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Le retrospettive di Jake - Tomb Raider / Prima parte

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2015 20:57
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24/03/2015 15:51
 
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Molti si definiscono appassionati della serie o presunti tali. Dopotutto, in un modo o in un altro, chi non ha mai provato (anche di sfuggita) una delle tante avventure della maggiorata più famosa dei videogiochi? Eppure pochi sanno che Lara una volta fosse un uomo. Quando in Eidos e il suo primo team interno di sviluppo - la leggendaria Core Design - decisero di entrare nel campo del platform, l'aspetto generale del loro protagonista era quello di un archeologo con cappello e frusta (non sto scherzando) poi quando qualcuno si è accorto della "leggera" somiglianza con un non precisato personaggio di nome Indiana Jones, si decise alla fine di fare qualche dovuto ritocco. Dopotutto, quello che era stato annunciato per la primissima volta come "Tomb Raider" era un titolo che non aveva assolutamente nulla in comune con le sceneggiature maggiormente spericolate di Indy. Tomb Raider era un gioco calmo, fatto di enigmi, fini ragionamenti ed acrobazie ben lontane dalle possibilità di una persona comune. Toby Gard, creatore della serie, associò subito questi aspetti alle peculiarità uniche di una donna.
Nonostante lo scetticismo iniziale di Jeremy Smith, suo braccio destro, nel 1993 venne ideato il personaggio di Lara, più o meno come l'abbiamo conosciuto nella sua prima apparizione. Lo studio della protagonista passò attraverso varie fasi, ma l'idea generale restava sempre la stessa: una donna forte, indipendente e per molti versi mascolina. Tra l'altro, mettere il gioco in mano ad una star femminile era quasi una novità al tempo. E fu così che l'avventuriera passò attraverso vari stadi, prima di raggiungere quello definitivo. Prima una palestrata, poi una militare filo-nazista [SM=x2584274] , e solo infine la ragazza con occhiali da sole, top azzurro e pantaloncini corti. Laura Cruz primo nome affibiatole, era finalmente pronta per calcare le scene. Inizialmente l'archeologa doveva essere originaria del sud-america e chiamarsi appunto Laura Cruz. Poi, per attirare maggiormente il pubblico statunitense, diventò la yankee Lara Cruise [SM=x3156162] . Solo alla fine le furono date le origini britanniche che si porta dietro ancora oggi, diventando di fatto Lara Croft. Difficile delineare un vero e proprio background della donna, considerato che con il recente cambio di sviluppatori alcuni pezzi del suo passato sono stati modificati, ma a grandi linee le sue origini sono queste.



L'apparizione ufficiale di Lara è stata nel 1996, con il leggendario "Tomb Raider". Accompagnata delle sue fide pistole gemelle, la ragazza parte per il Perù, assoldata dalla ricca industriale Jacqueline Natla, alla ricerca dello Scion, un artefatto che sembrava essere legato alla città perduta di Atlantide. Tra le montagne trova la tomba di Qualopec, colui che si pensava essere uno dei re della città sommersa, e con lui lo Scion. Attaccata da Larson, uno degli scagnozzi di Natla, Lara scopre il doppio-gioco della donna e continua la ricerca da sola, una volta capito che quello che aveva tra le mani era solo uno dei tre pezzi che componevano l'artefatto finale.



Grazie a dei documenti segreti in possesso di Natla, Lara scopre che il secondo pezzo è in Grecia, nel sottosuolo del monastero di St. Francis Folley. L'intera avventura è un tira e molla tra Lara e gli uomini di Natla per arrivare al possesso dell'oggetto completo, che l'antagonista cercava per chissà quale ragione. Messi assieme tutti i pezzi (l'ultimo dei quali nascosto in Egitto), Lara segue Natla su quella che lei chiama "L'isola perduta", un piccolo appezzamento di terra su cui la donna ha indetto una spedizione archeologica. Infatti, quest'isola sembrava essere l'unico pezzo rimasto intatto della civiltà di Atlantide, e quindi la porta per accedervi. Natla alla fine si rivela essere proprio una delle antiche regine di Atlantide, diseredata dagli altri re per aver tentato un colpo di stato contro gli altri regenti. Ibernata per svariati millenni nella sua buia tomba, solo adesso Natla era riuscita a liberarsi e a tentare di ricomporre lo Scion, un oggetto che in qualche modo le avrebbe potuto dare il potere di iniziare una "nuova era". Prima che la dea potesse però portare a termine il suo piano, Lara riesce a fermarla, seppellendola una volta per tutte con l'intera isola. Tomb Raider, magari senza neanche immaginarselo, aveva creato un genere fatto di salti di precisione e di una quasi totale assenza di nemici da abbattere. Il modello di lei, ispirato principalmente alla cantante Neneh Sherry, vantava circa 230 poligoni ed un set di animazioni mai visto prima in questo ambito. La lunghezza e la difficoltà dell'avventura fecero il resto, siglando definitivamente il successo del personaggio e il suo conseguente boom. Alcune critiche vennero mosse verso il sistema di salvataggio, legato a dei cristalli reperibili nei livelli che funzionavano da veri e propri punti di checkpoint. Purtroppo, l'eccessiva distanza tra la maggior parte di essi costringeva il giocatore a ripetere interi pezzi di livelli ad ogni morte.


Toby Gard, papà spirituale di Lara, abbandona Eidos subito dopo l'arrivo nei negozi del primo episodio, additando la casa produttrice di avergli concesso poca libertà intellettuale, soprattutto in ambito di marketing. Orfana del suo creatore, la saga continuò senza sosta sotto la bandiera di Core Design per altri tre anni, uno per seguito. Tomb Raider 2 (1997) porta Lara in Cina, alla ricerca del Pugnale di Xian, che secondo alcune leggende giace sotto la Grande Muraglia ed è capace di donare al suo possessore un potere immenso. Purtroppo per lei, non trova nient'altro che una porta chiusa e degli uomini misteriosi a sbarrarle la strada.



A quanto pare, anche un boss mafioso italiano, tale Marco Bartoli, è sulle tracce del pugnale. Lara parte quindi per Venezia per incontrare l'uomo, sperando che lui possa saperne qualcosa in più. L'avventura ruota quindi attorno alla lotta tra la donna e il mafioso per il possesso della chiave che sembra poter aprire le porte nascoste nella Grande Muraglia. Più volte la ragazza verrà imprigionata e resa inoffensiva dagli scagnozzi di Bartoli, ma altrettante volte riuscirà a scappare con metodi ingegnosi in ambientazioni che spaziano da Venezia ad una piattaforma petrolifera nell'Oceano Atlantico, fino al relitto della nave affondata Maria Doria. Lara entra finalmente in possesso della chiave in un monastero Tibetano e, pronta a mettere finalmente le mani sul pugnale, si ritrova a combattere contro un Marco Bartoli tramutato in drago dopo essersi conficcato con il pugnale stesso. Per l'occasione, la mole poligonale della protagonista venne incrementata, e il design del personaggio si beò di alcuni ritocchi estetici che lo avvicinarono più ad una donna reale. Le tecniche d'esplorazione però rimasero pressocchè le stesse. Si dovette aspettare almeno il terzo episodio per iniziare a respirare un po' d'aria fresca. Anche se poi fu proprio il terzo episodio l'ultimo capitolo a cavalcare l'onda del vero successo che Lara si era creata.


Tomb Raider 3 vide luce nel 1998 e in quest'avventura si parla di un certo Mark Willard, scienziato scozzese che raggiunge Lara in India, dove quest'ultima ha appena scoperto un artefatto noto come "La Pietra Infada". Promettendole di aiutarla a cercare le pietre rimanenti, si dirigono in un complesso di isole perduto nell'Oceano Pacifico. Il viaggio continuerà poi in Inghilterra, nella lotta con la donna d'affari Sophia Leigh, nell'Area 51 e in Antartide. Una volta riuniti tutti gli artefatti, Willard li ruberà a Lara, rivelandosi un poco di buono, e utilizzando il loro potere per trasformarsi in un'enorme bestia. Ovviamente, sarà Lara ad avere la meglio nello scontro.



Tornato il sistema di checkpoint a cristalli, dopo il salvataggio libero del secondo episodio, Tomb Raider 3 settò nuovi standard, in termini strettamente di gameplay. Tra le varie novità, la possibilità di accucciarsi per passare in spazi ristretti. Purtroppo, sul livello inventivo, cominciava a subire i primi contraccolpi. Core Design, come ammise poi la software-house stessa, erastanca di lavorare a nuovi episodi di Tomb Raider, ed era già dai tempi del secondo episodio che la fantasia era finita. Le situazioni posticcie in cui Lara cominciava a trovarsi iniziavano a far dubitare critica e pubblico riguardo l'effettiva convenienza di continuare una saga che, forse, non aveva più molto altro da dire.


Eidos, che deteneva i diritti, nonostante la serie cominciava palesemente a boccheggiare per quanto riguarda idee e innovazioni, non accettava di lasciarsi sfuggire il successo che il franchise le stava procurando senza almeno lottare un minimo. E fu così che, nonostante la scarsa voglia degli sviluppatori, uscì Tomb Raider: The Last Revelation (1999). Per la prima volta appare una Lara giovane, impegnata nella sua famosa escursione in Cambogia con Werner. Purtroppo, a causa dell'attivazione di una mortale trappola, Werner resta intrappolato nella tomba, con Lara che riesce a salvarsi per il rotto della cuffia. Alla fine del flashback, tornati ai giorni nostri, vediamo come l'archeologa sia alla ricerca della tomba del dio degli inferi Seth, ovviamente nel cuore dell'Egitto. Recuperando l'amuleto d'oro intarsiato nella sua bara, però, Lara si accorge troppo tardi di averlo liberato dalla sua prigionia. Ora, l'unico modo per imprigionarlo nuovamente è recuperare tutti i pezzi dell'armatura di Horus, così da evocare l'aiuto del Dio del Cielo.



Lara verrà catapultata quindi da un capo all'altro dell'Egitto, passando per tutti i templi e città famosi, solo per poi ritrovarsi infine a mani vuote, una volta faccia a faccia con il Dio dei Morti. L'armatura viene distrutta, e l'unica opzione dell'avventuriera è di seppellire Seth e Werner (ancora vivo, ma soggiogato dal potere della divinità malvagia) attivando il sistema di auto-distruzione della piramide in cui ha luogo il loro scontro finale. Durante la fuga dalla tomba, il crollo strutturale fa mancare il pavimento sotto i piedi di Lara, che riesce ad appendersi per pura fortuna, ad un passo dall'uscita. Werner, finalmente rinsavito e tornato indietro per salvarla, offre alla giovane il suo aiuto prima dell'inevitabile. Lara, che dal canto suo non si fidava più del suo mentore, rifiuta la mano e si arrende al suo destino, cadendo nel vuoto e restando seppellita. Werner fugge via dal luogo in via di distruzione ma, prima di lasciarsi l'ex-piramide alle spalle, si gira un'ultima volta per porgere un funereo saluto alla salma della sua allieva, inghiottita per sempre nei meandri del sottosuolo egiziano.



Il finale di The Last Revelation, che scioccò un po' tutto il mondo, era proprio questo. Un grido soffocato di soddisfazione da parte di Core Design che, un po' a tradimento, aveva trovato il modo di scollarsi di dosso questa serie che ormai li aveva largamente stancati. Lara era morta, e il franchise finalmente sepolto con lei. Questo quarto episodio, infatti, non fu chissà che successo di vendite, sottolineando come anche da parte del pubblico cominciava ad esserci un po' di freddezza verso colei che era stata un po' il simbolo di tutti gli anni '90. Anche i migliori eroi, a volte, meritano di andarsene in pensione con dignità. Non è stato il caso della povera signorina Croft, però, che nonostante la "morte" si è vista costretta a girare lo stesso numerosi seguiti.

Prossimamente la seconda e ultima parte
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