Calciopoli 2.0

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Davvero arrivo al limite della pazienza quando sento certe affermazioni. Ora, al di là di tutto (e quando avrò più tempo ne parleremo approfonditamente, esiste un progettino...), mi sembra che tutto ad un tratto il sig. Moggi venga visto da alcuni come una sintesi dei peggior difetti che si possano condensare su un uomo di calcio, un dirigente, un direttore sportivo.
Dire che Moggi non è stato un fenomeno del mercato è una barzelletta a cui non crede nessuno, almeno tra gli addetti ai lavori. E' vero che nessuno oggi può pubblicamente difendere l'operato, in qualsiasi ambito, di Moggi, è diventato una sorta di Innominato del calcio, un malfattore, un esecutore di soprusi. Mi fa ridere quando sento parlare di GEA, una così potente organizzazione che avrebbe influito sul mercato della Juve, quando nella Juve, di giocatori GEA, non è che ce ne fossero poi così tanti. Mi fa ridere perché in pochi sanno che, ad esempio, l'affare Ibrahimovic venne addirittura tenuto nascosto da Moggi padre a Moggi figlio, liberi di crederci o meno ovviamente. Mi viene da ridere perché si affermano le incapacità di Moggi sul mercato proprio per la GEA, non considerando, anche volendo far passare il teorema GEA=Moggi, le precedenti esperienze di Moggi, quando la stessa GEA non era neanche in fase embrionale. Pochi infatti sanno di un Moggi capo osservatore della Juve negli anni 70, pochi sanno che gente come Paolo Rossi, Franco Causio, Gaetano Scirea, Antonello Cuccureddu, Claudio Gentile e Marco Tardelli è stata scoperta dal sig. Moggi. Pochi sanno del Torino di Moggi, una squadra capace di ottenere risultati ottimi a costo zero, di un Torino il cui presidente Rossi impediva ai dirigenti, ad esempio, di volare in prima classe per gli affari della squadra, un presidente interessato solo ai conti (e peccato che nel calcio non ce ne siano stati molti di uomini così). Pochi sanno dei meriti di Luciano Moggi nel Napoli: Moggi non si prende meriti che non ha, afferma tranquillamente che la squadra che aveva trovato era già di per sé una squadra formidabile, costruita attorno al genio assoluto di Diego Maradona. Eppure quella squadra formidabile covava al suo interno segnali si crisi, che non gli permisero di vincere quanto meritava. Toccò poi a Moggi prendere le redini dello spogliatoio difendendo prima l'allenatore Bianchi, messo in minoranza da alcuni senatori, poi toccò sempre a Moggi operare una parziale rivoluzione della squadra che passò anche per l'allenatore stesso. Moggi scelse Bigon, uno sconosciuto, e la squadra tornò a vincere il secondo ed ultimo campionato.

Poi mi vien da ridere quando si fa finta di non riconoscere i meriti di Moggi nella sua seconda stagione juventina. Mi ha fatto ridere sentire qualche pagina fa l'affermazione che Moggi alla Juve ha potuto operare bene anche grazie ai soldi degli Agnelli. Ma quali soldi? Moggi fu chiamato alla Juve da Giraudo, il quale era stato fatto Amm. delegato da Umberto Agnelli con il principale compito di risanare i bilanci della società. Ci siamo dimenticati già i campioni venduti ogni anno durante le prime stagioni della "triade"? Di soldi firmati Agnelli, la Juve di Moggi e Giraudo non ne ha mai sentito l'odore o visto il colore. Chi dice il contrario non è informato o fa finta di non vedere. Nella Juve ha commesso più errori che colpi? L'unico errore grave, a mio avviso, è stato Thierry Henry. Vieri? Vieri ha sbattuto i pugni sul tavolo per andar via, Moggi non lo avrebbe mai ceduto. Certo non poteva dargli i 5 miliardi a stagione che Vieri chiedeva in quel momento e che l'Atletico gli aveva già posto sul tavolo della bilancia. Qualcuno potrà forse dire che Moggi in futuro si potrà essere pentito della cessione di Vieri: può darsi, ma a ben guardare forse il più pentito di tutti, col senno di poi, è stato proprio Cristian Vieri. Per il resto tutti hanno sotto gli occhi i calciatori di Moggi, dai campioni ai gregari: Deschamps, Montero, Tacchinardi, Davids, Camoranesi, Vieri stesso, Pessotto, Birindelli, gente che, da campioni o da gregari, hanno portato un contributo eccellente alla causa bianconera e che, prima di arrivare alla Juve, non erano ancora considerati dei giocatori di alto rango.

Un discorso a parte merita Zidane: c'è chi dice che era già ampiamente cresciuto nel Bordeaux, ma c'è anche chi non capisce il rischio di prendere il Zidane dell'epoca e di dargli in mano la squadra. Si può fare un parallelo col caso di Kakà, forse ancor più "immaturo" di Zidane al suo arrivo a Milanello. Tuttavia non è stato chiestoa Kakà di prendere in mano la squadra, c'erano già giocatori come Seedorf e Pirlo a garantire, in più c'era un titolare non ancora scalzato nelle gerarchie, come Rui Costa (mica il primo arrivato). Zidane invece arrivò a 24 anni con il compito di diventare il leader della Juve. Anche lui è esploso poi, non da subito come Kakà, ma già nella seconda metà della prima stagione (96/97) guidava la Juve da leader. E a chi insiste dicendo che Zidane fosse già affermato, ricordo il costo, circa 4 milioni degli attuali euro. Rivenduto poi ad un valore venti volte maggiore. Oggi Pato, per dirne uno, viene pagato intorno ai venti milioni. Penso onestamente che potrà diventare un buon giocatore, me lo auguro per Ancelotti.

Poi potremmo parlare dei giocatori giovani che, pur avendo già mostrato il loro talento e quindi non "scoperti" da Big Luciano, sono stati comunque scelti per venire a Torino, non a fare le riserve, ma a giocare. Mi riferisco ad Inzaghi, a Trezeguet, a Zambrotta, ad Ibrahimovic. Già, quell'Ibrahimovic che oggi è il perno di un'altra squadra alla quale la nostra scellerata dirigenza attuale lo ha regalato prima ancora del pronunciamento delle sentenze, ma questo è un discorso a parte. Io rimasi sorpreso quando, in quell'ultimo giorno di mercato, la Juve annunciò il suo ingaggio. Non me lo aspettavo proprio. Un colpo dell'ultimo momento? No di certo, Moggi era d'accordo con Ibra dal Marzo precedente. Moggi andava a vederlo giocare in incognito, cercando di non farsi riconoscere, proprio per poterlo valutare senza pressioni. E così ha fatto con tanti altri giocatori.

Vogliamo infine parlare dei giocatori già affermati portati a Torino? Sembrerebbe una banalità, una scoperta dell'acqua calda, tuttavia dobbiamo sempre ricordare che furono questi ad essere scelti e non altri ugualmente affermati che però, in altre squadre, risultavano bidoni, bidoncini o campioni anche. Nella Juve, che mi ricordi, veramente pochi giocatori hanno reso meno delle aspettative. Invece, gente come Nedved, Buffon, Ferrara, Thuram, Emerson, Vieira, Paulo Sousa, Cannavaro, non hanno fallito l'appuntamento, anzi.

Parliamo infine degli allenatori, come Lippi, simbolo della panchina della Juve Moggiana. Chi sia Lippi oggi è superfluo dire. Ma anche di Capello si potrebbe parlare. Capello non lo ha certo scoperto Moggi, lo ha ingaggiato Moggi però non appena si è presentata l'occasione. Qualche altra squadra lo ha scartato invece avendo il contratto già quasi pronto. Ancelotti infine, mandato via è vero, ma consigliato dallo stesso Moggi a Galliani. Moggi stesso ha telefonato Ancelotti, che già era d'accordo col Parma per il suo ritorno in gialloblu, dicendo di aspettare una grossa offerta che sarebbe arrivata. Infatti poco prima lo stesso Galliani telefonava Moggi per un consiglio sul dopo Terim, allenatore che poco aveva portato alla causa rossonera. Incredibile ma vero, Moggi nomina con sicurezza Ancelotti e non per dare un "pacco", Galliani mica scemo è! Questa storia è di dominio pubblico.


E' vero che ci sono stati anche degli errori sul mercato, giocatori passati in sordina (Blanchard), giovani di talento che non sono riusciti ad emergere (Miccoli), calciatori affermati che hanno espresso solo in piccola parte le loro qualità (Di Vaio), campionio troppo in fretta venduti (uno solo, Henry). Però, obiettivamente, chi dice che gli errori sul mercato nella carriera di Moggi siano stati superiori ai successi, o non capisce di calcio o è male informato. Così come chi cerca di imputare i successi di Moggi alla GEA o ai soldi mai arrivati degli Agnelli.

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