Anteprime sulla trama
King non ha nascosto che quando elaborò Shining, nel 1977, era prigioniero di due parenti stretti delle oscure presenze dell’Overlook: la bottiglia e la droga. In certi giorni sembrava il folle papà Jack Torrance, in altri il piccolo figlio Danny con un potere da gestire e da conoscere. Ora è cresciuto, ma non liberato. La mamma è morta, lui non ha smarrito la luccicanza (lo shining appunto, ovvero la possibilità di prevedere gli eventi, di telecinesi, di penetrare nella mente altrui, di comunicare a distanza…) ma l’ha stordita in fondo alla bumba di chi alza troppo il gomito. Ha bisogno di riprendersi, mentre vaga in pullman di Stato in Stato. Una cittadina del New Hampshire, nuovi amici alla stregua del cuoco dell’Overlook, gli Alcolisti Anonimi e un impiego in una casa di riposo sono l’occasione giusta. È un inserviente, ma presto sarà chiamato Doctor Sleep, il dottor Sonno, per la sua capacità, insieme al gatto Azzie, di accompagnare dolcemente i malati terminali al loro estremo respiro. Ma nelle vicinanze abita una bambina, Abra, che possiede uno straordinario shining e che sin da quando era un frugolo di una manciata di mesi si era telepaticamente messa in contatto con Dan. Abra è in pericolo fatale: gli Stati Uniti sono il terreno di caccia del gruppo vampiresco del Vero Nodo che rapisce i cuccioli d’uomo che hanno la luccicanza per ucciderli e nutrirsi del loro “vapore”.
Dan convince i genitori di Abra, una pediatra e un anziano operaio, ad allearsi per debellare i signori della morte: insieme ad Abra sfideranno Rose Cilindro e la sua banda. E dove, se non nel luogo in cui una volta sorgeva l’Overlook Hotel?
Non si può e non si deve entrare in dettagli più specifici, in agnizioni inaspettate e nel cuore di un intrigo dove la tenebra e la luce combattono come il Bene e contro il Male. Doctor Sleep è un inno agli Alcolisti Anonimi, un salmo alla sofferenza purificatrice, un blues spalancato sul terrore e sul coraggio, una preghiera perché la prova del dolore non sfondi anima e corpo. In King materia e spirito sono un eco biblico del mistero della vita, dove la luccicanza è lo strumento per impedire l’apocalisse. Le trombe del giudizio viaggiano, come sempre in King, “on the road”, ma il sogno è un incubo, una proiezione delle nostre paure, il ritratto di un’America della violenza domestica e dell’infanticidio. Il Vero Nodo è un branco di parassiti, di serial killer alieni sbucati chissà da quale inferno, travestiti da innocenti anziani o giovani sciroccati che attraversano il Paese in camper.
Non più gli “angeli ribelli” delle motociclette, ma i “diavoli nonni” dei furgoni, delle roulotte, del nomadismo a scopo di eccidio, ma non immuni al morbillo, piaga da contrappasso. King è inesorabile nel narrare l’orrore che affianca la normalità, così come rinfresca la sua galleria di bimbi indimenticabili, di papà e mamma travagliati nel rapporto con i loro eredi e nel regolare i conti con l’orco dell’alcolismo.
Stephen King è un pescatore letterario: lancia il suo amo, cattura il lettore e agendo di polso e di mulinello, mai tralasciando di allungare o accorciare la lenza, lo trascina in storie e sotto storie, dominate ovviamente dall’immaginazione macabra ma che non sono in debito di verità perché a loro volta hanno sondato il suo bagaglio di triboli esistenziali. Il cancro, che ha condotto alla tomba sua mamma, è un’ossessione ancora sanguinante e probabilmente la tenerezza dello strano Doctor Sleep è una forma di risarcimento con i propri fantasmi, con i propri rimpianti e rimorsi.
Dan e Ambra si completano a vicenda (e c’è un perché) con lo shining a dettare tattiche e strategie, con un calvario da sostenere perché gli Inferi non prevalgono. L’evanescenza, che pure è una pietra fondante della prosa di King, non tocca i suoi personaggi, buoni e cattivi, anzi ne fa creature che commuovono e spaventano e soprattutto alimentano l’ammirazione per uno scrittore che non ha mai mandato in castigo la sua luccicanza stilistica, il suo piacere di inventare mantra, di passeggiare sull’orlo dell’abisso dell’incredulità senza mai precipitarvi dentro. Non c’è dubbio che Stephen King sia uno dei più importanti scrittori americani di sempre, nel bene e nel male, per il Bene a danno del Male. Doctor Sleep, a parte forse una certa meccanicità e prevedibilità nell’ultima parte, ha l’oro in bocca.