Re: Re: Re: Re:
nanzi, 12/22/2011 1:37 AM:
Io parlavo di indeterminati.
Per i determinati la situazione è semplice: basta renderli sconvenienti alle aziende, in modo che li usino solo quando ne hanno reale bisogno.
Il problema è che se rendi più facili i licenziamenti per gli indeterminati, anche quelli di fatto sarenno determinati.
In ogni caso deve essere l'azienda a farsi carico dei costi, o tramite tasse o tramite buonuscite.
Salvo alcune eccezioni, come per esempio una crisi, una perdita di vendite, ecc.
Fondamentalmente, per licenziare ci deve essere un motivo più che valido, perché è vero che l'imprenditore tutela il proprio interesse, ma lo Stato deve tutelare il più debole, e per un lavoratore venire licenziato, soprattutto dopo una certa età, vuol dire finire sul lastrico.
Anzi, adesso, sta girando un'idea pericolosissima, quella della curva, a U rovesciata delle retribuzioni.
Praticamente inizi a lavorare e prendi poco, man mano rendi di più e prendi di più, fino al tuo picco, poi per vari motivi, anche fisici, rendi un po' di meno, e allora devi prendere di meno.
Peccato che così una persona andrebbe in pensione con una miseria, e, vedendo la nostra società, mentre quella curva cala il lavoratore di mezz'età sta ancora mantenendo una famiglia.
Il linea teorica ha la sua correttezza, in linea pratica è un abominio.
Anche la formazione, dopo una certa età deve essere un semplice aggiornamento, a uno che ha 50 anni, ed ha sempre fatto l'elettricista, non gli puoi dire "adesso impari a fare l'idraulico", perché ci vuole tempo, per accumulare l'esperienza richiesta dalle aziende, e tempo per apprendere, e intanto che apprende e fa esperienza lavorando, prendendo poco visto che è un apprendista, questo come vive?
Un altro paio di maniche, e più fattibile, è invece un aggiornamento delle competenze, io perdo il lavoro, ho un ammortizzatore sociale serio pagato dall'azienda che mi permette di non lavorare, allora faccio un corso serio e mi aggiorno.