper viene a cercarmi, dille che sono uscita un attimo per leggere la parte una altra volta.”
L’aveva fatto poche volte, e solo un pochino. “oh, no, no, no, no” e “No, Oh no, non toccarmi” e “per piacere mio signore, sono ancora vergine” ma questa era la prima volta che Izembaro le dava una parte, quindi era normale aspettarsi che la povera Mercy desiderasse che ogni cosa andasse per il verso giusto.
L’inviato dai sette regni aveva preso due delle sue guardie dentro il sio portico perché stessero dietro a lui e alla Perla Nera, ma gli altri due erano stati posizionati fuori dalla porta ad assicurarsi che nessuno disturbasse. Stavano parlando sommessamente nella lingua comune dei Sette Regni quando lei gli scivolò silenziosamente dietro nello scuro passaggio. Quello non era un linguaggio che Mercy conoscesse.
“Per i sette inferi questo posto è umido” udì la guardia lamentarsi “sono congelato fino al midollo. Dove sono i fottuti alberi di arance? Ho sempre sentito dire che c’erano gli alberi di arance nelle città libere. Limoni e lime. Melograni. Peperoncini piccanti, notti calde, ragazze con le pance nude. Dove sono le ragazze con le pance scoperte, ti chiedo?”
“Giù a Lys, a Myr, e a Vecchia Volantis” replicò l’altra guardia. Era un uomo più vecchio, rugoso e con una grande pancia.
“Andai a Lys con Lord Tywin una volta, quando era la mano di Aerys. Braavos è a nord di Approdo del Re, folle. Non sai leggere una fottuta mappa?”
“Quanto pensi che rimarremo qui?”
“Più a lungo di quanto ti piacerebbe.” Rispose il vecchio. “se ritorna senza l’oro la regina vorrà la sua testa. A parte questo, ho visto sua moglie. Ci sono scale a Castel Granito che lei non può scendere per paura di restare bloccata per quant’è grassa. Chi tornerebbe a tutto questo quando ha già la sua scura regina?”
La guardia affascinante ghignò “Non credi che la dividerebbe con noi dopotutto?”
“Cosa sei, impazzito? Pensi che noti quelli come noi? Fottuto sodomita. Non azzecca nemmeno i nostri nomi la metà delle volte. Forse era differente con Clegane.”
“Ser non era uno da spettacoli di guitti ed allegre sgualdrine. Quando Ser voleva una donna la prendeva, ma alle volte dopo lasciava che l’avessimo anche noi. Non considererei di avere un assaggio della Perla Nera. Pensi che sia rosa in mezzo alle gambe?”
Mercy avrebbe voluto udire di più, ma non c’era più tempo. La Mano Insanguinata stava per cominciare, e Snapper l’avrebbe cercata perché l’aiutasse con i costumi. Izembaro poteva essere il Re dei Guitti, ma Snapper era quella che tutti temevano. Avrebbe avuto sufficiente tempo per la sua bella guardia più tardi.
La Mano Insanguinata cominciava in una tomba. Quando il nano apparve all’improvviso dietro una pietra tombale di legno, la folla cominciò a fare gli scongiuri. Bobono dondolò verso la parte anteriore del palco e sbirciò verso di loro. “Il dio dai sette volti si è preso gioco di me.” Cominciò, ringhiando le parole.“Ha fatto il mio nobile sire di puro oro, e sempre d’oro ha fatto i miei fratelli, maschi e femmine. Ma io sono fatto di una materia più oscura, di ossa, sangue e argilla…”
Allora Marro era apparso dietro li lui, desolato e orribile nella lunga tunica nera dello Straniero. Anche la sua faccia era nera, i suoi denti rossi e luccicanti di sangue, mentre corna di avorio bianco spuntavano fuori dalle sue sopracciglia. Bobono poteva non vederlo, ma le balconate si, e alla fine anche la platea. Il Cancello divenne mortalmente quieto, e Merro venne in avanti silenziosamente.
Così fece Mercy. I costumi erano tutti appesi, e Snapper era occupata a cucire Daena dentro al suo vestito per la scena di corte, quindi l’assenza di Mercy non sarebbe stata notata. Silenziosa come un ombra, scivolò dentro e dietro di nuovo, su fino a dove le guardie stava davanti alla porta della cabina privata. Ferma nell’alcova buia, immobile come pietra, ebbe modo di osservare per bene la sua faccia. Lo studiò attentamente, in modo da essere sicura. Sono troppo giovane per lui? Si chiese. Troppo piatta? Troppo magra? Sperava che non fosse il genere d’uomo che amava i grandi seni sulle ragazze. Bobono aveva avuto ragione sul suo petto.
‘Sarebbe stato meglio se avessi potuto riportarlo al mio posto e averlo tutto per me. Ma verrà con me?’
“Pensi possa essere lui?” stava dicendo quello carino.
“Cosa, gli estranei ti hanno fregato l’ingegno?”
“Perché no? E’ un nano non ti sembra?”
“Il Folletto non era l’unico nano al mondo”.
“Forse no ma, guarda qua, tutti non fanno che ripetere quanto sia astuto, giusto? Quindi forse lui immagina che l’ultimo posto in cui sua sorella avrebbe mai guardato fosse uno spettacolo di guitti dove avrebbe fatto ridere di se stesso. Quindi fa esattamente questo, per menarla per il naso.”
“Ah, tu sei pazzo.”
“Bene, forse io lo seguirò dopo la guittata. Lo troverò per me.” La guardia mise una mano sull’elsa della spada. “se ho ragione, sarò un Lord, e se mi sbaglio, dannazione è solo un nano.” Dette in un verso e rise.
Sul palco Bobono stava mercanteggiando con il sinistro Straniero di Marro. Aveva una voce potente per un uomo così piccolo ed in quel momento la faceva risuonare fino alle travi più alte. “Dammi la coppa.” Disse allo Straniero. “ed io berrò a fondo. E se saprà di oro e sangue di leone, meglio così. Se non posso essere l’eroe, lasciatemi essere il mostro, e che imparino la paura invece dell’amore.”
Mercy mimò l’ultima parte con lui. Era una parte migliore della sua.
‘Mi vorrà, o non mi vorrà’ pensò, quindi lasciamo che la commedia inizi. Recitò una silenziosa preghiera al dio dai mille volti, scivolò fuori dall’alcova e si diresse verso le guardie. Mercy, Mercy, Mercy.
“Miei signori” disse “Parlate Bravosiano? O per favore, ditemi che lo fate!”
Le due guardie si scambiarono uno sguardo “che cosa sta succedendo?” chiese il più vecchio “chi è lei?”
“Uno dei guitti” Disse quello carino. Spinse i suoi bei capelli all’indietro e le sorrise. “scusa dolcezza, non parliamo il tuo gibble-gabble”
‘Tutta apparenza” pensò Mercy ‘Conoscono solo la lingua comune.’
Questo non era bene. Arrenditi o vai avanti. Ma lei non poteva arrendersi. Lo voleva così tanto.
“io conosco la vostra lingua, un pochino”, mentì, con il più dolce sorriso di Mercy. “Voi siete i signori di Westeros , mi hanno detto i miei amici.”
Il vecchio rise. “Signori? Si, siamo noi!”
Mercy guardò in basso verso i suoi piedi, timidamente.
“Izembaro dice di compiacere i Signori” sussurrò. “c’è niente che desiderate? Qualsiasi cosa…”
Le due guardie si scambiarono un'altra occhiata. Quindi quello affascinante le si avvicinò e le toccò il seno.”qualsiasi..?”
“Sei disgustoso” disse l’uomo anziano.
“perché? Se Izembaro vuole essere ospitale sarebbe scortese rifiutare”. Le diede un pizzico al capezzolo attraverso la stoffa del vestito, alla stessa maniera del nano quando gli stava aggiustando l’uccello.
“I guitti sono la cosa più simile alle puttane.”
“Può essere, ma questa è una bambina.”
“Non lo sono.” Mentì Mercy. “sono una fanciulla adesso.”
“Non ancora per molto” disse quello carino. “io sono Lord Rafford, dolcezza, e so quello che voglio. Alza questa gonna adesso e appoggia la schiena contro il muro.”
“Non qui.” Disse Mercy sfregandosi le mani. “Non dove stanno facendo lo spettacolo, potrei urlare e Izembaro darebbe di matto.”
“Dove allora?”
“Conosco un posto.”
Il più vecchio si stava accigliando. “Cos’è credi di poter semplicemente sgattaiolare via? Che succede se Sua Cavalierezza viene a cercarti?”
“Perché dovrebbe? Ha uno spettacolo da guardare. Ed ha la sua pu***na, perché dovrebbe volere la mia? Non ci vorrà molto.”
‘No’, pensò lei, ‘non ci vorrà molto’
Mercy lo prese per la mano, lo condusse sul retro e giù dalle scale e fuori nella notte nebbiosa. “potresti essere un guitto se volessi, “ gli disse lei, mentre lui la spingeva contro il muro del teatro.
“io?” sbuffò la guardia, “Non io ragazzina. Tutte quelle fottute chiacchiere, non ne ricorderei la metà.”
“E’ dura all’inizio,” ammise lei, “Ma dopo un po’ diventa più facile. Potrei insegnarti a recitare una battuta. Potrei.”
Lui l’afferrò per la vita. “io sarò l’insegnante. Ed è tempo della tua prima lezione.” La tirò forte contro di se e la baciò sulle labbra forzando la lingua dentro la sua bocca. Era tutto umido e melmoso. Come un anguilla. Mercy lo lecco con la lingua, quindi si staccò da lui, senza fiato. “Non qui. Qualcuno potrebbe vedere. La mia stanza non è lontana, ma svelto. Devo tornare prima del secondo atto, o mi perderò il mio stupro.”
Lui sogghignò. “Di questo non devi aver paura, ragazzina.”Ma lasciò che lei lo conducesse. Mano nella mano, corsero attraverso la nebbia, sopra ponti e attraverso vicoli e su per cinque rampe di insidiose scale di legno. Quando giunsero ad entrare attraverso alla porta della piccola stanza, la guardia aveva ormai il fiato corto. Mercy accese un’ alta candela, quindi danzò attorno a lui, ridacchiando. “Oh, adesso sei così stanco. Non ricordo quanto sei vecchio, mio signore. Vuoi per caso fare un riposino? Stenditi semplicemente e chiudi gli occhi, ed io ritornerò indietro appena il Folletto avrà finito di stuprarmi.”
“Tu non vai da nessuna parte.” Lui la tirò rudemente contro di se, “Esci da questi stracci, e ti mostrerò quanto sono vecchio.”
“Mercy” disse,”il mio nome è Mercy, puoi dirlo?”
“Mercy,” disse, “Il mio nome è Raff.”
“Lo so.” Lei fece scivolare la mano tra le sue gambe e sentì quanto fosse duro attraverso la pesante stoffa delle brache.
“Le stringhe.” La incitò lui, “Fa la brava bambina e slacciale.”
Ma lei invece strusciò il dito lungo il profilo interno della coscia. A lui sfuggì un grugnito. “Dannazione, attenta laggiù,tu..”
Mercy boccheggiò e si allontanò da lui, la faccia confusa e spaventata. “stai sanguinando.”
“che…” lui guardò in giù “O dei Misericordiosi. Che mi hai fatto piccola tr**a?” la macchia rossa si allargava sulla coscia inzuppando il tessuto pesante.
“niente.” Squittì Mercy, “io non ho mai…oh, c’è così tanto sangue. Fermalo ti prego mi stai spaventando.”
Lui scosse la testa e gettò uno sguardo al suo volto. Quando tentò di far pressione sulla coscia, il sangue fluì attraverso alle sue dita. Correva giù lungo la gamba, fino dentro allo stivale. Non era così piacevole adesso, appariva solamente spaventato.
“un asciugamano” chiese la guardia, “portami una pezza, uno straccio, pigialo forte lì. Dei. Mi sento confuso…” La sua gamba era fradicia di sangue dalla coscia in giù. Quando tentò di appoggiarci sopra, il ginocchio cedette e cadde. “aiutami,” supplicò, mentre il cavallo delle sue brache si arrossava. “madre abbi misericordia. Un guaritore…corri, trova un guaritore e portalo qui. Veloce.”
“Uno c’è, nel canale accanto ma non verrà qui. Devi andare tu da lui. Puoi camminare?”
”Camminare?” le sue dita erano viscide di sangue, “Sei cieca ragazzina? Sto sanguinando come un maiale squartato. Non posso camminare così.”
“Bhè, non so proprio come potresti fare ad arrivare là allora.”
“dovrai portarmi.”
‘Vedi?’ pensò Mercy. ‘Conosci la tua parte allora, esattamente come me’.
“Tu pensi?” chiese dolcemente Arya.
Raff Dolcecuore la guardò intensamente mentre la lunga lama sottile usciva scivolando dalla sua manica. Lei la fece èassare attraverso la sua gola, sotto al mento, indietro e verso l’esterno con un unico movimento fluido. Ne seguì una pioggia rossa, e la luce nei suoi occhi si spense.
“Valar Morghulis,” sussurrò Arya, ma Raff Dolcecuore non la udì.
Tirò su col naso. ‘Avrei dovuto aiutarlo a scendere le scale prima di ucciderlo. Adesso dovrò trascinarlo fuori fino al canale e gettarcelo dentro. Le anguille faranno il resto’.
“Mercy, Mercy, Mercy,” cantò tristemente.
Una folle ragazzina ridacchiante, ma di buon cuore. Le sarebbe mancata, così come le sarebbero mancati Daena, e Snapper e gli altri, perfino Izembaro e Bobono. Questo sarebbe stato un problema per i Signori del Mare e per l’inviato con il pollo sul petto, non aveva dubbi.
Ma ci avrebbe pensato più tardi, comunque. Adesso non c’era tempo. Meglio che si sbrigasse.
Mercy aveva ancora una parte da recitare, la sua prima ed ultima, ed Izembaro avrebbe avuto la sua testa se avesse fatto tardi al suo stupro.
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31/08/2015 11:32
 
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probabile ci siano errori di traduzione

ottimo capitolo quello di arya che toglie un altro nome dalla sua lista
per quanto riguarda le similitudini con la serie è una fusione fra l'omicidio di polliver e quello di meryn trant
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31/08/2015 13:18
 
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Ma quanti so i capitoli in anteprima?
[Modificato da santiago60 31/08/2015 13:18]
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31/08/2015 13:22
 
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theon,arianne2,arya,sansa,tyrion,victarion,barristan2

alcuni sono estratti e riassunti,comunque dopo mercy vado avanti con sansa e arianne,la situazione meeeren ce la spariamo dopo
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Re:
jaena pliskin, 31/08/2015 13:22:

theon,arianne2,arya,sansa,tyrion,victarion,barristan2

alcuni sono estratti e riassunti,comunque dopo mercy vado avanti con sansa e arianne,la situazione meeeren ce la spariamo dopo




Grazie.
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04/09/2015 12:48
 
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e adesso ecco a voi
ALAYNE


Stava leggendo al suo piccolo lord una favola sul Cavaliere Alato quando Mya Stone bussò alla
porta della camera da letto, indossava stivali di cuoio ed emanava un forte odore di stalla. Mya
aveva fieno nei capelli e la fronte aggrottata. Quell'espressione era una conseguenza dell'avere
Mychel Redfort vicino, Alayne lo sapeva.
"Vostra signoria," Mya informò lord Robert, "Gli alfieri di Lady Waynwood sono stati visti un'ora fa
giù sulla strada. sarà presto qui, con tuo cugino Harry. Vuoi andare ad accoglierli?"
Perché doveva menzionare Harry? Pensò Alayne. Ora non lo tireremo mai fuori dal letto il Dolce
pettirosso. Il ragazzo prese a pugni un cuscino. "Mandali via. Non ho mai chiesto che venissero
qui."
Mya sembrava disorientata. Nessuno in tutta la Valle era più bravo di lei a gestire i muli, ma i
piccoli lord erano tutta un'altra faccenda. "Sono stati invitati," disse lei esitante, "Per il torneo. Non
so.."
Alayne chiuse il libro. "Grazie, Mya. Lascia che parli con lord Robert, se non ti dispiace." Sollevata,
Mya corse via senza aggiungere altro.
"Lo odio quel Harry," disse il dolce Robin appena rimasero soli. "Mi chiama cugino, ma sta solo
aspettando che io muoia così può prendersi Nido dell'Aquila. Pensa che io non lo sappia, ma lo so."
"Mio lord, non dovrebbe credere a tali storie," disse Alayne. "Sono sicura che Ser Harrold ti vuole
bene." E se gli dèi sono buoni, ne vorrà anche a me. La sua pancia ebbe un sussulto. "Non è vero,"
insisté lord Robert. "Vuole il castello di mio padre, tutto qui, quindi finge." Il ragazzo strinse la
coperta contro il petto foruncoloso. "Non voglio che lo sposi, Alayne. Io sono il lord di Nido
dell'Aquila e lo proibisco. "Sembrava sul punto di scoppiare a piangere. "Dovresti sposare me al suo
posto. Potremmo dormire nello stesso letto tutte le notti e potresti leggermi le favole."
Nessun uomo mi potrà sposare finché il nano mio marito è ancora vivo da qualche parte in questo
mondo. La regina Cersei ha raccolto la testa di dozzine di nani, sosteneva Petyr, ma nessuna di
queste apparteneva a Tyrion. "Dolce pettirosso, non devi dire queste cose. Tu sei il lord di Nido
dell'Aquila e Difensore della Valle, e devi sposare una ragazza di nobili origini per avere un erede
che sieda nella sala grande degli Arryn quando tu te ne sarai andato."
Robert si pulì il naso. "Ma io voglio.." Lei mise un dito sulle sue labbra. "So cosa vuoi, ma non è
possibile. Non sarei una moglie adatta a te. Sono nata bastarda." "Non mi importa. Ti voglio bene
più che a chiunque altro."
Sei un piccolo folle. "I tuoi lord alfieri se ne occuperanno. C'è chi definisce mio padre arrogante e
ambizioso. Se mi prendessi come tua moglie, direbbero che è stato lui a convincerti e che non lo
hai fatto di tua spontanea volontà. I lord della Valle potrebbero impugnare le armi contro di lui di
nuovo e sia lui che io saremmo condannati a morte."
"Non permetterò che ti facciano del male!" disse lord Robert. "Se ci provano li faccio volare tutti."
La sua mano iniziò a tremare. Alayne accarezzò le sue dita. "Qui, Dolce pettirosso, stai calmo
adesso." Quando il tremore fu passato, aggiunse, "Devi avere una moglie adatta, una ragazza di
nascita nobile."
"No. Voglio sposare te, Alayne."
Una volta tua madre voleva fare proprio così, ma allora non ero una bastarda, ed ero nobile. "Mio
lord, siete gentile a dire così." Alayne gli accarrezzò i capelli. Lady Lisa non aveva mai permesso alla
servitù di toccarglieli e dopo la sua morte Robert ha sofferto di terribili crisi di convulsioni ogni
volta che qualcuno gli si avvicinava con una lama, quindi erano stati liberi di crescere fino a cadergli
sulle spalle spigolose e arrivargli fin quasi sul debole petto pallido. Ha dei bei capelli. Se gli dei sono
buoni e vive abbastanza da sposarsi, sua moglie adorerà di sicuro i suoi capelli. E questo sarà
l'unica cosa che adoerà di lui. "I nostri figli non sarebbero nobili. Solo un nobile erede della Casa
Arryn può sostituire Ser Harrold come tuo successore. Mio padre troverà una moglie giusta per te.
Qualche ragazza di alto lignaggio molto più carina di me. Andrete a caccia insieme e ti darà un
portafortuna da portare con te durante i tornei." E allora mi avrai dimenticata del tutto."
"Non è vero!"
"Sì, invece. Devi." la sua voce era ferma, ma gentile. "Il lord di Nido dell'Aquila può fare quel che
vuole. Non potrò continuare ad amarti anche se dovrò sposare lei? Ser Harrold ha una donna del
genere. Benjicot dice che sta portando in grembo il suo bastardo." Benjicot dovrebbe imparare a
tenere il becco chiuso. "É questo che vuoi da me? Un bastardo?" Liberò la mano dalla sua stretta.
"Mi disonoreresti in questo modo?"
Il ragazzo sembrava afflitto. "No. Non intendevo.."
Alayne si alzò. "Se non vi dispiace, mio lord, devo andare a cercare mio padre. Qualcuno deve
accogliere Lady Waynwood." Prima che il piccolo lord potesse trovare le parole per protestare, lei
fece un breve inchino e lasciò la stanza, attraversò la sala e un ponte coperto e andò negli
appartamenti del Lord Protettore.
Quando aveva lasciato Petyr Baelish quella mattina, stava facendo colazione con il vecchio Oswell,
giunto la notte prima da Gulltown su un cavallo schiumante. Sperava di trovarli ancora a parlare.
Ma il solario di Petyr era deserto. Qualcuno aveva lasciato una finestra aperta e una pila di fogli era
sparsa sul pavimento. Il sole irrompeva attraverso la spessa finestra gialla e granelli di polvere
danzavano illuminati come piccoli insetti dorati. Sebbene la neve avesse ricoperto le alture di
Lancia del Gigante, in basso l'autunno si tratteneva e il grano del raccolto invernale maturava nei
campi. Fuori dalla finestra poteva sentire le risate delle lavandaie al pozzo e il rumore di acciaio
contro acciaio proveniente dal cortile dove i cavalieri si esercitavano. Rumori rassicuranti.
Alayne amava quel posto. Si sentiva di nuovo viva, per la prima volta da quando suo padre..da
quando lord Eddard Stark era morto.
Chiuse la finestra, raccolse alcuni fogli caduti e li impilò sul tavolo. Uno era una lista dei
concorrenti. Sessantaquattro cavalieri erano stati invitati a competere per aggiudicarsi un posto
nella nuova Fratellanza di Cavalieri Alati di lord Robert Arryn e sessantaquattro cavalieri erano
venuti per combattere per il diritto di indossare le ali da falco sopra ai loro elmi da guerra e per
vigilare sul loro lord.
I concorrenti venivano da tutta la Valle, dalle Montagne della Luna e dalla costa, da Gulltown e
dalla Porta Insanguinata e persino dalle Tre Sorelle. Sebbene alcuni fossero promessi, solamente
tre erano sposati; gli otto vincitori avrebbero avuto il diritto di trascorrere tre anni al fianco di Lord
Robert, come sua guardia personale (Alayne aveva suggerito che fossero sette, come la Guardia
Reale, ma il Dolce pettirosso aveva insistito per avere più cavalieri di Re Tommen), dunque gli
uomini più anziani con mogli e figli non erano stati invitati.
E vennero, pensò Alayne con orgoglio, vennero tutti quanti.
Era andata esattamente come Petyr aveva previsto il giorno in cui i corvi erano partiti. Sono
giovani, impazienti, bramosi di avventure e di fama. Lysa non ha permesso loro di andare in guerra.
Questa è la cosa migliore da fare. Un'occasione per servire il loro lord e di provare la loro forza.
Verranno. Persino Harry l'Erede. Le aveva accarezzato i capelli e baciato la fronte. Che figlia
arguta che sei.
É stato arguto. Il torneo, i premi, i cavalieri alati, era tutto una sua idea. La madre di lord Robert lo
aveva riempito di paure, ma lui aveva sempre preso coraggio dalle favole che lei gli raccontava su
Ser Artys Arryn, i Cavalieri Alati della legenda, i fondatori della sua casata. Perché non circondarlo
di Cavalieri Alati? Aveva pensato lei una notte, dopo che il Dolce pettirosso era scivolato nel sonno.
Una sua guardia personale che lo tenesse al sicuro e lo rendesse coraggioso. E appena suggerì a
Petyr la sua idea, lui uscì e la realizzò. Vorrà essere lì per accogliere Ser Harrold. Dove poteva
essere andato?
Alayne si precipitò giù per le scale della torre ed entrò nella galleria colonnata dietro la Sala
Grande. Al piano sotto di lei i servi stavano allestendo i tavoli per il banchetto della sera, mentre le
loro mogli e figlie toglievano i vecchi giunchi e ne mettevano di nuovi. Lord Nestor stava
mostrando a Lady Waxley i suoi preziosi arazzi che raffiguravano scene di caccia. Gli stessi arazzi
che una volta ornavano le pareti di Approdo del Re, quando Re Robert sedeva sul Trono di Spade.
Joffrey li aveva fatti togliere e giacevano abbandonati in qualche scantinato finché Petyr non li
aveva portati nella Valle come regalo per Nestor Royce. Gli arazzi non solo erano bellissimi, ma
l'Alto Attendente adorava dire a tutti che essi erano appartenuti a un re.
Petry non era nella Sala Grande. Alayne attraversò la galleria e scese le scale scavate nello spesso
muro che dava a Ovest, uscì nel cortile interno, dove si sarebbero tenute le giostre. Erano state
allestite le tribune, separate tra loro da quattro lunghe barriere inclinate, per coloro che sarebbero
venuti ad assistere al torneo. Gli uomini di lord Nestor dipingevano le barriere con la calce bianca,
coprivano le tribune con stendardi luminosi e appendevano scudi sulla porta da cui sarebbero
entrati i concorrenti.
Sul lato nord del cortile erano state allestite le quintane e alcuni concorrenti stavano cavalcando
verso di loro. Alayne li riconobbe dai loro scudi; le sei campane d'argento su campo viola dei
Belmore, le vipere verdi dei Lynderly, la slitta rossa dei Breakstone, Casa Tollet con le punte nere e
grigie. Ser Mychel Redford entrò nella quintana effettuando una rotazione con un colpo piazzato
perfettamente. Era uno dei favoriti nell'aggiudicarsi un posto nella guardia.
Petyr non era alle quintane, e nemmeno in alcun altro posto del cortile, ma appena si girò per
andarsene, una voce femminile la chiamo. Alayne! urlò Myranda Royce da una panchina scavata
nella roccia dietro all'albero di faggio, dove sedeva in mezzo a due uomini. Le lanciò un'occhiata
affinché la liberasse della loro presenza. Sorridendo, Alayne andò verso l'amica.
Myranda indossava un abito di lana grigia, un mantello verde con cappuccio e un'espressione
piuttosto disperata. Accanto a lei c'erano due cavalieri. Quello alla sua destra aveva la barba
brizzolata, la testa pelata e una pancia che strabordava dalla cintura con la spada laddove ci
sarebbe dovuto essere la sua vita. Quello sulla sinistra non doveva avere più di diciotto anni, magro
come un giunco. I suoi baffi rossicci coprivano solo in parte le lentiggini che ornavano il suo viso
foruncoloso.
Il cavaliere pelato indossava un soprabito blu scuro decorato con un enorme paio di labbra rosa. Il
ragazzo foruncoloso e rossiccio doveva essere un Shett di Gulltown, dati i nove gabbiani bianchi in
campo marrone, che ornavano la sua tunica. Stava fissando il seno di Myranda con tanta
concentrazione che si accorse della presenza di Alayne solo quando Myranda si alzò per andare ad
abbracciarla. Grazie, grazie, grazie le sussurrò Randa all'orecchio prima di voltarsi a dire, Signori,
permettete che vi presenti Lady Alayne Stone
La figlia del Lord Protettore, annunciò il cavaliere pelato, con calorosa galanteria. Si alzò in modo
pomposo. É tanto adorabile quanti si dice, vedo. Per non essere da meno, il cavaliere foruncoloso
si alzò e aggiunse, Ser Ossifer dice il vero, siete la fanciulla più bella di tutti i Sette Regni. Sarebbe
stata un più dolce complimento se non lo avesse indirizzato al suo seno.
E tutte queste fanciulle le avete viste con i vostri occhi, ser? Siete giovane per aver viaggiato
così tanto. Lui arrossì, rendendo i suoi foruncoli ancor più minacciosi. No, mia signora. Io sono di
Gulltown.
Ma io no, sebbene Alayne fosse nata lì. Sarebbe dovuta essere cauta con lui. Ricordo Gulltown
con grande piacere, gli disse lei, con un sorriso tanto vago quanto compiacente. A Myranda
chiese, Sai, per caso, dove posso trovare mio padre?
Lascia che ti porti da lui, mia signora.
Spero mi perdonerete se vi privo della compagnia di lady Myranda, disse Alayne ai cavalieri. Non
aspettò che rispondessero, prese la ragazza più grande sotto braccio e la guidò lontano dalla
panchina. Solo quando non furono più a portata d'orecchio sussurrò, Sai davvero dove si trova
mio padre?
Certo che no. Cammina più veloce, i miei nuovi pretendenti potrebbero seguirci. Myranda
aggrottò la fronte. Ossifer Labbra Rosa è il cavaliere più noioso dell'intera Valle, ma Uther Shett
non è da meno. Spero si sfideranno a duello per avere la mia mano e che si uccidano a vicenda.
Alayne ridacchio. Di sicuro lord Nestor non ti farebbe sposare uomini del genere.
Oh potrebbe benissimo invece. Il lord mio padre è arrabbiato con me per aver ucciso il mio
ultimo marito e per averlo messo in tutti questi guai.
Non è colpa tua se è morto.
Non c'era nessun altro nel letto, che io ricordi.
Alayne non poté fare a meno di rabbrividire. Il marito di Myranda era morto mentre facevano
l'amore. Quei Sistermen che sono venuti ieri erano dei gentiluomini, disse lei, per cambiare
argomento. Se non ti piace ser Ossifer o ser Uther, sposa uno di loro. Penso il più giovane fosse
molto avvenente.
Quello col mantello di pelle di foca? chiese Randa incredula. Perché non uno dei suoi fratelli,
allora?
Myranda alzò gli occhi al cielo. Vengono dalle Sorelle. Hai mai conosciuto un Sisterman che
sapesse giostrare? Puliscono le loro spade con olio di merluzzo e si lavano in tinozze con fredda
acqua di mare.
Bene, disse Alayne, almeno sono puliti.
Alcuni di loro hanno ragnatele tra le dita dei piedi. Sposerei piuttosto Lord Petyr. Allora diventerei
tua madre. Quanto piccolo è il suo dito, lo sai?
Alayne non la degnò di una risposta. Lady Waynwood arriverà presto, con i suoi figli.
É una promessa o una minaccia? Chiese Myranda. La prima Lady Waynwood dev'essere stata
una giumenta, credo. In quale altro modo ti spieghi che tutti gli uomini Waynwood abbiano la
faccia da cavallo? Se mai dovessi sposare un Waynwood, dovrà giurare di indossare il suo elmo
tutte le volte che vorrà scoparmi, e tenere la visiera abbassata. Diede un pizzicotto al braccio di
Alayne. Il mio Harry sarà con loro, dunque. Noto che hai tralasciato di nominarlo. Non ti
perdonerò mai per avermelo rubato. É lui il ragazzo che voglio sposare.
Il fidanzamento è stato combinato da mio padre, protestò Alayne, come già altre cento volte
prima. Sta solo scherzando, si disse.. ma poteva sentire il dolore dietro alle battute.
Lo sguardo di Myranda rimase fisso sul cortile dove i cavalieri si stavano esercitando. Ora ci sono
uomini proprio per tutti i gusti.
A qualche passo di distanza, due cavalieri stavano combattendo con spade smussate da
addestramento. Le loro lame si scontrarono due volte, dopo di che scivolarono verso l'avversario
solo per poi essere bloccate dagli scudi alzati, ma l'uomo più grosso, con l'impatto, perse terreno.
Alayne non riuscì a vedere lo stemma del suo scudo da dove era seduta, ma quello del suo
avversario mostrava tre corvi in volo, ciascuno con un cuore stretto tra gli artigli. Tre cuori e tre
corvi. Sapeva già esattamente come si sarebbe concluso lo scontro.
Dopo alcuni istanti l'uomo più grosso finì gambe all'aria nella polvere con l'elmo sbilenco. Quando
il suo scudiero glielo slacciò per liberargli la testa, c'era sangue che gli scivolava sullo scalpo. Se la
spada non fosse stata smussata, ci sarebbero state cervella dappertutto. Quell'ultimo colpo alla
testa era stato così forte che Alayne trasalì. Myranda Royce rifletté sul vincitore pensierosa. Pensi
che se glielo chiedessi gentilmente ser Lyn ucciderebbe i miei pretendenti per me?
Potrebbe, in cambio di una grossa bisaccia d'oro. Ser Lyn Corbray era sempre disperatamente a
corto di soldi, lo sapeva tutta la Valle.
Ahimè, l'unica cosa grossa che ho è il seno. Anche se con ser Lyn mi servirebbe di più una grossa
salsiccia sotto la gonna.
Il risolino di Alayne attirò l'attenzione di Corbray. Passò lo scudo al suo scudiero, rimosse l'elmo e
si tolse il berretto. Signore. I suoi lunghi capelli castani gli si erano attaccati alla fronte per il
sudore.
Bel colpo, ser Lyn, gridò Alayne. Sebbene temo abbiate colpito il povero ser Owen senza alcuna
pietà.
Corbray si voltò verso il suo avversario che veniva aiutato a uscire dal cortile dai suoi scudieri.
Non è stato molto saggio, o avrebbe fatto meglio a non sfidarmi.
C'era del vero in questo, pensò Alayne, ma qualche demone birichino aveva preso il sopravvento
su di lei quella mattina, quindi assestò un colpo a ser Lyn anche lei. Sorridendo dolcemente, disse,
Mio signore, mio padre ha detto che la moglie di vostro fratello è incinta.
Corbray le rivolse uno sguardo cupo. Lyonel manda le sue scuse. É rimasto a Casa del Cuore con
la figlia del mercante a guardarle la pancia ingrossarsi come se fosse il primo uomo ad aver mai
avuto la moglie incinta.
Oh, questa è una ferita aperta, pensò Alayne. La prima moglie di ser Lyonel non gli aveva dato che
un gracile figlio malaticcio morto infante e per tutti quegli anni ser Lyn era stato l'unico erede di
suo fratello. Quando la povera moglie finalmente morì, ad ogni modo, Petyr Baelish entrò in scena
e combinò un nuovo matrimonio per Lord Corbray. La seconda Lady Corbray aveva sedici anni,
figlia di un ricco mercante di Gulltown, ma portò con sé una generosa dote e si dice sia una
fanciulla alta, grande e grossa, in salute e dal seno prosperoso e buono, con i fianchi larghi. E a
quanto pare, anche fertile.
Preghiamo tutti affinché la Madre conceda a Lady Corbray un parto facile e un figlio sano, disse
Myranda.
Alayne non riuscì a trattenersi. Sorrise e aggiunse, Mio padre è sempre felice di essere al servizio
dei leali uomini di Lord Robert. Sono sicura gli farebbe piacere mediare un matrimonio anche per
voi, ser Lyn.
Gentile da parte sua. Le labbra di Corbray si contorsero in qualcosa di simile a un sorriso,
sebbene Alayne sentì un brivido. Ma che bisogno ho io di eredi se non possiedo terre e rimarrò
senza, grazie al tuo Lord Protettore? No. Dì al lord tuo padre che non ho bisogno di una delle sue
giumente da nidiata.
Il veleno nella sua voce le fece dimenticare che Lyn Corbray era in realtà uno strumento di suo
padre, comprato e pagato per questo. O forse no? Forse, piuttosto che essere un uomo di Petyr
che fingeva di essere un suo nemico, era in realtà un suo nemico che fingeva di essere un suo
uomo che fingeva di essergli nemico.
Il solo pensarci le faceva girare la testa. Alayne si voltò brusca dando le spalle al cortile.. e si
imbatté in un uomo basso, dalla faccia aguzza con una spazzola di capelli arancioni che le era
venuto dietro. Le sue mani schizzarono in avanti e le afferrarono il braccio prima che potesse
cadere. Mia signora. Le mie scuse, se vi ho presa alla sprovvista.
La colpa è stata mia. Non avevo visto che eravate lì.
Noi topi siamo creature silenziose. Ser Shadrich era così basso che poteva essere scambiato per
uno scudiero, ma la sua faccia apparteneva ad un uomo molto più vecchio. Notò profonde rughe
agli angoli della sua bocca, vecchie battaglie nella cicatrice sotto al suo orecchio e una durezza nei
suoi occhi che un ragazzo non avrebbe mai potuto avere. Era un uomo adulto. Sebbene persino
Randa lo superasse in altezza.
Siete qui per aggiudicarvi le ali? chiese la ragazza Royce.
Un topo con le ali sarebbe ridicolo a vedersi.
Cercate forse la mischia, invece? suggerì Alayne. La mischia era un ripiego, un contentino per
tutti i fratelli, zii, padri e amici che accompagnavano i concorrenti alla Porta della Luna per vederli
vincere le loro ali di argento; lì ci sarebbero stati non solo premi per i campioni, ma anche occasioni
per dare prova della propria forza.
Una buona mischia è tutto quello in cui un cavaliere errante può sperare, a meno che non
inciampi in un mucchio di dragoni. E questo è piuttosto improbabile, dico bene?
Suppongo di sì. Ma ora mi dovete scusare, ser, dobbiamo trovare il lord mio padre.
I corni in cima alle mura suonarono. Troppo tardi, disse Myranda. Sono arrivati. Dovremo fare
gli onori di casa da sole. Sorrise. L'ultima che arriva al cancello deve sposare Uther Shett.
Fecero una corsa, buttandosi a capofitto attraverso il cortile oltre le stalle, con le gonne che
sventolavano, mentre i cavalieri e i servi guardavano, e i maiali e i polli si sparpagliarono al loro
arrivo. Non fu una cosa degna di una lady, ma Alayne si ritrovò a ridere. Solo per un breve istante,
mentre correva, dimenticò chi era, e dove, e si ritrovò a pensare alle fredde e luminose giornate a
Grande Inverno, quando correva con la sua amica Jeyne Poole, cercando di non farsi prendere da
Arya che le rincorreva.
Quando arrivarono al cancello, erano entrambe ansimanti e rosse in faccia. Myranda aveva perso il
suo mantello da qualche parte per strada. Arrivarono giusto in tempo. La saracinesca era stata
alzata, e una colonna di uomini vi passò sotto. In testa cavalcava Anya Waynwood, lady di Ironoaks,
severa e snella. I suoi capelli grigio-castani raccolti in un foulard. Il suo mantello era di pesante lana
verde intrecciata con pelliccia marrone e allacciato al collo da una spilla di niello, la cui forma
riprendeva lo stemma della sua Casata: la ruota nera spezzata in alto.
Myranda Royce si fece avanti e accennò un inchino. Lady Anya. Benvenuta alla Porta della Luna.
Lady Miranda. Lady Alayne. Anya Waynwood salutò ciascuna con un cenno della testa. Gentile
da parte vostra accoglierci. Permettetemi di presentarvi mio nipote, Ser Roland Waynwood. Lei
annuì verso il cavaliere che aveva parlato. E questo è il mio figlio più giovane, Ser Wallace
Waynwood. E certamente il mio protetto, Ser Harrold Hardyng.
Harry l'Erede, pensò Alayne. Il mio promesso sposo, se lui vorrà. La attraversò un brivido di terrore
improvviso. Si chiese se il suo viso fosse diventato rosso. Non fissarlo, si impose, non fissarlo, non
guardarlo a bocca aperta. Guarda da un'altra parte. I suoi capelli dovevano essere tutti scompigliati
dalla corsa. Le ci volle tutta la buona volontà per resistere dall'aggiustarsi la capigliatura. Non
preoccuparti dei tuoi stupidi capelli. Non sono i tuoi capelli ad avere la priorità, ma lui. Lui, e i
Waynwood.
Ser Roland era il più vecchio dei tre, sebbene non avesse più di venticinque anni. Era più alto e
robusto di Ser Wallace, ma entrambi avevano la faccia allungata e le mascelle sporgenti, con capelli
castani e naso aquilino. Facce da cavallo e brutti, pensò Alayne.
Harry, invece..
Il mio Harry. Il mio lord, il mio amato, il mio promesso.
Ser Harrold Hardyng sembrava in tutto e per tutto un uomo da sposare; slanciato e di bell'aspetto,
snello come un giunco, robusto. Chiunque avesse conosciuto Jon Arryn da giovane diceva che Ser
Harrold aveva il suo sguardo, lo sapeva. Aveva una massa di fluenti capelli biondo-sabbia, occhi
azzurri, naso aquilino. Anche Joffrey era bello, ricordo a sé stessa. Un bel mostro, ecco cos'era. Il
piccolo lord Tyrion era più gentile, ed anche più deforme.
Harry la stava fissando. Sa chi sono, realizzò lei, e non sembra felice di vedermi. Fu solo a quel
punto che noto i suoi colori araldici. Sebbene la sua sopravveste e il cavallo portassero la fantasia di
diamanti rossi su sfondo bianco, lo stemma sul suo scudo era composto. Il simbolo dei Hardyng e
quello dei Waynwood erano disposti nel primo e nel terzo quartiere rispettivamente, ma nel
secondo e nel quarto c'erano il falco e la luna bianchi su sfondo azzurro della Casa Arryn. Questo
non sarebbe piaciuto al piccolo Robin.
Ser Wallace disse, Siamo gli u-u-ultimi?
Sì, lo siete, ser, rispose Myranda Royce, ignorando la sua balbuzie.
Qu-qu-quando comincia il t-t-torneo?
Oh presto, spero, disse Randa. Alcuni concorrenti sono qui da quasi un mese, partecipando ai
suoi pasti. Tutti bravi ragazzi, e molto coraggiosi.. ma mangiano davvero tanto.
I Waynwood risero e persino Harry l'Erede accenno un sorriso. Stava nevicando sui passi della
montagna, altrimenti saremmo arrivati prima, disse lady Anya.
Avessimo saputo che tanta bellezza ci stava aspettando alla Porta, saremmo volati, disse Ser
Roland. Sebbene le sue parole fossero rivolte a Myranda Royce, guardò Alayne mentre le
pronunciava.
Per volare avreste bisogno di ali, replicò Randa, e qui ci sono alcuni cavalieri che avrebbero da
ridire in proposito.
Non vedo l'ora di partecipare a vivaci discussioni. Ser Rolando scese giù da cavallo, si voltò verso
Alayne e sorrise. Avevo sentito dire che la figlia di Ditocorto era di carnagione chiara e piena di
grazia, ma nessuno mi aveva mai detto che era una ladra.
Si sbaglia, ser. Non sono una ladra!
Ser Rolando si mise la mano sul cuore. Allora come spiegate il vuoto nel mio petto da cui avete
rubato il mio cuore?
Sta solo s-s-scherzando, mia signora, balbettò Ser Wallace. Mio ni-ni-nipote non ha mai avuto
un cu-cu-cuore.
Alla ruota dei Waynwood manca un pezzo, ed ecco che qui abbiamo mio zio. Ser Roland diede a
Wallace un colpo dietro l'orecchio. Gli scudieri dovrebbero stare in silenzio mentre i cavalieri
parlano.
Ser Wallace divenne tutto rosso. Non sono più uno scu-scudiero, mia signora. Mio ni-nipote sa
benissimo che sono stato no-no-nominato..
Cavaliere? suggerì Alayne gentilmente.
Cavaliere, ripetè Wallace grato.
Robb avrebbe la sua età, se fosse ancora vivo, non poté fare a meno di pensare, ma Robb morì da
re e questo è solo un ragazzo.
Il lord mio padre vi ha assegnato le stanze nella Torre Orientale, riferì Myranda a lady
Waynwood, ma temo i vostri cavalieri abbiano bisogno di condividere un letto. La Porta della Luna
non è stata pensata per un così alto numero di nobili ospiti.
Voi siete nella Torre del Falco, ser Harrold, aggiunse Alayne. Il più lontano possibile dal Dolce
pettirosso. Era stato fatto di proposito, lo sapeva. Petyr Baelish non lasciava cose del genere in
balia del caso. Se vi compiace, vi mostrerò le vostre stanze personalmente. Questa volta i suoi
occhi incontrarono quelli di Harry. Sorrise solo per lui e recitò una silenziosa preghiera alla
Fanciulla. Per favore, non deve per forza amarmi, fai solo in modo che io gli piaccia, solo un po',
basterebbe per adesso.
Ser Harrold le rivolse uno sguardo freddo dall'alto. Perché dovrebbe compiacermi essere
accompagnato in qualunque posto dalla bastarda di Ditocorto?
Tutti e tre i Waynwood lo guardarono di traverso. Sei un ospite qui, Harry, gli ricordò Lady Anya,
con voce glaciale. Vedi di ricordarlo.
L'armatura di una signora è la cortesia. Alayne poteva sentire il sangue affluirle alla testa. Niente
lacrime, pregò. Ti prego, ti prego, non devi piangere. Come desiderate ser. E adesso, se mi volete
scusare, la bastarda di Ditocorto deve trovare il lord suo padre per avvertirlo del vostro arrivo, così
possiamo cominciare il torneo all'alba. E che possa il vostro cavallo inciampare, Harry l'Erede, così
cadrete sulla vostra stupida testa nel vostro primo combattimento. Mostrò ai Waynwood una
faccia di pietra mentre questi si lasciavano sfuggire scuse imbarazzate per il loro compagno di
viaggio. Quando ebbero finito, si voltò e corse via.
Nei pressi del castello, correndo, incappò in ser Lothor Brune e per poco non cadde ai suoi piedi.
Harry l'Erede? Harry lo str***o, dico io. É solo un altro arrogante scudiero.
Alayne gli era talmente grata che lo abbracciò. Grazie. Avete visto mio padre, ser?
Giù nei sotterranei, disse ser Lothor, ispeziona i granai di lord Nestor insieme ai lord Grafton e
Belmore.
I sotterranei erano ampi, cupi e sudici. Alayne accese una candela e sollevò la gonna mentre
scendeva le scale. Quando giunse in fondo, sentì la voce rimbombante di lord Grafton e la seguì. I
mercanti chiedono a gran voce di comprare e i lord chiedono di vendere, stava dicendo quando li
trovò. Benché non fosse un uomo alto, Grafton era grosso con spesse braccia e ampie spalle. In
testa aveva una massa incolta ti capelli biondo-sporco. Come dovrei fermare tutto questo, mio
signore?
Uomini di guardia sui moli. Se necessario confisca le navi. Il come non è importante, finché si
tratta di non far uscire cibo dalla Valle.
Questi prezzi, ad ogni modo, protestò lord Belmore, questi prezzi sono più che giusti.
Voi dite più che giusti, mio signore. Io dico meno di quando vorrei. Aspettate. Se necessario,
comprate il cibo voi stessi e immagazzinatelo. L'inverno sta arrivando. I prezzi devono essere
alzati.
Forse, disse Belmore, titubante.
Bronze Yohn non aspetterà, si lamentò Grafton. Non ha bisogno di spedire le navi attraverso
Gulltown, ha i suoi porti. Mentre noi mettiamo da parte i raccolti dei nostri campi, Royce e gli altri
lord Difensori trasformeranno i loro in argento, stanne certo.
Speriamo faranno così, disse Petyr. Quando i loro granai saranno vuoti avranno bisogno di ogni
pezzetto di argento per comprare i viveri da noi. E ora, se volete scusarmi, mio signore, sembra che
mia figlia abbia bisogno di me.
Lady Alayne, disse lord Grafton. Avete un aspetto raggiante stamattina.
Siete gentile a dire così, mio signore. Padre, mi dispiace disturbarvi, ma ho pensato voleste essere
informati dell'arrivo dei Waynwood.
E Ser Harrold è con loro?
Ser Harrold l'Orribile. Sì.
Lord Belmore rise. Non avrei mai pensato che Royce l'avrebbe lasciato venire. É cieco, o
semplicemente stupido?
É un uomo d'onore. Che a volte è un po' la stessa cosa. Se negasse al ragazzo l'occasione di dare
prova di quel che può, si creerebbe una spaccatura tra loro, quindi perché non lasciarlo
combattere? Il ragazzo è senza dubbio non abbastanza abile da vincere un posto nei Cavalieri
Alati.
Suppongo non lo sia, acconsentì Belmore, riluttante. Lord Grafton baciò la mano di Alayne e i
due lord se ne andarono, lasciandola sola con il lord suo padre.
Vieni, disse Petyr, vieni con me. La prese al suo braccio e la condusse in profondità nelle cripte,
oltre una vuota prigione sotterranea. E com'è stato il tuo primo incontro con Harry l'Erede?
Lui è orribile.
Il mondo è pieno di cose orribili, cara. Ormai dovresti averlo imparato. Ne hai viste abbastanza.
Sì, disse lei, ma perché deve essere così crudele? Mi ha chiamata la tua bastarda. Proprio nel
cortile, di fronte a tutti.
Per quanto ne sa lui, è questo quel che sei. Questo fidanzamento non è mai stata una sua idea, e
Bronze Yohn l'ha sicuramente messo in guardia contro i miei piani. Tu sei mia figlia. Non si fida di te
e crede che tu gli sia inferiore.
Ebbene, non lo sono. Potrà credere di essere un grande cavaliere, ma Ser Lothor dice che è solo
un arrogante scudiero.
Petyr le passò un braccio intorno alle spalle. É quel che è, ma è anche l'erede di Robert. Portare
Harry qui è stata la prima fase del tuo piano, ma ora lo devi trattenere, e solo tu lo puoi fare. Lui ha
un debole per i bei faccini, e non c'è ragazza più bella di te? Ammalialo. Stregalo.
Non so come, ammise lei tristemente.
Oh, penso invece che tu lo sappia, disse Ditocorto, con uno di quei sorrisi che non
raggiungevano gli occhi. Sarai la donna più bella nella sala stasera, bella quanto lo era tua madre
alla tua età. Non potrò farti sedere sul palco, ma ti sarà riservato un posto d'onore sotto uno dei
candelabri a muro. Il fuoco farà scintillare i tuoi capelli, così tutti vedranno quanto chiara è la tua
carnagione. Tieni un cucchiaio dal manico lungo per tenere a distanza gli scudieri, cara. Non vorrai
avere intorno a te ragazzi inesperti quando i cavalieri verranno a chiedere il tuo favore.
Chi chiederebbe mai il favore di una bastarda?
Harry, se ha l'intelligenza che gli déi danno a una gallina.. ma tu non concederglielo. Scegli
qualche altro gentiluomo cui riservare il tuo favore. Non vorrai sembrare troppo desiderosa.
No, acconsentì Alayne.
Lady Waynwood insisterà affinché Harry balli con te, questo te lo posso assicurare. Quella sarà la
tua occasione. Sorridi al ragazzo. Toccalo mentre gli parli. Scherza con lui, per stuzzicare il suo
orgoglio. Se sembra reagire, digli che ti senti svenire e chiedigli di portarti fuori per una boccata
d'aria fresca. Nessun cavaliere potrebbe opporsi a una richiesta del genere da parte di una
fanciulla.
Sì, disse lei, ma lui pensa che io sia una bastarda.
Una bellissima bastarda e figlia del Lord Protettore. Petyr l'attirò verso di sé e la baciò su
entrambe le guance. La notte appartiene a te, cara, ricordalo, sempre.
Ci proverò, padre, disse lei.
Il banchetto andò esattamente come suo padre le aveva promesso.
Furono servite sessantaquattro portate, in onore dei sessantaquattro concorrenti che erano
arrivati fino ad allora a combattere per aggiudicarsi le ali d'argento prima dei loro lord. Dai fiumi e
dai laghi giunsero lucci, trote e salmoni, dai mari granchi, merluzzi e aringhe. C'erano anatre e
capponi, pavoni con il loro piumaggio e cigni in latte di mandorle. I maialini da latte con la pelle
abbrustolita e croccante erano serviti ciascuno con una mela in bocca, e tre enormi uri venivano
arrostiti sugli spiedi nel cortile del castello, essendo troppo grandi per poter passare dalle porte
della cucina. Pagnotte bollenti riempivano le tavolate nella sala di lord Nestor ed enormi ruote di
formaggio erano state portate su dalle dispense. Il burro era fresco e c'erano porri e carote, cipolle
arrostite, bietole, rape e pastinache. E soprattutto, i cuochi di lord Nestor avevano preparato una
squisitezza speciale, i tortini al limone a forma di Lancia del Gigante, alta dodici piedi e decorata
con un'aquila fatta di zucchero.
Per me, pensò Alayne. Anche il Dolce pettirosso amava i tortini al limone, ma solo dopo che lei gli
aveva confessato che erano i suoi dolci preferiti. La preparazione della torta aveva richiesto tutti i
limoni della Valle, ma Petyr aveva promesso che ne avrebbe fatti portare altri da Dorne.
C'erano anche regali, splendidi regali. Ciascun concorrente ricevette un mantello intessuto in
argento e una spilla di lapislazzuli a forma di ali di falco. Pugnali di fine acciaio furono regalati ai
fratelli, padri e amici che erano venuti ad assistere al torneo. Per le loro madri, sorelle e lady
c'erano rotoli di seta e merletti della città libera di Myr.
Lord Nestor ha le mani bucate, Alayne sentì dire una volta a Ser Breakstone. Mani bucate e un
piccolo dito, replicò lady Waynwood, indicando con un cenno della testa nella direzione di Petyr
Baelish. Breakstone non era lento a cogliere ciò che lei intendeva. Il vero motivo di tutta questa
generosità non era lord Nestor, bensì il Lord Protettore.
Quando l'ultima portata venne servita e tutto fu pulito, i tavoli vennero spostati per far spazio per
ballare e i musicisti entrarono.
Non ci sono cantanti? chiese Ben Coldwater.
Il piccolo lord non può sopportarli, rispose ser Lymond Lyndely. Non dopo quel che è successo
con Marillion.
Ah.. l'uomo che ha ucciso lady Lysa, dico bene?
Alayne si intromise. Il suo modo di cantare le piaceva molto, e lei si è mostrata essere troppo
buona con lui, forse. Quando lei sposò mio padre, lui impazzì e la spinse giù attraverso la Porta
della Luna. Lord Robert detesta il canto da allora. Sebbene la musica gli piaccia ancora.
Proprio come a me, disse Coldwater. Alzandosi, offrì a Alayne la sua mano. Mi concedereste
l'onore di questo ballo, mia signora?
Siete molto gentile, disse mentre lui la accompagnava sulla pista da ballo.
Lui era solo il primo a chiederle di ballare quella sera, ma lungi dall'essere l'unico. Esattamente
come Petyr aveva assicurato, i giovani cavalieri le ronzavano intorno, per ballare con lei. Dopo Ben
ci fu Andrew Tollet, il bel Ser Byron, il ser naso-rosso Morgarth e ser Shadrich il Topo Pazzo. Poi ser
Albar Royce, il fratello robusto e noioso di Myranda ed erede di lord Nestor. Ballò con tutti e tre i
Sunderland, nessuno dei quali aveva ragnatele tra le dita, sebbene non riuscì a vedere anche le
loro dita dei piedi. Uther Shett le rivolse viscidi complimenti mentre le pestava i piedi, ma ser
Targon il Mezzo-Selvaggio si rivelò essere la cavalleria fatta persona. Dopo di lui, ser Roland
Waynwood la tirò su e la fece ridere canzonando metà degli altri cavalieri della sala. Anche suo zio
Wallace ebbe la sua occasione e provo a fare lo stesso, ma le parole non gli venivano. Alayne, per
compassione, inziò a chiacchierare allegramente, per risparmiargli l'imbarazzo. Quando il ballo
terminò, lei si scusò e tornò al proprio posto per bere un sorso di vino.
E lui era seduto lì, Harry l'Erede in persona; alto, bello, con la fronte aggrottata. Lady Alayne. Mi
concedete questo ballo?
Lei ci rifletté un secondo. No. Non credo proprio.
Le sue guance presero colore. Sono stato imperdonabilmente sgarbato con voi nel cortile. Mi
dovete perdonare.
Dovere? Si scrollò i capelli sulle spalle, prese un sorso di vino, lo fece attendere. Come si può
perdonare qualcuno che è stato imperdonabilmente sgarbato? Me lo spiegherete, ser?
Ser Harrold sembrava confuso. Per favore. Un ballo solo.
Ammalialo. Incantalo. Stregalo. Se proprio insistete.
Lui annuì, le offrì il suo braccio, la condusse sulla pista da ballo. Mentre aspettavano che la musica
ricominciasse, Alayne diede un'occhiata al palco, da dove lord Robert li stava fissando. Ti prego,
pregò lei, non lasciare che inizi a tremare e ad avere le convulsioni. Non qui. Non ora. Maestro
Coleman si assicurava che bevesse una forte dose di dolcesonno prima del banchetto, ma anche
così.
Poi i musicisti iniziarono a suonare e lei stava già ballando.
Dì qualcosa, ordinò a sé stessa. Non lo farai mai innamorare di te se non hai nemmeno il coraggio
di parlargli. Doveva dirgli che era un buon ballerino? No, probabilmente se l'era sentito dire
dozzine di volte quella sera. Inoltre, Petyr si era raccomandato che non sembrassi tropo
desiderosa. Disse, invece, Ho sentito che state per diventare padre. Non era il tipo di cosa che la
maggior parte delle ragazze avrebbe detto al proprio promesso sposo, ma voleva vedere se ser
Harrold avrebbe mentito.
Per la seconda volta. Mia figlia Alys ha due anni.
La tua figlia bastarda Alys, pensò Alayne, ma quel che disse fu, Quella ha una madre diversa,
dunque.
Sì. Cissy era carina quando ci andai a letto, ma la gravidanza l'ha lasciata grassa come una vacca,
quindi Lady Anya le combinò un matrimonio con una delle sue guardie. Con Saffron è tutta un'altra
cosa.
Saffron, cioè Zafferano? Alayne cercò di trattenersi dal ridere. Sul serio?
Ser Harrold ebbe la cortesia di arrossire. Suo padre dice che per lui è più preziosa dell'oro. Lui è
ricco, l'uomo più ricco di Gulltown. Ricco grazie alle spezie.
Come chiamerete il bambino? chiese. Cannella se è una femminuccia? Garofano se è un
maschietto?
Questo lo fece quasi inciampare. La mia lady sta scherzando.
Oh, no. Petyr riderà a crepapelle quando glielo racconterò.
Saffron è bellissima, ci tengo a dirtelo. Alta e snella, con grandi occhi nocciola e capelli come il
miele.
Alayne alzo lo sguardo. Più bella di me?
Ser Harrold le studiò il viso. Tu sei abbastanza bella, davvero. Quando lady Anya Waynwood mi
disse di questo matrimonio, ero preoccupato che potessi avere l'aspetto di tuo padre.
Piccola, barba a punta e tutto il resto? scherzò Alayne.
Non intendevo..
Spero sappiate giostrare meglio di come parlate.
Per un momento la sua faccia fu sgomenta. Ma appena la canzone finì, scoppiò a ridere. nessuno
mi aveva detto che siete anche intelligente.
Ha denti sani, pensò lei, dritti e bianchi. E quando sorride ha delle carine fossette. Gli sfiorò la
guancia con un dito. Se mai ci sposeremo, dovrai spedire Saffron da suo padre. Sarò dolce e
piccante, non avrai bisogno di altre spezie.
Lui sorrise. Manterrò la promessa, mia signora. Fino a quel giorno, potrei avere il vostro
portafortuna per il torneo?
Non potrete. L'ho già promesso.. a qualcun altro. Non sapeva ancora bene a chi, ma era sicura avrebbe trovato qualcuno.
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Email Scheda Utente
04/09/2015 12:49
 
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cioè che adoro nei capitoli di sansa è lo stile
sembra un romanzo di jane austen mischiato a stig larsson
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05/09/2015 15:26
 
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proprio lo stesso stile del telefilm [SM=x2584914]

ma qualcuno vuole pubblicare il capitolo di victarion? [SM=x4217107]
[Modificato da Dead Man Drinking 05/09/2015 15:28]
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05/09/2015 15:30
 
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avevo deciso di pubblicare prima quelli di westeros e arya,la situazione meeren l'avevo lasciata per dopo
comunque potete tranquillamente dirmi di cambiare scaletta
manca solo arianne e poi si parte con victarion,tyrion e barristan
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05/09/2015 16:04
 
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andiamo con arianne dai

ARIANNE

Nel mattino in cui lasciò i Giardini dell'Acqua, suo padre si alzò dalla sedia per baciarla su entrambe le guance.
"Il destino di Dorne dipende da te, figlia mia", disse lui, mentre le passava il documento. "Muoviti velocemente, muoviti in sicurezza, sii i miei occhi, orecchie e voce,ma soprattutto, stai attenta".

"Lo farò, Padre". Non versò una lacrima. Arianne Martell era una principessa di Dorne, e i dorniani non sprecano inutilmente i liquidi. Ci andò molto vicina, comunque.
Ma non furono i baci di suo padre o le sue crude parole a far inumidire i suoi occhi, bensì lo sforzo che gli ci volle per alzarsi in piedi, le sue gambe tremolanti, le sue articolazioni gonfie e infiammate dalla gotta. Stare in piedi era un atto d'amore. Era un atto di fede.

Lui crede in me. Non lo deluderò

Sette di loro si misero in marcia assieme su sette destrieri dorniani delle sabbie. Un piccolo gruppo viaggia più in fretta di uno grosso, ma l'erede di Dorne non può viaggiare da sola. Da Grazia degli Dei venne Sir Daemon Sand, il bastardo; un tempo scudiero del principe Oberyn, ora votato protettore di Arianne. Da Sunspear due audaci giovani cavalieri, Joss Hood e Garibald Shells, ad aggiungere le loro spade alla difesa. Dai Giardini dell'Acqua sette corvi e un alto giovane a prendersi cura di loro. Il suo nome era Nate, ma aveva lavorato per così tanto tempo con gli uccelli che nessuno ormai lo chiamava più con un nome diverso da Feathers. E dato che una principessa deve avere qualche donna a servirla, la compagnia includeva anche la bella Jayne Ladybright e la selvaggia Elia Sand, un'ancella di 14 anni.

Si diresserero a nord, attraverso terre asciutte, pianure disseccate e pallide sabbie, verso la Collina Fantasma, la roccaforte della casa Toland, dove la nave che li avrebbe portati attraverso il mare di Dorne li stava attendendo. "manda un corvo ogni volta che hai notizie," il principe Doran le disse,"ma riferisci solo ciò di cui sei certa. Siamo smarriti nelle nebbie qui, assediati da voci, falsità e dai racconti dei viandanti. Non mi arrischierò ad agire finchè non sarò certo di cosa sta accadendo."

La guerra sta accadendo, pensò Arianne, e questa volta Dorne non sarà risparmiata. "il destino e la morte stanno arrivando," Ellaria Sand la avvertì, prima di congedarsi dal Principe Doran. "è tempo per le mie piccole serpi di sparpagliarsi, è il modo migliore per sopravvivere alla carneficina". Ellaria stava ritornando alla residenza di suo padre a Hellholt. Con loro venne sua sorella Loreza, che aveva appena compiuto sette anni. Dorea rimase a Giardini dell'Acqua, una bambina in mezzo a un centinaio. Obella venne assegnata a Sunspear, per servire come coppiera presso la moglie del castellano, Manfrey Martell.

Ed Elia Sand, la più grande delle quattro figlie che il Principe Obern ebbe a Ellaria, avrebbe attraversato il mare di Dorne con Arianne. "Come una lady, non come una lancia," sua madre disse con fermezza, ma come tutte le serpi delle sabbie, Elia aveva i suoi progetti personali.

Ci misero due lunghi giorni e la maggior parte di due notti per attraversare le sabbie, fermandosi tre volte per cambiare i cavalli. Arianne si sentiva sola, circondata da così tanti stranieri. Elia era sua cugina, ma poco più che una bambina, e Daemon Sand... Le cose non furono più le stesse tra lei e il bastardo di Grazia degli Dei dopo che il padre di lei rifiutò di concedere la mano della propria figlia. Era solo un ragazzo allora, bastardo di nascita, non un degno consorte per una principessa di Dorne, avrebbe dovuto saperlo. E fu il volere di mio padre, non il mio. E degli altri suoi compagni, conosceva poco o nulla.

Ad Arianne mancava anche Sir Arys, molto più di quanto avesse potuto immaginare. Mi amava follemente, si disse, anche se io non andai mai oltre a una semplice cotta nei suoi confronti. Feci uso di lui nel mio letto e nelle mie trame, presi il suo amore e il suo onore, e non gli diedi altro che il mio corpo. Alla fine lui si ritrovò a non poter più convivere con la consapevolezza di ciò che avevamo fatto. Perchè altrimenti il suo cavaliere bianco sarebbe partito alla carica dritto contro l'ascia da guerra di Areo Hotah, per poi morire in quella maniera? Ero una ragazzina folle ed esigente, che giocava al gioco dei troni come un ubriacone che butta i suoi soldi nei dadi.

Il prezzo della sua follia fu caro. Drey venne mandato dall'altra parte del mondo, a Novos, Garin esiliato a Tyrosh per due anni, la sua dolce, sciocca e sorridente Slyva sposata con Eldon Estermont, un uomo tanto vecchio da poter essere suo nonno. Sir Arys pagò col suo sangue, Myrcella con un orecchio.

Solo Sir Gerold Dayne ne uscì impunito. Stellanera. Se il cavallo di Myrcella non avesse fatto uno scarto all'ultimo istante, il suo spadone l'avrebbe aperta dal petto sin alla cintura invece di tagliarle via un orecchio. Dayne fu la sua peggior colpa, quella di cui Arianne si pentiva maggiormente. Con un colpo della sua spada, aveva cambiato il raffazzonato piano di Arianne in qualcosa di folle e sanguinario. Se gli Dei avessero avuto misericordia, per quel momento Obara Sand avrebbe già dovuto averlo stanato dalla sua montagna e posto una rapida fine alla sua esistenza.

Riferì i suoi pensieri a Daemon Sand la prima notte, quando si accamparono. "State attenta a ciò che chiedete nelle vostre preghiere, Principessa", rispose lui. "Stellanera potrebbe uccidere Lady Obara con altrettanta facilità".

"Obara ha Areo Hotah con sè". Il capitano delle guardie del Principe Doran prese la decisione di inviarlo senza esitazioni, nonostante si presupponga che i migliori cavalieri di tutto il reame siano le guardie reali. "nessun uomo può opporsi a Hotah".

"É così che si può definire StellaNera? un uomo?" Sir Daemon disse, sottolineando il concetto con una smorfia. "Un uomo non avrebbe fatto quello che fece lui alla Principessa Myrcella. Sir Gerold è molto più una vipera di quanto non lo sia mai stato vostro zio". Il Principe Oberyn constatò coi suoi occhi quanto fosse insidioso, velenoso; lo disse più di una volta. Peccato che non abbia mai avuto l'occasione di ucciderlo".

Velenoso, pensò Arianne. Sì. Un buon veleno, in effetti. Fu così che la ingannò. Gerold Dayne era duro e crudele, ma così onesto nell'apparenza che la Principessa non aveva creduto a metà delle storie che aveva sentito su di lui. I bei ragazzi sono sempre stati la sua debolezza, soprattutto quelli che erano anche oscuri e pericolosi. Ma questo era prima, quando ero solo una ragazzina, si disse. Sono una donna ora, la figlia di mio padre. Ho imparato quella lezione.

All'arrivo del giorno, ripartirono di nuovo. Elia Sand alla guida, la sua treccia nera che frustava l'aria dietro di lei, mentre correva attraverso le asciutte, crepate pianure fin su sulle colline. La ragazza andava pazza per i cavalli, il poteva spiegare perchè spesso ne condivideva l'odore, con la disperazione di sua madre. A volte Arianne si sentiva dispiaciuta per Ellaria. Quattro ragazze, e ognuna di esse era figlia di suo padre.

Il resto del gruppo mantenne un ritmo tranquillo. La principessa si ritrovò a cavalcare accanto a Sir Daemon, ricordandosi di altre cavalcate di quando erano più giovani, cavalcate che spesso si concludevano in abbracci. Quando si ritrovò a scambiarsi occhiate con lui, alto e galante sulla sua sella, Arianne ricordò a sè stessa che era l'erede di Dorne, e lui niente più che il suo protettore. "Dimmi cosa sai di questo Jon Connington" gli ordinò.

" È morto", disse Daemon Sand. "è morto nelle Disputed Lands. Per abuso di alcol, ho sentito dire".

"Quindi un ubriacone morto guida queste truppe?"

"Forse questo Jon Connington è il figlio di quello che conosciamo noi. O forse qualche furbo mercenario che ha preso il nome di un uomo morto".

"O forse non è mai morto". Avrebbe potuto Connington fingersi morto per tutti quegli anni? Avrebbe richiesto una pazienza degna di suo padre. Questo pensiero rese Arianne ansiosa. Avere a che fare con un sì subdolo uomo avrebbe potuto essere pericoloso. "Com'era, prima di... prima di morire?"

"Ero un ragazzo a Grazia degli Dei quando venne mandato in esilio. Non l'ho mai conosciuto".
"Allora raccontami quello che hai sentito dire da chi lo ha fatto"
"Come comanda la mia Principessa. Connington era Lord di Posatoio del Grifone, quando il Grifone era ancora una signoria che valesse la pena possedere. Lo scudiero del Principe Rhaegar, o comunque uno dei suoi. Più tardi amico e compagno del Principe Rhaegar. Il re folle lo nominò Primo Cavaliere del re durante la ribellione di Robert, ma fu sconfitto a Stoney Sept nella battaglia delle campane, e Robert fuggì. Re Aerys s'infuriò, e mandò Connington in esilio. Dove morì".
"O forse no". Il Principe Doran le aveva già raccontato quella storia. Ci deve essere altro. "Queste sono semplicemente le cose che fece. Le sapevo già. Che tipo di uomo era? Onesto e onorabile, venale e avido, orgoglioso?"
"Orgoglioso certamente. Persino arrogante. Un fedele amico di Rhaegar, ma odioso con gli altri. Robert era il suo signore, ma ho sentito dire che a Connington dava fastidio doverlo servire, nonostante Robert fosse noto per essere sempre ben generoso nell'offrire vino e puttane".
"Niente puttane per Lord Jon, quindi?"
"Non lo so. Alcuni uomini tengono segrete le loro tresche".
"Aveva una moglie, o un'amante?"
Sir Daemon scosse il capo. "Non che io sappia".

Anche questo era preoccupante. Sir Arys Oakheart infranse i suoi voti per lei, ma Jon Connington non sembrava un uomo che potesse essere corrotto nella stessa maniera. Posso affrontare un uomo come questo solo con le parole?

La Principessa si chiuse nel suo silenzio, riflettendo su cosa avrebbe trovato alla fine del suo viaggio. Quella notte quando si accamparono, entrò nella tenda che condivideva con Jayne Ladybright edElia Sand e tirò fuori i documenti dalla borsa, per leggere quelle parole di nuovo.

Al Principe Doran della Casa Martell,
Ti ricorderai di me, spero. Conoscevo bene tua sorella,
ed ero un fedele servitore del tuo buon fratello. Sono dispiaciuto
per loro come lo sei tu. Non sono morto, non più del figlio di tua sorella.
Per salvare la sua vita lo abbiamo tenuto nascoso,
ma il tempo dei nascondigli è finito. Un drago è ritornato
nei SetteRegni per reclamare il suo diritto di nascita e cercare
vendetta per suo padre, e per la principessa Elia, sua madre.
Nel suo nome mi rivolgo a Dorne. Non ci abbandonare.

Jon Connington

Lord di Posatoio del Grifone
Primo Cavaliere del Vero Re

Arianne rilesse la lettera tre volte, quindi l'arrotolò e la rimise al suo posto in borsa. Un drago è ritornato a Westeros, ma non il drago tanto atteso da mio padre. Da nessuna parte in quelle parole era menzionata Daenerys NatadallaTempesta... e neppure il Principe Quentyn, suo fratello, che venne mandato a cercare la regina dei draghi. La principessa si ricordava di come suo padre le avesse stretto il cyvasse onice nel palmo della sua mano, la sua voce bassa e roca mentre le rivelava il suo piano. Un lungo e pericoloso viaggio, con un incerto benvenuto alla fine, le disse lui. " È partito per riportarci indietro ciò che più desideriamo. Vendetta. Giustizia. Fuoco e sangue.

Fuoco e sangue era la stessa cosa che Jon Connington (sempre ammesso che fosse veramentelui) stava offrendo. O forse no? "Si presenta con mercenari, ma non con draghi", le disse il Principe Doran, la notte in cui giunse il corvo. "La Compagnia Dorata è la migliore e più grande delle delle compagnie indipendenti, ma diecimila mercenari non possono sperare di conquistare i sette regni. Il figlio di Elia... Farei si salti di gioia se il frutto di mia sorella fosse sopravvissuto, ma che prove abbiamo che sia veramente Aegon?" La sua voce si spezzò nel dirlo. "Dove sono i draghi?" chiese. "Dov'è Daenerys?" e Arianne dentro di sè sapeva qual era la vera domanda:"Dov'è mio figlio?".

A Passo del Principe e sulla Strada delle Ossa, due armate dorniane erano ammassate, in attesa, affilando le loro lance, pulendo le loro armature, giocando a dadi, bevendo, scatenando risse, i loro numeri si affievolivano giorno dopo giorno, aspettando, aspettando, aspettando che il Principe di Dorne li scatenasse contro i nemici della casa Martell. Aspettando i draghi, fuoco e sangue. Aspettando me. Con una sola parola di Arianne quelle armate avrebbero marciato, fintanto che quella parola fosse stata drago. Se invece la parola pronunciata fosse stata guerra, Lord Yronwood, Lord Fowler e le rispettive armate se ne sarebbero rimasti fermi al loro posto. Il Principe di Dorne non mancava di certo di sottigliezza; qui guerra significava aspettare.

A metà mattinata del terzo giorno Collina Fantasma apparve in fronte a loro, i suoi muri color bianco gesso brillavano in contrasto col profondo blu del mare di Dorne. Dalle torri quadrate fin agli angoli del castello sventolavano le insegne della Casa Toland; un drago verde che mordeva la sua stessa coda, su uno sfondo dorato. Il sole trafitto dalla lancia della Casa Martell era appeso al centro del grande bastione centrale, rosso oro e arancione, provocatorio.

I corvi erano già stati inviati per avvertire Lady Toland del loro arrivo, quindi le porte del castello erano aperte, e la figlia maggiore di Nymella cavalcò fuori col suo inserviente per incontrarli, vicino alla base della collina. Alta e fiera, capelli rossi come fiamme lunghi fin alle sue spalle, Valena Toland accolse Arianne con un forte:"Siente arrivati, finalmente. Quanto sono lenti quei cavalli?"

"Rapidi abbastanza per battere il tuo lungo il ritorno al castello".

"Lo vedremo". Valena fece girare il suo cavallo e strinse i tacchi sui suoi fianchi, e la gara cominciò, attraverso le polverose strade del villaggio alle pendici della collina, costringendo galline e paesani a scostarsi dal loro passaggio. Arianne era tre lunghezze indietro, quando lei mise il suo cavallo al galoppo, ma era comunque vicina a metà del dislivello. Le due si ritrovarono fianco a fianco nel momento in cui piombarono come un tuono attraverso i cancelli, ma cinque iarde prima delle porte Elia Sand arrivò volando su una nuvola di polvere dietro di loro e le sorpassò entrambe, in sella al suo cavallo nero.

"Sei per caso per metà un cavallo, ragazzina?" Chiese Valena, ridendo, nel cortile. "Principessa, ci hai portato una stalliera?"

"Sono Elia", disse la ragazza. "Lady Lance".

Chiunque porti quel nome ha molto di cui rispondere. Anche se così non fu per il Principe Oberyn, tuttavia, e la Vipera Rossa non ha mai reso conto di niente a nessuno, se non a sè stesso.

"La ragazza del carosello", disse Valena. "sì, ho sentito parlare di te. Dato che sei arrivata prima in cortile, hai vinto l'onore di abbeverare e imbrigliare i cavalli".

"e dopodichè vai a farti un bagno", disse la Principessa Arianne. Elia era tutta gesso e polvere dalla testa ai piedi.

Quella notte Arianne e i suoi cavalieri cenarono con Lady Nymella e le sue figlie nel salone del castello. Teora, la più giovane, aveva gli stessi capelli rossi di sua sorella, ma per tutto il resto non avrebbe potuto essere più differente. Bassa, in carne, e così timida che avrebbe potuto esser scambiata per muta, mostrava più interesse nelle carni speziate e l'anatra al miele che negli avvenenti giovani cavalieri al tavolo, e sembrafa contenta di lasciare che la Lady sua madre e sua sorella parlassero a nome della Casa Toland.

"Qui abbiamo sentito le stesse storie che voi avete sentito a Sunspear," disse loro Lady Nymella mentre un servitore le versava il vino. "Mercenari approdati a CapoTempesta, castelli sotto assedio o espugnati, raccolti razziati o bruciati. Da dove questi uomini arrivino e chi siano, nessuno ne è certo".

"Pirati e avventurieri, erano le prime voci", disse Valena. "Quindi si suppose che fosse la Compagnia Dorata. Ora si dice che sia Jon Connington, Primo Cavaliere del Re Pazzo, tornato dalla tomba per reclamare il suo diritto di nascita. Chiunque siano, Posatoio del Grifone è caduto in mano loro. Casa della Pioggia, Nido del Corvo, Mistwood, e persino Isola delle Pietre Verdi. Tutti presi".

I pensieri di Arianne tornarono ancora una volta alla sua dolce Spotted Slyva. “Chi potrebbe mai volere il castello di Pietre Verdi? C’è stata una battaglia?”

“Non ci risulta, ma i racconti erano confusi”.

“Anche Tarth è caduta, stando a quanto riferitoci da dei pescatori,” disse Valena. “questi mercenari ora controllano gran parte di Capo Tempesta e metà delle Stepstones. Abbiamo anche sentito parlare di elefanti“
“Elefanti?” Arianne non sapeva cosa pensare al riguardo. “Ne siete certi? Non draghi?”
“Elefanti”, Confermò Lady Nymella.

“E piovre dal Braccio Spezzato, che trascinano galee negli abissi, dopo averle frantumate,” disse Valena. “Il sangue li attira in superficie, secondo il mostro maestro. Ci sono corpi in acqua, alcuni sono arrivati fin alle nostre coste. E non è che la metà di quello che succede. Un nuovo re dei pirati si è insediato a Torturer’s Deep. Lord Waters, si fa chiamare. Ha una maestosa nave da guerra, 3 ponti, mostruosamente larga. Siete stata saggia a non venire via mare. Da quando la flotta di Redwyne ha attraversato le Stepstones, quelle acque brulicano di strane navi, dirette a nord alle Straights of Tarth e alla Golfo dei Naufragi. Myrmiani, Volanteniani, Lyseni, e persino dalle Isole di Ferro. Alcuni sono entrati nel mare di Dorne per far sbarcare uomini sulla costa sud di Capo Tempesta. Abbiamo trovato una nave veloce per lei, così come comandatoci da vostro padre, ma in ogni caso, state attenta!”

Quindi è vero. Arianne avrebbe voluto chiedere di suo fratello, ma suo padre l’aveva avvertita di stare attenta a quello che diceva. Se queste navi non avessero portato Quentyn indietro con la sua regina dei draghi, sarebbe stato meglio non menzionarlo. Solo suo padre e un pugno dei suoi uomini più fidati sapevano della missione di suo fratello a Slaver’s Bay. E Lady Toland e le sue figlie non erano tra questi. Se fosse stato Quentyn, avrebbe riportato Daenerys direttamente a Dorne, di sicuro. Perché rischiare un approdo a Cape Wrath, in mezzo ai signori della tempesta?

“Dorne è a rischio?” Chiese Lady Nymella. “Lo confesso, ogni volta che vedo una nave sconosciuta il cuore mi balza in gola. Che succederebbe se queste navi si volgessero a sud? La maggior parte delle forze dei Toland sono con Lord Yronwood alla Strada delle Ossa. Chi difenderebbe Collina Fantasma se questi stranieri approdassero sulle nostre coste? Riuscirei a richiamare i miei uomini indietro?”.

“I vostri uomini servono dove stanno, mia signora,” le assicurò Daemon. Arianne annuì rapidamente. Qualunque altra risposta avrebbe portato le schiere di Lord Yronwood a disfarsi come un vecchio arazzo se tutti gli uomini si fossero precipitati alle proprie case per difendere i loro territori contro dei possibili nemici che avrebbero o non avrebbero potuto presentarsi. “Una volta che avremo appurato fuor da ogni dubbio se questi sono amici o nemici, mio padre saprà cosa fare” disse la Principessa.

Fu allora che quella goffa, grassoccia Teora alzò gli occhi dalla torta alla crema nel suo piatto. “Sono i draghi”
“Draghi?” disse sua madre. “Teora, non essere stupida”
“Non lo sono. Stanno arrivando”
“E come potresti saperlo tu?” Chiese sua sorella, con una nota di sconcerto nella sua voce.”Uno dei tuoi piccoli sogni?” Teora annuì leggermente, col mento tremante. “Stanno danzando. Nel mio sogno. E dovunque danzino i draghi, la gente muore”.

“I sette ci salvino”. Lady Nymella sospirò inaspettatamente.

“Se tu non ti mangiassi tutte quelle torte alla crema, non avresti questi brutti sogni. Cibi troppo pesanti non sono adatti a una ragazzina della tua età, quando i tuoi umori sono così sballati. Maestro Toman dice…”

“Odio Maestro Toman,” disse Teora. Quindi si alzò e se ne andò via dalla tavola, lasciando la Lady sua madre col compito di scusarsi per lei.

“Sia gentile con lei, mia signora”. Disse Arianne. “mi ricordo di quando avevo la sua età. Mio padre si disperava per me, ne sono certa”

“Posso confermarlo” Sir Daemon bevve un sorso di vino e disse, “la casa Toland ha un drago nel suo stendardo”

“Un drago che si mangia la coda, aye”, disse Valena. “Dai giorni della conquista di Aegon. Non conquistò nulla qui. Da altre parti ha bruciato i suoi nemici, lui e le sue sorelle, ma noi qui abbiamo bruciato tutto prima di loro,lasciando loro solo pietra e sabbia da bruciare. I draghi tornarono e più e più volte, mordendosi la coda, nella follia della fame, fin quando non divennero pelle e ossa.”

"I nostri antenati ebbero la loro parte in questo,” Disse orogliosamente Lady Nymella. “Imprese eroiche vennero compiute, e uomini coraggiosi morirono. Tutto ciò venne trascritto dai maestri che ci servirono. Abbiamo dei libri, se la mia principessa volesse avere il piacere di leggerli.”

“Un’altra volta magari” Disse Arianne.

Quella notte, mentre tutti a Collina Fantasma dormivano, la principessa indossò un mantello col cappuccio contro il freddo e si mise a passeggiare per i merli del castello, cercando di metter ordine ai suoi pensieri. Daemon Sand la trovò appoggiata a un parapetto, con lo sguardo rivolto al mare, dove la luna danzava sulle acque. “Principessa” disse, “dovreste essere a letto”.

“Potrei dire la stessa cosa di te”. Arianne si girò per guardarlo in faccia. Una bella faccia, decise. Il ragazzo che conoscevo è diventato un bell’uomo. I suoi occhi erano blu come il cielo del deserto, i suoi capelli avevano il castano chiaro delle sabbie che avevano appena attraversato. Una barba finemente tagliata seguiva il filo di una mascella pronunciata, ma che non poteva nascondere le fossette che gli apparivano quando sorrideva. Ho sempre amato il suo sorriso.

Il bastardo di Grazia degli Dei era inoltre una delle migliori spade di Dorne, come ci si poteva aspettare da qualcuno che era stato lo scudiero del Principe Oberyn e che era stato investito cavaliere dalla Vipera Rossa in persona. Qualcuno disse che era stato anche l’amante di suo zio, anche se raramente glielo dissero in faccia. Arianne non sapeva se quest’ultima cosa fosse vera. Era stato il suo amante, però. All’età di quattordici anni lei gli diede la sua verginità. Daemon non era molto più grande, così la loro esperienza fu tanto goffa quanto il loro ardore. Tuttavia, fu dolce.

Arianne gli rivolse il suo sorriso più seducente. “Potremmo dormire nello stesso letto”

La faccia di Sir Daemon era scolpita nella pietra. “Ve ne siete forse scordata, Principessa? Sono un bastardo”. Le prese la mano. “Se non sono degno di questa mano, come potrei esser degno della vostra patata?”

Lei ritrasse la mano. “Ti meriteresti uno schiaffo per questo”

“La mia faccia è vostra. Fate quel che volete”

“Quello che voglio è diverso da quello che vuoi tu, a quanto pare. D’accordo. Parlami piuttosto. Potrebbe veramente essere il principe Aegon?”

“Gregor Clegane strappò Aegon dalle braccia di Elia e schiantò la sua testa contro un muro,” disse Sir Daemon. “Se il principe di Lord Connington dovesse avere il teschio rotto, allora crederei che Aegon Targaryen è ritornato dalla tomba. Altrimenti, no. Questo è un impostore, niente di più. Il magheggio di un mercenario per assicurarsi del supporto”.
Mio padre teme la stessa cosa. “Ma se così non fosse, tuttavia… Se questo fosse veramente Jon Connington, se il ragazzo fosse veramente il figlio di Rhaegar…”

“Sperate che lo sia, o che non lo sia?”
“Io… Sarebbe una grande gioia per mio padre sapere che il figlio di Elia è ancora vivo. Amava anche sua sorella allo stesso modo”:
“Ho chiesto che cosa sperate Voi, non vostro padre”

E lo stesso vale per me. “Avevo sette anni quando Elia morì. Mi dissero che presi in braccio sua figlia Rhaenys una volta, quand’ero troppo piccola per ricordarmelo. Aegon sarebbe uno sconosciuto per me, per vero o falso che sia”. La principessa si prese una pausa. “Siamo alla ricerca della sorella di Rhaegar, non di suo figlio”. Suo padre aveva riposto la sua fiducia in Sir Damon, quando lo aveva scelto come protettore per la figlia; quantomeno con lui, poteva parlare liberamente. “Vorrei che Quentyn fosse tornato”

“O così dici”, disse Daemon Sand. “Buona notte, Principessa”. Le fede un inchino, e si congedò. Cosa avrà voluto dire con quelle parole? Arianne lo guardò mentre se ne andava. Che razza di sorella sarei, se non volessi mio fratello indietro? Era vero, lei era stata in collera verso Quentyn per tutti quegli anni in cui credeva che loro padre pensasse di nominare lui come suo erede anziché lei, ma alla fine si rivelò tutto un malinteso. Lei era l’erede di Dorne, suo padre le diede la sua parola. Quentyn avrebbe avrebbe avuto la sua regina dei draghi, Daenerys.

A Sunspear era appeso un ritratto della Principessa Daenerys mentre veniva a Dorne per sposarsi con uno degli antenati di di Arianne. Negli anni della sua giovinezza Arianne aveva speso ore fissandolo, ai tempi in cui era solo una ragazza grassoccia e col petto piatto, al culmine della pubertà, e pregava ogni notte che gli Dei la facessero crescere bella. Un centinaio d’anni fa, Daenerys Targaryen venne a Dorne per portare la pace. Ora un’altra arriva a portare guerra, e mio fratello sarà suo re e consorte. Re Quentyn. Perché le suonava così sciocco?

Tanto sciocco quanto Quentyn che cavalca un drago. Suo fratello era un ragazzo serio, ben educato e ligio al dovere, ma insipido. E piatto, molto piatto. Gli Dei diedero ad Arianne la bellezza per cui aveva tanto pregato, ma Quentyn doveva aver pregato per qualcos’altro. La sua testa era troppo grossa e in qualche modo quadrata, e i suoi capelli del colore del fango secco. Le sue spalle erano cadenti, ed era troppo magro. Assomiglia molto a nostro padre.

“Voglio bene a mio fratello” disse Arianne, nonostante ci fosse solo la luna come sua interloquice. Anche se, a dire il vero, lei lo conosceva appena. Quentyn era stato allevato da Lord Anders della casa Yronwood, il Bloodroyal, figlio di Lord Ormond Yronwood e nipote di Lord Edgar. In gioventù suo zio Oberyn disputò un duello con Edgar, e gli lasciò una ferita che lo umiliò e lo uccise. Da allora venne chiamato 'Vipera Rossa', e si mormorò che la sua lama fosse intrisa di veleno. Gli Yronwood erano un'antica casata, fiera e potente. Prima dell'arrivo di Rhoynar furono re di oltre metà di Dorne,possedevano territori immensi rispetto a quelli della casa Martell. Una faida sanguinaria e la ribellione avrebbero di sicuro fatto seguito alla morte di Lord Edgar, se suo padre on avesse agito prima. La Vipera Rossa andò a VecchiaCittà, quindi attraversò il mare stretto fin a Lys, e nessuno osò definirlo un esilio. E a tempo debito, Quentyn venne dato a Lord Anders per essere cresciuto, in segno di fiducia. Questo aiutò a sanare la breccia tra Sunspear e gli Yronwoods, ma ne aprì di nuove tra Quentyn e le serpi della sabbia. E Arianne era sempre stata più vicina alle sue cugine che al suo distante fratello.

"Abbiamo lo stesso sangue, comunque " sussurrò. "Certamente voglio mio fratello a casa. Lo voglio". Il vento che soffiava dal mare le fece venire la pelle d'oca lungo le braccia. Arianne si ricoprì col mantello, e si diresse verso il suo letto.

La loro nave si chiamava Peregrine. Partirono alle prime luci dell'alba. Gli Dei furono generosi con loro, il mare era calmo. Persino con dei buoni venti, l'attraversamento durò un giorno e una notte. Jayne Ladybright divenne verde dal mal di mare e passò la maggior parte del viaggio vomitando, mentre Elia Sand sembrava trovare tutto ciò divertente. "Qualcuno dovrebbe sculacciare quella bambina", alcuni sentirono dire da Joss Hood... Ma Elia era tra quelli che lo sentirono.
"Sono quasi una donna fatta, Sir" rispose lei altezzosamente. "Lascierò che voi mi sculacciate, ma prima dovrete giostrare con me, e sbattermi giù dal mio cavallo".

"Siamo su una nave, e senza cavalli" relicò Joss.
"E le Lady non giostrano", insistè Sir Garibald Shells, un giovane uomo ben più serio e a modo del suo compagno. "Io lo faccio. Sono Lady Lance".

Arianne aveva sentito abbastanza. "Potresti anche essere una lancia, ma non sei una lady. Vai sottocoperta e stai lì finchè non raggiungiamo la riva". Non ci furono altri avvenimenti durante l'attraversamento. Al crepuscolo avvistarono una galea in lontananza, i suoi remi salivano e scendevano contro le stelle della sera, ma si stava allontanando da loro, e presto rimpicciolì e sparì all'orizzonte. Arianne giocò una partita di cyvasse con Sir Daemon, e un'altra con Garibald Shells, e in qualche modo le perse entrambe. Sir Garibald fu abbastanza gentile da dirle che aveva giocato bene, ma Daemon la prese per il culo. "Hai altri pezzi oltre al drago, Principessa. Prova a usarli qualche volta".

"Mi piace il drago". Avrebbe voluto togliergli quel sorriso dalla faccia con uno schiaffo. O con un bacio, forse. L'uomo era tanto compiaciuto quanto avvenente. Di tutti i cavalieri di Dorne, perchè mio padre ha scelto proprio questo per essere il mio protettore? Conosce la nostra storia."Era solo un gioco. Parlami del Principe Viserys".
"Il re mendicante?" Sir Daemon sembrò sorpreso.
"Tutti dicevano che il Principe Rhaegar era bello. Lo era anche Viserys?"
"Suppongo di sì. Era un Targaryen. Non l'ho mai visto di persona"

Il patto segreto che il Principe Doran fece molti anni prima voleva Arianne sposata col Principe Viserys, non Quentyn con Daenerys. Venne tutto alterato e disfatto nel mare Dothraki, quando Viserys venne ucciso. Incoronato con l'oro fuso. "Venne ucciso da un khal Dothraki" disse Arianne. "Il marito della regina dei draghi".

"Così ho sentito dire. Cosa ne pensi?"
"Solo... Perchè Daenerys ha lasciato che accadesse? Viserys era suo fratello. Tutto quello che rimaneva del suo stesso sangue".

"I Dothraki sono un popolo selvaggio. Chi può sapere perchè lo uccisero? Forse Viserys alzò il suo calice con la mano sbagliata". Forse. pensò Arianne, o forse Daenerys capì che una volta che suo fratello sarebbe stato incoronato e sposato con me, lei sarebbe stata condannata a passare il resto della sua vita a dormire in una tenda e a puzzare di cavallo. "Lei è la figlia del Re Folle", disse la Principessa. "Come possiamo sapere..."
"Non possiamo", Disse Sir Daemon. "Possiamo solo sperare".
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06/09/2015 13:40
 
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Certo che la serie ha stuprato per bene Dorne
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07/09/2015 15:27
 
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prima di avventurarci nella questione fomentante di meeren,poche considerazioni sui capitoli gai inseriti

Theon e il nord

da questo capitolo possiamo solo prendere rabbia pensando alla serie tv,ma non fossilizziamoci in questo
stannis ha firmato il contratto con la banca di ferro,ha scoperto i traditori karstark,sembra avere un piano nell'imminente attacco frey,è riluttante a compiere sacrifici,e sempre che non venga ammazzato da asha greyjoy dovrebbe avere un contatto con bran in occasione dell'esecuzione di theon,ormai imminente ma per l'appunto essendo di fronte ad un albero diga,stannis potrebbe scoprire che in effetti i capi di imputazione di theon vanno ridimensionati,e chissa magari scoprire che non deve ammazzare manderly ma allearsi con lui seduta stante .
pensare che lo schieramento nord-stannis possa perdere non ha senso,pensare che comunque stannis possa morire un pò si,anche se lui stesso potrebbe averci spiegato il suo piano,ovvero sconfiggere i frey,e mandare i corvi dei karstark,ora nelle sue mani a grande inverno informandoci della sua sconfitta e mandare manderly o i karstark a lui fedeli dopo averli risparmiati con la sua spada e qualche testa congelata,che tanto stanno morendo in molti di freddo,travestire degli uomini da soldati frey magari,comunque di sicuro non brucia la figlia per fra smettere di nevicare,e vedendo che comunque anche dentro il castello ci sono problemi,mi pronuncio dicendo che prenderanno grande inverno con l'inganno

Sansa e la valle

molto interessante,il topo pazzo ha chiaramente riconosciuto sansa,quindi la fazione lannister c'è
myranda royce probabilmente pure,e questa è la fazione stark se vogliamo
robertino per me muore a 90 anni
a chi darà sansa il portafortuna?

Arianne e la questione Aegon
primi dubbi su aegon,ma ne sapremo di piu solo dopo l'incontro,probabilmente arianne ha saputo da suo padre come riconoscere se è il vero figlio di elia.
e possiamo dire altrettanto facilmente che arianne farà una fine atroce,ma questa è una mia idea personale sulla demenza dei piani di doran martell

da stasera o domani ci addentriamo a meeren


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07/09/2015 20:44
 
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oggi due capitoli raga,fra domani e dopodomani metterò anche quelli di barristan
piu avanti eventuali estratti e riassunti di cose lette da giorgione nelle varie conventions,anche se praticamentedopo barristan abbiam finito
oggi mitico victarion

VICTARION

La Nobile Lady era una nave che assomigliava molto a una tinozza, grande e piena di comodità, da far compiacere persino le nobildonne delle terre verdi. Le stive erano enormi, e Victarion le riempì di soldati.
Con questa nave avrebbe guidato le altre imbarcazioni più piccole che la Flotta di Ferro si era guadagnata con il sangue durante il lungo viaggio verso la Baia degli Schiavisti; uno squallido assortimento di cocche, grandi e piccole, caracche, e galee da commercio, arricchito di tanto in tanto dalla presenza di qualche barca da pesca. Per certi versi, era una flotta promettente dal punto di vista del commercio di lana, vini e altre cianfrusaglie, ma scarsa per quanto riguardava la reale forza in combattimento.

Victarion nominò come comandante Wulfe Un-Orecchio.
“Gli schiavisti potrebbero rabbrividire nel momento in cui avvisterranno le tue vele all’orizzonte,” gli disse, “ma una volta che ti sarai avvicinato, vedranno meglio la tua flotta e si metteranno a ridere. Mercanti e pescatori, ecco tutto quello che hai a disposizione. Chiunque se ne accorgerebbe. Lasciali pure avvicinare quanto lo desiderano, ma tieni i tuoi uomini nascosti sottocoperta finchè non sei pronto. Quindi avvicinati e abbordali. Libera gli schiavi e dai in pasto al mare gli schiavisti, ma prendi le loro navi. Avremo bisogno di tutti gli scafi possibili per tornare a casa.”
“Casa.” Wulfe fece un largo sorriso.
“Gli uomini saranno contenti di sentire questa parola, Capitano.”
“Prima le navi. Poi facciamo a pezzi questi Yunkai.”
“Aye.”

La Vittoria di Ferro era attraccata sul fianco della Nobile Lady, le due navi legate strettamente con catene e uncini, e una scala era stata appoggiata sui due ponti. Lo scafo della Nobile Lady era molto più largo rispetto a quello della nave da guerra e si stagliava più in alto sull’acqua; lungo tutti i parapetti della nave, i volti degli uomini di ferro scrutavano verso il basso, mentre Victarion congedava Wulfe Un-Orecchio con una pacca sulla spalla. Il comandante della flotta salì quindi la scala per raggiungere i suoi uomini e ordinò loro di rimuovere le catene per liberare lo scafo. La nave da guerra e lo scafo mercantile si separarono. In lontananza, il resto della flotta camuffata di Victarion, stava per alzare le vele. Dall’equipaggio della Vittoria di Ferro si alzarono delle urla di acclamazione, e subito dopo anche gli uomini della Noble Lady fecero sentire le loro grida in risposta. Victarion aveva consegnato a Wulfe il comando dei suoi migliori guerrieri. Li invidiava; sarebbero stati i primi a menare un fendente, i primi a vedere il riflesso del terrore negli occhi dei nemici. Mentre vedeva svanire verso ovest una ad una le navi mercantili di Un-Orecchio dal ponte della Vittoria di Ferro, a Victarion Greyjoy tornò alla mente il volto del primo nemico che avesse mai ucciso.

Ripensò alla sua prima nave, alla sua prima donna. Un inquietudine lo stava assalendo, non vedeva l’ora che arrivasse l’alba, e in quel giorno sarebbero successe parecchie cose. Morte o gloria, Mi sazierò di entrambe oggi. Il Trono del Mare sarebbe dovuto diventare suo dopo la morte di Balon, ma suo fratello Euron glielo rubò, proprio come gli aveva rubato sua moglie, molti anni prima. La rubò e la deturpò, ma lasciò a me il compito di ucciderla. Ma ormai tutto questo era passato e Victarion avrebbe avuto il suo premio. Ho il corno, e presto avrò anche la donna, una donna più amorevole della moglie che mi costrinse ad uccidere.

“Capitano?” Era la voce di AcquaLunga Pyke.
“I tre rematori ti stanno aspettando. Sembrano molto forti.”
“Portali nella mia cabina. Voglio anche il prete.”
I rematori erano tutti e tre molto grossi. Uno era un ragazzo, uno un bruto, uno il figlio di un bastardo. Il ragazzo remava da meno di un anno, il bruto da almeno venti. Avevano dei nomi si, ma Victarion non li conosceva. Uno veniva dalla Lamentation, un’altro dalla Sparrowhawk, e l’altro ancora dalla Spider Kiss. Non ci si poteva aspettare che conoscesse i nomi di tutti i servi che avevano imbracciato un remo nella Flotta di Ferro.

“Mostragli il corno,” ordinò, quando i tre furono fatti entrare nella sua cabina.
Moqorro lo portò avanti, e la donna scura sollevò una lanterna per illuminarlo. In quella luce tremolante, il corno infernale sembrava contorcersi tra le mani del prete, come un serpente che si dibatte per sfuggire alla presa. Moqorro era un uomo di dimensioni mostruose, la pancia grossa, le spalle massicce, torreggiava sulle altre persone, ma persino tra le sue mani il corno sembrava enorme.

“Mio fratello ha trovato questo oggetto a Valyria,” disse Victarion ai servi.
“Pensate a quanto dovevano essere grandi i draghi per sopportare il peso di due corni simili sulla testa. Più grandi di Vhagar o Meraxes. Addirittura più grandi di Balerion il Terrore Nero.”
Prese il corno dalle mani di Moqorro e passò il palmo lungo le sue curve.
“All’Acclamazione dei Re a Vecchia Wyk, uno dei muti di Euron ci soffiò dentro. Alcuni di voi ricorderanno. Non è un suono che un uomo può dimenticare facilmente.”
“Dicono che è morto,” disse il ragazzo.
“Quello che ha suonato il corno.”
“Aye. Il corno fumava dopo che venne suonato. Il muto aveva delle vesciche sulle sue labbra, e l’uccello tatuato sul suo petto sanguinava. Morì il giorno seguente. Quando lo aprirono, i suoi polmoni erano neri.”
“Il corno è maledetto,” disse il figlio del bastardo.
“Un corno di drago proveniente da Valyria,” disse Victarion.
“Aye, è maledetto. Non ho mai detto che non lo fosse.”

Fece scorrere la sua mano lungo una delle bande d’oro rosso, e gli antichi glifi sembravano muoversi ritmicamente sotto le sue dita. Per un istante non avrebbe voluto fare altro che suonarlo lui stesso. Euron è stato un folle a darmelo. È un oggetto prezioso, e potente. Grazie a questo conquisterò il Trono del Mare, e poi il Trono di Spade. Con questo, conquisterò il mondo. “Cragorn soffiò dentro al corno per tre volte e morì per questo. Era grande quanto ognuno di voi, e forte quanto me. Così forte che avrebbe potuto spezzare l’osso del collo di un uomo girandogli la testa con una sola mano, ma nonostante tutto il corno lo ha ucciso comunque.” “E allora ci ucciderà allo stesso modo,” disse il ragazzo.

Raramente Victarion perdonava un servo dopo che aveva aperto la bocca quando non doveva farlo, ma il ragazzo era giovane, aveva non più di vent’anni, e inoltre presto sarebbe morto. Lo ignorò. “Il muto suonò il corno per tre volte. Voi tre dovrete suonarlo solo una volta a testa. Forse morirete. Forse no. Tutti moriamo. La flotta di Ferro sta andando in battaglia. Molti su questa stessa nave saranno morti prima che il sole tramonti, passati da parte a parte o squarciati, sventrati, annegati o bruciati vivi. Solo gli dei sanno chi di noi sarà ancora qui domattina. Suonate il corno, e se sarete ancora vivi, farò di voi degli uomini liberi, uno, due o tutti e tre. Vi darò delle mogli, un pezzo di terra, una nave per salpare, e dei servi tutti vostri. Tutti conosceranno i vostri nomi.”
“Perfino tu, Lord Capitano?” domandò il figlio del bastardo.
“Aye” “Allora lo farò.”
“Anche io,” disse il ragazzo.
Il bruto incrociò le braccia e annuì.

Se il fatto di credere di avere una minima possibilità li faceva sentire più coraggiosi, a lui andava bene. Dopotutto erano solo dei servi, e a Victarion importava ben poco di quello che credevano.
“Salperete con me sulla Iron Victory,” gli disse, “ma non prenderete parte alla battaglia. Ragazzo, tu sei il più giovane, suonerai il corno per primo. Quando sarà giunto il momento ci soffierai dentro con quanto più fiato hai in gola. Dicono che tu sia forte. Suona finchè non ti sentirai troppo debole per rimanere in piedi, finchè l’ultimo soffio del tuo respiro non è uscito dal tuo corpo, finchè non ti sentirai bruciare i polmoni. Lascia che ti sentano gli uomini liberi di Meeren, gli schiavisti di Yunkai, i fantasmi di Astapor. Lascia che le scimmie si caghino addosso nel sentire il suono dall’ Isola dei Cedri. Solo allora potrai passare il corno al tuo compagno. Mi hai capito? Hai ben chiaro quello che devi fare?”
Il ragazzo e il figlio del bastardo si scostarono i ciuffi dei capelli dalla fronte in segno di intesa.
Il bruto avrebbe potuto fare lo stesso, se non fosse stato calvo.
“Potete toccare il corno se volete. Poi andate.”
Uno ad uno uscirono dalla cabina, e Moqorro stava per fare lo stesso. Victarion non gli lasciò portare via il corno infernale.
“Lo terrò qui con me, finchè non ce ne sarà bisogno.”
“Ai tuoi ordini. Vuoi che ti faccio uscire un pò di sague dalla mano?”
Victarion prese la donna scura per il polso e l’avvicinò a se. “Ci penserà lei. Vai a pregare il tuo dio rosso. Accendi pure i tuoi fuochi, e dimmi quello che vedi.” Gli scuri occhi di Moqorro sembrarono brillare. “Vedo draghi.”


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