Capitalismo contro Capitalismo, di Michel Albert

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AtomBomb
00giovedì 28 luglio 2011 19:22
Avete letto questo libro?

Anno 1991.

In soldoni descrive che nel mondo esistono due modelli di capitalismo, quello nord americano e quello europeo, o renano.

Il primo, secondo Albert, è violento e tende ad asservire tutto l'apparato statale ai bisogni del mercato, cardine del libertarismo e influenzato dalla scuola monetarista, sdoganato da Reagan e Margaret Thatcher.

Quello europeo, o meglio francese, tedesco e nord europeo, invece è, secondo l'autore, preferibile, in quanto, oltre a essere influenzato dalle teorie di Keynes, è più equo, efficiente e meno violento.

La finanza è basata sulle banche e non sulle borse, le relazioni fra banche e aziende sono più strette, i poteri degli azionisti e dei dirigenti sono più bilanciati, datori di lavoro e sindacati lavorano in sintonia, i lavoratori sono "fedeli" al posto di lavoro perché l'azienda dove lavorano è parte della comunità, mentre in quello nord americano sono dei beni come qualsiasi altra cosa, nel senso che si cambiano a seconda del momento, in Europa i mercati sono più regolamentati, le comunità condividono una serie di valori e opinioni in merito a solidarietà e uguaglianza, in Europa gli stipendi hanno un andamento costante mentre in nord america sono fortemente influenzati dal momento, e col modello renano si possono trovare lavoratori più qualificati grazie al sistema scolastico e di apprendistato.

Le differenze si vedono in altri campi, come per esempio la religione che in nord america funzionano come vere e proprie istituzioni economiche, la presenza, giudicata positiva, di televisioni statali, i professionisti che col modello renano tendono a sacrificare parte dei loro guadagni per lavorare in un'ottica di bene comune.

Albert vede la colpevolezza nei media privati europei che hanno cercato di far apparire come più attraente e dinamico il sistema nord americano.

C'è una citazione significativa che ho trovato su wikipedia:

“The largest banks know, however, that they are literally 'too big to fail' and can count on a helping hand from government if the worst comes to the worst. America's political leaders would step in to prevent the crash of a major financial institution on the grounds that it could set off a lethal chain reaction culminating in widespread disaster. ... Thus, in yet another intriguing but ominous irony of history, 10 years of ultra-liberalism have resulted in a US financial system whose future may only be assured with the help of federal government handouts”

Lo consiglio a tutti.
Scoundrel
00giovedì 28 luglio 2011 22:07
interessante lo è sicuramente,del resto in Europa c'è stata l'esperienza del socialismo(in senso lato),cosa che negli USA non c'è stata.Dopo la caduta della minaccia sovietica,sempre più il neoliberismo è andato affermandosi.Emblema di quanto questo libro abbia ragione è Marchionne,il quale cerca di importare in Italia il modello economico americano.
Megablast
00giovedì 28 luglio 2011 22:53
L'ho letto.

Però Keynes c'entra poco anche con il sistema che si è affermato nell'europa continentale.

E comunque queste differenze stanno assottigliandosi, e i principali mercati emergenti stanno sposando il binomio imprese-mercati tipico dei paesi anglosassoni.
mickfoley82
00giovedì 28 luglio 2011 22:58
Keynes è quello dell'effetto moltiplicatore del reddito vero anche?Blast il prossimo anno tichiedero ripetizioni via megaforum ,che dovro' dare l'esame di politica economica..me raccomando.



Megablast
00giovedì 28 luglio 2011 23:02
Io il prossimo anno spero di postare il meno possibile qua dentro, significherebbe aver trovato lavoro.

Comunque certo, se hai bisogno chiedi :)
AtomBomb
00giovedì 28 luglio 2011 23:05
Re:
Megablast, 7/28/2011 10:53 PM:



E comunque queste differenze stanno assottigliandosi, e i principali mercati emergenti stanno sposando il binomio imprese-mercati tipico dei paesi anglosassoni.



E' questo il problema, si sta andando nella direzione che è favorevole a pochissimi ed è disastrosa per moltissimi.
Megablast
00giovedì 28 luglio 2011 23:07
Sì ma non sono tanto sicuro che quell'altro fosse tanto meglio.

Shareholder value model e stakeholder value model, dacci un'occhiata.
AtomBomb
00giovedì 28 luglio 2011 23:16
Re:
Megablast, 7/28/2011 11:07 PM:

Sì ma non sono tanto sicuro che quell'altro fosse tanto meglio.

Shareholder value model e stakeholder value model, dacci un'occhiata.


Se diamo un riferimento temporale però, diciamo Reagan e la Thatcher, quindi diciamo generalmente anni 80, facciamo 25 anni di questo modello, USA e Inghilterra non stanno meglio rispetto a 30 anni fa, anche in Italia, mi sa proprio che lo abbiamo adottato, non stiamo meglio rispetto a 30 anni fa.

Prendiamo l'altro modello, è stato protagonista del boom economico, ok che gli USA avevano raso al suolo la concorrenza della loro industria, ma in Europa ha funzionato a meraviglia, se non vogliamo prendere in considerazione la Scandinavia perché sono troppo pochi, prendiamo in esame Francia e Germania, soprattutto la Germania, sono spaventosi.

Senza contare che il modello americano è quello che ha dato il via alle delocalizzazioni che noi, in quanto lavoratori dipendenti, dovremmo vedere come un grande male, è il modello che ha permesso a un popolo di morti di fame come i cinesi di diventare una delle prime, se non la prima, potenza mondiale.

E' anche il modello delle deregulation a go go, i risultati li abbiamo sotto gli occhi.
mickfoley82
00venerdì 29 luglio 2011 00:16
Ma si potra' prima o poi uscire da questa misurazione su base economica tra stati?

Cioè prima ci si misurava attraverso la potenza degli eserciti e l'espansione militare...ora e da qualche secolo ci si misura su base economica...andare oltre questa cosa è possibile?Trovare una base diversa di misurazione no?O quanto meno abbassare l'accento "sull'imprenditorialita'"del confronto tra stati...cioè che senso ha avere un bilancio in positivo ,se poi le persone dentro iniziano a star male?....
AtomBomb
00venerdì 29 luglio 2011 01:33
Re:
mickfoley82, 7/29/2011 12:16 AM:

Ma si potra' prima o poi uscire da questa misurazione su base economica tra stati?

Cioè prima ci si misurava attraverso la potenza degli eserciti e l'espansione militare...ora e da qualche secolo ci si misura su base economica...andare oltre questa cosa è possibile?Trovare una base diversa di misurazione no?O quanto meno abbassare l'accento "sull'imprenditorialita'"del confronto tra stati...cioè che senso ha avere un bilancio in positivo ,se poi le persone dentro iniziano a star male?....



Si guarda troppo poco l'ISU

it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_stati_per_Indice_di_svilup...

Il bilancio però è essenziale, uno Stato indebitato fino agli occhi non potrà permettersi investimenti, e per investimenti intendo sgravi fiscali, incentivi, ma anche infrastrutture e formazione, e di conseguenza non potrai migliorare la vita della popolazione.
mickfoley82
00venerdì 29 luglio 2011 01:57
Re: Re:
AtomBomb, 29/07/2011 01.33:



Si guarda troppo poco l'ISU

it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_stati_per_Indice_di_svilup...

Il bilancio però è essenziale, uno Stato indebitato fino agli occhi non potrà permettersi investimenti, e per investimenti intendo sgravi fiscali, incentivi, ma anche infrastrutture e formazione, e di conseguenza non potrai migliorare la vita della popolazione.




Certo che il bilancio è essenziale,pero' se si iniziasse anche a porre l'accento su altre questioni e confrontare gli Stati anche su altri valori,forse va meglio....mi sembra che il sistema oggi sia troppo e solo basato sulla parte economica ed è andato in paranoia...
AtomBomb
00venerdì 29 luglio 2011 02:06
Re: Re: Re:
mickfoley82, 7/29/2011 1:57 AM:




Certo che il bilancio è essenziale,pero' se si iniziasse anche a porre l'accento su altre questioni e confrontare gli Stati anche su altri valori,forse va meglio....mi sembra che il sistema oggi sia troppo e solo basato sulla parte economica ed è andato in paranoia...


L'ISU è un buon metro di misura, anche se io inserirei altre variabili nel calcolo, come la disoccupazione e l'indice di competitività internazionale.

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