Mentre gli Usa continuano a essere scossi dagli episodi violenti dei poliziotti sugli afroamericani, anche la Nfl cerca di inseguire il politically correct dopo avere peraltro, di fatto, "bandito" dal 2017 dal gioco dei touchdown Colin Kaepernick, il quarterback della protesta in ginocchio antirazzista.
Così, in una nota diffusa ieri, i Redskins, che in passato avevano difeso logo e nome, stavolta annunciano di esser pronti a cambiare. "Il processo di valutazione e discussione interna - spiega il team di Washington - consentirà alla squadra non solo di tenere conto della tradizione e della storia del marchio ma anche le indicazioni che arrivano dagli sponsor, dalla National Football Association e dalla comunità che rappresentiamo". Firmato, Daniel Snyder, il patron della squadra.
Il neo coach Ron Rivera ha aggiunto: "Starò vicino al presidente in questa fase, vogliamo continuare a onorare i nativi americani e i nostri soldati".
Negli ultimi giorni è aumentata la pressione sulla squadra da parte degli sponsor per cambiare il nome che alcuni ritengono offensivo, soprattutto adesso, sulla scia delle proteste contro il razzismo e della spinta per una maggiore inclusione e diversità anche formale.
E non finisce qui. La National Football League, dopo aver fatto autocritica sul caso Kaepernick, ha in programma di far eseguire, in versione dal vivo o registrata, il brano 'Lift Every Voice and Sing', noto come l'inno nazionale afro-americano, prima di ogni partita della prima settimana della stagione. Lo riferisce la Cnn.
Atti formali, ne manca uno, concreto: il ritorno in campo del quarterback antirazzista. Qualcuno chiamerà in squadra Colin Kaepernick?
i miei redskins
l'inno afroamericano
che popolo di idioti