Re:
Alez_89, 26/11/2011 19.03:
Ciao ragazzi, è da tempo che non usavo il mio account di freeforum,mi ero iscritto ancora su TW, ora vedendo che il mio profilo è ancora attivo e leggendo spesso il vostro forum, vorrei unirmi come utente ;)
Comunque presentazione a parte vorrei fare una domanda: Cosa si intende per flessibilità nel mercato del lavoro, voglio dire, siamo arrivati in una situazione brutta situazione a livello lavorativo con molti "contratti atipici" che tolgono molti diritti ai lavoratori a discapito di un loro utilizzo "usa e getta" (passatemi il brutto termine), ed ancora si sente per i vari media parlare di amplificare questa flessibilità per far fronte alla cris. Il punto è questo, dove si vuole arrivare con questo metodo se ciò a portato in parte al fallimento dell'Italia?
La flessibilita' del mercato del lavoro e' un'espressione che pone in contrapposizione il nuovo modello di mercato con il modello tradizionale novecentesco.
Il sistema di produzione classico novecentesco in tutte le sue forme (fordismo, toyotismo etc.) era caratterizzato da una forma di occupazione che prevedeva un impiego orario in base a una retribuzione fissa, non a caso molte grandi battaglie dei lavoratori nel 900 si concentrarono sull'orario di lavoro (fino all'ultima famosa per le 35h settimanali).
Con le nuove tecnologie, con la messa a produzione dell'immateriale (come ad esempio le conoscenze), con l'aumento del numero di servizi sia in ambito pubblico che in ambito privato, si e' passati rapidamente (20-30 anni) almeno nei paesi ricchi dalla predominanza del settore secondario a quello del terziario, in particolare in europa e negli USA del terziario avanzato (IT, industria dell'intrattenimento, turismo etc).
Il cambiamento della tipologia di lavoro ha cambiato anche la societa' che e' diventata una societa' a 24/7 dove i tempi di lavoro e di vita si mischiano continuamente e mentre un tempo le ore di vita erano completamente distaccate dalle ore di lavoro (si parlava infatti di tempo di svago) oggi non solo il lavoro entra in casa ma anche tutta una serie di attitudini personali (skill, emozioni, background culturale) che un tempo erano della sola sfera privata oggi fanno parte del CV del nuovo lavorate.
In se questo cambiamento non e' per forza un male, la societa' si evoluta cambiando il proprio paradigma lavorativo, e il superamento del lavoro come unico obbiettivo e dovere della vita deve passare necessariamente per l'assunzione del fatto che noi siamo animali produttivi (e generiamo profitti) in qualsiasi secondo passiamo svegli e non solo quando siamo nelle ore lavorative.
Il problema fondamentale e' che a questo cambiamento cioe' alla flessibilizzazione dell'orario di lavoro non e' seguito in egual misura la capicita' del lavoro di essere agente del proprio destino, cioe' di essere capace di dettare quando e come gestire la propria flessibilita'.
Invece oggi abbiamo una flessibilita' indotta che si trasforma in quella che viene chiamata "precarieta'" cioe' appunto l'incapacita' del lavoratore di ottenre un equilibrio fra tempo di lavoro e tempo di vita, fra equo compenso e conoscenze spese, fra il mantenere i propri diritti e averne di nuovi.
E' importante pero' che sia chiaro che un obiettivo veramente importante per l'avanzamento e il superamento di questa crisi che e' sistemica e non cercare di riottenere la vecchia equazione lavoratore=contratto per tutta la vita ma invece quello di superare questo stato delle cose e cercare di avere una nuova equazione in l'uomo non sia piu' considerato tale solo se lavora.