Breeze Of Insanity: The Story Of Macho Man Randy Savage

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Greg Valentine
00venerdì 3 giugno 2011 16:26
PREMESSA:


Perdonatemi se, per la seconda volta consecutiva in poche settimane, mi ritrovo ad occupare nuovamente questo spazio (e ringrazio Baboden per aver accettato). Questa volta ho voluto scrivere un editoriale quasi di "prepotenza", a seguito di un tragico evento: 20 Maggio 2011, muore il noto Randy Savage, mio personale idolo del wrestling e di tantissimi altri che lo hanno vissuto e/o ne hanno recuperato le gesta. La morte sembra sia avvenuta a seguito di un violento incidente, causato da un attacco cardiaco che gli ha fatto perdere il controllo della vettura (anche se si ritiene che la morte sia avvenuta principalmente a causa dell'attacco di cuore). Mai come questa volta ho voluto prendere in mano le redini di un editoriale (seppur commemorativo).

Dato il personaggio in questione ci tenevo ad offire un resoconto della sua carriera, un tributo che potesse non far sprofondare Savage in un ingiusto oblio generale da parte dei nuovi appassionati (un dimenticatoio nel quale tristemente il buon Savage si ritrovò immeritatamente nell'ultimo decennio), non preoccupandomi di coloro che lo hanno vissuto o i nostalgici (nei quali mi ci metto pure io) che conoscendolo, non possono che rendere grazie a questa storica figura. Spero chiaramente di essere all'altezza di questo ambizioso compito che mi sono prefisso, e di offire a quest'ultimi un tributo degno di questo personaggio.


DUE BUONI MOTIVI PER AMARE RANDY SAVAGE


In primis, mi pare doveroso sottolineare che, accingendomi a parlare di uno dei migliori worker nord-americani mai esistiti, un pilastro del wrestling anni 80s e 90s, nonchè pluricampione (6 volte in tutto) WWF e WCW, se dovessi elencare tutti i buoni motivi i quali un wrestler come Savage meriti il rispetto di tutti i fan del mondo, mi dilungherei non poco. Chiunque di noi può instaurare un legame emotivo verso un idolo, un eroe, un personaggio letterario, televisivo, senza un particolare perchè infondo.

Basterebbe definire il buon Randy come una bandiera del wrestling americano, come una delle leggende più fulgide dell'intero panorama storico. Nel caso in cui questa motivazione non fornisse già un motivo valido per l'idolatria, la cosa che ricorderò sempre di Savage sarà la sua personalità: forse stereotipata e in gimmick, ma al tempo stesso tremendamente vicina al reale. In un era dominata da personaggi fumettosi, imbattibili, puri nella loro bontà e nella loro malvagità (al limite dell'irreale insomma, chi è veramente buono o cattivo?), Savage rappresentava meglio di chiunque altro un uomo complesso, con le sue mille contraddizioni. Egocentrico, geloso, talvolta vile, capace di scendere alle infamie peggiori pur di vincere; ma al tempo stesso capace di amare, combattere, dare il 100% su un ring per i propri tifosi e mostrare virtù quali coraggio, vitalità e forza d'animo.

Non un perfetto modello etico, nè un imbattibile supereroe al servizio del bene. Savage era vulnerabile (al contrario di Hogan o Warrior, gli altri due pilastri dei suoi tempi, che erano semi-imbattibili markamente parlando), e in tutti i suoi matches i fan non potevano che immedesimarsi in un personaggio maggiormente complesso e meno a tinta unica. Come vedremo due costanti ci saranno nella sua vita (e nella sua carriera): Miss Elizabeth e la sua rivalità con Hulk Hogan. In piena Era Hulkamanaia infatti, nacque una corrente meno rumorosa ma altrettanto condita dall'affetto e dal culto dei suoi sostenitori: la Macho Madness. Una corrente alternativa, un po per tutti coloro che nei film prediligono personaggi controversi, più intrisi di problematiche umane a discapito dell'eroe senza macchia ; un po per tutti coloro che nei fumetti amerebbero più un eroe alla Wolverine che uno alla Superman.

Allacciatevi le cinture quindi, e fatevi trasportare dal racconto dei capitoli più significativi e importanti della sua carriera, fatevi trasportare dalla storia di un trascendentale talento, di un carisma unico unito a quel tocco di follia che tanto lo ha reso caro al sottoscritto e a tutto il mondo del wrestling che ora, non può che piangere la scomparsa di uno dei suoi portabandiera più fieri e controversi. Fatevi trasportare da quella brezza di follia, che ha accompagnato il nostro eroe nel corso di tutta la propria vita e carriera professionale.



BREEZE OF INSANITY: THE STORY OF MACHO MAN RANDY SAVAGE





Randy Poffo, figlio del grande Angelo Poffo (leggenda NWA), ha cominciato a masticare pane e wrestling sin da bambino. Il padre debuttò negli anni 40 divenendo uno dei professionisti più apprezzati del suo tempo, nonchè manager, promoter e trainer. Sotto la sua ala infatti sono usciti numerosi talenti del Pro-Wrestling. Dopo una grandissima carriera nel mondo del baseball durante il college (detiene ancora numerosi record nella North High School nell'Illinois), Randy decide finalmente di tentare la carriera di wrestler professionistico, come scritto nel suo destino.

Dopo ottimi trascorsi nei circuti indipendenti, cominciò a mostrare il suo immenso talento in promotions come ICW, in cui in coppia con il fratello raggiungerà ottimi risultati; AWA dove diventò in breve tempo campione assoluto (ricordiamo la faida con Jarry Lawler) e nell'NWA dove riuscì a conquistare il NWA Mid-America Heavyweight Title, uno dei titoli più importanti del panorama del tempo.

Date le premesse di prim'ordine, nel Giugno del 1985 Randy Savage venne contattato da Vince McMahon e di lì a poco firmerà con la federazione di Stamford. La WWF diverrà la sua casa, e la stessa sarà la federazione che lo consacrerà nella storia. Proprio durante una sessione d'allenamento conoscerà la bellissima Elizabeth Ann Hulette. Tra i due è subito amore, e di lì a poco la donna diventerà non solo la consorte del nostro eroe nella vita reale ma anche la sua manager nel mondo del wrestling. Diverrà ben presto Miss Elizabeth, la storica "First Lady" della WWF. Una figura a cui tutte le divas moderne non possono che rendere grazie per il contributo che questa donna ha dato a questo spettacolo. Come vedremo questo incontro condizionerà tutta l'esistenza del futuro Macho Man.


ATTO I: L'esordio


Savage debuttò nel primo PPV WWF della storia (contrariamente a chi pensa sia stato Wrestlemania I) Wrestling Classic Tournament. Subito sbalordì tutti, dirigenza e tifosi, sconfiggendo in incontri avvincenti Putski, Steamboat e Dinamite Kid; arrivando quasi a vincere il torneo, se non fosse per Junkyard Dog, che lo detronizzò in finale. Nonostante la mancata vittoria, il buon Randy Savage dimostrò in pieno tutte le sue doti in-ring e ben presto cominciò ad esplodere.

Prima di iniziare, è bene però introdurre un'altro celeberrimo personaggio, la sua "nemesi" per eccellenza, il wrestler più popolare del tempo: Hulk Hogan.

Descrivere quanto la sua presenza abbia determinato l'andamento della carriera è impresa ardua, posso solo limitarmi a descrivere il periodo storico. Fine anni 80, piena Era Hulkamania. Hulk Hogan era semplicemente l'uomo che insieme a Vince McMahon aveva rivoluzionato il concetto stesso del wrestling, elevandolo da spettacolo di nicchia a vero e proprio fenomeno di costume mondiale. Hogan rappresentò per Savage il vero scoglio della sua vita professionale, il wrestler più amato e popolare al mondo con il quale sempre ha dovuto reggere il confronto. Nonostante tutto la scalata di Savage era già ad un buon punto.

Con il suo personaggio da maschilista infatti (che trovò compimento con Elizabeth al fianco), Savage diventò ben presto uno degli heel più odiati e coinvolgenti al tempo stesso. Il mix che Savage ed Elizabeth creavano era perfetto, innovativo per il character medio dell'epoca, molto più fumettoso e fantastico. Se da un lato Savage era odiatissimo in quanto maschilista, vile (pensate che usava come scudo Elizabeth quando era in difficoltà) e scorretto nei suoi matches, dall'altro la dolce Elizabeth era semplicemente uno dei personaggi più amati dell'intera WWF. Odiato, ma al tempo stesso straordinario sul ring e con una manager assolutamente impossibile da non amare. La bella e la bestia. L'animale e la dolce donna innamorata e disposta a sopportare ogni cosa pur di preservare il rapporto con il marito. Questo geniale mix suscitava emozioni uniche, e sarà destinato a divenire il modello per eccellenza sul quale si ricalcheranno in futuro le accoppiate wrestler/manager donna; coivolgente come pochi in quanto rappresentava una problematica reale in cui tutti gli spettatori (e spettatrici) potevano immedesimarsi. Era nato insomma uno dei personaggi meglio riusciti della storia.



L'8 febbrario del 1986 infatti conquistò il WWF Intercontinental Title ai danni di Tito Santana, uno dei babyface più amati del periodo.

Il suo regno da campione Intercontinentale fu un'autentica rivoluzione. Ancora oggi potrebbe essere ritenuto uno dei migliori regni della storia di questa cintura (forse solo Bret Hart successivamente riuscì a fare di meglio). Qualità eccelsa delle sue battaglie, promo da antologia (ricordiamo il divertentissimo The Cream of the Crop) misti di una mic innovativa (quanto schizoide) e carisma innato, costumi coloratissimi e una gimmick, come già detto, in grado di coinvolgere tutti (senza scendere mai nella volgarità come suggerito dal target del tempo). Cosa chiedere di più?

Ben presto cominciò una faida con George "The Animal" Steele, ex superstar di punta della WWF dei 70s, sfociata per una presunta attrazione di quest'ultimo verso Elizabeth. Durante l'ultimo dei loro confronti, mentre Savage si apprestava a prevalere con una delle sue solite scorrettezze, intervenì in aiuto di Steele uno dei suoi più fieri avversari di sempre, quello che sarebbe divenuto uno dei migliori worker del panorama mondiale del tempo: Ricky "The Dragon" Steamboat.

Un pericolosissimo contendente al titolo IC (che Savage ormai deteneva da tempo). La faida fu straordinaria, da ricordare soprattutto l'episodio dell'infortunio di Steamboat. Durante un'introsione infatti, Randy attaccò e posizionò Steamboat contro le transenne a bordo ring e lo colpì con una delle sue mosse più letali volando dal paletto ring fino a lui. I voli di Savage erano un qualcosa di innovativo per il tempo, pensiamo infatti alla sua finisher, la Flying Elbow Drop (gomitata volante), e quanto al tempo fosse ritenuta innovativa. Ovviamente l'High Flyin vero e proprio arrivò dopo, ma il contributo di Savage alla diffusione di questo genere nel main stream fu notevole, considerando il fatto che al tempo dominavano al top wrestler mastodontici e prevalentemente con un repertorio di power moves (la codisetta età d'oro dei Big Men). Savage era discretamente preparato tecnicamente, era agile, e introdusse numerose mosse aeree inedite (o quasi - Jimmy Snuka -) per la WWF del tempo. L'incontro che si stava delineando tra i due, insomma, era attesissimo da tutti, sia per la faida avvincente, sia per il fatto che a contendersi la cintura fossero due dei wrestlers più atletici, spettacolati e preparati del tempo. Inoltre l'angle dell'infortunio, con Steamboat portato in barella, fu "realistico" per il tempo, in cui si sa la keyfabe era preservata con molta più cura.



ATTO II: contro Ricky Steamboat


Wrestlemania III "Bigger, Better, Badder." 29 marzo 1987 - Pontiac Silverdome di Pontiac, Michigan.

Davanti a 90.000 persone Randy Savage e Ricky Steamboat disputarono un incontro incredibile. 15 minuti di Wrestling puro. "This is the greatest match i never see" queste le parole di Jesse Ventura, l'allora commentatore ufficiale della WWF insieme a Gorilla Moonsoon. Un azione senza sosta, con nears falls in successione dall'inizio alla fine. E' impressa nella mia mente l'immagine dell'arbitro barcollante, con il sudore alla fronte per il ripetuti tentativi di pin dei due. Ciò che i due fecero vedere quella sera, fu un livello inedito per gli standard della WWF del tempo condito da un'atmosfera unica generata dal più grande evento indoor della storia (record mi pare ancora imbattuto per una manifestazione di wrestling). La vittoria arrise a Steamboat che terminò il regno IC di Savage, che d'altro canto disputò forse il miglior incontro mai combattuto negli 80s (solo la trilogia dello stesso Steamboat contro Ric Flair in NWA del 1989 fu probabilmente superiore, per un maggiore minutaggio concesso dal booking e diversa considerazione dell'In-Ring Action), sicuramente uno dei migliori mai disputati per la cintura IC.

Tuttavia Wrestlemania III non verrà ricordata maggiormente per quest'incontro, ma per il celeberrimo Andrè/Hogan. (anche se per la prima volta ci fu una spaccatura netta di critica tra i sostenitori del workrate, solitamente smart puri, e i mark. Non a caso Meltzer e PWI lo designarono come il MOTY di quell'anno). L'eroe giallo rosso infatti riuscì per la prima volta a connettere un Body Slam sul gigante francese (allora presentato come imbattuto dA 15 anni) in quello che viene ritenuto come il match più importante e famoso di sempre. Hogan rubò la scena a Savage, seppur il secondo aveva combattuto un incontro qualitativamente di un altro livello. Curioso infatti l'episodio dello stesso Hogan quella sera, nel backstage, il quale conobbe a pieno la pericolosità di Savage a insidiare il suo posto di top player, una leggenda metropolitana racconta infatti che Hulk era molto preoccupato per il suo match con Andrè dopo aver visto il classico per il titolo IC, temendo che il suo match venisse oscurato dal capolavoro che solo una mezzoretta prima lo aveva preceduto nella card.

Vince McMahon e l'intera dirigenza erano rimasti sbalorditi dalla prestazione di Savage, che finalmente cominciò la sua scalata al top, puntando ovviamente al titolo assoluto. Dato il consenso che Savage stava accumulando (grazie all'eccentricità del suo personaggio, e la sua follia che lo rendeva carismaticamente unico), ben presto venne turnato face. Era insomma scoppiata la Macho Madness.

Dopo 4 anni di assoluto dominio da campione, il 5 Febbraio del 1988 durante un edizione del Saturday Night Main Event, Andrè The Giant riuscì finalmente a sconfiggere Hulk Hogan (tramite la celebre scorrettezza del gemello Hebner) laurendosi per la prima volta campione WWF. Subito dopo la sua conquista regalò il titolo a Ted Di Biase. La dirigenza non apprezzò questo gesto, e non considerò valido il passaggio di titolo dichiarando il titolo vacante. Si annunciò quindi un torneo per l'assegnazione del titolo WWF per Wrestlemania IV. Quale occasione migliore per il nostro Randy Savage?


ATTO III: Per la prima volta sul tetto del mondo


Wrestlemania IV "What the world is watching" 27 marzo 1988 - Trump Plaza in Atlantic City, New Jersey.

In una sola sera Randy Savage dovette affrontare ben quattro incontri. Dopo aver sconfitto in successione Butch Reed, Greg Valentine, One Man Gang (allievo di Angelo Poffo tra l'altro) ebbe la possibilità di giocarsi la finale con il malvagio e avido Ted Di Biase che grazie ad Andrè The Giant era riuscito ad arrivare in finale. Hogan e Andrè si eliminarono a vicenda con un pareggio. Il match non fu molto lungo (politica della WWF del tempo, ovvero quella di non far durare a lungo gli incontri. Di Biase era un worker eccezionale, chissà cosa avrebbero potuto tirare fuori quella sera con le giuste condizioni), ma molto godibile. Savage nonostante la stanchezza, riuscì a dimostrare la sua superiorità ma doveva purtoppo guardarsi le spalle da un Andrè a bordo ring pronto a sabotargli l'azione. Elizabeth, data la situazione di disparità, chiamò dal backstage niente di meno che Hulk Hogan (richiamato a gran voce anche dal pubblico) che con un aiuto provvidenziale interferì in favore di Savage, facendogli conquistare per la prima volta il titolo mondiale WWF tra il boato dell'arena. Era il compimento di una carriera, la consacrazione del suo talento. Ma non fu tutto perfetto.

L'immagine del post match è una delle più significative per lui: Elizabeth e Hogan ad omaggiarlo. Elizabeth commossa, e Hogan ad applaudirlo. Era nato uno dei sodalizi più classici e famosi della storia, erano nati i Mega Powers. In un quadretto gioioso come questo, si delineava la triste realtà che avrebbe accompagnato Savage per tutta la sua carriera: la costante presenza di Hogan sotto le luci dei riflettori. Da un lato se ci pensate bene la sua interferenza aveva un po tolto la scena al neo-campione Savage, così come il post match, così come il match stesso incentrato sulle rivalità Hogan/Andrè. I due furono le costanti della sua vita. E come vedremo, questo è stato solo l'inizio. In quel clima di festa e gioia, il grande Macho Man non immaginava ciò che il destino gli avrebbe riservato di lì a poco.


I Mega Powers nei mesi successivi furono inarrestabili. Sgominarono tutto e tutti, compresi i loro arcinemici Di Biase e Andrè a Summerslam 1988 (da ricordare Elizabeth in un insolita versione. Si tolse la gonna distrendo i due heel, permettendo ai due Mega Powers di vincere). Furono momenti felici per il trio. Ma un sospetto stava nascendo. Le ombre si stavano avvicinando.


ATTO IV: Uomo geloso, uomo pericoloso.


Durante un Saturday Night Main Event nel 1989 i Megapowers dovettero affrontare in un tag team match il tag delle Twin Towers (Akeem & Big Boss Man), per culminare un feud ormai aperto da tempo. Involontariamente Savage cadde su Elizabeth facendola svenire. Hogan, preoccupato per le condizioni della First Lady, lasciò Savage solo a fronteggiare il duo nemico e portò tra le braccia Elizabeth in infermeria. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Da tempo infatti la gelosia di Savage nei confronti di Hogan andava via via crescendo, a causa delle ripetute ed eccessive attenzioni dell'Hulkster nei confronti di sua moglie. Accecato dalla gelosia, Savage, in preda ad un raptus di follia, attaccò violentemente l'amico nel backstage inziando così una della rivalità più famose dell'intera storia del Wrestling. Questa rivalità tra l'altro cominciò anche nella vita reale, in quanto Savage fu colto da un folle attacco di gelosia (potete biasimarlo infondo?) anche dietro le quinte. I tempi felici erano finiti, era arrivata la resa dei conti tra i due beniamini assoluti della federazione. Wrestlemania inoltre era prossima.

ATTO V: The Mega-Powers Explode!


Wrestlemania V - 2 Aprile 1989 - Trump Plaza Atlantic City, New Jersey.

Probabilmente il match più importante della sua carriera. Faccia a faccia contro la sua nemesi. Nonostante Savage era indiscutibilmente un lottatore migliore di Hogan; l'ultimo era sempre e costantemente il più amato. Era il wrestler che tutti volevano vedere, era in cima alla montagna. La stessa che Savage ha tentato di scalare fino in cima nel corso di tutta la sua carriera e che ha solo più volte sfiorato. Hogan era l'idolo delle folle, Savage l'eterno secondo.

Potete capire quindi con che motivazione, con quanta abbia Macho Man arrivò a quest'incontro. Rabbia che putroppo non bastò. Un pur grandissimo Savage nulla potè contro un innarestabile Hogan. Elizabeth fu presente nell'arena, decide di non schierarsi con nessuno ma la sua sola presenza non fece altro che incattivire un Savage fuori di sè. Davanti al suo pubblico, davanti alla sua donna, Savage perse il titolo e la leadership tornò ad Hogan, che conquistò il secondo titolo mondiale della sua carriera.

E' un po la dura legge dello show-business: la popolarità regna sovrana. Savage era amatissimo da face, ma non raggiunse mai il suo odiato rivale. Il match fu molto combattuto, e Savage (pur non intaccando i livelli di eccellenza del match con Steamboat e quelli che raggiungerà dopo) tirò su da Hogan una signor prestazione (probabilmente una delle più solide della sua carriera). Il titolo fu perso, anche Elizabeth. Savage si ritrovò improvvisamente solo e frustrato. Ma la vitalità del nostro eroe, gli avrebbe ancora riservato grandi scenari di gloria.


Dopo questa sconfitta, Savage sempre nel ruolo di heel maschilista, licenziò Elizabeth e si affiancò di una nuova manager: Sensational Sherri Martel (leggenda della divisione femminile ormai ritirata). Insieme avrebbe cominciato un'altro glorioso sodalizio. Una coppia heel d'altri tempi che avrebbe dominato non poco la scena. Durante questo sodalizio, Savage diventò King Of The Ring sconfiggendo in finale Jim Duggan; cominciando così la sua parentesi da "Macho King". Elizabeth, ancora innamorata, non potè fare altro che limitarsi al ruolo di spettatrice, mentre l'orgoglioso marito l'aveva ormai rimpiazzata.

Il duo racimola parecchie vittorie, e comincia un feud con Dusty Rhodes sfociato in numerosi matches. Il più celebre quello di Wrestlemania VI, in cui Savage fu rilegato in un mixed tag team. Pur affrontando un avversario di primissimo livello (Rhodes era già una leggenda NWA), non gli fu concesso chissà che spazio in quell'edizione, dominata dalla supersfida di Hogan contro Ultimate Warrior, che con la vittoria del titolo lasciava presagire ad un erede naturale dell'Hulkster. Cosa che sapete bene non avverrà veramente.

E proprio con quest'ultimo ci fu un altro capitolo importantissimo per Savage, se vogliamo anche il più importante e ricordato. Le strade tra i due si incrociarono ben presto, quando Savage chiese una title shot al titolo detenuto allora dal guerriero. Sorprendentemente Warrior rifutò la sfida con un secco "no!". Questo non fece altro che inasprire i rapporti tra i due e, durante la Royal Rumble 1991, Savage intervenì in favore di Sgt.Slaughter costando il titolo a Warrior (con la promessa del primo di offire a Savage una title shot in cambio d'aiuto. Promessa mai onorata). Il danno era stato fatto. E come spesso avveniva al tempo, in prossimità vi era Wrestlemania.

La faida tra i due è ritenuta una delle migliori mai realizzate a Stamford nell'arco di tutta la gloriosa storia di questa federazione. Un racconto di altri tempi. Per alzare ancor di più i toni della contesa, si optò per la prima volta verso la stipulazione del "Career Ending Match", ovvero il perdente del match sarebbe stato costretto a ritirarsi.



ATTO VI: contro Ultimate Warrior


Wrestlemania VII "Super stars e stripes forever" 24 Marzo 1991 - Memorial Sports Arena, Los Angeles, California

Chiunque ha adorato Randy Savage non può non adorare di conseguenza quest'incontro. Ogni wrestler ha un match in particolare che lo identifica, un match che racchiude tutto. Se parliamo di Macho Man è sicuramente Il Carrer Ending contro Warrior a Wrestlemania. Innanzittutto vorrei trasportarvi nella surreale atmosfera che si respirava nella vigilia e quella notte. Oggi questa stipulazione, dopo tutte le ri-proposizioni possibili ed immaginabili, ha perso l'impatto originario (come succede con tutto). Oggi con Internet e con lo smartismo generale e totale, c'è un traffico di news, spoiler che permette al fan di sapere vita, morte e miracoli dei wrestlers e delle promotions (piano, storylines futuri, rapporti nel backstage, politica intrapresa dalla dirigenza). Oggi prima di arrivare ad un match con in palio la carriera di un wrestler, sappiamo già se il ritiro sia definitivo o momentaneo. Nel 1991 invece la maggiorparte credeva realmente che uno dei due si sarebbe realmente ritirato e che non fosse mai più tornato. Potete quindi immaginare con che coinvolgimento emotivo i fan si prepararono a quest'incontro.

Il match in questione è poesia pura. Storicamente: "il miglior match per workrate dell'Era Gimmick, e la miglior storia mai raccontata su un quadrato". Questo è solo l'etichetta con il quale questo match viene tramandato. Ma per chi lo ha visto, e ha seguito la carriera di Savage sa che è molto di più.

Perfetto sotto ogni punto di vista, dai costumi colorati (Savage fu rivoluzionario anche con i suoi costumi e con il suo look. Lo dico, casomai ci fosse bisogno il bisogno), dall'atmosfera, dal booking, dal livello lottato, da tutto insomma. Il pubblico era sì dalla parte del face Warrior, ma al contempo tifava anche Savage, consci che per uno dei due sarebbe stato l'ultimo. Il risultato fu una bolgia unica.

"Means much more than this" Savage tirò da Warrior indiscutibilmente il miglior incontro della sua carriera (celebre la leggenda che Warrior riuscisse a stento a ricordare tutti i passaggi del match), oltre che probabilmente la sua miglior prestazione di sempre. Atmosfera infiammata, azione senza sosta, inteferenze di Sherri a bordo ring, finale unico con Savage che uscì un po il meglio del suo repertorio (tutte le mosse aeree possibili) e arrivò a connettere ben 5 Elbow Drop. Nonostante la prestazione favolosa di Savage, Warrior riuscì comunque miracolosamente a vincere (anche se l'angle dei suoi antenati ha rischiato di rovinare uno dei migliori incontri di sempre).

Non vi ho parlato però del vero fulcro dell'incontro: la presenza di Elizabeth tra gli spettatori.

Nel post match Savage, costretto al ritiro, venne attaccato e insultato da Sherri. Alla visione di quell'aggressione, la dolce Elizabeth non riuscì più a controllarsi. In quel momento qualsiasi cosa il marito le avesse fatto, non contava. Arrivò sul ring, attaccò Sherri e si riconcigliò con Savage. Questo è da molti (me compreso) considerato il momento più emozionante mai avuto in WWF. L'abbraccio di Savage e Elizabeth rappresenta ogni valore che il prodotto del tempo voleva comunicare, ogni cosa che sia mai contata per il personaggio Savage. Lei era ancora innamorata di lui, e anche lui sotto la sua maschera dura e virile, la ricambiava, forse anche più.

Macho Man nella sua più grande sconfitta, ha trovato in realtà la sua più grande vittoria (come sapientemente Dan Peterson rimarcò nell'occasione). Questa è la cultura della sconfitta. Questo è Randy "Macho Man" Savage. Pur perdendo riuscì finalmente e come mai prima di allora a conquistare la scena, a conquistare il cuore dei suoi tifosi, e finalmente rubò la scena a tutti, sia al vincente Warrior che all'eroe Hogan nel main event. Aveva raggiunto finalmente ciò che aveva sempre inseguito: la gloria. Ma non nel modo in cui pensava, tramite vittorie ed epiche imprese, ma con il compimento di ciò che è sempre stato.

Molti di voi potranno considerare questo come un finale strappalacrime per ragazzine in fase di pubertà, ma fu molto di più: ripeto fece piangere. Riflettiamo sulla cosa. Riuscì insomma a comunicare e a far emozionare tutti a tal punto che alcune non riuscirono a controllare le lacrime, alcuni balzarono in piedi per la gioia, altri si "limitarono" ad un doveroso ed interminabile applauso a braccia sollevate.

Uno sport considerato come la più bassa forma di intrattenimento esistente, è riuscito a commuovere un'arena intera, a raccontare una storia di un uomo e una donna, la storia di un amore. Non male per la più bassa forma di intrattenimento esistente. Non male per un eterno secondo. Molto spesso dove non arrivano i numeri, arriva un singolo momento. Un singolo momento può rimanere impresso nei cuori degli appassionati più di una carriera di trionfi.




Avevo continuato a scrivere anche del suo ritorno, della sua parentesi in WCW, e degli eventi della sua vita che lo hanno accompagnato fino alla sua morte. Certo, ci sarebbe stata ancora tanta roba, altre grandi sfide, tanti grandi matches degni di essere raccontati. Ciò nonostante a metà strada ho cambiato idea. Non penso ci possa essere un finale migliore sinceramente. Rischiavo semplicemente di far diventare un editoriale celebrativo, in una biografia in tutto e per tutto.

Sapete adoro i film biografici su attori, rockstars o celebrità varie. Spesso in questi si da grande risalto alla discesa post successo, io stesso ne riconosco la grande importanza. Tuttavia non c'è nulla che avrei potuto raccontarvi più di Randy Savage, e penso che nell'occasione sarebbe stato inutile dilungarsi. Per quanto possa essere trasparsa la sua reale personalità dai suoi matches, rimane la realtà che io non conoscevo l'uomo Randy Poffo. Dalla mia ho potuto solo raccontarvi dei momenti, in cui Savage ha saputo raccontare a me spettatore una storia. L'immortalità è spesso fatta da alcuni fortuiti e particolari momenti. Penso a quando scompare una persona che conosco, non ricordo quasi mai la fine, o la decadenza, nè la sofferenza che ha passato ; preferisco piuttosto imprimere nella mia testa il suo apice e ricordarlo nei momenti di felicità, di spensieratezza, e di gioiosa follia che tutti proviamo quando siamo al settimo cielo, quando ci sembra di toccare il cielo con un dito, quando siamo colmi di voglia di vivere. E queste cose, sicuramente al buon Randy non mancavano.

Non credo a proposito, pur non avendolo conosciuto di persona, che ci sia stato un momento più estatico di quest'ultimo. Ed è proprio con quella immagine in testa che do l'addio ad uno dei miei idoli di sempre. Morte coincisa con il mio quasi definitivo distacco dal wrestling, dopo anni di passione maniacale. Le cose finiscono insomma, ma alcuni momenti non possono che essere talmente perfetti da non venire mai dimenticati.

Non credo dimenticherò mai ogni "Ooohh Yeah!" nemmeno quando sarò uscito definitivamente da questa dipendenza wrestlinghiana.



James Butler
00venerdì 3 giugno 2011 21:01
Quattro anni fa, le tragiche conseguenze di un terribile delitto, mi fecero allontanare 'emotivamente' da ciò che definisci (forse a ragione), dipendenza. Se ne andò uno dei miei preferiti di sempre e nel peggiore dei modi. Per mesi non ne volli sapere. Poi, per abitudine forse, vinto da un flebile eco, piano mi riavvicinai. Ma 'sentivo' di essere altrove. Non c'era davvero più passione, o così pensavo allora.
Poi accadde. L'ultimo match di Flair in WWE, e il suo ritiro. Una storia sul ring, così ben raccontata, che mi scoprii emozionato. Ancora e di nuovo. Non volevo dare più chance a questo folle mondo, razionalmente non credevo più, e questo folle mondo invece mi dimostrava ancora una volta, tutta la sua potenza emotiva, nelle mani capaci di chi sa raccontare. E per questo, non mi sono perso definitivamente in altro, pur avendo sfiorato vividamente ciò che ora tu provi.
Non dar mai per spacciata la passione Greg, se questa è vera e profonda.
E le tue parole spese per Randy Savage, pace all'anima sua, sono pura passione.
Spesso le storie di addii, sono solo preludio a nuovi inizi. Per ora, mi limito ad un semplice, ma sentito, grazie.
-CabaretVoltaire-
00sabato 4 giugno 2011 11:10
non ho vissuto Randy Savage, ma questo pezzo mi ha fatto venire un incredibile voglia di conoscerlo meglio, al di là dei suoi angle più celebrati.
esiste una raccolta di dvd uscita non troppo tempo fa, "Macho Madness" credo. partirò da li.
una bellissima celebrazione Greg davvero, come è giusto che sia. un editoriale andrebbe scritto esattamente in questo modo, e deve essere la passione o dipendeza che muove i fili: ci si sorprende invece se uno You Re Next di poche righe dove tra l'altro vengono tirate in mezzo storiacce venga poi criticato.

mi accodo al grazie di James.
Greg Valentine
00sabato 4 giugno 2011 11:41
Re:
James Butler, 03/06/2011 21.01:

Quattro anni fa, le tragiche conseguenze di un terribile delitto, mi fecero allontanare 'emotivamente' da ciò che definisci (forse a ragione), dipendenza. Se ne andò uno dei miei preferiti di sempre e nel peggiore dei modi. Per mesi non ne volli sapere. Poi, per abitudine forse, vinto da un flebile eco, piano mi riavvicinai. Ma 'sentivo' di essere altrove. Non c'era davvero più passione, o così pensavo allora.
Poi accadde. L'ultimo match di Flair in WWE, e il suo ritiro. Una storia sul ring, così ben raccontata, che mi scoprii emozionato. Ancora e di nuovo. Non volevo dare più chance a questo folle mondo, razionalmente non credevo più, e questo folle mondo invece mi dimostrava ancora una volta, tutta la sua potenza emotiva, nelle mani capaci di chi sa raccontare. E per questo, non mi sono perso definitivamente in altro, pur avendo sfiorato vividamente ciò che ora tu provi.
Non dar mai per spacciata la passione Greg, se questa è vera e profonda.
E le tue parole spese per Randy Savage, pace all'anima sua, sono pura passione.
Spesso le storie di addii, sono solo preludio a nuovi inizi. Per ora, mi limito ad un semplice, ma sentito, grazie.




Hai ragione, ma infatti spacciata proprio no. Però penso che bisogna sempre essere attirati e stimolati in una passione, insomma attesa verso qualcosa (e salvo pochi eventi all'anno non è più molta). Quando vedere gli show WWE e TNA diventa molto più abitudine che vero piacere. Per carità, ancora guardo il wrestling attuale e mi diverto, ma faccio molto più a saltelli complice un tempo molto più limitato tra comunque cose da fare e altri interessi. Inoltre il periodo storico attuale non è dei più folgoranti, si vedono tanti mezzi-prodotti, riciclo inevitabile, insomma in quest' Era manca un qualcosa che identifichi questo mondo, parlo almeno a livello di majors americane. C'è Cena, Angle, AJ, Jarrett, Orton, Christian indubbiamente c'è materiale, ma non c'è un leit motiv dominante. Le cose buone ci sono, probabilmente sono io che col tempo lo seguo con molta più stanca.
Greg Valentine
00sabato 4 giugno 2011 11:47
Re:
-CabaretVoltaire-, 04/06/2011 11.10:

non ho vissuto Randy Savage, ma questo pezzo mi ha fatto venire un incredibile voglia di conoscerlo meglio, al di là dei suoi angle più celebrati.
esiste una raccolta di dvd uscita non troppo tempo fa, "Macho Madness" credo. partirò da li.
una bellissima celebrazione Greg davvero, come è giusto che sia. un editoriale andrebbe scritto esattamente in questo modo, e deve essere la passione o dipendeza che muove i fili: ci si sorprende invece se uno You Re Next di poche righe dove tra l'altro vengono tirate in mezzo storiacce venga poi criticato.

mi accodo al grazie di James.




Recupera la parte periodi come il feud con Di Biase, con Roberts (consigliato), quello degli Ultimate Maniacs (tag con Warrior). Questi sono i capitoli WWF ricordati meno spesso.

In WCW invece repera tutto, inizio, World War III, tutta la faida con Flair, il feud con Hogan, il periodo NWO, la faida con DDP (anche questa consigliata).

Il dvd "Macho Madness" della WWE è ottimo comunque, seppur la parte WCW molto superficiale.



Ah, comunque (riferendomi ovviamente anche a Butler) grazie a voi.
ektor baboden81
00sabato 4 giugno 2011 16:54
Finalmente ho trovato un pò di tempo per leggerlo tutto!

Che dire, Macho Man mi fa pensare alla mia infanzia, al periodo in cui davano il wrestling in chiaro e i miei idoli di bambino erano lui e Warrior..

Poi lo rividi una ventina d'anni dopo su GXT, ad Impact, e mi salì un pò di tristeza.

Adesso questa sconcertante ennesima morte..

Non so, non riesco più a scrivere di queste tragedie, passo.

Di certo, un altro piccolo pezzo di cuore che se ne va, assieme ad un altro piccolo pezzo di passione.
Warhui
00sabato 4 giugno 2011 23:12
Davvero molto bello il pezzo.

E molto inspirato anche il commento di James.

Un altro pezzo della mia infanzia è andato via, ahimè..
Greg Valentine
00domenica 5 giugno 2011 13:10
Quanti errori però [SM=x2584241] . Ringrazio sentitamente coloro che hanno commentato.
tevildo75
00lunedì 6 giugno 2011 14:00
Davvero un bel pezzo, bravo! Però ci tengo a sottolineare che l' importanza di Savage lo ha portato ad essere il designato per il turn heel di Hogan e non mi pare una cosa da poco.
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