Demondializzazione

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TheRealm
00giovedì 22 settembre 2011 15:33
Arnaud Montebourg è uno dei sei candidati alle primarie socialiste in Francia, programmate per metà ottobre. Membro del Partito socialista di cui è responsabile per il rinnovamento, il 50enne con gli occhi di ghiaccio ha un cavallo di battaglia che, in tempi di crisi, è destinato sicuramente a pesare nella battaglia interna alla gauche: la demondializzazione.

Si tratta di un progetto che rinnega l'economia di mercato globale, restituisce valore alla produzione locale e alla crescita sostenibile e investe in tecnologie verdi. Montebourg predica la guerra alle multinazionali e alle banche - le uniche che devono pagare i costi della crisi - l’autonomia decisionale dei popoli e la protezione dei salari.
«Bisogna riconsegnare ai popoli le scelte economiche», ha spiegato il candidato a Lettera43.it, «senza metterli in concorrenza tra loro. La demondializzazione nasce dal rifiuto di essere sottomessi al mercato mondiale ed è un sistema che intende proteggere i salari per garantire la crescita».

Può spiegare meglio?
Si tratta di favorire il mercato interno, nel rispetto dell'ambiente e della crescita sostenibile.
Com'è possibile tradurlo in realtà?
La prima cosa da fare è tutelare le banche, per evitare la speculazione e ragionare sull'economia reale.
Quali sono le altre priorità?
Bisogna dichiarare guerra ai paradisi fiscali, per esempio. E poi smantellare le agenzie di rating con il divieto di fare appello ai loro servizi pena l'apertura di un'inchiesta penale.
I tagli delle agenzie di rating, in questo momento, sono l'incubo di molti Stati. Ma come è possibile ridurre il debito?
Il debito è un problema delle banche, sono loro che devono pagare, non i risparmiatori. Si devono tassare, per esempio, le transazioni finanziarie. Non è giusto che a pagare siano i cittadini.
Eppure suona un po’ reazionario. È come mettere nuove frontiere in un mondo in cui tutto può circolare liberamente.
Ma no! La demondializzazione non vuole mettere frontiere all'ingegno umano, ai viaggi, ai soggiorni di studio e a tutto ciò che riguarda il pensiero dell'uomo. Vuole però lottare contro contro la stupida concorrenza senza regole.
Una guerra contro la Borsa e i suoi attori?
Diciamo che si tratta di sottomettere il mercato all'economia reale, e non al gioco d'azzardo degli speculatori. Sono contrario al casinò dei trader.
La Francia, nel suo progetto di demondializzazione, come si pone nei confronti dell'Europa?
Considererei la questione da un altro punto di vista: cambiare l'Europa.
E come?
Se andremo avanti di questo passo, i mercati distruggeranno la zona euro. Ripeto: bisogna far pagare la crisi al sistema finanziario e non ai cittadini. Sappiamo benissimo che la Grecia non potrà rimborsare il suo debito e anche la Spagna è a rischio. La zona euro non può sopravvivere a queste condizioni. I suoi capisaldi - budget, moneta e frontiere - sono caduti
.

Qui l'intervista per intero
(Voices 93)
00giovedì 22 settembre 2011 15:39
[SM=x2584293]
Blaze of Glory
00giovedì 22 settembre 2011 16:28


Avanti un altro!
martozen
00giovedì 22 settembre 2011 16:29
Mi sembra un pò il Beppe Grillo francese quanto a populismo.
martozen
00giovedì 22 settembre 2011 16:31
Re:
Blaze of Glory, 22/09/2011 16.28:



Avanti un altro!



[SM=x2584254] [SM=x2584254] [SM=x2584254] [SM=x2584254] [SM=x2584254] [SM=x2584254]

Come sempre Bonolis non si smentisce questa nuova trasmissione mi fa pisciare sotto dalle risate ogni sera.

Altro che il ciccone di Pavia servo del vaticazzo.


AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 16:41
D. Proteggere i salari implica un ritorno al protezionismo?
R. La demondializzazione è un progetto più largo, più ambizioso. È un altro modello di sviluppo, non solo una misura temporanea.

Favorevole. Quando India, Cina e Brasile saranno a pieno regime voglio vedere come sarà sostenibile il capitalismo.

D. Può spiegare meglio?
R. Si tratta di favorire il mercato interno, nel rispetto dell'ambiente e della crescita sostenibile.

Concordo, anche se già adesso non è sostenibile.

D. Quali sono le altre priorità?
R. Bisogna dichiarare guerra ai paradisi fiscali, per esempio. E poi smantellare le agenzie di rating con il divieto di fare appello ai loro servizi pena l'apertura di un'inchiesta penale.

D'accordo sui paradisi fiscali, ma non sul discorso delle agenzie di rating.

D. I tagli delle agenzie di rating, in questo momento, sono l'incubo di molti Stati. Ma come è possibile ridurre il debito?
R. Il debito è un problema delle banche, sono loro che devono pagare, non i risparmiatori. Si devono tassare, per esempio, le transazioni finanziarie. Non è giusto che a pagare siano i cittadini.

Concordo, non è proprio così che funziona il debito ma è giusto non far ricadere tutto sui più svantaggiati.

D. Una guerra contro la Borsa e i suoi attori?
R. Diciamo che si tratta di sottomettere il mercato all'economia reale, e non al gioco d'azzardo degli speculatori. Sono contrario al casinò dei trader.

La finanza deve essere al servizio dell'economia reale, un modo può essere quello di limitare il trading dei futures delle commodities solo a chi fa parte del settore per il quale la commodity è importante. Sulla speculazione ha le idee confuse.

D. Lei parla spesso di solidarietà. Pensa le grandi corporation possano realisticamente inserirla tra le priorità?
R. Se non lo accettano, peggio per loro. Io le bandirei in Francia: non servono all'economia, ma solo a loro stesse, e non hanno obiettivi che non siano i profitti.

In parte ha ragione, un politico non può preoccuparsi dei profitti di una multinazionale.

D. E come?
R. Se andremo avanti di questo passo, i mercati distruggeranno la zona euro. Ripeto: bisogna far pagare la crisi al sistema finanziario e non ai cittadini. Sappiamo benissimo che la Grecia non potrà rimborsare il suo debito e anche la Spagna è a rischio. La zona euro non può sopravvivere a queste condizioni. I suoi capisaldi - budget, moneta e frontiere - sono caduti.

Che serva un nuovo modello di sviluppo è pacifico.

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Chi non è d'accordo su queste cose è un coglione che non capisce un cazzo di quello che sta succedendo nel mondo.
.tommy82.
00giovedì 22 settembre 2011 16:52
Che poi voglio dire: non è possibile fare una globalizzazione senza che le regole siano uguali per tutti.
AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 16:55
Re:
.tommy82., 9/22/2011 4:52 PM:

Che poi voglio dire: non è possibile fare una globalizzazione senza che le regole siano uguali per tutti.



Il problema è verso quali regole si vuole andare. In giro c'è anche gente che crede che la soluzione sia spostarsi verso il modello asiatico.
The monster abyss 87
00giovedì 22 settembre 2011 16:58
Re: Re:
AtomBomb, 22/09/2011 16.55:



Il problema è verso quali regole si vuole andare. In giro c'è anche gente che crede che la soluzione sia spostarsi verso il modello asiatico.




[SM=x2584925]

meglio fare la fame [SM=x2688396]
.tommy82.
00giovedì 22 settembre 2011 17:01
Re: Re:
AtomBomb, 22/09/2011 16.55:



Il problema è verso quali regole si vuole andare. In giro c'è anche gente che crede che la soluzione sia spostarsi verso il modello asiatico.




in giro ci sono anche tanti stronzi [SM=x2655230]

AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 17:13
Re: Re: Re:
.tommy82., 9/22/2011 5:01 PM:




in giro ci sono anche tanti stronzi [SM=x2655230]



Però guarda le proposte che arrivano: più "flessibilità", meno regole, meno spesa sociale.

.tommy82.
00giovedì 22 settembre 2011 17:21
Re: Re: Re: Re:
AtomBomb, 22/09/2011 17.13:


Però guarda le proposte che arrivano: più "flessibilità", meno regole, meno spesa sociale.





sì ma che chi conta voglia togliere ai lavoratori normali tutti quei sacrosanti diritti che hanno guadagnato nel secolo scorso è palese, e con la globalizzazione hanno trovato terreno fertile. Se non ti sta bene sposto le fabbriche dove per due bicci e una lira mi lavorano 10 ore, prendere o lasciare. Per questo non è "giusto" confrontarci con realtà dove esiste ancora una "schiavitù". E dato che ormai non possiamo aspettare che in cina o in india si mettano a fare rivoluzioni o quant'altro, dobbiamo trovare un altro modo. Ma finchè al governo ci sarà chi è causa di questo malessere non cambierà mai nulla. E non parlo solo di Berlusconi.
AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 17:29
Re: Re: Re: Re: Re:
.tommy82., 9/22/2011 5:21 PM:




sì ma che chi conta voglia togliere ai lavoratori normali tutti quei sacrosanti diritti che hanno guadagnato nel secolo scorso è palese, e con la globalizzazione hanno trovato terreno fertile. Se non ti sta bene sposto le fabbriche dove per due bicci e una lira mi lavorano 10 ore, prendere o lasciare. Per questo non è "giusto" confrontarci con realtà dove esiste ancora una "schiavitù". E dato che ormai non possiamo aspettare che in cina o in india si mettano a fare rivoluzioni o quant'altro, dobbiamo trovare un altro modo. Ma finchè al governo ci sarà chi è causa di questo malessere non cambierà mai nulla. E non parlo solo di Berlusconi.



L'altro modo è quello di allinearsi ai paesi del nord Europa, e proprio da chi sostiene questa tesi arrivano le proposte che ho scritto prima.

L'altra strada è quella di scegliere il socialismo, ma non possiamo permetterci un sistema inefficiente.

Il punto è che queste proposte arrivano da chi ha interessi collegati all'industria, soprattutto le grandi industrie, e possono essere sia le banche che semplici analisti, e ovviamente le industrie stesse, coi rappresentanti politici di queste realtà, ma un politico deve invece pensare alle conseguenze delle sue scelte, esistono in Europa movimenti che si oppongono a questa visione del mondo, come il Parti Socialiste in Francia, SEL e IDV in Italia, e tutti i movimenti di stampo socialista e social-democratico in generale, e a me sta bene che si oppongano a questi soprusi, però dall'altra parte io vorrei sapere le loro proposte, appurato che non vogliono meno regole, più "flessibilità" e meno spesa sociale, cos'hanno intenzione di fare?
martozen
00giovedì 22 settembre 2011 17:30
Re:
AtomBomb, 22/09/2011 16.41:


Chi non è d'accordo su queste cose è un coglione che non capisce un cazzo di quello che sta succedendo nel mondo.



Ma io sono anche d'accordo qual tanto dice, solo non so quanto quello che dice sia fattibile e realizzabile.


AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 17:37
Re: Re:
martozen, 9/22/2011 5:30 PM:



Ma io sono anche d'accordo qual tanto dice, solo non so quanto quello che dice sia fattibile e realizzabile.




Vincendo le elezioni può intervenire sulle cose interne alla Francia, e lì quindi può fare quello che vuole, per tutto il resto serve quello di cui parlava Vendola, un'onda di vittorie in tutta Europa, diversi Stati che facciano leggi simili, anche alle Europee ovviamente, diventare come il Sud America, dove la maggior parte degli stati, i più importanti, sono tutti guidati da partiti socialisti e quindi possono fare fronte comune.

Il nuovo modello di sviluppo è necessario, ma non può funzionare se sono solo la Francia e un paio di altre nazioni ad adottarlo.

martozen
00giovedì 22 settembre 2011 18:41
Re: Re: Re:
AtomBomb, 22/09/2011 17.37:


Vincendo le elezioni può intervenire sulle cose interne alla Francia, e lì quindi può fare quello che vuole, per tutto il resto serve quello di cui parlava Vendola, un'onda di vittorie in tutta Europa, diversi Stati che facciano leggi simili, anche alle Europee ovviamente, diventare come il Sud America, dove la maggior parte degli stati, i più importanti, sono tutti guidati da partiti socialisti e quindi possono fare fronte comune.

Il nuovo modello di sviluppo è necessario, ma non può funzionare se sono solo la Francia e un paio di altre nazioni ad adottarlo.




Un socialismo modello o quello classico?
perchè quello classico (almeno quello che mi hanno insegnato alle superiori) non mi piace molto.


AtomBomb
00giovedì 22 settembre 2011 18:44
Re: Re: Re: Re:
martozen, 9/22/2011 6:41 PM:



Un socialismo modello o quello classico?
perchè quello classico (almeno quello che mi hanno insegnato alle superiori) non mi piace molto.




Dipende, ma i socialisti ortodossi stanno sparendo sempre di più, ormai i partiti "mainstream" sono socialdemocratici, puntano ad integrare il sistema democratico e di libero mercato con elementi propri del socialismo, come per esempio la solidarietà sociale, l'uguaglianza, l'ascensore sociale, la difesa delle categorie più deboli, il "portare avanti quelli che sono rimasti indietro", politiche progressiste in materie sociali e culturali.

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