Dobbiamo morire male, io per primo.

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Our lady peace
00giovedì 26 gennaio 2012 18:29

Lavorare gratis? No, grazie. Indignamoci Mi sono diplomato ragioniere programmatore nel 1988 al Tanari, fucina di normodotati e scuola castrasogni alla portata di tutti, mica come il liceo. L’infelice scelta mi portò ad abbandonare “precocemente” gli studi e a cercare lavoro retribuito visto che il lavoro gratis all’epoca non esisteva. Grazie a una conoscenza di mia madre, andai a lavorare (retribuito) in una fabbrica di legno nell’interlend bolognese. Fu terribile. Otto interminabili ore in compagnia di persone incattivite, grette, volgari, rassegnate che però furono fondamentali e almeno mi fecero capire l’importanza dell’avere in tasca un diploma. Il secondo giorno di quello schifo, mi tolsi il grembiule e andai dal “padrone” a dirgli che mi licenziavo. Ricordo ancora uno dei capetti che, nel vedermi senza grembiule mi gridò “Dove vai?”. Gli risposi. “Vado via. Am saun rat i maron. Mi sono rotto i maroni”. Silenzio. Ringraziai il boss per l’opportunità e gli chiesi le 100.000 lire in nero che mi doveva. Mica si lavorava a gratis nel 1989. Questo gesto eroico piacque molto al boss che mi disse “Da domani vieni a lavorare in ufficio”. Pagato. Non assunto, ma pagato.
Iniziò la mia nuova vita professionale, molto più comoda di quella di fabbrica, ma ugualmente triste. Colleghi giovani già rassegnati che sognavano la pensione, la segretaria che se la faceva con il figlio del capo, la tipa che se la intendeva con l’impiegatuccio separato più brillante, il ragionierino di belle speranze, il finto matto, la brutta figa che si sentiva carina, lo sborone, il capetto che faceva l’amicone, la mamma che si lamentava, il padre di famiglia dal glorioso passato non documentabile, quello che doveva fare il calciatore in serie A però aveva preferito lavorare in ufficio… insomma, la classica gente che si può trovare in qualsiasi ufficio pubblico o privato che sia.
Giornate eterne, poco da fare, operai che invidiavano la mia “carriera” e 50.000 lire in nero al giorno in attesa che mi chiamasse l’esercito (per fortuna non mi chiamò mai nessuno).
In pochi mesi mi abituai a quella vita comoda e squallida, ma a casa esigevano di più, volevano la stabilità, l’eterno riposo e fu così che mio padre mi segnalò un imperdibile concorso in posta, di quelli con 43.000 persone che si presentano ambendo a 4 posti inviolabili. Per colpa di quel concorso feci una cagata madornale, anzi no, non fu una cagata, fu un’esperienza importante da cui imparare qualcosa. Andai dal capo e gli dissi “Guardi, martedì non vengo che devo andare a fare un concorso in posta”. E lui mi disse “Va bene, poi non venga più. Io non faccio da tappabuchi a nessuno”. Un grande. Aveva ragione. E fu così che a giugno mi trovai disoccupato. Poco male, avevo 21 anni, qualche soldo da parte e un’estate da vivere a zonzo tra la Iugoslavia e la Grecia.
Arriva settembre, vado a trovare il vicepreside del Tanari che di solito raccomandava i più somari per andare a lavorare in banca. Mi propose una modesta occupazione in un’aziendina dell’interlend con contratto di formazione lavoro di un anno e mezzo con promessa di trasformazione a contratto a tempo indeterminato. Assunto, pagato 1.100.000 lire al mese e 100.000 lire di benzina rimborsate in nero per il disturbo. Durò un anno e mezzo, poi il figlio del titolare tornò dai militari e il mio contratto non fu rinnovato visto che l’azienda era sua e io non gli servivo più a nulla. Mi riposai un mese e ad aprile trovai un contratto a tempo determinato regolarmente pagato dalla Confesercenti che per quei tempi era avantissimo: assunto 3 mesi, liquidazione, un mese a casa, assunto 3 mesi, liquidazione, un mese a casa e così, a oltranza. Chi resisteva veniva assunto. Tipico contratto precariononoprecario.
Resisto un anno e mezzo, mi piaceva, ma le pressioni sociali sul futuro e di avere un contratto stabile a tempo indeterminato si fanno sempre più forti e così, pur trovandomi bene, abbandono questa bella formula per un contratto a tempo indeterminato in una mega ditta prestigiosa, di quelle sicure e infallibili, trovata a caso da me inviando per posta un curriculum redatto con la macchina da scrivere, visto che la raccomandazione del vicepreside al Credito Romangnolo non era andata a buon fine. Pazzesco, mi avevano anche fatto la visita medica. Mah. Comunque non ho perso niente.
E va a finire così: contratto a tempo indeterminato a 23 anni, 1.3000.000 lire al mese che sarebbero poi diventate 1.500.000 lire per tutta una serie di scatti di anzianità, tredici mensilità, ferie, malattia, buoni pasto, cosa volevo di più? Non lo so, fatto sta che poi qualche anno dopo la ditta fu messa in amministrazione straordinaria e, visto che non era poi sto gran lavoro, tagliai la testa al toro e chiesi di essere messo in cassa integrazione. Volontario. Tre anni bellissimi, 1.150.000 lire per stare a casa e non lavorare. Cosa volevo di più? Ne approfittai per imparare a usare il Mec, a fare lavori di grafica, a fare siti internet e tante altre belle cose che all’epoca erano avantissimo. C’era una rivoluzione informatica in atto, era un’occasione unica da prendere al volo anche se i telegiornali dicevano che c’era la crisi , che non si sapeva dove si sarebbe andati a finire e altre baggianate atte a spaventare.
Succhiai il nettare della cassa integrazione fino all’ultimo giorno, poi mi feci assumere regolarmente retribuito da una, due, tre aziende di informatica con stipendio in levare e cavalcai quel fantastico periodo della niù economi, una follia senza precedenti che, giustamente, finì rovinosamente, ma almeno ci fece arricchire e sognare un po’ tutti quanti un mondo migliore.
Dopo qualche anno, cambiò tutto. Fu l’inizio della fine o più semplicemente, un nuovo inizio. Le aziende cominciarono a non assumere più, si inventarono contratti di collaborazione a progetto anche quando il progetto non esisteva e per lavorare fui “costretto” (principalmente da me, nessuna pressione) ad aprire una partita iva ancora in uso e iniziai così ad arrabattarmi nel fantastico mondo delle consulenze. Era cambiato tutto e cominciò ad affacciarsi sulla scena lo spettro del lavoro gratis.
Seducenti professionisti, aziendone, aziendine o semplici cazzoni cominciarono a propormi collaborazioni a gratis, opportunità incredibili con promesse luciferine “Facciamo un mese a gratis, poi…”.
Non ho mai accettato (a parte questa rubrica prestigiosa e altre collaborazioni a giornali/riviste altrettanto d’elitt che mi impegnano poco e niente).
Cosa vuole dire lavorare gratis?
Gettare il mio tempo così?
In nome di chi/cosa?
No, no, no… il lavoro va pagato cari miei, come si faceva una volta in cui gli unici privilegiati a lavorare gratis erano i praticanti avvocati, non scherziamo. Eppure ogni giorno migliaia di giovani vengono fregati così, con il lavoro gratis che chiamano steig (“Si perchè è un’opportunità” dicono) supportato da genitori consenzienti che possono continuare a far finta di niente e affermare in società di non avere un figlio disoccupato. Male, malissimo!
Io credo che dovremo cominciare a reagire partendo da qui e interrompere al più presto questo circolo vizioso. Dobbiamo educare le nuove generazioni a dire NO a qualsiasi lavoro gratuito gli venga proposto, dobbiamo far capire ai genitori che è meglio accettare di avere un figlio disoccupato che un figlio che lavora mesi a gratis per qualche furbo che lo sfrutta. Dobbiamo toglierci il senso di colpa dell’inattività, capire una volta per tutte che lavorare gratis non è un’opportunità per nessuno se non per il datore di lavoro. Bisogna essere consapevoli che con il gratis si va poco in là, che chi lavora gratis e chi offre lavoro gratis danneggiano la società, che chi lavora gratis è uno che non ha bisogno di lavorare, che chi lavora a gratis è solo uno dei tanti benestanti gregari incapaci di gestire il proprio tempo in autonomia e non certo l’affamato e folle auspicato dal caro Stiv Giobs.
Genitori, figli, da domani si cambia registro: cominciate a dire NO a lavorare gratis, vediamo cosa succede, proviamoci, indignamoci.
Male che vada perdiamo un lavoro non pagato, ma almeno e ci riprendiamo la vita e le nostre giornate. Se ci interessa.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/17/lavorare-gratis-no-grazie-indignamoci...

Niente, ogni volta che leggo articoli del genere mi parte il senso di colpa perché lavoro da tre anni e non ho mai preso un euro. Torno a deprimermi da solo. Mondo di merda.
@Chaos@
00giovedì 26 gennaio 2012 18:39
dobbiamo cancellare il senso di colpa riferito all'inattivita' lavorativa
e' sacrosanto.
martozen
00giovedì 26 gennaio 2012 18:40
In pratica la scelta che ho fatto io.
Ed adesso mi trovo a 34 anni disoccupato e con pochissima esperienza di lavoro.
Sono belle parole, ma purtroppo difficilmente applicabili alla realtà, perché chi si approfitta degli altri troverà sempre chi per bisogno è costretto ad accettare.
liliripes
00giovedì 26 gennaio 2012 18:49
ma con me sfondate una porta aperta, mai lavorato manco un minuto senza essere pagato.

a parte la pratica e il primo periodo da avvocato (in cui scrivevo memorie per compensi saltuari e simbolici - non comunque gratis - ma almeno mi appoggiavo a uno studio in centro per le pratiche mie, era uno scambio equo alla fine, non pagavo manco le spese di bollette e cancelleria e avevo consulenza e aiuto tutte le volte che mi serviva), ho sempre preferito lavorare per me che accettare contratti a cazzo, anche se all'inizio significava rimetterci quando mi sono messo in proprio con altri amici e i ricavi non coprivano le spese.

mi sono inventato un altro lavoro, ho sfanculato l'avvocatura, ho sfanculato un socio carogna, ho ripreso l'avvocatura e mi sono sempre barcamenato finché le soddisfazioni sono arrivate.

già è tanto che devo lavorare per campare, figurati se lavoro per dei pezzi di merda aggratis.

certo, agli inizi ti devi per forza fare aiutare dalla famiglia...ma se ti chiedono di lavorare gratis, cazzo cambia? [SM=x2584190]
AtomBomb
00giovedì 26 gennaio 2012 18:52
La realtà è una sola.

Bisogna drasticamente diminuire il potere delle aziende, in Paesi, quindi non parlo solo di Italia, che amano definirsi civili, non è più accettabile che una sola persona, nel nome del suo personalissimo profitto, possa avere carta bianca sulla vita di migliaia di persone, ma anche fossero decisioni su una persona sola, è immorale che possa esistere questa possibilità.

Gli Stati vanno al più presto riformati, o meglio, le economie degli Stati, perché queste possano andare nella direzione del bene comune, non dell'interesse particolare di qualche signorotto.
Our lady peace
00giovedì 26 gennaio 2012 19:02
Il brutto è che tutto è assunto come normale "eh, ma all'inizio devi farti le ossa", ma andatevene tutti a fare in culo mondo maiale, mi sono rotto i coglioni, voglio la mia fottuta busta paga, è tre anni che mi rompo il culo e devo vedermi gente di merda lavorare in posti fantastici.
AtomBomb
00giovedì 26 gennaio 2012 19:05
Re:
Our lady peace, 1/26/2012 7:02 PM:

Il brutto è che tutto è assunto come normale "eh, ma all'inizio devi farti le ossa", ma andatevene tutti a fare in culo mondo maiale, mi sono rotto i coglioni, voglio la mia fottuta busta paga, è tre anni che mi rompo il culo e devo vedermi gente di merda lavorare in posti fantastici.



Questo è il sistema che in Italia ha sempre dominato.

Siccome prima c'era lavoro per tutti, i raccomandati andavano nei posti pubblici o in banca, mentre gli altri andavano in fabbrica, siccome oggi di lavoro non ce n'è, i raccomandati continuano ad occupare i posti dove non si lavora, gli altri o sono disoccupati o lavorano in condizioni atroci, cioè o gratis o con contratti non superiori alla settimana.
Mark Noble
00giovedì 26 gennaio 2012 19:08
Sacrosante parole.
martozen
00giovedì 26 gennaio 2012 19:10
Re:
Our lady peace, 26/01/2012 19.02:

è tre anni che mi rompo il culo e devo vedermi gente di merda lavorare in posti fantastici.




Dio poroc nelle mie seppur brevi esperienze lavorative e per quanto io sia babbo, ho visto gente subumana che veniva premiata e a cui veniva data fiducia e gente in gamba trattata di merda.

mickfoley82
00giovedì 26 gennaio 2012 19:13
Un passo avanti o meglio un passo indietro sarebbe anche darsi una mano tra persone....invece anche nei paeselli oramai ci si parla poco e ci si aiuta meno.....
mickfoley82
00giovedì 26 gennaio 2012 19:15
Re: Re:
martozen, 26/01/2012 19.10:




Dio poroc nelle mie seppur brevi esperienze lavorative e per quanto io sia babbo, ho visto gente subumana che veniva premiata e a cui veniva data fiducia e gente in gamba trattata di merda.





Martoz specie nelle aziende calcola,che a loro interessa di piu avere gente stupida che gli fanno credere di essere chissa chi(in realta magari stampano due bolle) piuttosto che gente pensante....alle ditte serve nei piani alti qualcuno di geniale,e poi tante pecorelle fesse.
gold-member
00giovedì 26 gennaio 2012 19:38
io per quasi un anno ho accettato di fare un kavoro senza essere pagato, ma lo feci perchè quel tipo di lavoro era anche ed è tutt'ora una delle cose che preferisco fare, e anzi visto che prima di allora di solito pagavo per farlo... già farlo gratis era un passo avanti [SM=x2584264]
Our lady peace
00giovedì 26 gennaio 2012 19:39
Spacciavi?
gold-member
00giovedì 26 gennaio 2012 19:40
Re:
Our lady peace, 26/01/2012 19.39:

Spacciavi?




pornostar [SM=x2715642]
Depeche boy
00giovedì 26 gennaio 2012 20:21
Re:
mickfoley82, 26/01/2012 19.13:

Un passo avanti o meglio un passo indietro sarebbe anche darsi una mano tra persone....invece anche nei paeselli oramai ci si parla poco e ci si aiuta meno.....




sembra quasi l'idea di solidarietà tra gli esseri umani che voleva Leopardi xd, comunque c'è troppo menefreghismo per il prossimo anche perchè di solito ognuno è incristato per conto suo quindi figuriamoci se ce la fa a dare una mano al prossimo.
Però sarebbe ovviamente cosa buona e giusta ma purtroppo l'Italia per me è destinata a fare una brutta fine e noi peggio.
Our lady peace
00giovedì 26 gennaio 2012 20:22
Re: Re:
gold-member, 26/01/2012 19.40:




pornostar [SM=x2715642]




[SM=x2695984]
MatthewDeschain
00giovedì 26 gennaio 2012 20:31
Il Tanari.... [SM=x2584913]

Che scuola di scemi....
Vennegoor of Hesselink
00giovedì 26 gennaio 2012 20:43
Io prima di essere assunto (3 mesi interinale, 1 anno contratto di inserimento, tempo indeterminato), ho fatto 4 mesi di stage gratuito + altri 3 con rimborso spese di 300€.

C'è a chi va peggio, purtroppo.
Canadian Destroyer
00giovedì 26 gennaio 2012 20:48
Io mi sono sentito scemo a lavorare in un tour operator due anni a progetto come un normale lavoratore subordinato (senza ovviamente gli straordinari pagati) e un anno da apprendista...
A lavorare completamente gratis credo che non ce la farei mai, tranne forse nel caso in cui fosse proprio il lavoro dei miei sogni e che poi mi darebbe la possibilità di avere un buon stipendio...
MatthewDeschain
00giovedì 26 gennaio 2012 20:48
Re:
Vennegoor of Hesselink, 26/01/2012 20.43:

Io prima di essere assunto (3 mesi interinale, 1 anno contratto di inserimento, tempo indeterminato), ho fatto 4 mesi di stage gratuito + altri 3 con rimborso spese di 300€.

C'è a chi va peggio, purtroppo.




Ti han dato anche troppo. [SM=x2584918]
Io ho iniziato a lavorare a 13 anni. E non mi sono mai lamentato. Vi capisco, non vorrei che Atom mi cazziasse, però a volte si tende ad esagerare dall'altra parte.
Fora dale bale, barbun. [SM=x2584916]
prometeo_80
00giovedì 26 gennaio 2012 20:53
Re: Re:
gold-member, 26/01/2012 19.40:




pornostar [SM=x2715642]




dicci di più [SM=x2609528]
AtomBomb
00giovedì 26 gennaio 2012 21:12
Re: Re:
MatthewDeschain, 1/26/2012 8:48 PM:




Ti han dato anche troppo. [SM=x2584918]
Io ho iniziato a lavorare a 13 anni. E non mi sono mai lamentato. Vi capisco, non vorrei che Atom mi cazziasse, però a volte si tende ad esagerare dall'altra parte.
Fora dale bale, barbun. [SM=x2584916]


Non è che ti cazzio.

In un paese civile uno che ha studiato 20 anni non dovrebbe avere più diritti di chi lascia dopo le medie, e viceversa.

Devono avere entrambi pari diritti e pari dignità.

In Italia invece c'è una guerra fra poveri, ieri ho parlato con una persona, con la terza media, ma 20 anni di esperienza in vari settori, 236 (mi pare) ore di lavoro il mese scorso, 1050€, facendo quasi sempre la notte e lavorando molti festivi.

E' vita questa? No, non lo è.

Poi senti chi ha impiegato quei 20 anni a studiare che non viene neanche pagato, viene spremuto come un limone e deve pagare per lavorare.

E' giusto questo? No, non lo è.

Lamentarsi è giusto, perché nessuno chiede cose astronomiche, ma si chiede quelli che dovrebbero essere dei diritti fondamentali di una persona, che invece sono negati.

E io non faccio prediche a chi accetta condizioni lavorative scadenti, perché dovrà pur mangiare, il compito non è dei lavoratori, perché certo, puoi fare sciopero, ma perdi giorni di paga, e per una persona con stipendio misero e zero diritti è una tragedia; le masse dovrebbero spronare i politici a fare qualcosa, le masse dovrebbero votare quei politici che intendono cambiare le cose, non votare non serve a un cazzo.

Ma c'è comunque una differenza abissale fra il vecchio apprendistato e la tirannia dei negrieri in giacca e cravatta che viviamo oggi.

Per quello nel mio primo post parlavo di potere delle aziende, è smisurato, ed è tutto nelle loro mani, lasciando milioni di persone alla mercé di un egoista, allora sta alla politica cambiare le cose e privare del potere chi ne abusa.

Ma questo non è un problema strettamente italiano, riguarda decine di paesi nel mondo, tranne quelli socialisti o social-democratici, dimostrazione che il liberismo non è altro che soprusi continui dei più forti sui più deboli.

E finché non interverrà la politica, reclamando il suo ruolo di potere assoluto, al di sopra di banche e aziende, indirizzando l'economia e la vita di un paese verso il bene comune, non cambierà niente, ci sarà solo un aumento di quei bulli che amano farsi chiamare imprenditori.
Jacques-Louis David
00giovedì 26 gennaio 2012 21:21
atom ma perchè ce l'hai tanto a morte con gli imprenditori?

sono loro che, nel bene o nel male, mandano avanti il mondo da quando c'è l'uomo...è ovvio che provocano ingiustizie a volte, ma sono indispensabili, negarlo è da comunisti (nel vero senso etimologico della parola, non come lo intende berlusconi)

in italia i problemi non sono solo legati alle tasse nn pagate dagli imprenditori, ma anche dai costi abnormi della pubblica amministrazione, dalla presenza della mafia, direttamente ed indirettamente, in molte regioni, alla perenne discontinuità della politica, e a tante altre cose...non la butterei in vacca dando le colpe agli imprenditori

te che lavoro fai?
AtomBomb
00giovedì 26 gennaio 2012 21:50
Re:
Jacques-Louis David, 1/26/2012 9:21 PM:

atom ma perchè ce l'hai tanto a morte con gli imprenditori?

sono loro che, nel bene o nel male, mandano avanti il mondo da quando c'è l'uomo...è ovvio che provocano ingiustizie a volte, ma sono indispensabili, negarlo è da comunisti (nel vero senso etimologico della parola, non come lo intende berlusconi)

in italia i problemi non sono solo legati alle tasse nn pagate dagli imprenditori, ma anche dai costi abnormi della pubblica amministrazione, dalla presenza della mafia, direttamente ed indirettamente, in molte regioni, alla perenne discontinuità della politica, e a tante altre cose...non la butterei in vacca dando le colpe agli imprenditori

te che lavoro fai?



Ce l'ho con la classe imprenditoriale italiana perché sono loro che, circa 10 anni fa, si sono accordati con Berlusconi perché facesse leggi che consegnavano loro più potere e libertà, potere che hanno prontamente abusato. (ti ricordi le parole di D'Amato?)

Ce l'ho perché, dati ISTAT, siamo uno degli 11 paesi UE che spende meno in ricerca (siamo davanti a Ungheria, Lituania, Polonia, Grecia, Malta, Bulgaria, Slovacchia, Romania, Cipro, Lettonia) e di conseguenza siamo il paese UE considerato avanzato con meno brevetti registrati, e che ha ovviamente meno addetti nel settore ricerca e sviluppo.

Ce l'ho perché hanno sempre vissuto sulle spalle della collettività, i prestiti per aprire, gli sgravi per avviarsi, gli incentivi perché non vendevano, le misure protezionistiche (finché si poteva), la cassa integrazione; questo si chiama privatizzare i profitti ma socializzare le perdite, perché i nostri imprenditori sono i primi ultra liberal-capitalisti quando c'è da intascare soldi, o c'è da aumentare il proprio potere, ma sono dei comunisti quando c'è da chiedere soldi allo stato.

Gli imprenditori italiani sono anche i collusi con la mafia, non denunciano, perché fare affari con la mafia conviene più che farli regolarmente, se denunciassero, verrebbero protetti.

E si, i problemi dell'Italia sono strettamente legati all'evasione fiscale delle partite IVA e delle persone giuridiche, perché l'evasione è il 18% del PIL, sono circa 150 miliardi di euro che mancano, sono 2 finanziarie di quelle pesanti.

Senza parlare del sommerso.

E questo per parlare degli italiani, poi ci sono le questioni transnazionali.

Non voglio parlare del lobbysmo, perché lì la colpa è 50/50, colpa di chi lo fa, ma anche colpa di chi si fa corrompere.

La classe imprenditoriale degli ultimi 30 anni è quella che non si è fatta scrupoli a mandare in mezzo alla strada (in senso figurato) milioni di persone, per andare a sfruttare schiavi nel sud est asiatico, in centro america, e adesso in africa, o per andare ad avvantaggiarsi di sistemi profondamente corrotti come quelli ex sovietici; se ne sono fregati di danneggiare i loro Paesi e le economie che avevano permesso loro di prosperare (per dare i numeri, si parla di quasi 25 milioni di posti di lavoro persi negli USA negli ultimi 30 anni, 46% del manifatturiero, causa delocalizzazione). Io personalmente non trovo né comprensibile, né giustificabile, lo sfruttamento del lavoro di schiavi in nome del profitto.

(Così come non trovo giustificabile ed accettabile l'abusare delle posizioni di chi è più debole per aumentare il proprio profitto, per parlare di Italia.)

E questo lo hanno fatto tutti, ormai non ha molto senso parlare della figura dell'imprenditore come creatore di posti di lavoro, perché i posti li crea, ma all'estero, e a me, anzi, a noi, di quei posti di lavoro non dovrebbe fregarcene nulla.

--------------------------------------------------------------

Non confonderti però, io non voglio sminuire l'importanza dell'iniziativa privata, ma sono fortemente critico verso queste modalità di fare impresa.

Io lavoro con la politica, quindi queste problematiche neanche mi sfiorano.

Però è da persona civile incazzarsi, far notare le colpe, e cercare di migliorare le cose.

Perché questo sistema che vede solo il profitto mi ricorda tanto quei tiranni pronti a passare su chiunque per il potere.
martozen
00venerdì 27 gennaio 2012 12:43
Re:
Jacques-Louis David, 26/01/2012 21.21:

atom ma perchè ce l'hai tanto a morte con gli imprenditori?

sono loro che, nel bene o nel male, mandano avanti il mondo da quando c'è l'uomo...è ovvio che provocano ingiustizie a volte, ma sono indispensabili, negarlo è da comunisti (nel vero senso etimologico della parola, non come lo intende berlusconi)

in italia i problemi non sono solo legati alle tasse nn pagate dagli imprenditori, ma anche dai costi abnormi della pubblica amministrazione, dalla presenza della mafia, direttamente ed indirettamente, in molte regioni, alla perenne discontinuità della politica, e a tante altre cose...non la butterei in vacca dando le colpe agli imprenditori

te che lavoro fai?




Beh che le giustizie che provocano siano indispensabili è fortemente opinabile.
Per dire Henry Ford come ricordava Atom non molto tempo fa raddoppio le paghe dei propri operai perché aveva capito che se è vero che pagando poco una persona risparmi, lo è altrettanto che se una persona ha più soldi a disposizione li spende più facilmente.
Greg Valentine
00venerdì 27 gennaio 2012 13:21
Si dovete morire male, io ho la coscienza pulita in quanto mi faccio mantenere.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:12.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com