Art 18 ,Sindacato,Fornero,ecc ecc

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mickfoley82
00mercoledì 21 dicembre 2011 18:56
Art 18 è un diritto!ma quanti sono i lavoratori precari che non possono usufruirne?.Come si fa ad estendere pure a loro parte dei diritti?.....Ecco qualcuno lo deve spiegare bene..senza demagogia,senza ideologia.....e allora si puo' parlare.Non mi si venga a dire che poter licenziare liberamente chiunque sia la soluzione,perche se no nn ci siamo,li non si sconfigge la precarieta',la si legalizza....Io sn sicuro che per la nostra generazione la scelta giusta è la flessibilita'(che nn vuol dire precarieta' perforza,ma poter cambiare molti lavori,avendo sempre garantito un salario sociale),il postofisso è insostenibile a livello psicologico secondo me.
Come valutate la sparata del Ministro con rispettiva strumentalizzazione di tutti....come valutate la posizione di un sindacato sempre piu' al di fuori della realta'.
@Chaos@
00mercoledì 21 dicembre 2011 19:03
l'art 18 e' un articolo vecchio, che copre meno del 30% dei lavoratori italiani di cui la meta' nel servizio pubblico, i quali pero' gia' hanno a che fare con esternalizzazioni, demansionamenti e di conseguenza cassa integrazione, mobilita' etc. etc.
L'art 18 non andrebbe toccato perche' e' il caso di inserire nuove tutele per i lavoratori prima di toglierne le rimanenti e' in ogni caso il momento di iniziare a pensare a tutele nuove per i precari che rappresentano oramai piu' del 80% delle nuove assunzioni.
AlexMahone88
00mercoledì 21 dicembre 2011 19:11
Io non capisco come rendere più facile il licenziamento possa "aiutare" un paese in crisi
Dead Man Drinking
00mercoledì 21 dicembre 2011 19:53
Re:
AlexMahone88, 21/12/2011 19.11:

Io non capisco come rendere più facile il licenziamento possa "aiutare" un paese in crisi




comunista! licenzi un cinquantenne, questo dalla disperazione s'ammazza, ed ecco un nuovo posto di lavoro. [SM=x2655230]
nanzi
00mercoledì 21 dicembre 2011 19:56
Dovremo decidersi a difendere il lavoratore invece del posto di lavoro.
Dammi degli ammortizzatori sociali seri estesi a tutti e ne faccio anche a meno dell'articolo 18.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 00:54
megaforum.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=...

[SM=x2655230]

Detto questo, ogni paese serio per uscire da situazioni economiche atroci ha regolarizzato i rapporti di lavoro, ha cioè cercato di stabilizzarli e dare un reddito stabile ai domandatori.

E' inutile proporre di fare a tutti contratti a tempo indeterminato ma rendere più facili i licenziamenti, perché sarebbero tutti contratti a tempo determinato, solo che non sai quanto tempo.
nanzi
00giovedì 22 dicembre 2011 01:09
Re:
AtomBomb, 22/12/2011 00.54:

http://megaforum.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10047003

[SM=x2655230]

Detto questo, ogni paese serio per uscire da situazioni economiche atroci ha regolarizzato i rapporti di lavoro, ha cioè cercato di stabilizzarli e dare un reddito stabile ai domandatori.

E' inutile proporre di fare a tutti contratti a tempo indeterminato ma rendere più facili i licenziamenti, perché sarebbero tutti contratti a tempo determinato, solo che non sai quanto tempo.




Ma io non credo che uno licenzi per il gusto di farlo, almeno non la maggior parte.
Per i lavoratori lasciati a casa dovrebbe esserci un reddito fisso fino al pensionamento, pagato in buona parte (70%) dall'azienda che licenzia, tale da permetter di vivere dignitosamente.
Lo Stato dovrebbe poi prendere queste persone e "aggiornarle" in modo che possano cercare nuovi lavori, perchè mi rifiuto di credere che un cinquantenne non possa imparare un nuovo mestiere.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 01:32
Re: Re:
nanzi, 12/22/2011 1:09 AM:




Ma io non credo che uno licenzi per il gusto di farlo, almeno non la maggior parte.
Per i lavoratori lasciati a casa dovrebbe esserci un reddito fisso fino al pensionamento, pagato in buona parte (70%) dall'azienda che licenzia, tale da permetter di vivere dignitosamente.
Lo Stato dovrebbe poi prendere queste persone e "aggiornarle" in modo che possano cercare nuovi lavori, perchè mi rifiuto di credere che un cinquantenne non possa imparare un nuovo mestiere.



Le aziende coi contratti a tempo determinato e altre amenità ci vanno a nozze, creano un disagio sociale che fa comodo solo a loro, ovvio che poi dovrebbero essere loro a pagare i costi di questa macelleria sociale.
nanzi
00giovedì 22 dicembre 2011 01:37
Re: Re: Re:
AtomBomb, 22/12/2011 01.32:



Le aziende coi contratti a tempo determinato e altre amenità ci vanno a nozze, creano un disagio sociale che fa comodo solo a loro, ovvio che poi dovrebbero essere loro a pagare i costi di questa macelleria sociale.



Io parlavo di indeterminati.
Per i determinati la situazione è semplice: basta renderli sconvenienti alle aziende, in modo che li usino solo quando ne hanno reale bisogno.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 01:57
Re: Re: Re: Re:
nanzi, 12/22/2011 1:37 AM:



Io parlavo di indeterminati.
Per i determinati la situazione è semplice: basta renderli sconvenienti alle aziende, in modo che li usino solo quando ne hanno reale bisogno.



Il problema è che se rendi più facili i licenziamenti per gli indeterminati, anche quelli di fatto sarenno determinati.

In ogni caso deve essere l'azienda a farsi carico dei costi, o tramite tasse o tramite buonuscite.

Salvo alcune eccezioni, come per esempio una crisi, una perdita di vendite, ecc.

Fondamentalmente, per licenziare ci deve essere un motivo più che valido, perché è vero che l'imprenditore tutela il proprio interesse, ma lo Stato deve tutelare il più debole, e per un lavoratore venire licenziato, soprattutto dopo una certa età, vuol dire finire sul lastrico.

Anzi, adesso, sta girando un'idea pericolosissima, quella della curva, a U rovesciata delle retribuzioni.

Praticamente inizi a lavorare e prendi poco, man mano rendi di più e prendi di più, fino al tuo picco, poi per vari motivi, anche fisici, rendi un po' di meno, e allora devi prendere di meno.

Peccato che così una persona andrebbe in pensione con una miseria, e, vedendo la nostra società, mentre quella curva cala il lavoratore di mezz'età sta ancora mantenendo una famiglia.

Il linea teorica ha la sua correttezza, in linea pratica è un abominio.

Anche la formazione, dopo una certa età deve essere un semplice aggiornamento, a uno che ha 50 anni, ed ha sempre fatto l'elettricista, non gli puoi dire "adesso impari a fare l'idraulico", perché ci vuole tempo, per accumulare l'esperienza richiesta dalle aziende, e tempo per apprendere, e intanto che apprende e fa esperienza lavorando, prendendo poco visto che è un apprendista, questo come vive?

Un altro paio di maniche, e più fattibile, è invece un aggiornamento delle competenze, io perdo il lavoro, ho un ammortizzatore sociale serio pagato dall'azienda che mi permette di non lavorare, allora faccio un corso serio e mi aggiorno.
rogerio guerrero
00giovedì 22 dicembre 2011 11:36
A mio modo di vedere, é proprio il rapporto uomo-lavoro che deve essere nuovamente definito.

Il lavoro é stato per tanto, troppo tempo lo strumento di distribuzione della ricchezza sociale e il mezzo per il riconoscimento etico-sociale politico. L´art. 18 é una conseguenza di questa impostazione teorica...in un mondo in cui il lavoro é cio che da forma all´essere umano, questo deve essere difeso dal diritto...detto altrimenti "poiché senza il lavoro siamo nulla, dobbiamo proteggerlo al massimo livello". L´ert. 18 é stato pertanto il punto piü alto (dal punto di vista dei diritti) di una determinata forma produttiva, storicamente definita quale fordismo.

Ora lo sviluppo delle macchine e di nuove forme comunicative e sociali ha messo in crisi questo paradigma. Posto fisso, 40 ore settimanali sono ormai elementi arcaici. Inutile girarci intorno e riformare- e´come quando inizi a portare l´auto al meccanico. Dobbiamo creare nuove forme di distribuzione del redditto e del lavoro. Un compito che non puö essere lasciato nelle "mani" del mercato ma deve essere fondamentalmente politico.

Quando la Camusso diceva agli studenti "che la CGIL non poteva scioperare con gli studenti, perché non erano lavoratori" si dimostrava un dinosauro, non aveva compreso o fa finta di non comprendere che non esiste piü alcun "lavoratore" o "studente puro". Oguno é sempre inserito in un processo sia produttivo che conoscitivo, la differenza é sfumata. Di conseguenza i sindacati devono allargare le forme di diritto e di garanzia ai soggetti ibridi, che sono la maggiorparte.

Non ha senso salvare posti (del tipo ne vogliono tagliare 10, contrattando ne salviamo 5 e gli altri se lo pigliano....) bisogna darsi da fare perché X possa lavorare 30 ore e in altre 10 possa fare un corso di lingua, cucina, economia, etc.)

Riduzione del tempo di lavoro e aumento dei diritti. La paga é relativa.
Mizar the game
00giovedì 22 dicembre 2011 12:10
Re:
AlexMahone88, 21/12/2011 19.11:

Io non capisco come rendere più facile il licenziamento possa "aiutare" un paese in crisi




perchè ci sono anche quelle persone che appena entrano nel contratto a tempo IND. ne approfittano.... e poi licenziarli è un casino...



ho alcuni miei conoscenti che appena sono andati a t ind hanno iniziato a fare Mutua a go go...A sbattersene e cercare di fare il meno possibile...


perchè se un'azienda in crisi magari puo licenziare esempio 10 dipendenti su 40 magari riesce a tenere aperto e appena puo nel giro di qualche anno riprendersi ed assumere nuovamente invece di collassare e chiudere completamente...

devo andare avanti?

se uno fa il suo lavoro nn vedo perchè dovrebbe rischiare il posto...se invece l'azienda è in crisi cosa deve fare? collare del tutto perchè nn puo dimezzare la forza lavoro?


vai tranquillo che se ce un 50 che lavora sodo e un ventenne fancazzista un datore di lavoro di sicuro nn si mette a licenziare il 50 enne no?
nanzi
00giovedì 22 dicembre 2011 12:27
Atom secondo me non possima paragonare la situazione attuale: contratti di sei mesi rinnovati un paio di volte e poi a casa con quella che auspico io: contratti a tempo indeterminato ed in caso di licenziamento sussidio pagato dall'azienda.
Diventa sconveniente licenziare a questo punto: devi assumere un nuovo lavoratore, magari con zero esperienza, e mantenere il licenziato anche se non lavora più per te.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 13:23
rogerio guerrero, 12/22/2011 11:36 AM:

A mio modo di vedere, é proprio il rapporto uomo-lavoro che deve essere nuovamente definito.

Il lavoro é stato per tanto, troppo tempo lo strumento di distribuzione della ricchezza sociale e il mezzo per il riconoscimento etico-sociale politico. L´art. 18 é una conseguenza di questa impostazione teorica...in un mondo in cui il lavoro é cio che da forma all´essere umano, questo deve essere difeso dal diritto...detto altrimenti "poiché senza il lavoro siamo nulla, dobbiamo proteggerlo al massimo livello". L´ert. 18 é stato pertanto il punto piü alto (dal punto di vista dei diritti) di una determinata forma produttiva, storicamente definita quale fordismo.

Ora lo sviluppo delle macchine e di nuove forme comunicative e sociali ha messo in crisi questo paradigma. Posto fisso, 40 ore settimanali sono ormai elementi arcaici. Inutile girarci intorno e riformare- e´come quando inizi a portare l´auto al meccanico. Dobbiamo creare nuove forme di distribuzione del redditto e del lavoro. Un compito che non puö essere lasciato nelle "mani" del mercato ma deve essere fondamentalmente politico.

Quando la Camusso diceva agli studenti "che la CGIL non poteva scioperare con gli studenti, perché non erano lavoratori" si dimostrava un dinosauro, non aveva compreso o fa finta di non comprendere che non esiste piü alcun "lavoratore" o "studente puro". Oguno é sempre inserito in un processo sia produttivo che conoscitivo, la differenza é sfumata. Di conseguenza i sindacati devono allargare le forme di diritto e di garanzia ai soggetti ibridi, che sono la maggiorparte.

Non ha senso salvare posti (del tipo ne vogliono tagliare 10, contrattando ne salviamo 5 e gli altri se lo pigliano....) bisogna darsi da fare perché X possa lavorare 30 ore e in altre 10 possa fare un corso di lingua, cucina, economia, etc.)

Riduzione del tempo di lavoro e aumento dei diritti. La paga é relativa.


Con le teste che ci sono in Italia... [SM=x2584199]

Mizar the game, 12/22/2011 12:10 PM:




perchè ci sono anche quelle persone che appena entrano nel contratto a tempo IND. ne approfittano.... e poi licenziarli è un casino...



ho alcuni miei conoscenti che appena sono andati a t ind hanno iniziato a fare Mutua a go go...A sbattersene e cercare di fare il meno possibile...


perchè se un'azienda in crisi magari puo licenziare esempio 10 dipendenti su 40 magari riesce a tenere aperto e appena puo nel giro di qualche anno riprendersi ed assumere nuovamente invece di collassare e chiudere completamente...

devo andare avanti?

se uno fa il suo lavoro nn vedo perchè dovrebbe rischiare il posto...se invece l'azienda è in crisi cosa deve fare? collare del tutto perchè nn puo dimezzare la forza lavoro?


vai tranquillo che se ce un 50 che lavora sodo e un ventenne fancazzista un datore di lavoro di sicuro nn si mette a licenziare il 50 enne no?


E per dei casi isolati ci deve andare di mezzo un'intera nazione?

Oltretutto, è dimostrato dai fatti che le aziende che fanno successo non sono quelle che licenziano, ma sono quelle che assumono personale valido e fanno ricerca.

I paesi con le economie forti hanno più tutele di noi per i lavoratori, eppure vanno come treni lo stesso, perché le loro aziende sono all'avanguardia.

Quante aziende italiane fanno ricerca?

Pochissime, altrimenti migliaia di aziende non avrebbero chiuso.

Questo perché le PMI italiane sono sempre sopravvissute come indotto o di qualche grande azienda, tipo la FIAT, o di qualche settore, tipo l'edilizia, senza mai fare ricerca, senza mai cercare di elevarsi un attimino, magari facendo prodotti vendibili oltre l'indotto ormai costituito; ovvio che quando questi "fornitori" dell'indotto sono venuti a mancare, le PMI sono crollate come un castello di carte.

Questo perché fare ricerca costa soldi e richiede tempo, ovvero richiede un investimento da parte dell'imprenditore, cioè fare quello che è per definizione il mestiere di un capitalista, investire i propri soldi, ma storicamente gli imprenditori italiani hanno sempre cercato di vivere il più possibile sulle spalle della comunità, chiedendo aiuti, prestiti, fondi, sgravi, privatizzando i profitti ma socializzando le perdite.

Le aziende in Italia vanno male non perché i lavoratori sono dei pirati, ma perché la classe imprenditoriale è mediocre.

nanzi, 12/22/2011 12:27 PM:

Atom secondo me non possima paragonare la situazione attuale: contratti di sei mesi rinnovati un paio di volte e poi a casa con quella che auspico io: contratti a tempo indeterminato ed in caso di licenziamento sussidio pagato dall'azienda.
Diventa sconveniente licenziare a questo punto: devi assumere un nuovo lavoratore, magari con zero esperienza, e mantenere il licenziato anche se non lavora più per te.


Beh, però l'ho scritto, sono le aziende a doversi sobbarcare i costi del disagio sociale che creano.
@Chaos@
00giovedì 22 dicembre 2011 13:26
Re:
nanzi, 22/12/2011 12.27:

Atom secondo me non possima paragonare la situazione attuale: contratti di sei mesi rinnovati un paio di volte e poi a casa con quella che auspico io: contratti a tempo indeterminato ed in caso di licenziamento sussidio pagato dall'azienda.
Diventa sconveniente licenziare a questo punto: devi assumere un nuovo lavoratore, magari con zero esperienza, e mantenere il licenziato anche se non lavora più per te.




si ok il licenziato in italia lo mantiene lo stato non diciamo cazzate, non e' mai stato un peso per l'azienda, non lo sara' mai.
la cassa integrazione, la mobilita', anche il sussidio di disoccupazione e' a carico dello stato con linea di fondi proveniente dalle tasse pagate dai lavoratori, non scherziamo per cortesia.
nanzi
00giovedì 22 dicembre 2011 13:28
Re: Re:
@Chaos@, 22/12/2011 13.26:




si ok il licenziato in italia lo mantiene lo stato non diciamo cazzate, non e' mai stato un peso per l'azienda, non lo sara' mai.
la cassa integrazione, la mobilita', anche il sussidio di disoccupazione e' a carico dello stato con linea di fondi proveniente dalle tasse pagate dai lavoratori, non scherziamo per cortesia.




Non parlavo di quello che è, parlavo di come dovrebbe essere secondo me.
mickfoley82
00giovedì 22 dicembre 2011 19:29
Datemi un parere su questa cosa.
Abolire i centri interinali adecco ecc...abolire pure l'ufficio di collocamento che cosi com'è oggi nn serve.
Questo perche?Perche ci sono ditte che hanno approffitato della precarizzazione ,godendo delle prestazioni del lavoratore per tot tempo e poi non contribuire al costo sociale.....Ci sono anche ditte piccole ,che molte volte assumerebbero qualcuno,ma non conviene perche son piu i costi di quello che è....allora dico Io....ma costruire UN UFFICIO DEL LAVORO PUBBLICO,dove chi si iscrive è reclutato nell'ambito lavorativo....
Il costo del lavoratore viene diviso per 3 dalla ditta che libera il lavoratore,dalla ditta che lo vuole assumere per qualche mese,dall'Ufficio del Lavoro Pubblico....In sostanza io ditta se voglio mandarevia un dipendente anche determinato per 2 mesi/3mesi contribuisco al pagamento di un terzo dello stipendio sociale ,il terzo spetta allo stato...l'altro terzo alla ditta che assume il lavoratore....Scaduti i tre mesi di pagamento del costo sociale,la ditta nuova decide se mantenerlo o se rimettere libero il lavoratore ,che a sua volta percepirebbe una parte di stipendio dalla ditta che lo libera.
In questo modo le ditte non devono sobbarcarsi l'intero costo del lavoratore,possono assumere di piu e le ditte che lasciano a casa devono pagare almeno un terzo dello stipendio per 3 mesi a seguire.
@Chaos@
00giovedì 22 dicembre 2011 19:32
Re:
mickfoley82, 22/12/2011 19.29:

Datemi un parere su questa cosa.
Abolire i centri interinali adecco ecc...abolire pure l'ufficio di collocamento che cosi com'è oggi nn serve.
Questo perche?Perche ci sono ditte che hanno approffitato della precarizzazione ,godendo delle prestazioni del lavoratore per tot tempo e poi non contribuire al costo sociale.....Ci sono anche ditte piccole ,che molte volte assumerebbero qualcuno,ma non conviene perche son piu i costi di quello che è....allora dico Io....ma costruire UN UFFICIO DEL LAVORO PUBBLICO,dove chi si iscrive è reclutato nell'ambito lavorativo....
Il costo del lavoratore viene diviso per 3 dalla ditta che libera il lavoratore,dalla ditta che lo vuole assumere per qualche mese,dall'Ufficio del Lavoro Pubblico....In sostanza io ditta se voglio mandarevia un dipendente anche determinato per 2 mesi/3mesi contribuisco al pagamento di un terzo dello stipendio sociale ,il terzo spetta allo stato...l'altro terzo alla ditta che assume il lavoratore....Scaduti i tre mesi di pagamento del costo sociale,la ditta nuova decide se mantenerlo o se rimettere libero il lavoratore ,che a sua volta percepirebbe una parte di stipendio dalla ditta che lo libera.
In questo modo le ditte non devono sobbarcarsi l'intero costo del lavoratore,possono assumere di piu e le ditte che lasciano a casa devono pagare almeno un terzo dello stipendio per 3 mesi a seguire.




i centri per l'impiego vanno riformati, non si possono abolire, al momento e' l'unico controllo che ha lo stato sul mercato del lavoro.
Per quanto mi riguarda o si cambia completamente mentalita' sul lavoro, come dice giustamente rogerio, oppure non andiamo da nessuna parte, fino a che analizziamo il lavoro come costo e fonte di reddito, il lavoro restera' legato a forme diverse di schiavitu' concordata, se sganciamo il reddito dal lavoro allora possiamo iniziare a parlare di produzione (e anche di profitti) al di fuori dello sfruttamento.
mickfoley82
00giovedì 22 dicembre 2011 19:53
Re: Re:
@Chaos@, 22/12/2011 19.32:




i centri per l'impiego vanno riformati, non si possono abolire, al momento e' l'unico controllo che ha lo stato sul mercato del lavoro.
Per quanto mi riguarda o si cambia completamente mentalita' sul lavoro, come dice giustamente rogerio, oppure non andiamo da nessuna parte, fino a che analizziamo il lavoro come costo e fonte di reddito, il lavoro restera' legato a forme diverse di schiavitu' concordata, se sganciamo il reddito dal lavoro allora possiamo iniziare a parlare di produzione (e anche di profitti) al di fuori dello sfruttamento.




Si ma bisogna pensare sia a dopodomani,ma anche a domani.....Non è che sopprimo,ma modifico do piu poteri pubblici agli Uffici di lavoro...e divido per 3 il costo sociale del lavoratore dimesso .Tu licenzi,o nn rinnovi ...contribuisci al costo sociale del lavoratore per un terzo se il lavoratore trova subito un altro collocamento(1/3 paga la ditta che assume,1/3 lo stato come ufficio del lavoro,1/3 la ditta che non ha rinnovato),o per meta' se è in attesa di collocamento...questo per i 3 mesi successivi dalla fine del contratto o del non rinnovo.
In questo modo la ditta contribuisce almeno nei primi mesi al costo sociale ela ditta interessata al lavoratore per i primi 3 mesi paga solo 1/3 dello stipendio...per poi decidere.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 20:02
Re: Re: Re:
mickfoley82, 12/22/2011 7:53 PM:




Si ma bisogna pensare sia a dopodomani,ma anche a domani.....Non è che sopprimo,ma modifico do piu poteri pubblici agli Uffici di lavoro...e divido per 3 il costo sociale del lavoratore dimesso .Tu licenzi,o nn rinnovi ...contribuisci al costo sociale del lavoratore per un terzo se il lavoratore trova subito un altro collocamento(1/3 paga la ditta che assume,1/3 lo stato come ufficio del lavoro,1/3 la ditta che non ha rinnovato),o per meta' se è in attesa di collocamento...questo per i 3 mesi successivi dalla fine del contratto o del non rinnovo.
In questo modo la ditta contribuisce almeno nei primi mesi al costo sociale ela ditta interessata al lavoratore per i primi 3 mesi paga solo 1/3 dello stipendio...per poi decidere.


Da un punto di vista politico, non vedo perché la collettività debba pagare anche solo 1/3 dei costi connessi a licenziamenti e assunzioni.

Che se li paghino le aziende, visto che sono loro a trarne giovamento.


@Chaos@
00giovedì 22 dicembre 2011 20:04
Re: Re: Re:
mickfoley82, 22/12/2011 19.53:



In questo modo la ditta contribuisce almeno nei primi mesi al costo sociale ela ditta interessata al lavoratore per i primi 3 mesi paga solo 1/3 dello stipendio...per poi decidere.




cosi' i contratti non dureranno mai piu' di 3 mesi...
mickfoley82
00giovedì 22 dicembre 2011 20:27
Re: Re: Re: Re:
@Chaos@, 22/12/2011 20.04:




cosi' i contratti non dureranno mai piu' di 3 mesi...




Non ho specificato che il salario al lavoratore deve essere garantito...i tre mesi sn il tempo di "penale" per la ditta che licenzia onn rinnova e di "premio"per la ditta che assume...finiti quelli il salario sociale è cmq garantito ,chiaro che si puo' giocare su sgravi o sanzioni a seconda dei casi.

@Atom oggi gia è a carico della collettivita'il costo sociale,e lo sai meglio di me,cosi sarebbe solo per un 1/3 o per meta'....In questo modo anche per chi assume daresti uno sgravo fiscale e soprattutto le piccole imprese,piccolissime che assumerebbero ma nn assumono perche loro nonconviene.
AtomBomb
00giovedì 22 dicembre 2011 20:48
Re: Re: Re: Re: Re:
mickfoley82, 12/22/2011 8:27 PM:



@Atom oggi gia è a carico della collettivita'il costo sociale,e lo sai meglio di me,cosi sarebbe solo per un 1/3 o per meta'....In questo modo anche per chi assume daresti uno sgravo fiscale e soprattutto le piccole imprese,piccolissime che assumerebbero ma nn assumono perche loro nonconviene.


Lo so, ma l'obiettivo deve essere quello di farlo diventare completamente a carico delle aziende.

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