Semplicemente si è evoluta la politica, discostandosi dalla classica dicotomia destra/sinistra.
Le ideologie stanno pian piano crollando e non sembrano essercene altre all'orizzonte. A rimpiazzare le ideologie ci sono gli ideali (onestà, rinnovamento, ecc.), i quali sono più blandi, di senso molto più generale e molto meno potenti simbolicamente parlando.
A pensarci bene, era anche inevitabile che le ideologie di destra e sinistra finissero per crollare su loro stesse.
Al giorno d'oggi possiamo davvero distinguere un partito di centro-dx da uno di centro-sx? Possiamo davvero ancora identificare la sinistra con concetti come uguaglianza, tutela delle classi operaie, burocrazia? Possiamo ancora identificare la destra con concetti come liberalismo, ricchezza, merito?
La società si è evoluta ed ha avuto una deriva che ha portato certi concetti, anche molto diversi l'uno con l'altro, a fondersi. L'ideologia di sinistra è ormai concepita come vecchia, decrepita, utopistica; quella di destra necessita di rinnovarsi, di uscire dai suoi canoni classici.
Il PD renziano è infatti un esempio di quanto ho appena esposto. Se solo quindici anni fa ci avessero detto che un partito di centro-sinistra avrebbe proposto leggi come il Jobs Act (che abolisce l'art. 18, uno dei baluardi del socialismo anni '60-70), tutti ci saremmo messi a ridere a crepapelle. Eppure è successo.
Renzi ad esempio utilizza il PD per un fattore di mero "marketing", giusto per sfruttare la "brand heritage" del Partito Democratico, il quale annovera tra le sue fila una vagonata di elettori fidelizzati, che lo voterebbero sempre e comunque, indipendentemente dal programma elettorale (altrimenti non si spiega perché l'elettore-tipo di centro-sx abbia continuato a supportare il PD nonostante questo abbia abolito l'art. 18 o abbia promosso leggi come la Buona Scuola). Se Renzi si fosse creato un suo partito, nessuno lo avrebbe mai identificato nella sinistra, ma sarebbe stato visto esattamente come viene visto il M5S: un partito di centro, un'enorme raccolta indifferenziata di elettori, o, se preferite, il "Partito della Nazione".
Ancora più esplicativi sono movimenti e partiti come il M5S e la Lega (ma se volessimo uscire dai confini italiani, troveremmo il Front National di Marine Le Pen in Francia, Podemos di Pablo Iglesias in Spagna, UKIP di Nigel Farage in Inghilterra, ecc.), i quali sono totalmente avulsi dalle dinamiche tipicamente di destra e sinistra, tant'è che il Movimento 5 Stelle ad oggi raggruppa al suo interno elettori di ogni "colore". Non pensiate però che gli altri partiti siano diversi da loro, perché non lo è affatto (si veda, appunto, il PD).
Definire tali partiti e movimenti come semplicemente "populisti" o "contro le istituzioni" mi pare riduttivo, poiché a mio avviso essi non sono altro che l'esplicazione (in fase embrionale) di un nuovo modo di far politica.
Chiaramente l'insorgere della crisi economica ha agevolato l'insorgere di questi partiti di tipo borderline, ma la loro inevitabile "istituzionalizzazione" li normalizzerà pian piano sempre di più (basti vedere il M5S, che dal 2013 ad ora è decisamente tutt'altra cosa).
I nuovi partiti, tutti, non puntano sull'ideologia (nonostante, come nel caso dei vecchi partiti come PD o FI, ci sia ancora un bacino di elettori piuttosto ampio che ragiona in termini di destra/sinistra), ma hanno altri argomenti. I nuovi partiti puntano a rendere i propri uomini di punta alla stregua di una stella dello spettacolo, in modo che essi riescano a catturare il maggior numero di elettori, indipendentemente dal "colore" (conseguenza della personalizzazione della politica messa in moto in primis da Berlusconi). Tutto ciò, facendo inoltre leva su ideali generali, vaghi, dai confini meno definiti.
Certo, il programma elettorale continuerà sempre ad avere la sua importanza. Probabilmente continueranno ad esserci partiti che si impunteranno di più su issues di sinistra (lavoro, redistribuzione dei redditi, ecc.) o su issues di destra (immigrazione, libero mercato, ecc.), ma i vari programmi cominceranno, come stanno già facendo, ad assomigliarsi sempre di più (non a caso in Italia è frequentissimo vedere un PD che propone leggi proposte in tempi non sospetti da M5S o FI, e viceversa).
Tutto sto pippozzo per dire che io non sono dalla parte di nessuno. O meglio, non è che preferisca la vecchia politica alla nuova, né viceversa: l'importante è che gli interpreti siano validi e sappiano fare il loro lavoro (che non vuol dire saper inculare il prossimo senza che questi se ne accorga, ma saper lavorare per la collettività in maniera efficiente, in modo da portare benefici). Purtroppo ora come ora in Italia non ci si può ritenere soddisfatti, ma credo che la colpa non sia da dare al crollo delle ideologie, bensì ad un livello generale piuttosto scarso della classe dirigente odierna.
[Modificato da La Furia 28/09/2016 02:52]