BRINDISI - Madre e figlia (minorenne) prima molestate e poi picchiate: ma la peggio è toccata al padre della ragazza, picchiato selvaggiamente dopo essere stato chiamato in aiuto dalla moglie mentre veniva molestata assieme alla figlia.
Scene da «Arancia meccanica» l’altra sera alla perifieria di Brindisi, quasi sulla linea di confine tra i rioni Sant’Elia e Cappuccini, dove solo l’intervento in forze delle Volanti della Questura di Brindisi ha scongiurato il peggio, con l’arresto di tre extracomunitari di nazionalità ghanese: non clandestini disperati, lavoratori muniti di regolare permesso di soggiorno e da tempo residenti in Italia. È ancor più sbalorditivo, quindi, che degli extracomunitari già abbastanza integrati si rendano protagonisti di un simili atto e si trovino ora a rispondere di sequestro di persona e lesioni personali. In manette sono finiti Felex Acgua (41 anni), Kennet Kwateng (33anni) e Wilhemina Antomah (31 anni), per i quali si sono spalancate le porte del carcere.
I fatti hanno avuto luogo nella tarda serata di giovedì. Madre e figlia (di cui per la tutela dovuta ai minori non riveliamo le generalità) tornano a casa dopo essere state da alcuni amici, ma nell’androne del condominio in cui abitano trovano due africani che immediatamente si avvicinano a loro molestandole e mettendo loro le mani addosso. Le due donne reagiscono immediatamente, divincolandosi ed opponendosi energicamente ai tentativi morbosi degli extracomunitari, che tra l’altro abitano proprio in un appartamento di quel condominio, dove anche altri loro connazionali vivono, in alloggi presi in affitto. Alla reazione delle donne, l’atteggiamento degli stranieri si fa più violento e minaccioso: entrambe vengono prese a ceffoni dagli energumeni, ma la madre della ragazza riesce a telefonare al marito col cellulare, chiedendogli di correre immediatamente in loro aiuto. L’uomo si precipita sul posto ma quando entra nel portone non ha neanche il tempo di accertarsi delle condizioni della figlia e della moglie che già i ghanesi gli si scagliano addosso, colpendolo duramente e trascinandolo all’interno del loro appartamento. Dopo essersi chiusi nell’appartamento col malcapitato, lasciando madre e figlia sul pianerottolo, gli energumeni hanno dato vita alla fase più drammatica dell’interminabile aggressione: i tre stranieri (due uomini e una donna) hanno pestato a sangue il padre della minore accorso sul posto e sequestrato subito nel loro appartamento, mentre sul pianerottolo la ragazza e la madre si disperavano battendo insistentemente i pugni contro l’uscio e urlando dalla rabbia. È stato allora che la madre della ragazza ha chiamato il 113, chiedendo un intervento immediato: «Stanno ammazzando mio marito di botte, correte, vi prego», avrebbe implorato la donna non appena l’agente in servizio presso la sala operativa della Questura ha risposto al telefono.
Nel frattempo, stanchi delle urla delle due donne, i ghanesi hanno riaperto l’uscio della loro casa ed hanno ripreso ad inveire contro di loro, prendendole a schiaffi ed a calci perché, evidentemente, non gradivano le lamentele e le grida della loro disperata protesta. Di li a pochi istanti, però, sono giunti gli agenti della sezione Volanti: prima una pattuglia ed aseguire altre due. Anche alla vista degli agenti i ghanesi hanno tentato di persistere nel loro atteggiamento, ma gli agenti sono intervenuti con decisione immobilizzando i due uomini e la donna di colore. Contestualmente altri agenti prestavano soccorso alla famiglia picchiata. Padre, madre e figlia, sono stati condotti al Pronto soccorso dell’ospedale «Perrino» di Brindisi, dove sono state riscontrate loro diverse lesioni dovute alle percosse subite. Al termine degli accertamenti, alla minorenne sono state diagnosticate ecchimosi e contusioni giudicate guaribili in 5 giorni, mentre per il padre e la madre della stessa - espostisi comprensibilmente di più contro gli energumeni, proprio per proteggere maggiormente la ragazza - la prognosi è di sette giorni. Un bilancio che comunque, vista la piega che gli eventi stavano prendendo, avrebbe potuto ben più pesante e che certamente è stato scongiurato grazie all’intervento massiccio della Polizia, giunta sul posto con tutte e tre le Volanti in quel momento impegnate a perlustrare la città.
I tre energumeni africani, quindi, sono stati condotti in Questura, identificati ed associati alle Case circondariali di Brindisi e Lecce, a disposizione del sostituto procuratore di turno Valeria Farina Valaori. Dagli accertamenti svolti in Questura è emerso che i tre extracomunitari disponevano di regolare permesso di soggiorno per lavoro, in quanto si guadagnavano da vivere offrendosi come braccianti nelle campagne, durante le raccolte dei prodotti stagionali. Ma a questo punto, dopo quanto accaduto l’altra sera - al di la delle conseguenze su piano più strettamente penale e di quanto scaturirà da processo cui saranno sottoposti per le gravi accuse contestate loro - sarà difficile che ai tre possa essere nuovamente confermato il permesso di soggiorno e potranno scordarsi di poter restare in Italia da «regolari».