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Centenario Rivoluzione d'Ottobre

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2017 11:29
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Re: Re: Re: Re: Re:
mickfoley82, 07/11/2017 19.28:



Pero una rivoluzione come lui la pensava non l avrebbe preferita in paesi gia almeno borghesi?




Marx non sarebbe mai stato contro una rivoluzione operaia. Ovviamente in Marx ci sono diversi piani (politico-sociologico-filosofico-dialettico). La struttura del suo pensiero risente della filosofia della storia di Hegel e questo lo ha portato a sviluppare tesi come quella, secondo cui il comunismo é uno stadio successivo all´ordine borghese.

Quando Marx perö scrive, le organizzazioni operaie piü avanzate si trovavano appunto nei paesi industrializzati. Di qui la sua deduzione. Era uno scienziato, e gli scienziati non fanno i maghi...non poteva immaginare gli sviluppi storici che ci sono stati poi in Russia, Cina o Cuba.

Se fosse vissuto, difronte agli eventi, avrebbe messo in discussione o ripensato alcuni suoi assunti. Mai dimenticare che Marx é un acuto osservatore e analista, molto attento alla dialettica tra leggi storiche e casi particolari. Il marxismo nasce dopo Marx.

Per ma, ma sul Leninismo non sono affatto preparato perché non mi ha mai interessato prima, per capire Lenin dobbiamo usare Machiavelli.
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
rogerio guerrero, 08/11/2017 11.58:

mickfoley82, 07/11/2017 19.28:



Pero una rivoluzione come lui la pensava non l avrebbe preferita in paesi gia almeno borghesi?




Marx non sarebbe mai stato contro una rivoluzione operaia. Ovviamente in Marx ci sono diversi piani (politico-sociologico-filosofico-dialettico). La struttura del suo pensiero risente della filosofia della storia di Hegel e questo lo ha portato a sviluppare tesi come quella, secondo cui il comunismo é uno stadio successivo all´ordine borghese.

Quando Marx perö scrive, le organizzazioni operaie piü avanzate si trovavano appunto nei paesi industrializzati. Di qui la sua deduzione. Era uno scienziato, e gli scienziati non fanno i maghi...non poteva immaginare gli sviluppi storici che ci sono stati poi in Russia, Cina o Cuba.

Se fosse vissuto, difronte agli eventi, avrebbe messo in discussione o ripensato alcuni suoi assunti. Mai dimenticare che Marx é un acuto osservatore e analista, molto attento alla dialettica tra leggi storiche e casi particolari. Il marxismo nasce dopo Marx.

Per ma, ma sul Leninismo non sono affatto preparato perché non mi ha mai interessato prima, per capire Lenin dobbiamo usare Machiavelli.




Mi dici con due frasi semplici..la differenza tra marxista e marxiano.
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
mickfoley82, 08/11/2017 12.55:




Mi dici con due frasi semplici..la differenza tra marxista e marxiano.




Marxista è l'aggettivo riferito alla pratica politica si è marxisti se si segue la prassi politica di Marx.
Marxiano è riferito al metodo scientifico di analisi (politica, sociale, economica) di Marx.
Di conseguenza possiamo dire che si è marxisti se si segue la prassi marxiana.
:taaac:
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08/11/2017 13:33
 
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Ma non c era anche una differenza di questo tipo: teoria marxiana( marxiani) che segue la teoria di marx in toto, marxista invece deriva da marxismo e sono i "seguaci" dell ismo e di tutte le interpretazioni alla teoria marxiana?

Es il labour party non ha radici marxiste quindi non ha fatto delle interpretazini.
Il Pci ha radici marxiste perche è frutto di un interpretazione non l unica della teoria marxiana.

Giusto?
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piú o meno

nel senso che il PCI non "ha" ma "aveva"...pace ai morti
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Re:
mickfoley82, 08/11/2017 13.33:

Ma non c era anche una differenza di questo tipo: teoria marxiana( marxiani) che segue la teoria di marx in toto, marxista invece deriva da marxismo e sono i "seguaci" dell ismo e di tutte le interpretazioni alla teoria marxiana?

Es il labour party non ha radici marxiste quindi non ha fatto delle interpretazini.
Il Pci ha radici marxiste perche è frutto di un interpretazione non l unica della teoria marxiana.

Giusto?




A quanto so io la differenza è fra la militanza (essere marxisti) e l'analisi (analizzare in maniera marxiana la storia)
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Riporto il pensiero di Lenny Bottai che ha espresso su facebook, nel quale mi trovo in gran parte d'accordo.

Lenny Bottai, 07/11/2017 9:12 :

[..]

Con la rivoluzione d’ottobre l’uomo ha imparato che la borghesia è una minoranza, e come tale, in quanto tale, non ha nessun diritto di esercitare supremazia economica e culturale sulla maggioranza, ovvero le classi subalterne, il popolo.

Il nodo centrale era e rimane la proprietà. Proprietà del tempo altrui trasformato in lavoro, che sarebbe una forma di scambio tra l’individuo e la comunità e non una schiavitù alienante che annulla quotidianamente ogni ispirazione ed esistenza; e poi la proprietà dei diritti, quindi dei beni e servizi primari per vivere (casa,sanità, istruzione e servizi...) che non sono mercato, ma i doveri che la comunità ha di ritorno verso l’individuo, e deve quindi ad esso garantire costantemente.

Questi elementi non possono essere messi nelle mani di privati che li utilizzano per mero profitto, e non per il progresso sociale ed economico della comunità stessa, e debbono pertanto rimanere pubblici - di tutti e di nessuno allo stesso tempo - in mano quindi ad uno stato che li gestisce per conto della collettività, la quale proprio per questo, per tutelarsi, si è organizzata come comunità.

Se poi il problema è che lo stato è visto come qualcosa di distante dal popolo, allora significa che ancora una volta la borghesia, la classe dominante, ha occupato lo stato che proprio quella rivoluzione nel 1917 prometteva, non di sopprimere, ma di estinguere appunto nella funzione di strumento di supremazia di una classe sull'altra.
Un gioco di prestigio chiamato democrazia ha poi scongiurato una catena di rivoluzioni nel mondo, dopo quell'ottobre, e ci ha relegato ad una grigia esistenza avvolta nelle speranze vane di un domani migliore a suon di elezioni fasulle.

[..]

Questo il nodo focale della questione, la centralità dello stato visto come organo che regola gli interessi della collettività.

Grazie alla Rivoluzione d’ottobre erano infatti cambiati tutti i parametri nel mondo dei rapporti di forza tra maggioranza (classi subalterne-popolo) e minoranza (classi dominanti-borghesia). Ed grazie alla rivoluzione d’ottobre abbiamo mutuato concetti come l’istruzione pubblica come diritto per tutti, sanità pubblica come assistenza dovuta per tutti, l’edilizia popolare come diritto alla casa, servizi pubblici garantiti, ed un codice dei diritti dei lavoratori per tutelarli dallo sfruttamento bieco.

Queste conquiste le stiamo perdendo tutte, perché i ruoli centrali in un paese che non ha avuto nessuna rivoluzione sono sempre rimasti in mano sempre a quella minoranza, che ha prima concesso diritti per paura, poi, dopo aver demonizzato questa idea di società, attendendo che tramontasse lo spauracchio dell’URSS, si è ripresa tutto con gli interessi ed è tornata a chiamare libertà la libertà di affamare il popolo ed arricchirsi sulle sue spalle.

[..]

La classe dominante ha occupato i vertici di tutto, produce beni e servizi, e li vende al popolo. Poi lo tassa, perché una volta acquistati nemmeno sono suoi di diritto. Gli permette di avere solo la proiezione di un possesso inutile di beni e servizi, che chiama libertà di scelta, e poi gli nega la più centrale e minimale, quella di dover rincorrere tutta la vita per una stabilità e soprattutto l’ispirazione di scegliere come vivere. La classe dominante ha occupato oggi i ruoli della politica, nel governo e nell’opposizione, dividendosi tra destra e sinistra (borghese) in teatrini che si alternano, poi i sindacati sono diventati strumento di controllo, e piano piano tutto si è omologato.

Il mondo piatto disegnato nei nostri film e libri sull’Unione Sovietica, è l’inganno nel quale ci hanno reso “liberi” di essere schiavi consumatori ed elettori di questo “progresso”.
Oggi è la ricorrenza di chi un giorno, il 25 ottobre in Russia, il 7 novembre da noi (calendari diversi), si è svegliato con tutt'altri presupposti per il futuro. Ed oggi, siamo tornati indietro ovunque.

100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre.



Ho tagliato alcune parti per abbreviare, il post intero è all'url seguente.
https://www.facebook.com/lennybottaiatleta/
08/11/2017 18:11
 
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Comunque romani del forum, mi consigliate qualche ristorante/pub/locale a Roma dove un poveraccio come me può mangiare e bere?
Uno dei miei compagni di corso mi ha consigliato Meo Pinelli [SM=x3430205]
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Re:
Mein Teil, 08/11/2017 18.11:

Comunque romani del forum, mi consigliate qualche ristorante/pub/locale a Roma dove un poveraccio come me può mangiare e bere?
Uno dei miei compagni di corso mi ha consigliato Meo Pinelli [SM=x3430205]




Boh, dipende ndo stai.
Sabato sera scorso sono andato al Riccio di Mare, dietro al Forte Prenestino, e lì fanno un menu pizza a 7 euro, carne mi pare 12 e mare a 16.
Preso menu pizza: un supplì, una crocchetta, una bruschetta al pomodoro, pizza e due birre. Cibo onesto, spesa totale: 9 euro.
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08/11/2017 19:06
 
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TheRealm, 08/11/2017 16.41:

Riporto il pensiero di Lenny Bottai che ha espresso su facebook, nel quale mi trovo in gran parte d'accordo.

Lenny Bottai, 07/11/2017 9:12 :

[..]

Con la rivoluzione d’ottobre l’uomo ha imparato che la borghesia è una minoranza, e come tale, in quanto tale, non ha nessun diritto di esercitare supremazia economica e culturale sulla maggioranza, ovvero le classi subalterne, il popolo.

Il nodo centrale era e rimane la proprietà. Proprietà del tempo altrui trasformato in lavoro, che sarebbe una forma di scambio tra l’individuo e la comunità e non una schiavitù alienante che annulla quotidianamente ogni ispirazione ed esistenza; e poi la proprietà dei diritti, quindi dei beni e servizi primari per vivere (casa,sanità, istruzione e servizi...) che non sono mercato, ma i doveri che la comunità ha di ritorno verso l’individuo, e deve quindi ad esso garantire costantemente.

Questi elementi non possono essere messi nelle mani di privati che li utilizzano per mero profitto, e non per il progresso sociale ed economico della comunità stessa, e debbono pertanto rimanere pubblici - di tutti e di nessuno allo stesso tempo - in mano quindi ad uno stato che li gestisce per conto della collettività, la quale proprio per questo, per tutelarsi, si è organizzata come comunità.

Se poi il problema è che lo stato è visto come qualcosa di distante dal popolo, allora significa che ancora una volta la borghesia, la classe dominante, ha occupato lo stato che proprio quella rivoluzione nel 1917 prometteva, non di sopprimere, ma di estinguere appunto nella funzione di strumento di supremazia di una classe sull'altra.
Un gioco di prestigio chiamato democrazia ha poi scongiurato una catena di rivoluzioni nel mondo, dopo quell'ottobre, e ci ha relegato ad una grigia esistenza avvolta nelle speranze vane di un domani migliore a suon di elezioni fasulle.

[..]

Questo il nodo focale della questione, la centralità dello stato visto come organo che regola gli interessi della collettività.

Grazie alla Rivoluzione d’ottobre erano infatti cambiati tutti i parametri nel mondo dei rapporti di forza tra maggioranza (classi subalterne-popolo) e minoranza (classi dominanti-borghesia). Ed grazie alla rivoluzione d’ottobre abbiamo mutuato concetti come l’istruzione pubblica come diritto per tutti, sanità pubblica come assistenza dovuta per tutti, l’edilizia popolare come diritto alla casa, servizi pubblici garantiti, ed un codice dei diritti dei lavoratori per tutelarli dallo sfruttamento bieco.

Queste conquiste le stiamo perdendo tutte, perché i ruoli centrali in un paese che non ha avuto nessuna rivoluzione sono sempre rimasti in mano sempre a quella minoranza, che ha prima concesso diritti per paura, poi, dopo aver demonizzato questa idea di società, attendendo che tramontasse lo spauracchio dell’URSS, si è ripresa tutto con gli interessi ed è tornata a chiamare libertà la libertà di affamare il popolo ed arricchirsi sulle sue spalle.

[..]

La classe dominante ha occupato i vertici di tutto, produce beni e servizi, e li vende al popolo. Poi lo tassa, perché una volta acquistati nemmeno sono suoi di diritto. Gli permette di avere solo la proiezione di un possesso inutile di beni e servizi, che chiama libertà di scelta, e poi gli nega la più centrale e minimale, quella di dover rincorrere tutta la vita per una stabilità e soprattutto l’ispirazione di scegliere come vivere. La classe dominante ha occupato oggi i ruoli della politica, nel governo e nell’opposizione, dividendosi tra destra e sinistra (borghese) in teatrini che si alternano, poi i sindacati sono diventati strumento di controllo, e piano piano tutto si è omologato.

Il mondo piatto disegnato nei nostri film e libri sull’Unione Sovietica, è l’inganno nel quale ci hanno reso “liberi” di essere schiavi consumatori ed elettori di questo “progresso”.
Oggi è la ricorrenza di chi un giorno, il 25 ottobre in Russia, il 7 novembre da noi (calendari diversi), si è svegliato con tutt'altri presupposti per il futuro. Ed oggi, siamo tornati indietro ovunque.

100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre.



Ho tagliato alcune parti per abbreviare, il post intero è all'url seguente.
https://www.facebook.com/lennybottaiatleta/



Sante parole.
08/11/2017 19:32
 
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Re: Re:
TheRealm, 08/11/2017 18.53:




Boh, dipende ndo stai.
Sabato sera scorso sono andato al Riccio di Mare, dietro al Forte Prenestino, e lì fanno un menu pizza a 7 euro, carne mi pare 12 e mare a 16.
Preso menu pizza: un supplì, una crocchetta, una bruschetta al pomodoro, pizza e due birre. Cibo onesto, spesa totale: 9 euro.




Via Carlo Fadda, traversina della Togliatti a un 7-800 metri dalla Tuscolana.
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Re:
Mein Teil, 08/11/2017 18.11:

Comunque romani del forum, mi consigliate qualche ristorante/pub/locale a Roma dove un poveraccio come me può mangiare e bere?
Uno dei miei compagni di corso mi ha consigliato Meo Pinelli [SM=x3430205]




Se stai in zona centocelle ti consiglio Bonelli a torpignattara, 20 euro di budget mangi molto e molto bene.
Altirmenti se vuoi mangiare budget vai alla trattoria del forte prenestino, non sto scherzando è roba seria a prezzi bassi.
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Re: Re: Re: Re: Re:
Zittino Bob, 07/11/2017 19.07:



Secondo te, c'era la possibilità di estendere la portata della Rivoluzione anche al di fuori dai territori dell'ex Impero russo? Dovevano tentare di sostenere più attivamente la Luxemburg in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, facendo un azzardo, non avendo ancora stabilizzato la situazione interna?




Rispondo oggi che ho un pö di tempo a questo quesito. Tuttavia vale come opinione perché la composizione sociale di quegli anni in europa orientale mi é chiara solo in parte e anche la storia é per certi versi molto ideologica...considera che negli anni 20, probabilmente sarei stato "luxembugiano" e non certo "leninista"

La mia risposta é no, per il semplice motivo che in Germania, la SPD (che ancora oggi esiste) il partito socialdemocratico allora era fortissimo. Lenin ha approfittato politicamente di una contingenza storica particolare.

Oggi che il novecento é finito, che la lotta di classe novecentesta é tramontata, possiamo forse cercare le analogie tra le rivoluzioni di Lenin, Mao e Fidel (attenzione parlo al momento della rivoluzione, ossia del momento in cui si depone il potere costituito e si pongono le premesse di un nuovo assetto socio-politico-istituzionale). In questi casi vincenti, io noto che manca in quei contesti storici un partito socialdemocratico forte, ossia un partito capace di stare nel gioco del potere, di istituzionalizzarsi attraverso sindacati e circoli.

La storia, a me sembra, ci dica che la socialdemorazia sia sempre stata il grande partito antirivoluzionario e tuttosommato conservatore. Di fatto lo schema politico della socialdemorazia ha sempre lavorato a rompere la classe operaia. Il referente é sempre stato l´operaio qualificato sindacalizzato da preservare da un lato contro la borghesia, dall´altro contro l´operaio non qualificato (Negri direbbe operaio sociale). Quest´ultimo é un soggetto rabbioso, rude, difficilmente governabile...per questo le socialdemocrazie hanno sempre preferito allearsi con la borghesia, abbandonando l´operaio o il soggetto brutto, sporco e cattivo che é finito poi preda dalla narrazione fascista.

Lenin, Mao e Fidel approfittando di un vuoto son riusciti tenere la classe operaia unita e orientarla in un percorso rivoluzionario.

Nel momento in cui un partito socialdemocritico si stabilisce, la rivoluzione non ha possibilitä. Del resto, anche se guardiamo la storia dell´Italia, ossia del paese occidentale dove il decennio 68-77 é stato piü che una rivolta culturale-studentesca ma ha richiesto la sospensione dello stato "democratico" per mantenere l´ordine. Le avanguardie erano forti ma il grosso della classe operaia non si mosse, restando fedele alla linea del PCI ( l´eurocomunismo é stato una socialdemocrazia...forse la piü infame).

Per questo da un lato, dobbiamo (almeno chi come me si augura l´emancipazione dall´ordine sociale capitalista) essere per certi versi contenti del fatto che la socialdemocrazia sta scomparendo. Ormai forza borghese, non ha piü referenza nelle classi subalterne e proletarie che abitano le metropoli...e ahime ormai conscio che la prossima lotta di classe, la vivrö marginalmente, non posso augurarmi la reincarnazione del genio politico di un Lenin, con buona pace per il mio appoggio filosofico alla "creativitä delle masse".

Certo, poi bisognerä essere piü bravi del novecento. Il comunismo non cade, per me, per l´assenza della libertä (borghesi) e dei diritti umani (ma fatemi il piacere) ma per un´incapacitä di pensare l´istituzione post "lotta di classe"...insomma sciogliere la macchina militare rivoluzionaria in una macchina politica (che non significa affatto fare le elezioni a la stato borghese---arifatemi il piacere).
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