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Il 2016 al cinema - Bilanci

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2016 18:15
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30/12/2016 21:07
 
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Classico riepilogo di fine anno: cosa salvare e cosa buttare del 2016 cinematografico? All'appello mancano ancora diversi film (Arrival e La La Land i primi a venire in mente), ma si può comunque fare un bilancio di ciò che si è visto. Ps: per 2016 intendo anno di prima proiezione (cinema e/o festival), non i film usciti in Italia. Se no finirebbe nel calderone anche roba del 2015 (o 2014 in casi di particolare pigrizia).
Esordisco con la mia personale top 10. Disclaimer: ho visto solo 25 film di quest'anno, e alcuni mi mancano clamorosamente (Rogue 1 su tutti).

1. Toni Erdmann (Maren Ade, Germania)
2. The Wailing (Na Hong-jin, Corea del Sud)
3. Elle (Paul Verhoeven, Francia)
4. The Neon Demon (Nicolas Winding Refn, USA)
5. Everybody Wants Some!! (Richard Linklater, USA)
6. The Handmaiden (Park Chan-wook, Corea del Sud)
7. Swiss Army Man (Daniels, USA)
8. Hail, Caesar! (Joel e Ethan Coen, USA)
9. Under the Shadow (Babak Anvari, UK/Giordania/Qatar)
10. Fuocoammare (Gianfranco Rosi, Italia)

Primo posto all'unico autentico capolavoro visto quest'anno, commedia ironica e spietata sul rapporto tra un padre giocherellone e una figlia workhaolic. Pieno di sequenze da ricordare e interpretato splendidamente, otterrà presto lo status di classico. Seconda piazza all'ultima fatica di Na Hong-jin, ennesimo grande regista uscito dalla migliore fucina di talenti asiatica (anno pazzesco per la Corea, contando che ho visto 3 grandi film e almeno uno o due ancora promettono faville), che ci delizia con un horror epico e straziante, in poche parole il The VVitch di quest'anno. Da vedere a tutti i costi. Terza piazza per uno dei più bei film del maestro olandese, che forse lo sdoganerà finalmente come Autore a tutto tondo, alla faccia di chi l'ha sempre visto come regista di blockbuster fracassoni. Menzione speciale per Isabelle Huppert, che regala la più grande interpretazione di una carriera già spaziale (e che quest'anno conta anche L'avenir, che devo ancora vedere ma del quale ho sentito diverse grandi cose). Quarto posto per il controverso film di Refn, che ha diviso il pubblico in fa cagare ed è un capolavoro, un po' sulla scia di Cosmopolis nel 2012. E Cronenberg è citato non a caso, essendo questa summa dell'estetica del regista un body horror elegante e senza compromessi. Top 5 completata da Linklater, che continua la propria striscia positiva con questo sequel spirituale di Dazed and Confused, che praticamente prende il personaggio più azzeccato di quel film (interpretato da un quasi esordiente Matthew McCosolì) e lo usa per costruire un inno al divertimento e alla spensieratezza, alla birra e alla figa. Un Animal House d'autore. Segue la visione più fresca (oggi), ossia l'ultima fatica di Park Chan-wook. Per chi, come me, pensava si stesse "timburtonizzando", ho un annuncio: he still got it. Se peggio di Thirst e Stoker non poteva fare forse neppure l'ultimo Dario Argento, The Handmaiden va oltre, rivelandosi come il miglior film del regista dai tempi del sottovalutato I'm a Cyborg, but That's Ok. Migliore notizia non poteva esserci. Settimo posto per un film che mi ha divertito ed emozionato in egual misura, per di più utilizzando scoregge e fluidi corporei. Di gran lunga il film più divertente dell'anno (ma non il più weird, che rimane il whattheflyingfuck movie The Greasy Strangler), con Paul Dano e Daniel Radcliff che entrano nel pantheon delle migliori bromance di sempre. Seguono i fratelli Coen con un film minore, perché diciamocelo: un film minore dei Coen è quasi sempre comunque un film da top ten. Soprattutto quando ricostruzione storica e spirito dissacratore si sposano sotto l'insegna dell'amore-odio verso l'industria cinematografica. Hail, Caesar! è uno dei migliori film sul cinema di sempre, e non è poco. Chiudo in fretta la top 10 che devo parlare del resto e mi dilungo troppo se no: Under the Shadow è terrorizzante, e usa l'ambientazione al massimo del suo potenziale (l'Iran post-rivoluzione in guerra con gli iracheni) per raccontare un dramma familiare che ricorda da vicino Dark Water e Babadook. Chiude l'ultimo doc di Rosi che, pur non al livello di quel capolavoro di Sacro Gra, riesce con la solita efficacia a raccontare una realtà troppo spesso filtrata da telegiornali e speciali televisivi blateranti. In realtà non è il miglior doc dell'anno: il premio andrebbe al debordiano Hypernormalisation di Adam Curtis, che però è un prodotto realizzato per la BBC e non per le sale. Consigliatissimo nondimeno, e facilmente recuperabile su Youtube.

Che dire del resto... (abbandono il corsivo nei titoli perché non ho più sbatti) L'anno meraviglioso coreano è chiuso dall'adrenalinico Train to Busan, variazione sul tema di 28 Days Later, dove sangue e lacrime hanno la stessa quantità di screen time. Altri buoni film sono stati, in ordine di gradimento: Lo and Behold, doc di Herzog sul mondo filtrato dal web e dalla realtà virtuale, girato col consueto stile partecipe e affascinato; i divertentissimi The Nice Guys e Deadpool, prodotti di genere godibilissimi e originali; la simpaticissima commedia musicale Sing Street, che rivisita gli anni 80 con scarsa originalità narrativa ma con cuore; il neo-western Hell or High Water, che dipinge non banalmente un'America messa in ginocchio dalla crisi, che si avvia a grandi falcate verso l'incubo trumpiano; il nuovo Godzilla nella versione di Hideaki Anno, intelligente e ben realizzato, con succosi riferimenti alla saga di NGE; e il doc sugli Oasis Supersonic, un must per chi è cresciuto con i Gallagher nel walkman, e non così celebrativo come ci si sarebbe potuti aspettare. Diverse le delusioni, con un discorso a parte per il già citato The Greasy Strangler, talmente schizoide da essere parodia di sé stesso. I più celebrati sono 10 Cloverfield Lane e Perfetti sconosciuti, entrambi segnati da invalidanti difetti di scrittura, tanto più pericolosi quanto passati per originalità. Mi aspettavo di più anche da Don't Breathe di Alvarez, del quale non avevao disprezzato il remake ultrasplatter di Evil Dead, mentre l'ultimo doc di Alex Gibney, Zero Days, segue la stessa ambizione di creare dei blockbuster usando le tecniche del cinema del reale, in questo caso con meno efficacia del solito. Semplicemente orrido il Braveheart negro Birth of a Nation, che paga il protagonismo estremo del regista-protagonista.

Come dicevo prima, tante le lacune. Aspetto con ansia di vedere, oltre a La La Land e Arrival (che temo), anche il Paterson jarmuschiano e One More Time With Feeling, film che segue Nick Cave mentre registra Skeleton Tree come omaggio al figlio deceduto. Interessanti anche The Girl With All the Gifts, nuovo zombie movie britannico, e La region salvaje, che molti hanno paragonato a Zulawski.
Altri titoli sparsi che spero di vedere al più presto: Moonlight, American Honey, Juste la fin du monde, Personal Shopper, Nocturama, Antiporn, Hunt for the Wilder People, The Bad Batch, Nocturnal Animals, The Age of Shadows ecc.
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31/12/2016 14:34
 
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Non ho visto nulla di quello che hai messo, ottimo.
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31/12/2016 16:55
 
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-Voices-, 31/12/2016 14.34:

Non ho visto nulla di quello che hai messo, ottimo.


Neppure io, eppur ne ho visti quest'anno
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31/12/2016 16:58
 
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Va beh ma guardate che si parla di cinema di nicchia, buona parte di questi credo che qui non siano proprio usciti al cinema o tuttalpiù in 4 sale per un paio di settimane... Sono per cinefili
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31/12/2016 17:16
 
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Ti è piaciuto così tanto Hail Caesar? A me non ha convinto moltissimo.
[Modificato da zimbabwe 31/12/2016 17:21]
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Mi dispiace che tu non abbia visto Animali Notturni, perché merita.
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Malinwa o Morte!
31/12/2016 17:49
 
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Di questi ho visto l'altro giorno The Neon Demon. Senza la svolta finale sarebbe stato migliore. Credo che NWR si sopravvaluti un tantino.
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Re:
zimbabwe, 31/12/2016 17.16:

Ti è piaciuto così tanto Hail Caesar? A me non ha convinto moltissimo.




A me Hail Caesar ha fatto discretamente cagare
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