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18/11/2015 21:14 | |
I fischi e cori che si sono sentiti durante il minuto di raccoglimento prima del match tra Turchia e Grecia non sono proprio andati giù a Fatih Terim. Il commissario tecnico della selezione ottomana non le ha di certo mandate a dire.
"Come si può non rispettare un minuto di silenzio per le vittime degli attacchi? - si è chiesto Terim in conferenza stampa - È così difficile? È molto importante omaggiare quelle vite. Lo sport è uno degli strumenti più importanti che si possono utilizzare per diffondere pace e fratellanza, e la minaccia terroristica ci getta nello sconforto, facendoci riflettere".
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A destare particolar sgomento sono le urla di alcuni tifosi, se così si possono chiamare, che non facevano altro che recitare "I martiri non si dimenticano, la Patria non va divisa" (le grida "Allah u akbar" si sono rivelate provenienti solo da un paio di spettatori).
Sulla questione è intervenuta la Federazione Turca, che ci ha tenuto a precisare come dietro i cori dei presenti non ci sia mancanza di rispetto nei confronti della Francia ma un un semplice essersi sentiti in disparte in considerazione di quanto avvenne il 10 ottobre. Ad Ankara due kamikaze si fecero saltare in aria durante una manifestazione pacifista causando 120 morti e 200 feriti.
"In quella circostanza siamo stati noi a dover richiedere alla Uefa di poter giocare con il lutto al braccio - ha sottolineato un portavoce della Federazione -, con le vittime francesi, invece, l'Uefa si è mossa autonomamente. Sembra che ci siano morti di Serie A e morti di Serie B e questo non è accettabile: bisogna rispettare i sentimenti di tutte le persone".
L'Europa non ha dimostrato sensibilità. Vedere che quanto accaduto ad Ankara non è stato percepito allo stesso modo di quanto successo in Francia fa male. Ci si sente messi in disparte. Sicuramente ci sarà stato qualche sciocco fra la folla, gli ignoranti stanno dappertutto, ma la popolazione si chiede 'Perché le nostre vicende hanno un'eco diversa?", taglia corto il portavoce. |
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