Dell'Utri è povero

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AtomBomb
00sabato 20 agosto 2011 13:37
L'intervista Il senatore: era un prestito, sono a corto di quattrini
«Sono un principe decaduto, coi soldi di Silvio
ristrutturo e vendo la villa sul lago»
Mi sento perseguitato, ne ho visti tanti morire d'infarto. Spero di arrivare all'11 settembre, quando avrò 70 anni

MILANO - «Capisco che sui miei affari personali e privati, anche quando si parla di ristrutturare, comprare o vendere una casa, chi mesta nel torbido ci voglia sempre mettere lo zampino. Capisco certi giornali, ma che c'entra il Corriere con questa rottura di c...?».

Senatore, presidente, dottore, ma che linguaggio, per lei sempre forbito...
«Beh, allora mi correggo. Scusi, che gliene frega dei miei affari?».

Beh, può sorprendere sapere che un uomo, per quanto facoltoso e potente come lei, spenda su una casa 10 milioni, pur trattandosi di una villa da nababbi sul lago di Como. E se si scopre che se li fa prestare dal Cavaliere può sorgere qualche dubbio. O no?
«Quali dubbi? Ognuno di noi in questo Paese non è più libero di fare una trattativa, di chiedere un prestito a un amico, di fare un lavoro a casa, di avere un guaio? Tutto deve diventare di dominio pubblico, senza un minimo di riserbo? E questa non è secondo lei una rottura di c...?».

Senatore, dottore, non ricada, sobrietà.
«Lo capisce che mi stavo andando a fare un corsetta tranquillo tranquillo e invece mi fate innervosire?»

Corre attorno alla villa sul lago?
«Si, corro attorno a casa mia. O meglio cammino veloce, diciamo 5 all'ora, giusto per mantenermi in esercizio. Ma ora passa la voglia di tutto con questi suoi sospetti sul niente».

E' la Guardia di Finanza a dire che lei, sotto di tre milioni di euro, avrebbe incassato 8 milioni di euro da Berlusconi, come secondo versamento, dopo una prima rimessa di un milione e mezzo. Perché?
«Perché cosa? Che cosa sospettate?».

Il retro pensiero dei malpensanti è che Berlusconi potrebbe averla pagata per mantenere un segreto o per non dire qualcosa... Magari con riferimento a qualche processo. Insinuazione infondata?
«Menti disturbate possono pensare queste cose, ma io non mi voglio disturbare e vorrei starmene tranquillo».

Basterebbe dire perché il Cavaliere le dona tanti soldi.
«Quale dono? Che il Cavaliere faccia un prestito sono fatti miei, non debbo dirlo a nessuno».

Ma se lei lo spiega magari poi si frena la curiosità dei malpensanti.
«Va bene, basta, lo dico: sto vendendo casa. Ecco la verità».

Vende quello splendore della villa sul lago di Como?
«Non subito. Ma ho dato voce. E' necessario fare dei lavori importanti. Ristrutturo e poi vendo tutto. Perché io ho da pagare c... e ramurazzi (ravanelli, ndr)».

Dottore, di nuovo. E' davvero a corto di quattrini?
«Mi hanno ridotto a corto di quattrini. Ho dei problemi. Non riesco a mantenere più questa villa. Troppo grande. E' stato un sogno. Mi rendo conto che nella vita c'è chi sale e chi scende. E io vendo casa... ».

Sembra la storia dei principi siciliani che, non potendo più mantenere ville e dimore settecentesche, finivano per rinunciare a feudi e pezzi di patrimonio...
«Appunto, nobiltà decaduta. Ero anch'io un principe. E non lo sono più».

Si sente decaduto?
«Peggio. Ai principi rimase la nobiltà, a me neanche quella».

Colpa dei processi?
«Della persecuzione».

Ma ogni tanto arriva qualche piccola assoluzione per processi minori rispetto a quello di Palermo.
«E infatti brindo a Coca Cola. Noblesse di un tempo andato. Ora posso tornare a correre, pardon, a camminare? E' una questione di cuore».

Pressione?
«Debbo controllarla. Sale quando penso a queste camurrie dei processi. Appena penso ad altro scende che è una bellezza».

Ha inventato il processometro...
«Non siamo fatti di ferro. Io sono già al terzo stent. E, mi consenta la battuta, ormai vivo di... stent».

Humor non gliene manca.
«Ho visto tanti perseguitati morire di infarto o di cancro. Meglio la mia educazione arabo-fatalista. Forse mi salvo e arrivo all'11 settembre».

Torri gemelle?
«No, il mio compleanno. Saranno 70».

Festeggia?
«Senza casa?».

Siamo già al film su «Marcello senza casa»?
«No, era solo una battuta. Ho sempre la prima. Perdere la seconda non è la fine del mondo. Coraggio».

A lei.

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P3, una montagna di soldi
nelle tasche di Marcello Dell’Utri

Il senatore del Pdl ha incassato 8 milioni di euro da Berlusconi e poi ha ristrutturato la sua villa sul lago di Como. Lo ha rivelato un'informativa della Guardia di finanza, ma i pm Capaldo e Sabelli hanno chiuso le indagini. Il nuovo versamento si è andato ad aggiungere a uno precedente da un milione e mezzo
Ci sono 18 milioni di euro incassati dai politici della P3: Denis Verdini e Marcello Dell’Utri e pagati da altri politici del Pdl. L’incredibile rivelazione proviene dalle carte appena depositate nell’indagine sull’associazione segreta che mirava a condizionare gli organi costituzionali e giudiziari e gli enti pubblici nazionali e regionali. Nei giorni scorsi si era scoperto che – per i pm romani tra i promotori dell’associazione segreta c’erano anche Verdini e Dell’Utri. Ora si scopre che Silvio Berlusconi, il beneficiario ultimo di molte operazioni della P3 ha versato tra febbraio e marzo del 2011 ben 8 milioni di euro a Marcello Dell’Utri che si vanno ad aggiungere a un altro milione e mezzo già segnalato nelle precedenti informative.

Anche Denis Verdini e la moglie del coordinatore del Pdl hanno ricevuto da un parlamentare-imprenditore del Pdl, il senatore e re delle cliniche Antonio Angelucci, bonifici per 8,3 milioni di euro. Questa montagna di denaro è stata scoperta dagli uomini del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza guidati dal generale Leandro Cuzzocrea solo pochi mesi fa grazie alle segnalazioni sulle operazioni sospette giunte dall’Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Le Fiamme Gialle ricostruiscono i flussi milionari e chiedono ai magistrati di autorizzare gli accertamenti fiscali per entrambi i politici.

In una terza informativa del 18 maggio 2011, il comandante della sezione, Andrea Salpietro, dopo avere ricostruito i ruoli dei “i principali soggetti dell’organizzazione”, tra i quali ci sono Verdini e Dell’Utri, e dopo avere riportato pagine di intercettazioni di Flavio Carboni (già arrestato) con Verdini e Dell’Utri (liberi) scrive ai pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli: “Si rimette a Codesta autorità giudiziaria la sussistenza dei presupposti per l’eventuale adozione di misure cautelari”.

La Finanza ipotizzava insomma le manette ma la Procura risponde due mesi dopo con un avviso di chiusura indagini che fa tirare un sospiro di sollievo anche ai politici. La situazione bancaria di Dell’Utri era già stata affrontati in un’informativa del 2010 nella quale si sottolineava l’andamento anomalo dei conti del senatore al Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini. In particolare l’Uif e la Finanza segnalavano: “un bonifico di euro 1,5 milioni ricevuto dal conto di da Silvio Berlusconi al Monte dei Paschi di Siena, in data 22 maggio 2008”. I soldi partivano dall’agenzia di Segrate usata dal Cavaliere per pagare le ragazze dell’inchiesta Ruby. Anche la causale “prestito infruttifero” è la stessa adottata per le “Olgettine”. La posizione di Dell’Utri era stata esaminata dai commissari straordinari della banca, nominati da Bankitalia dopo le dimissioni di Verdini dalla presidenza. La posizione di Dell’Utri “era classificata dalla banca come ‘incaglio’ a causa di due finanziamenti a suo favore che non presentano andamento regolare”. Uno era un mutuo ipotecario da 2 milioni con 10 rate in mora per 150 mila euro. Quando arriva il milione e mezzo dell’amico Silvio, “la posizione di Dell’Utri presentava un saldo negativo di 3 milioni e 150 mila euro su un affidamento concesso di 2,8 milioni”. Il 7 maggio 2011 arriva la seconda segnalazione dell’Uif e il Nucleo Valutario si mette all’opera. Il 21 giugno del 2011 arriva sul tavolo di Capaldo un’informativa bomba relativa al conto di Marcello Dell’Utri nella sede di una banca di Milano, acceso il 14 dicembre del 2009. “In data 25 febbraio 2011 e 11 marzo del 2011, ha introitato due bonifici rispettivamente di 1 milione e di 7 milioni di euro disposti da Silvio Berlusconi tramite Banca Intesa Private Banking sede di Milano aventi come causale ‘prestito infruttifero’”.

L’Uife la Guardia di Finanza ricostruiscono la destinazione di parte di quelle somme: “il 15 marzo Dell’Utri effettua un bonifico per l’impresa di costruzione Nessi & Majocchi di Como”, cioè l’impresa che ha curato la ristrutturazione – coordinata dalla moglie Miranda Ratti - della splendida villa del senatore, a Torno, sul lago. Dell’Utri è uno dei promotori della P3, un’associazione segreta che – secondo i pm – ha cercato tra l’altro di influenzare la Corte Costituzionale prima del verdetto sul Lodo Alfano e la Cassazione prima della decisione sulla causa fiscale che poteva costare centinaia di milioni di euro alla Mondadori. Nelle intercettazioni della P3 spesso si parla di “Cesare”, che secondo alcuni testimoni era proprio Berlusconi. Ora si scopre che il Cavaliere foraggia con 9,5 milioni di euro Dell’Utri. È lecito chiedere al senatore se non ci sia una relazione tra le attività a favore del premier e i soldi ricevuti. La risposta è in siciliano: “Come diciamo noi, sono ‘fisserie come i tuoni’, cioé storie che fanno tanto rumore per nulla”. Non c’è nessuna relazione. Voi siete del Fatto, un giornale”, aggiunge il senatore, “che non leggo ed è ovvio che fate questi pensieri maliziosi “ma le assicuro che queste sono”. Ma a cosa servivano quei soldi? “Una parte serviva per ristrutturare la mia casa. E poi, come è scritto chiaro sul bonifico, sono prestiti. Quando li restituirò è affar mio. Non del Fatto”.

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Sul suo conto sempre più soldi
Niente crisi per Dell’Utri

Il senatore, con i conti in rosso, comprava immobili e libri antichi. La guardia di Finanza ne ha ricostruito i movimenti bancari

Non smette mai di stupire il senatore Marcello Dell’Utri. Non ci sono solo i 9,5 milioni di euro di Berlusconi nei suoi conti correnti spulciati dalla Procura di Roma. Ci sono anche i 25 bonifici da un milione e 600 mila euro complessivi provenienti dalla società fiduciaria Sant’Andrea, alimentata dal 2004 con stock option Mediaset per 3,6 milioni di euro. E poi i 250 mila euro che arrivano dalla Tome Advertising SI, una società pubblicitaria che fa affari con il gruppo Berlusconi in Spagna, e i 150 mila euro del suo titolare, Giuseppe Donaldo Nicosia, che secondo la Gdf è un amico del premier. E ancora i 558 mila euro ricevuti da Marino Massimo De Caro, un personaggio poliedrico che riesce ad essere nell’ordine: consigliere particolare del ministro dei beni culturali Giancarlo Galan; amico di Massimo D’Alema e intimo di Marcello Dell’Utri, nonché socio del figlio Marco Dell’Utri e soprattutto all’epoca manager dell’oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, titolare di importanti interessi in Italia.
Le nuove carte del fascicolo P3 visionate dal Fatto raccontano meglio di mille interviste come vive un “principe decaduto”, come si è autodefinito Dell’Utri con il Corriere della Sera.

Il Fatto aveva già raccontato i tre versamenti da 9,5 milioni effettuati da Silvio Berlusconi come prestito infruttifero (il primo del 22 maggio del 2008, per 1,5 milioni sul conto acceso al Credito Fiorentino di Denis Verdini; il secondo sul conto della Banca Popolare di Milano, il 25 febbraio per un milione; il terzo sempre su Bpm dell’11 marzo 2011 per sette milioni), la Guardia di Finanza ha chiesto ai pm romani l’autorizzazione a indagare sul piano fiscale. A prescindere dall’esito penale però, nelle informative del Nucleo Valutario guidato dal generale Leandro Cuzzocrea, del dicembre 2010 e del 21 giugno del 2011, i finanzieri ricostruiscono le fonti di reddito di Dell’Utri e le sue spese.

Il principe decaduto ha i conti in rosso e deve correre a pagare studi della figlia e conti del fratello e del figlio. Ma continua a comprare libri antichi e a spendere milioni di euro per la sua villa. Alla fine poi arriva a pagare tutto il Cavaliere. Il 15 marzo del 2011 Dell’Utri paga 1 milione e 350 mila euro alla società Nessi e Maiocchi che sta ristrutturando la sua villa a Torno, sul lago di Como. Altri quattro bonifici arrivano alla Nessi & Majocchi “per un totale di Euro 1.145.210 tra il gennaio e il settembre 2007.
La parte più interessante dell’informativa riguarda i rapporti con Marino Massimo De Caro. L’attuale consigliere del ministro Galan che allora era vicepresidente della società dell’oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, Avelar Energy. De Caro era stato intercettato nel 2008 dalla Procura di Reggio Calabria mentre parlava con Aldo Micciché, un faccendiere di origini calabresi emigrato in Venezuela ma in ottimi rapporti con gli uomini della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Micciché, con l’aiuto della massoneria, cercava di farsi strada nel trading di petrolio tra Venezuela e Russia, e usava i suoi rapporti fraterni con Marcello Dell’Utri che lo aveva messo in contatto con De Caro, amico anche di Massimo D’Alema perché la madre ha lavorato per anni con la moglie del leader Pd, Linda Giuva, all’Istituto Gramsci. Ora De Caro, ex consigliere PDS a Orvieto fino al 2000, ha tagliato i ponti con la sinistra.

La Guardia di Finanza segnala l’arrivo di due assegni “sul conto intestato a Marcello Dell’Utri presso il Credito Cooperativo Fiorentino”, provenienti dal conto di De Caro Marino Massimo e Sacco Rossella (sua moglie) per un totale di Euro 414.000. Il secondo dei due assegni per 250 mila euro, secondo la Guardia di Finanza, “è risultato impagato”.
La movimentazione del conto di De Caro “è stata segnalata da Deutsche Bank”, prosegue la Guardia di Finanza, “poiché caratterizzata da consistenti movimenti a mezzo assegni e dall’accredito in data 8 aprile 2009 di un bonifico di euro 1.178.204,00 disposto dalla Greenock Consultants Limited tramite la Hellenic Bank PLC di Nicosia – Cipro a titolo di prima rata per il finanziamento del 2 aprile 2009”. La Finanza segnala che i pagamenti per 245 mila euro sono stati fatti “a titolo di saldo: pagamento lettera di Colombo 1492”. Massimo De Caro al Fatto spiega: “Ho pagato Dell’Utri per un libro rarissimo che riporta la lettera del 1493 scritta da Colombo a Isabella d’Aragona. In realtà”, aggiunge De Caro, “al senatore ho pagato quel libro molto di più: un milione di euro in tutto. In parte in contanti, come risulta, e in parte con altri libri. I soldi vengono dal conto di Cipro del mio amico russo Vekselberg ma gli affari del petrolio non c’entrano nulla. Anche Vekselberg è un amante dei libri antichi. Mi ha prestato”, spiega De Caro al Fatto, “1,3 milioni che non gli ho ancora restituito. Tanto ha in garanzia le opere comprate”.

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[SM=x2655230]
Maxim.84
00sabato 20 agosto 2011 13:43
forza morte

speriamo che all'11 settembre non ci arrivi
LIGHI
00sabato 20 agosto 2011 14:02
[SM=x2601203]
@Chaos@
00sabato 20 agosto 2011 14:07
ammazza sono 30 anni che dell'Utri continua a usare la scusa di libri e orologi antichi (e librerie e scatole per contenerli) per mascherare le operazioni di riciclaggio che fa per la mafia.
e' incredibile quanto reggano ste giustificazioni.
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