http://www.repubblica.it/sport/calcio/2015/10/13/news/_soldi_in_nero_per_salvare_le_squadre_cosi_il_colosso_ha_falsato_i_campionati_-124943847/?ref=HRER3-1
Lo scorso campionato di calcio di serie A e B, così come questo in corso, sarebbero stati alterati dall'intervento di Infront. E' questa l'ipotesi accusatoria della procura di Milano nel secondo filone di inchiesta, quello che riguarda le iscrizioni delle squadre ai campionati. Secondo l'accusa, Infront avrebbe effettuato "indebiti finanziamenti", si legge nelle carte dei pm, ad almeno due società di serie A e B, il Genoa e il Bari, per permettere loro di partecipare al campionato e comunque di evitare penalizzazioni. Da qui la contestazione mossa ai vertici delle due squadre, alle cui porte ha bussato venerdì la guardia di Finanza, di "ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza", fattispecie prevista dall'articolo 2638 del codice civile. Grazie ai soldi "indebiti" di Infornt avrebbero infatti impedito alla Covisoc, la Consob del calcio, di accertare alcuni problemi nel bilancio e provvedere al deferimento alla Federcalcio previsto dalla norma.
Quindici milioni avrebbe incassato il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, in tre tranche da cinque ciascuno. Si tratterebbe di soldi messi a disposizione da Enrico Silva, patron di Mp Silva, la società leader nel mondo nella distribuzione di diritti televisivi, e Infront tramite Tax &Finance, la società fiduciaria di Lugano di cui è partner Andrea Baroni, il fiscalista arrestato. Silva smentisce. Mentre le carte confermerebbero il movimento con Preziosi che però prova a ridimensionare la vicenda: parla di un prestito personale a tasso agevolato (4 per cento) che gli è servito, questo sì, per rimpolpare le casse del Genoa e iscriverlo al campionato di serie A. Il Bari ha invece ricevuto, a maggio dello scorso anno, con un bonifico diretto da Infront, 470mila euro per il secondo sponsor di maglia. Il presidente Gianluca Paparesta - che aveva ricevuto sempre da Infront e Mp Silva i soldi per comprare all'asta fallimentare il Bari vendendo in anticipo i diritti televisivi - avendo bisogno di soldi per pagare gli stipendi, ha venduto in anticipo a Infront i diritti per la stagione 2015-2016. Al momento non si è rivelato un buon affare per la società di Bogarelli, visto che per ora il secondo sponsor che c'è sulla maglia del Bari è stato venduto direttamente da Paparesta. Pronto però a scomparire qualora Infront trovi un suo cliente.
Anche per questo la Procura di Milano ritiene che dietro le mosse di Infront non ci sia soltanto business. Ma la volontà di aggirare i controlli Covisoc e favorire alcune squadre. Un problema non di poco conto. Visto che in questa maniera Infront, che essendo advisor della Lega dovrebbe essere garante di tutte le società, favorisce una squadra piuttosto che un'altra, finanziandola al bisogno. "Ma sono ragioni commerciali, il Bari è molto più appetibile di una piccola squadra" spiegano gli uomini di Bogarelli, citando il famoso Lotito che non voleva Frosinone e Carpi in serie A.
Questo enorme conflitto di interessi non sfugge però agli uomini del calcio. Da tempo c'è chi chiede una regolamentazione e maggior chiarezza tra i ruoli. E la serie B cerca di protardi avanti: nei prossimi giorni delibererà di non rinnovare il contratto con Infront.
(g. fosch. e ma. me.)
www.repubblica.it/sport/2015/10/13/news/_l_asta_dei_diritti_tv_truccata_da_infront_per_favorire_mediaset_ecco_le_accuse_dei_pm-124943259/?ref...
Mail, sms, ma perfino messaggi su ogni tipo di sistema di " corrispondenza informatica". Da Skype per finire a Whatshapp. Venerdì scorso, la pattuglia della guardia di Finanza di Milano che ha bussato agli uffici dei più alti dirigenti di Mediaset, Giorgio Giovetti (responsabile dei diritti sportivi Reti televisive italiane) e Marco Giordani (numero uno Rti) aveva l'ordine di raccogliere ogni traccia possibile del presunto accordo occulto per la spartizione dei diritti televisivi della serie A nel triennio 2015-2018. I due alti manager del Biscione hanno scoperto così di essere indagati dalla procura di Milano per concorso in turbativa d'asta.
Un affare da poco meno di un miliardo di euro (930 milioni); il pilastro - per dirla con le recenti profetiche parole del presidente della Figc, Carlo Tavecchio - che sostiene l'intero sistema; la principale, se non unica, fonte di approvvigionamento finanziario delle società. Quell'affare, si scopre oggi, anche se lo si sospetta da sempre, sarebbe stato gestito dalla Lega Calcio in maniera illegale.
Di questo si sono convinti i magistrati milanesi, Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, che hanno mandato i finanzieri in Lega a prelevare tutte le carte relative alla procedura di assegnazione di quella gara. Quella era solo la prima tappa del blitz dei militari, che poco dopo hanno bussato alle sedi di Infront - l'advisor della Lega, nonché grande regista di tutta l'operazione - per perquisire il presidente Marco Bogarelli, e i consiglieri Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli. E infine, a Cologno Monzese, nel cuore di Mediaset. Ma cosa ha spinto i magistrati a cercare queste prove?
La risposta è contenuta nel decreto di perquisizione: " Il management di Infront, nello svolgimento dell'iter di assegnazione delle licenze dei diritti audiovisivi relativi agli eventi sportivi (diritti tv 2015-18, ndr), colludendo con i dirigenti Rti, ha turbato i relativi bandi e il corretto e imparziale svolgimento delle gare, in particolare violando i canoni di trasparenza e leale concorrenza in favore del competitor Rti (Mediaset)". Se si dovessero lasciare per un attimo le parole ingessate del passo centrale del decreto, la traduzione più banale è che la " torta" dei diritti sarebbe stata falsata per favorire la società fondata da Silvio Berlusconi. Dalla quale, non sembra un caso, proviene proprio quello che sembra essere il deus ex machina di tutta questa vicenda, Marco Bogarelli
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Indagine diritti tv, perquisite sedi società di serie A e B
MILANO - La Guardia di Finanza ha perquisito anche le sedi di alcune società di calcio di serie A e B nell'ambito dell'indagine in cui la procura di Milano ipotizza i reati di turbativa d'asta, turbata libertà degli incanti e ostacolo all'attività degli organi di vigilanza, in relazione alla compravendita dei diritti televisivi. Le perquisizioni risalgono a venerdì scorso quando le Fiamme Gialle si sono presentate anche nella sede milanese della Lega Calcio con un ordine di esibizione di documenti. L'operazione della Gdf risale a venerdì scorso.
Le ipotesi di reato al vaglio dei pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi è quella di turbativa d'asta e si è concretizzata con l'iscrizione nel registro degli indagati di Marco Bogarelli, presidente di Infront, advisor della Lega calcio nella compravendita dei diritti televisivi.
Circa le perquisizioni in alcune società di calcio di A e B, il reato ipotizzato a loro carico è quello di ostacolo agli organi di vigilanza nei confronti della Covisoc, la commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio professionistiche.