Chiesto il rinvio a giudizio per l’ex portiere Sereni, indagato anche per pedopornografia dalla Dda
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La difesa più impegnativa della sua vita Matteo Sereni, portiere trentottenne di serie A (ex Samp e Brescia), dovrà affrontarla al tribunale di Tempio, dove la procura della Repubblica chiede il suo rinvio a giudizio per pedofilia. I guai del calciatore parmense non si limitano alle pendenze giudiziarie galluresi: lo stesso atleta, suo fratello Giacomo (giocatore di pallacanestro) e un imprenditore di Vercelli ma residente ad Arzachena – Marco Quaglia –, sono infatti indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari per pedopornografia. Le pesanti grane di Matteo Sereni cominciano a fioccare nel 2010, quando la ex moglie e procuratrice legale Silvia Cantoro (assistita dall’avvocato Carlo Taormina) lo denuncia alla magistratura di Genova per abusi su una minore. Le indagini dei magistrati genovesi si chiudono con una archiviazione e la trasmissione del fascicolo processuale alla procura di Tempio per competenza territoriale, essendo i fatti denunciati da Silvia Cantoro avvenuti, parrebbe, in una abitazione e in una spiaggia di Cala Granu, a Porto Cervo.
Le indagini avviate dal sostituto procuratore della Repubblica Roberta Guido portano gli investigatori in Liguria, dove interrogano diverse persone – una assistente sociale, una psicologa infantile e una suora che dirige un centro per minori – le cui dichiarazioni sarebbero contraddittorie e tutte a favore del calciatore. Il quale, stando alle intercettazioni disposte dagli inquirenti, viene informato passo dopo passo (da una delle tre donne) di quanto avviene sotto il profilo giudiziario. Da qui la richiesta, nell’avviso di concluse indagini, di rinviare a giudizio anche le tre donne per favoreggiamento personale. Nel frattempo le incalzanti istanze del patrocinante di parte civile fanno riaprire clamorosamente il caso, con un supplemento di indagini da parte della magistratura di Tempio che avrebbe accertato ulteriori reati da parte del calciatore, questa volta con la presunta complicità del fratello Giacomo e dell’imprenditore di Vercelli: i tre, alla presenza di altri due minori, avrebbero filmato una bimba di quattro anni mentre “giocava” con due adulti. Un filmato che sarebbe stato venduto a due persone indicate soltanto per nome e non ancora individuate dagli investigatori. Un caso, questo, di competenza della procura distrettuale antimafia alla quale sono stati trasmessi gli atti processuali. Matteo Sereni, dall’inizio di questa tristissima storia, ha sempre sostenuto d’essere vittima delle ritorsioni della ex moglie nonché procuratrice legale, e di non aver mai commesso alcun abuso su minori. Lo spinosissimo caso sarà ora argomento di discussione per gli avvocati Massimo Leandro Boggio e Giampaolo Murrighile, che assistono il calciatore, e dei colleghi Anna Rita Giua e Domenico Putzolu che difendono gli altri indagati in questa sconcertante vicenda di presunti abusi sessuali su minori.
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