De Benedetti, Passera e Colaninno rinviati a giudizio per omicidio colposo

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00venerdì 19 dicembre 2014 13:27
De Benedetti, Passera e Colaninno
Omicidio colposo alla Olivetti

La Procura di Ivrea chiede il rinvio a giudizio dei vertici dell'azienda eporediese nell'inchiesta sulle morti per amianto. Sono in tutto 33 gli alti dirigenti per cui viene richiesto il processo. "Non hanno tutelato la salute dei dipendenti". La parola al gup

Mezza famiglia De Benedetti. Il patriarca Carlo, i figli Marco e Rodolfo, il fratello Franco Debenedetti. E gran parte del top management: da Roberto Colaninno a Corrado Passera. Su tutti pende la richiesta di rinvio a giudizio con la pesante imputazione di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Assieme a un’altra trentina di dirigenti sono indagati nell’inchiesta per le morti di amianto alla Olivetti. A formulare la richiesta è la procura di Ivrea: “Il vaglio fatto da parte della procura delle memorie difensive presentate da alcuni indagati – spiega il procuratore Giuseppe Ferrando - non ha consentito di effettuare richieste di archiviazione, se non per posizioni marginali”, mentre non sono ancora note le sei posizioni stralciate, perché gli atti sono stati trasmessi al gip stamattina, e verranno comunicati alle parti soltanto all’inizio della prossima settimana. Il Giudice per le indagini preliminari dovrà fissare un’udienza e decidere se accogliere la richiesta della Procura e procedere con i rinvii a giudizio o archiviare.

L’impostazione degli inquirenti Laura Longo e Lorenzo Boscagli si basa sul fatto che al datore di lavoro spetta la tutela e la prevenzione della salute dei lavoratori. Nelle società per azioni i datori di lavoro sono rappresentati dal consiglio di amministrazione e dall’amministratore delegato. Quello dell’Olivetti sarà un processo che si giocherà molto sul nesso di casualità, ossia quel rapporto tra l’evento dannoso e il comportamento del soggetto (autore del fatto). I magistrati hanno sottolineato, in vari passaggi, che l’azienda istituì nel 1974 una Commissione permanente ecologia e ambiente, ma che la portata del rischio legato alla presenza dell’amianto sia nei locali sia nel talco adoperato per la produzione fu rilevata solo in anni successivi. Vengono contestate, poi, la mancata informazione ai lavoratori sui rischi che correvano inalando le polveri di amianto, anche dopo aver rilevato nel 1977 la presenza di amianto nei freni e nelle frizioni delle macchine utensili. Altre contestazioni riguardano l’assenza di mezzi di protezione personali e il mancato utilizzo di sistemi di aspirazione localizzata. C’è poi il capitolo riguardante gli edifici. I magistrati contestano le mancate ispezioni per verificare lo stato di conservazione degli intonaci.
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