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Le cazzate di Grillo e i grillini

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2018 17:18
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Parma, super consulenza da 93mila euro. Ma sindaco e giunta non lo sanno

Si tratta della progettazione di una bretella che il Movimento 5 stelle ha sempre contestato. Pizzarotti e i suoi, però, con una città sommersa dai debiti, scoprono dal sito internet del Comune di aver speso una cifra da capogiro per un'opera che non vogliono. "Avviata un'indagine interna"

Un atto dirigenziale in rotta di collisione con il programma del Movimento 5 Stelle, firmato da una delle figure ai vertici del Comune, senza che però assessori e sindaco – almeno questo è quello che loro dicono – ne fossero informati. È giallo a Parma sull’affidamento di una consulenza da 93mila euro per la progettazione preliminare del secondo stralcio funzionale della “Via Emilia bis”. Sul sito del Comune una determinazione dirigenziale affida l’incarico all’ingegnere Paolo Sorba, responsabile della società parmigiana Aierre Engineering, ma gli amministratori del Movimento dichiarano di non saperne nulla. Al punto che sulla questione hanno avviato un’indagine interna.

Il progetto della bretella viaria, da anni al centro del dibattito in città, era nato sotto la giunta di Elvio Ubaldi nel 2006 e proseguito poi con il sindaco Pietro Vignali. Il primo cittadino Federico Pizzarotti in campagna elettorale si era sempre detto contrario alla soluzione, ma sul portale del Comune proprio in questi giorni, tra i documenti online, ha fatto la sua comparsa un atto firmato che per il progetto dell’asse viario formalizza una consulenza da 93mila euro.

Una notizia che ha stupito gli stessi amministratori, che hanno appreso del fatto dalla stampa: “Nemmeno noi ne sapevamo niente – ha detto Pizzarotti – deve essere la prosecuzione di un progetto delle passate amministrazioni, per questo stiamo capendo come possa essere successo e perché sia andato avanti, visto che è contrario alle nostre intenzioni”.

La data dell’atto però è scritta nero su bianco: 18 ottobre 2012, e la firma è quella del dirigente del Servizio Strutture pubbliche Giampaolo Monteverdi. Come si spiega nel testo, il documento fa seguito agli accordi tra Anas, Comune e Provincia del 15 febbraio 2006 per “la realizzazione del nuovo asse viario Fidenza- confine con la provincia di Reggio Emilia, denominato Via Emilia bis”. Si cita poi la deliberazione del 13 luglio 2006 che esplicita l’indirizzo favorevole all’affidamento di incarico a un professionista esterno per la progettazione dei due stralci di competenza del Comune di Parma, con spesa fissata poi nel 2011, e infine una delibera di giunta del 2010. Tutto era già stabilito da atti del passato dunque, ma il via libera finale è arrivato proprio sotto il governo Cinque stelle, a nemmeno sei mesi dall’insediamento di Pizzarotti. E soprattutto, in netta contrarietà rispetto al programma della nuova amministrazione, che sta facendo di tutto per limitare le spese, visto lo stato disastroso delle casse comunali.

A gettare acqua sul fuoco è stato subito l’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi: “A seguito della notizia apparsa su alcuni organi di stampa, in qualità di assessore ai Lavori Pubblici smentisco categoricamente l’intenzione del Comune di dare seguito al progetto della via Emilia bis” ha dichiarato. L’assessore ha spiegato che un progetto preliminare era stato approvato durante l’amministrazione Ubaldi, precisamente il 12 ottobre 2006, e successivamente trasmesso all’Anas. Ma ciò non cambia il fatto che l’amministrazione non approvi l’atto, al punto che ha annunciato provvedimenti. “La notizia odierna fa riferimento ad una determina dirigenziale del 18/10/2012 attraverso la quale, così sembrerebbe, si formalizza al progettista l’incarico preliminare per la via Emilia Bis. La procedura – conclude Alinovi – oltreché essere irrituale, mi è completamente estranea, e pertanto sarà sottoposta ad un’indagine amministrativa interna”.
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02/11/2012 17:54
 
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L’OCCUPAZIONE DEL POTERE
CLAUDIO TITO, “LA REPUBBLICA”

Se ci si limitasse a interpretare l’ultima uscita di Beppe Grillo come una semplice provocazione, si sbaglierebbe di grosso. La candidatura di Antonio Di Pietro alla presidenza della Repubblica, non è una boutade improvvisata. Ma si sta rivelando come il primo passo di un preoccupante percorso politico. In Sicilia il Movimento Cinque Stelle ha ottenuto uno straordinario exploit elettorale. Ora l’ex comico — insieme al suo mentore Gianroberto Casaleggio — sta compiendo un vero e proprio salto di qualità nella comunicazione, negli obiettivi e nella qualità della sua azione. Non si limita più a denunciare e a colpire la “vecchia politica”. Non si tratta più solo di organizzare un movimento di protesta capace fino ad ora di cavalcare i sentimenti più viscerali dell’antipolitica. Adesso i suoi obiettivi sono esplicitamente “istituzionali”. O meglio gli incarichi istituzionali.

Indicare il leader dell’Italia dei Valori come il prossimo capo dello Stato equivale a trasformare le 5Stelle in qualcosa di diverso. In un Movimento che già pensa a come prendere il potere e a come occuparlo. Un percorso politico, appunto, che viene fatto a tappe. E una di queste è la sostanziale Opa che i grillini stanno approntando nei confronti dell’Idv. Un’offerta ostile per molti dei militanti e dirigenti dipietristi, ma del tutto amichevole per Di Pietro stesso. Una fusione tra il Movimento e il partito che descrive l’ulteriore segno della trasformazione di Beppe Grillo in qualcosa di diverso rispetto a quanto abbiamo visto in questi anni, dal Vaffa-day in poi. La contaminazione del Movimento con una struttura già presente alla Camera e al Senato, che ha avuto esperienze di governo e ora conta su sindaci disseminati sull’intero territorio nazionale, costituisce la prova di una modifica genetica dei grillini. Quindi, lanciare la corsa dell’ex pm verso il Quirinale — soprassedendo a tutti gli «errori commessi» — corrisponde alla implicita candidatura di Grillo alla presidenza del Consiglio.

È una mossa da leader politico. Forse la prima, in senso tecnico. Lui stesso, del resto, si è definito «capo politico» in un recente videomessagio. E anche in quel caso colpiva la novità della formula comunicativa: un modello “istituzionale” mai usato in precedenza. Testo scritto su un foglio, occhiali per leggere, posa tradizionale davanti ad una scrivania e sullo sfondo una libreria. Linguaggio “politichese” e un appello a cambiare registro: «Aiutateci». Uno schema che ricorda quello berlusconiano del 1994. Non solo. La definizione di «capo politico» ricalca quella che l’attuale legge elettorale — il Porcellum — da del candidato premier: i partiti «dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica».

Nasce così un vero e proprio ticket elettorale: Grillo-Di Pietro. Una sorta di “Cartello degli alternativi”. Una evoluzione di cui è bene che tutti prendano atto capendone i rischi e le derive. Si sta infatti materializzando un progetto che aizzando i più biechi istinti giacobinisti, sfrutta le debolezze di un Paese che vive una delle più pesanti crisi economiche della sua storia. Non è in discussione semplicemente un programma o la linea di un partito. Non sono in gioco le scelte di politica economica o sociale. L’aspetto che più allarma è quella somma di sfascio e antipolitica intrinseca al grillismo. L’idea di poter affrontare la recessione o la necessità di riammodernare l’Italia attraverso slogan e parole d’ordine sostanzialmente irrealizzabili.

Pensare di non pagare il debito pubblico o di uscire dall’euro equivale ad ingannare i cittadini o architettare la distruzione del Paese. Senza contare che il tutto è circondato da una certa opacità. Da meccanismi democratici a dir poco approssimativi e da un centro decisionale che solo a parole trasferisce ogni scelta alla “rete”. Anzi, sembra sempre più gestito e eterodiretto da soggetti che non rispondono a nessuno. Basti pensare a quel accade proprio su internet. Il dibattito sul blog dell’ex comico si svolge a colpi di diktat. Il confronto — come la possibilità dei militanti di andare in televisione — si svolge solo quando gradito. Altrimenti viene cancellato. Ed è quanto accaduto con la candidatura di Di Pietro e il rapporto con l’Idv: sul web se ne parla da una decina di giorni. Con una discussione condizionata dalla potenza di fuoco di cui gode Grillo. Che può contare su una decina di “influencer”, soggetti in grado di influenzare le opinioni dei blogger.

Gli esperti spiegano che al fianco del Movimento 5Stelle ci sono una decina di persone con il cosiddetto “Indice Klout” superiore a 75: ossia capaci di condizionare oltre 100 mila utenti internet. Dieci “influencer” vuol dire pilotare un milione di persone e determinare di fatto il clima della rete. A favore o a sfavore. Tutti aspetti, appunto, di cui ognuno deve prendere atto. Nella consapevolezza che la “svolta politica” di Grillo può colpire in primo luogo lo schieramento progressista. Ma soprattutto far scavalcare definitivamente al Paese il crinale che ci separa dall’antipolitica e dal marasma

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02/11/2012 17:59
 
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Cinque stelle, Salsi contrattacca: “Grillo vittima della cultura berlusconiana”

Tavolazzi rompe il silenzio: “Grillo stai sbagliando tutto”

Movimento Cinque stelle: sul web pro e contro il “grillismo”

“Beppe Grillo? Una delusione. Ha mostrato di essere vittima della cultura berlusconiana di questi anni. È stato veramente sgradevole. Un maschilista come altri. Dare una connotazione negativa ad una qualità delle donne è roba da Medioevo. Veramente degradante”. Dopo giorni di silenzio passati lontano dai microfoni e dalla rete, Federica Salsi ha deciso di replicare alle accuse arrivate dal leader, per la sua apparizione di martedì negli studi di Ballarò. L’ha fatto attraverso il sito Affaritaliani: “Anche Grillo ha il suo punto g, i giornali. Io vado avanti lo stesso”.

Ai toni severi di Grillo, Salsi replica con altrettanta durezza, senza nascondere lo sconforto. “Non ha contestato il merito di quello che ho detto. Ha contestato me in quanto persona. Mi dispiace che non ci sia la volontà di un confronto alla pari – ha ribattuto la Salsi – Non c’è la possibilità di un confronto alla pari quando l’altro pensa di essere dieci gradini sopra”

Nonostante la reprimenda del capo e gli attacchi ricevuti da più parti all’interno del Movimento, l’attivista non sembra voler tornare sui suoi passi, e motiva così la sua scelta di apparire sul piccolo schermo: “La gente conosce il Movimento principalmente attraverso il messaggio di Grillo che si esprime in modo colorito. Lui fa bene perché deve dare la sveglia. Ma noi abbiamo un ruolo nelle istituzioni e mi sembra importante farlo capire. Mi spiace che reagisca così. Siamo delle persone. Altre volte ha espresso apprezzamento per le mie presenze in tv. Vedo che adesso ha cambiato atteggiamento”.

Oltre allo scontro personale tra Federica Salsi e Beppe Grillo la rottura è anche politica. Alla consigliera comunale di Bologna, infatti, non è andato giù l’endorsement verso Antonio di Pietro: “Ma l’avete visto Report? Mi sento tradita. Ha sempre detto che non ci saremmo alleati con i partiti. Dopo il quadro che si è visto di Di Pietro, adesso lo propone come Presidente della Repubblica?”. Tanto da chiedersi: “Era contaminata l’acqua dello Stretto di Messina? Se farà qualcosa con Di Pietro valuterò cosa fare”.

E se nei giorni scorsi, Salsi era stata scaricata dai suoi colleghi in Comune, Massimo Bugani e Marco Piazza, oggi arriva le arriva la solidarietà di Raffella Pirini, eletta nella lista civica DestinAzione Forlì certificata da Grillo. “Federica ha fatto bene e ha detto cose giuste, poi saranno gli italiani a valutare”. L’attivista romagnola non va per il sottile. “Non ho nessun problema a dire in pubblico che la battuta di Grillo sul punto g è un’offesa di cattivo gusto – dice – Se aveva da risentire poteva usare termini più delicati”. Del resto “il Movimento non è un’esternazione di Grillo, che è dovrebbe essere invece la nostra cassa di risonanza”.

Già a settembre, dopo il polverone alzato dalle dichiarazioni di Giovanni Favia sull’assenza di democrazia interna, Pirini si era schierata al fianco del consigliere emiliano, chiedendo un confronto con Beppe Grillo e con il suo braccio destro Gianroberto Casaleggio. Oggi torna a criticare i vertici, tracciando una linea di separazione netta tra gli eletti, coloro che lavorano sul territorio, e il guru Casaleggio: “L’ho incontrato solo una volta e mi aveva colpito con il suo aspetto austero, mi sembrava un pesce fuor d’acqua in mezzo alle nostre facce”. Ma non è solo una questione di immagine. “Non ha molto da condividere con noi. E ancora non è ben chiaro il suo ruolo. Avrebbe dovuto fornire al Movimento gli strumenti tecnici ma finora non l’ha ancora fatto”.

Anche Valentino Tavolazzi, il consigliere di Ferrara espulso a marzo con un post di Grillo, torna a denunciare l’assenza di dialogo interno tra la base e i due fondatori del Movimento. Nel mirino ci sono le regole per candidature alle politiche 2013. Secondo Tavolazzi “sono state calate dall’alto, decise dallo staff con un comunicato politico sul blog, in assenza di confronto con gli iscritti e di votazioni”. Mentre le nuove primarie per scegliere i candidati al Parlamento fra i non eletti in comuni o regioni sono “un’operazione verticistica, che viola l’art.4 del Non Statuto e che ha escluso i tanti gruppi M5S sul territorio, gli attivisti non candidati e che pare non prevedere possibilità di condivisione e discussione. Non esistono, inoltre, garanzie di controllo e trasparenza sulle operazioni di voto e sui risultati elettorali, gestite dalla Casaleggio ed Associati, che non di rado ha censurato post o commenti nel blog e nel portale”.

Così, “in Parlamento andranno i nominati cinque stelle” magari non più attivi, bloccando “la candidatura a cittadini M5S, che pur dedicando tempo e impegno al progetto, per ragioni varie non hanno potuto o voluto candidarsi” e così, inoltre, “molti territori non potranno presentare liste M5S”.

“Abbiamo creduto al progetto politico in cui uno vale uno – ricorda – e alle promesse di democrazia diretta del non statuto. Abbiamo atteso per anni un portale che consentisse di votare programma e candidati. Ci ritroviamo invece in un Movimento che, in nome di uno straordinario risultato elettorale, calpesta i più basilari principi democratici, trascura qualsiasi progetto formativo e allontana le persone che si dimostrarono preziose nella costruzione del M5S quando aveva zero elettori, ma ora, raggiunti i numeri elettorali, diventano superflue per parlare alla pancia degli italiani”.
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12/11/2012 11:03
 
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Espulso Fabrizio Biolè, consigliere regionale del Piemonte, ufficialmente perché aveva già ricoperto due cariche elettive, ma si pensa che la sua esclusione sia legata alla difesa della Salsi.

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Fabrizio Biolé e i complotti a 5 Stelle

L'intervista a Repubblica del consigliere epurato ieri

Fabrizio Biolé rilascia un’intervista rabbiosa e insinuante a Repubblica sul caso della sua epurazione, testimoniato dalla pubblicazione, ieri, della lettera con cui Beppe Grillo l’ha diffidato dall’uso di nome e simbolo ). L’intervista è a firma di Sara Strippoli:



Il suo collega del Consiglio regionale Davide Bono ha ricostruito la storia della sua incompatibilità e detto che Grillo e Casaleggio ad agosto di quest’anno le avevano chiesto di farsi da parte. Come risponde?
«Non è vero che non ho risposto a Grillo. Gli ho spiegato la situazione nei dettagli, gli ho detto che nel 2010, visto che mancavano candidati su Cuneo, mi era stata data l’autorizzazione a candidarmi. Lo sapevano tutti che avevo fatto due mandati, nel 1999 e nel 2004: consigliere comunale a Gaiola, provincia di Cuneo. E sul mio curriculum pubblicato sul sito del Consiglio regionale è scritto chiaramente. Non era un mistero per nessuno. Neppure per Grillo, credo».

Un consigliere bolognese in una posizione simile alla sua si è dimesso. Ritiene che la sua posizione dovrebbe essere diversa?
«Rispondo con delle domande: perché una espulsione che si riferisce a due anni fa, alla candidatura per le regionali? Perché quello che andava bene allora, adesso non funziona?».

Sta dicendo che c’è dell’altro? Lei ha spesso litigato con il suo capogruppo. Ed è stato criticato per aver accettato i rimborsi. Solo regole o veleni all’interno del movimento?
«Le rispondo come prima: non lo so».

Il suo collega conferma che in Piemonte erano al corrente dei suoi mandati. Dice però che allora era stato necessario chiudere un occhio, ma che adesso le regole adesso devono essere rispettate. Lei non condivide più quelle regole?«Io so che sono stato eletto e ho la copia dell’accettazione. Pensavo di aver chiarito, ma è arrivata la raccomandata».
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14/11/2012 03:36
 
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Vabbè, ma quante cazzate.

Biole non era candidabile, l'hanno beccato parecchi mesi fa e gli è stato chiesto di dimettersi già in estate.
Si è rifiutato e giustamente lo cacciano.

5 stelle è un partito, ha delle regole e "norme comportamentali" come il non dover andare in tv.

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14/11/2012 11:04
 
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Re:
Tufio, 14/11/2012 03:36:



5 stelle è un partito



Loro dicono di non esserlo.
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14/11/2012 11:23
 
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il Non Statuto [SM=x2659656]

l'ipocrisia si vede già da questa paraculissima espressione... non è uno statuto però se sgarri te ne vai a fanculo, non siamo un partito però tutti devono seguire la linea del Lìder Maximo... è una colossale presa per il culo.
14/11/2012 11:34
 
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solo l'italia è capace di passare da un comico ad un altro comico..

poi c'è un mio amico fissato che tanto ha fatto che me l'ha messo sul culo Grillo ( non che prima..... )
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14/11/2012 11:37
 
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Si, ma ricordiamo che Grillo, prima di buttarsi in politica, postava perle del genere:

attivissimo.blogspot.it/2006/07/antibufala-cellulari-cuociu...
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14/11/2012 13:26
 
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Re: Re:
martozen, 14/11/2012 11:04:



Loro dicono di non esserlo.



Loro dicono di non essere come gli altri partiti attuali, ed è vero.

Poi un partito è in automatico qualunque organizzazione che si presenta alle elezioni.



il Non Statuto

l'ipocrisia si vede già da questa paraculissima espressione... non è uno statuto però se sgarri te ne vai a fanculo, non siamo un partito però tutti devono seguire la linea del Lìder Maximo... è una colossale presa per il culo



Ci sono delle regole ( decise in comune, non le ha fatte grillo, che è un megafono ed in realtà non decide un emerito ghezzo ) e si rispettano.


solo l'italia è capace di passare da un comico ad un altro comico..



Ricordiamo he grillo non è un candidato e non avrà mai una carica politica.


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14/11/2012 15:35
 
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Ah, In sicilia han rinunciato al milione e mezzo di rimborso elettorale.

www.gds.it/gds/sezioni/politica/dettaglio/articolo/gdsid...
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Re: Re: Re:
Tufio, 14/11/2012 13:26:





Ci sono delle regole ( decise in comune, non le ha fatte grillo, che è un megafono ed in realtà non decide un emerito ghezzo ) e si rispettano.




Grillo è l'unico depositario del simbolo, quindi decide tutto, la concessione del simbolo non è vincolata ad alcuno statuto o regolamento, ma solo al diritto italiano, che gli conferisce il diritto, in quanto unico ed esclusivo proprietario, di concedere e revocare quando gli pare e piace l'utilizzo del simbolo.
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Cinque stelle, regole a uso e consumo

Solo due anni fa lo stato maggiore piemontese aveva sancito la non eleggibilità per gli staffisti del gruppo regionale. Alla riunione incriminata c'erano anche Castelli e Scibona, oggi candidati per uno scranno in Parlamento

Regole e trasparenza. Le due parole d’ordine con le quali è nato il Movimento 5 Stelle stanno diventando un boomerang, e le Parlamentarie della scorsa settimana non sono che l’ennesimo snodo di un percorso nel quale una massa sempre crescente di attivisti si piega ai dettami di un vertice bicefalo composto dal leader politico Beppe Grillo e dal suo gran visir Gianroberto Casaleggio. Insomma, uno vale uno e due valgono per tutti. Nessuna certificazione di organismi terzi su chi ha votato, sulle preferenze espresse e tanti dubbi su chi ha gestito in modo “assoluto” la partita. Meno di 100 mila persone hanno designato una pattuglia di un centinaio di deputati e senatori. Sulla base di un video.

Le regole. Quelle che hanno costretto - dopo un’eccezione pro domo Grillo - Fabrizio Biolè a cessare di rappresentare il Movimento in Consiglio regionale. Quelle evidentemente dimenticate anche in occasione delle candidature per i seggi romani. Si legge nella diciottesima votazione di un verbale di cui è entrato in possesso Lo Spiffero: “i membri dello staff, come sopra definiti, devono rinunciare a candidarsi o accettare nomine a ruoli istituzionali per tutta la durata del loro incarico”. 11 favorevoli 1 contrario. E poi l’illustrazione della ratio: Si vuole evitare che un collaboratore retribuito dei consiglieri usi il suo ruolo come “trampolino” per altri incarichi istituzionali.

Il riferimento è a una riunione dell’associazione Movimento 5 Stelle Piemonte che si svolse il 10 aprile 2010 all’indomani delle elezioni regionali. Presente tutto lo stato maggiore grillino, dai neoeletti Davide Bono e Biolè al futuro candidato sindaco di Torino Vittorio Bertola.
Il tema erano appunto le regole, nel momento in cui il Movimento era pronto a individuare quelli che sarebbero diventati i collaboratori del gruppo regionale. Presente (ma senza diritto di voto) anche Laura Castelli, che, vista la mala parata, aveva appena abbandonato Mariano Turigliatto, di cui era stata collaboratrice a Palazzo Lascaris. C’era anche Marco Scibona, un altro allora in procinto di entrare come “tecnico” nell’emiciclo di via Alfieri. Entrambi, evidentemente in barba alle regole che loro stessi si erano dati, a distanza di due anni non solo si sono candidati, ma hanno anche riscosso un grande successo. Per ora alle regole si è applicata una deroga, con il bene placito dello Staff e di Grillo. Sarà anche in questo caso, come per Biolè, la spada di Damocle per azzerare il dissenso?

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12/12/2012 21:53
 
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Grillo, lo sfogo e gli autogol

Che lo si stimi e lo si detesti, lo sfogo di ieri di Beppe Grillo è praticamente indifendibile. Un autogol autentico. Incredibile che nessuno, Casaleggio per primo, non lo abbia dissuaso dal pubblicare un video che risulta – nella sua seconda parte – un assist pazzesco per i tanti che lo odiano. E le cacciate di Favia e Salsi sono un ulteriore calcio negli zebedei: i suoi, e del Movimento. Qualche considerazione.
- Del video, la cosa che colpisce di più è la stanchezza fisica e psicologica di Beppe Grillo. Se lo si legge, sembra il comizio irricevibile di un dittatore. Se lo si vede, e ascolta, pare invece il discorso di un artista – e ormai politico – sfibrato da stanchezza e critiche interne. Sembra un dire: “Ma come? Dopo tutto quello che ho fatto, mi sparate dall’interno? Proprio voi che eravate amici?”. E’ lo sfogo di una persona che teme di non poter più gestire un movimento cresciuto (anche per lui) troppo velocemente. Purtroppo per Grillo, se quello sfogo è umanamente comprensibilissimo, politicamente è un boomerang impietoso.
- La prima parte del discorso è condivisibile: le Parlamentarie, per quanto deludenti e un po’ troppo naif, qualche risultato l’hanno ottenuto. Nuova gente, molte donne, persone giovani e appassionate. Gli altri, da destra o sinistra, le primarie per i parlamentari non le faranno (il centrosinistra forse sì: bene). Listini bloccati e alè, la solita gente in Parlamento. Lo sclero stremato e fuori controllo della seconda parte, però, vanifica tutto il resto.
- Contenutisticamente lo sfogo di Grillo ha eccome ragion d’essere. I prossimi due mesi saranno decisivi per il M5S, vicino a un’impresa storica, e qualsiasi persona dotata di intelligenza minima dovrebbe – se vuol bene al Movimento - serrare le fila e non alimentare l’esercito di detrattori. Perlomeno in questi due mesi. Invece ormai in Italia esiste una nuova figura professionale: l’epurato (vero o presunto) da Grillo & Casaleggio. Esistono quotidiani che nascono unicamente per dimostrare che Grillo è il nuovo Stalin (sono gli stessi che credevano che Vendola fosse il nuovo Berlinguer: buonanotte, compagni). Ed esistono statisti eminenti che, pur di andare in tivù e raccattare uno strapuntino di fama, si fanno intervistare da chiunque – anzitutto da chi odia Grillo – ripetendo a pappagallo che “non c’è democrazia interna nel Movimento”. I Favia, le Salsi e i Tavolazzi, senza Grillo, chi sarebbero? Il loro lamento, più che un desiderio di maggiore democrazia, ricorda – posso certo sbagliare – l’approccio di tanti sessantottini: non combatto il potere per migliorare la società, ma per sostituire personalmente quel potere. Le regole, in qualsiasi movimento, esistono: se non ti piacciono, o hai la forza di cambiarle (e non pare questo il caso), o te ne vai per costruire una realtà migliore e maggiormente democratica (se ti riesce). Se però Grillo ha ragione (se non altro strategica) sul contenuto, la forma – tanto per cambiare – è totalmente sbagliata. Ed espellerli, peraltro con toni da despota, è esattamente ciò che loro speravano di ottenere. Autogol su autogol. Repubblica ed Espresso festeggiano (per ora).
- La democrazia interna è ormai il sempiterno spauracchio di chi mal sopporta il M5S. “Grillo = dittatore”, equazione così banale che c’è arrivato persino Rondolino. Si potrebbe dire, e c’è chi lo dice, che nessun partito vanta una reale democrazia interna. Vero. Il M5S ha però sempre detto di essere il primo esempio di “democrazia diretta e dal basso”, quindi è in questo facilmente – e giustamente – attaccabile. Mi chiedo e vi chiedo, però: esiste un’alternativa? La risposta, sia chiaro, io non ce l’ho. Ho però due esempi davanti a me: da una parte il Popolo Viola, meritorio (assai) ma persosi un po’ per strada anche per la mancanza di un punto di riferimento (e di un’organizzazione) dall’alto. E poi l’Italia dei Valori, che pur di raccattare voti da tutte le parti ha imbarcato gli Scilipoti e i De Gregorio. Grillo e Casaleggio, per evitare questi rischi, hanno “dominato” il movimento (altrimenti è anarchia pura) e blindato le Parlamentarie (altrimenti salivano tutti sul carro del vincitore, anche i Toto’ O Curtu). Ogni cosa è criticabile, ma Grillo e Casaleggio potevano fare meglio di così? Esistono, realmente, delle alternative, al di là delle frignatine dei martiri di professione?
- Grillo, a tratti, dà la sensazione di perdere la brocca. Di sfogarsi in pubblico: sul palcoscenico funziona, in politica è tafazzismo. Attaccare il centrosinistra ci sta, prendere in giro chi ha votato alle Primarie no (rispetto, Grillo: rispetto. E tolleranza al dissenso). Criticare la Salsi ci sta, non esprimerle solidarietà per le minacce di morte è un errore umano e politico. (nota a margine: le minacce di morte non sono un’esclusiva dei “grillini”. Sono una delle controindicazioni della Rete, che contiene tutto e il suo contrario. Certa stampa riformista e terzista dovrebbe finirla con questa novella che i “grillini” son cattivi e gli altri no. Chi scrive, di insulti e minacce, ne riceve ogni giorno: da chi vota Pd e Pdl, da chi tifa Inter e Juventus, da chi ascolta Vasco e Mengoni, eccetera. E’ il web, baby. Funziona così. Se non lo conoscete e non vi piace, non ci andate. Ma evitate anche di parlarne e lanciare sermoni su tolleranza, femminismo e bla bla).
- Senza Grillo, che ha meriti artistici e politici enormi (senza di lui, oggi, la rabbia sarebbe incanalata verso derive fasciste e naziste), il M5S non esisterebbe. Il suo ruolo, oggi, è ancora decisivo. Proprio per questo, certi suoi errori di comunicazione possono vanificare il molto (non tutto) di buono che c’è dentro il M5S. Sarà significativo vedere quanto l’errore di ieri inciderà nei prossimi sondaggi.
- Si ha sempre la sensazione che insistere su questi (innegabili) difetti del M5S sia come lamentarsi se le scale di un condominio sono polverose mentre l’edificio crolla. Piaccia o meno, alle elezioni di febbraio i candidati del Movimento saranno l’unica novità reale della politica italiana. In tivù sono già tornati le Biancofiore e non se ne sono mai andate le Bindi. Quante colpe pregresse abbiamo per meritarci un tale scenario postapocalittico? Persino Renzi, che in un contesto simile appariva quasi come una sorta di Kennedy da benedire, è già lontano (e vedrete che D’Alema lo faranno ministro). Siamo sicuri che il problema italiano siano i “cazzo” e i “vaffa” di Beppe Grillo?
- Per dirla in altro modo: in questa fase politica, la latente (per usare un eufemismo) democrazia interna del M5S è un macro o un microproblema? E’ un “male minore necessario”, una stortura cioè legata alla crescita troppo rapida di una forza politica praticamente neonata, o – come tanti soloni e sepolcri sostengono – l’antipolitica da abbattere a colpi di Gelmini e Casini, Boccia – Bocciaaaaaaaaaa – e Brunetta? Ho sempre più la sensazione che, in Italia, i tumori politici si curino con le aspirine e i raffreddori con il napalm.
- Rimarrò minoritario, ma del M5S mi preoccupano – o per meglio dire non mi convincono – altre cose. Tipo la “solidarietà” a Casa Pound (orrenda). La contrarietà allo Ius Soli (fastidiosissima). Il referendum contro l’Euro (una belinata). Il programma vagamente ad minchiam su Welfare e politica estera. La democrazia interna, al momento, mi incendia poco. Mi indigna appena più di un programma di Carlo Conti, e appena meno di un disco di Giusy Ferreri.
- Fino a una settimana fa, la vittoria di Bersani era certa. Adesso no. Berlusconi è in recupero (sembra impossibile, ma tanti italiani ci cascheranno ancora). I prossimi due mesi saranno tremendi (“una guerra”). Con un avversario comune a tutti: M5S. Renzi, che era e rimane di quasi-destra, avrebbe stravinto le elezioni e quindi eroso anche parte del cosiddetto “grillismo”. Bersani, al massimo, erode la Casa del Popolo di Fucecchio. Il centrosinistra è bravissimo a perdere da solo e, con il Porcellum, a Berlusconi basterà vincere nelle regioni del Nord – alleandosi con la Lega – per pareggiare al Senato. Cosa aspettarsi? L’ipotesi più auspicabile, per quanto scarsamente allettante, è un governo Bersani con una forte – e reale: non come quella dei Violante – opposizione dei 5 Stelle. Altro, ahinoi, non possiamo sperare. E’ poco. E probabilmente non avremo neanche questo.
Buona catastrofe.
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