Crack San Raffaele: dal suicidio di Cal alla lotta sotterranea tra Cl e Opus Dei

IL SUICIDIO.

Il suicidio di Mario Cal, braccio destro di Verzè, non potrà essere chiarito con un rituale di pura prammatica. Offre il destro a troppe ipotesi e a molte possibili illazioni non tutte fantasiose.
Troppi dubbi, troppi misteri, tecnici, finanziari e politici. E il Vaticano in primo piano, pronto a raccogliere un’eredità che più scottante di così non potrebbe essere.
Cominciamo dal suicidio. A partire dalla pistola già conservata in un sacchetto di plastica nel mare di sangue in cui il cadavere di Cal è stato trovato. Una circostanza quantomeno strana. Perché? E chi ha provveduto?

DEBITI.

I debiti. Si sapeva che il San Raffaele faceva cose in grande, spendeva e spandeva, costruiva cupole e monumenti a futura memoria, comprava piantagioni di mango e alberghi in Sardegna, ma non al punto da accumulare 2 mila miliardi delle vecchie lire di debiti in parte insolubili.
Qualche voce si sentiva ma la circostanza è emersa solo recentissimamente. Come mai? Dov’erano i sindaci e i revisori della mastodontica Fondazione Tabor?

IL VATICANO.

La posizione del Vaticano. Lo Ior non era nella Fondazione Tabor, ma ora sì. Con quale procedura? Nei 15 giorni precedenti il suicidio di Cal il Vaticano aveva insediato nel consiglio di amministrazione quattro suoi uomini: lo stesso fresco presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, il nuovo probabile amministratore delegato Giuseppe Profiti (stretta osservanza vaticana), Vittorio Malacalza e Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, un tocco di prestigio laico che non guasta.
Tuttavia il Vaticano e la sua banca non sono entrati nella Fondazione con acquisto di quote e ancor oggi si smentisce che vogliano farlo. Come può non entrare nella torta lo Ior se riesce a stravolgere il consiglio di amministrazione? E non è singolare che Cal si sia suicidato proprio subito dopo l’ingresso dei nuovi consiglieri?

LA POLITICA.

I politici, altro dubbio. La Regione Lombardia, è ben noto, faceva affluire regolarmente i rimborsi ma non di meno la posizione di Comunione e Liberazione, e di Roberto Formigoni in specie, non è mai stata del tutto chiara. Emarginati eleganti o silenziosi amici?
Il litigio sull’improvviso dramma che si è scatenato, via agenzie, fra Formigoni e Rutelli, sembrerebbe spiegare qualcosa. Rutelli chiede spiegazioni a Formigoni («non vi eravate accorti di nulla?») e Formigoni risponde a muso duro che la Regione non può entrare nei bilanci delle società private.
Solo che Francesco Rutelli non si riferiva al Formigoni governatore, ma al Formigoni di Comunione e Liberazione. A nome di chi? Sembrerebbe di Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, e dell’Opus Dei, organizzazione che, si sa, trova nel centro sinistra imprevedibili adepti (vedasi Massimo D’Alema).
Conclusione: la salvezza del San Raffaele passa attraverso una guerra fratricida fra Comunione e Liberazione e Opus Dei oppure dovrà fare i conti, molto più terreni, con i riscontri sull’origine e natura del miliardo di euro di debiti che il Tribunale fallimentare di Milano sta avviando?

L'IPOTESI CONCORDATO.

Le mosse nervose di tutti i possibili protagonisti e il dirompente suicidio di Cal fanno propendere per questa ipotesi. E se il Tribunale si muove, respingendo l'ipotesi di concordato di 200 milioni di denaro fresco che dovrà necessariamente essere fornito dallo Ior (Banca Intesa è già abbastanza in affanno con i suoi crediti) saranno dolori per tutti.