Fiat scarica Fabbrica Italia «C'è crisi, piano superato»

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Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 21:58
«Le cose sono profondamente cambiate da quando nell'aprile 2010 venne annunciato il piano Fabbrica Italia». Alla luce di ciò, «è impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa» ed è «necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all'andamento dei mercati». Con queste parole Fiat sembra scaricare il suo stesso piano.

Nella nota, si ricorda che «nei giorni scorsi, da parte di alcuni esponenti del mondo politico e sindacale, sono state fatte alcune dichiarazioni preoccupate per il futuro di Fabbrica Italia». Fiat ricorda che «con un comunicato emesso il 27 ottobre 2011 aveva annunciato che non avrebbe più utilizzato la dizione Fabbrica Italia perchè molti l'avevano interpretata come un impegno assoluto dell'azienda mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l'altro alcun incentivo pubblico».

«Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell'aprile 2010 - prosegue - le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell'auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta. È quindi impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa. È necessario infatti che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all'andamento dei mercati». In occasione dell'incontro con le Organizzazioni Sindacali che si è tenuto a Torino il 1° agosto scorso, ricorda il Lingotto, Fiat ha ribadito: «La delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l'evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012».

Nella nota, si legge quindi che «vale la pena di sottolineare che la Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva. La Fiat ha scelto di gestire questa libertà in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l'importanza dell' Italia e dell'Europa».

Preuccupazione nel sindacato. «Se il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più siamo di fronte ad un problema molto serio», dichiara il leader della Fiom, Maurizio Landini. «Non aver fatto gli investimenti ha determinato che la Fiat venda meno di altri perchè non ha i modelli e in più c'è il rischio che in Italia un sistema industriale dell'auto, non solo Fiat e componentistica, salti» ha osservato Landini, concludendo che il dibattito «nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa ad evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro».




il megamanager [SM=x2828597]
AtomBomb
00giovedì 13 settembre 2012 22:03
Marchionne [SM=x2584187] [SM=x2584190]
Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 22:05
Re:
AtomBomb, 13/09/2012 22.03:

Marchionne [SM=x2584187] [SM=x2584190]




renzi
fassino
chiamparino


[SM=x2951570]
Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 22:05
Re:
doppio
AtomBomb
00giovedì 13 settembre 2012 22:07
2/3 anni fa tutti a segarsi su Marchionne
Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 22:10
Re:
AtomBomb, 13/09/2012 22.07:

2/3 anni fa tutti a segarsi su Marchionne




immagino le capriole di domani dei sopracitati politici: "non sono mica un jukebox!"


[SM=x2584916]
AtomBomb
00giovedì 13 settembre 2012 22:11
Comunque Marchionne è l'emblema di come la politica sia in bambola.

Un AD che fa il bello e il cattivo tempo.
Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 22:14
Re:
AtomBomb, 13/09/2012 22.11:

Comunque Marchionne è l'emblema di come la politica sia in bambola.

Un AD che fa il bello e il cattivo tempo.




alla fine saremo senza fabbriche e senza nessun ritorno dei benefit statali concessi a fiat in 90 anni e ovviamente sarà colpa della bassa produttività dell'operaio italico medio


[SM=x2601203]
AtomBomb
00giovedì 13 settembre 2012 22:16
Ovvio, finché non trova un politico che lo stupra nel vero senso della parola.
Dead Man Drinking
00giovedì 13 settembre 2012 22:19
Re:
AtomBomb, 13/09/2012 22.16:

Ovvio, finché non trova un politico che lo stupra nel vero senso della parola.




l'unico politico diversamente etero è già fidanzato [SM=x2584915]




magari chiappe d'oro [SM=x2584913]


intanto J. elkan da marte dice la sua dose di idiozia quotidiane: «I nostri concorrenti continuano a proporre nuovi prodotti e stanno soffrendo tantissimo. La Fiat si è sempre trovata in ginocchio quando i consumi sono andati giù. Per la prima volta questo non è accaduto, proprio perché abbiamo una gestione oculata degli investimenti»

Si vanta di avere la gamma più obsoleta del mercato, e poi il suo AD piange perchè WV e coreani gli rubano quote di mercato...
KaiserSp
00giovedì 13 settembre 2012 22:32
prima facciamoci restituire i soldi che lo Stato ha dato alla fiat negli ultimi decenni, poi buttiamolo a mare assieme ai suoi maglioni
AtomBomb
00giovedì 13 settembre 2012 22:36
Fiat sta in piedi solo perché negli USA Chrysler continua a vendere
Snàporaz'92
00giovedì 13 settembre 2012 23:03
Mah, da ignorante continuo a credere che la colpa non sia sua, ma di chi permette di fargli fare quello che vuole. Dal suo punto di vista fa più che bene a sfanculare l'Italia e andare in Serbia a pagare 300 euro un operaio.
mickfoley82
00giovedì 13 settembre 2012 23:23
Lui è manager,di un'impresa multinazionale,il suo scopo è tenere in salute l'azienda in se'...se ne deve sbattere dell'etica,la mancanza come dice Atom è la mancanza della contoparte politica,di coloro che rappresenta lo stato italiano che epr anni ha mantenuto questa azienda ,l'ha salvata.
The REAL Capt.Spaulding
00venerdì 14 settembre 2012 08:53
che il progresso e la società dei consumi fossero dei pacchi io l'ho sempre sospettato, ora ne abbiamo le prove, prendiamolo e mettiamolo alla gogna a Torino, W IL MEDIO EVO!
martozen
00venerdì 14 settembre 2012 12:51
Re:
AtomBomb, 13/09/2012 22.36:

Fiat sta in piedi solo perché negli USA Chrysler continua a vendere




Ricordo ancora di quando provò ad imporre la sue idee al direttore della chrysler che lo demolì in tipo 45 secondi dicendo che loro facevano come cazzo gli pareva e che Marchionne non doveva rompere i coglioni.
Dead Man Drinking
00martedì 18 settembre 2012 15:31
Sergio Marchionne, in poche righe di comunicato lei ha seminato il panico sul futuro della Fiat in Italia, poi se n'è andato in America senza spiegare niente. Qui ci si interroga sul destino di stabilimenti, famiglie, comunità di lavoro, città. Cosa sta succedendo, e che cosa ha in mente?
"Sta succedendo esattamente quello che avevamo detto alla Consob un anno fa. Ho dovuto ripeterlo perché attorno a Fabbrica Italia si stava montando una panna del tutto impropria, utilizzando il nome della Fiat per ragioni solo politiche: a destra e a sinistra, perché noi siamo comunque l'unica realtà industriale che può dare un senso allo sviluppo per questo Paese. Capisco tutto, ma quando vedo che veniamo usati come parafulmine, non ci sto, e preferisco dire la verità".

E qual è la verità, il blocco degli investimenti in Italia dando tutta la colpa alla crisi?
"No, questa è semplicemente una sciocchezza. Abbiamo appena investito circa un miliardo per la Maserati in Bertone (una fabbrica rilevata da noi nel 2009 che non aveva prodotto vetture dal 2006), altri 800 milioni per Pomigliano: le sembra poco?".

La sua verità, allora?
"Semplice. La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo a questa perdita con i successi al'estero, Stati Uniti e Paesi emergenti. Queste sono le uniche due cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa".

La paura è che stia scappando lei, dottor Marchionne. Bassi investimenti in Italia, zero prodotti nuovi. Non è così che muore un'azienda che ha più di cent'anni di vita?
"Mi risponda lei: se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro ma addirittura - badi bene - di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell'acqua: un bel risultato. E questa sarebbe una strategia manageriale responsabile nei confronti dell'azienda, dei lavoratori, degli azionisti e del Paese? Non scherziamo".

Ma i suoi concorrenti sono europei come la Fiat, operano sullo stesso mercato, eppure non hanno alzato le braccia. Tutti incoscienti e irresponsabili, anche quando guadagnano quote di mercato a vostro danno?
"Senta, perché non guardiamo le cifre che parlano da sole, molto meglio della propaganda? Lei le conosce? In Italia l'automobile è precipitata in un buco di mercato senza precedenti, un mercato colato a picco nel vero senso della parola, ritornato ai livelli degli anni Sessanta. Sa cosa vuol dire? Che abbiamo perso di colpo quarant'anni. E si capisce, se uno è capace di guardarsi attorno. Il Paese soltanto un anno fa era fallito, lo avevamo perduto. Solo l'intervento di un attore credibile ha saputo riprendere l'Italia dal baratro in cui era finita e risollevarla. Ce lo siamo dimenticato? E qualcuno vorrebbe che la Fiat, in mezzo a questa tempesta, si comportasse tranquillamente come prima, quando c'era il sole? O è un'imbecillità, pensare questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica".

Ma lei guida la Fiat dal 2004. Molti, come Diego Della Valle, dicono che è colpa sua. Cosa risponde?
"Che tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobile improvvisati. Ma significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c'è, davanti ad una crisi che ci sfida tutti a livello mondiale. Finché attaccano me, comunque, nessun problema. Ma lascino
stare la Fiat, per rispetto e per favore".

È normale che il Paese si preoccupi davanti al rischio che la Fiat vada via dall'Italia, che lei scelga l'America, che si perda la sapienza del lavoro nell'automobile. Perché lei non ha risposto a queste paure?
"Se vuol dire che potevamo comunicare meglio, possiamo discuterne. Ma la sostanza non cambia".

Ma lei dopo cent'anni di storia intrecciata tra la Fiat, Torino e l'Italia, con creazione di lavoro e di ricchezza ma anche con un forte sostegno dello Stato, non sente oggi un dovere di responsabilità nazionale?
"Scusi, se il quadro è quello che le ho fatto, e certamente lo è, si immagina cosa farebbe qualunque imprenditore al mio posto? Cosa farebbe uno straniero, in particolare un americano, un uomo d'azienda con cultura anglosassone? Dovreste rispondervi da soli ".

Qui sta la sua responsabilità nei confronti del Paese?
"In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via. Le assicuro che ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi".

Ma due anni fa lei aveva detto a Repubblica che le quattro lettere Fiat avrebbero
conservato il loro significato: ancora Fabbrica, sempre Italiana, per produrre Automobili, e tutto questo a Torino. Oggi se la sente di confermare?
"Siamo qui. Anzi, io sono a Detroit, ma sto proprio partendo per l'Italia. Non mollo, se è questo che vuole sapere".

Ma lei ha appena detto che Fabbrica Italia è superata. Questo significa che l'impegno di investire in quel progetto 20 miliardi non viene mantenuto. Non si sente in colpa?
"Quell'impegno era basato su cento cose, e la metà non ci sono più, per effetto della crisi. Lo capirebbe chiunque. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause aperte dalla Fiom. Soprattutto, da allora ad oggi il mercato europeo ha perso due milioni di macchine. C'erano e non ci sono più. Tutto è cambiato, insomma. E io non sono capace di far finta di niente, magari per un quieto vivere che non mi interessa. Anche perché puoi nasconderli, ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Ecco, siamo in quel momento. Io indico i nodi: parliamone".

Cala il mercato europeo, ma dentro quel mercato Fiat crolla molto più di altri. Perché?
"Perché il mercato italiano per noi è assolutamente preponderante, pesa più di quello degli altri Paesi messi insieme: e il mercato italiano e spagnolo sono quelli che hanno perduto di più. Non è un'equazione troppo difficile".

Ma gli altri produttori europei continuano a sfornare modelli. Fiat è ferma, vuota e assente. Non è anche così che si lascia andare a picco il mercato?
"Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c'è. Provi a pensare: se quell'investimento io lo avessi moltiplicato per quattro, se cioè avessi pensato in grande, diciamo così, la Fiat sarebbe fallita entro il 2012 e adesso saremmo qui a parlare d'altro. Io dovrei andarmene in giro col cappello in mano, chiedendo soldi non so a chi: agli azionisti, al governo, ad un altro convertendo".

Ma la rinuncia a nuovi modelli non è una resa, una rinuncia al mestiere e a stare sul mercato?
"Con un modello nuovo, nelle condizioni di oggi, magari avrei venduto trentamila macchine di più, glielo concedo. Ma magari, mi conceda lei, avrei perso due miliardi di più".

Il rischio è di disperdere un know how, una sapienza del lavoro, un universo dell'indotto, un marchio storico. Non ci pensa?
"Le rispondo così: lei non può saperlo, ma nei piani strategici del 2004 la Peugeot aveva considerato la Fiat fallita, e aveva programmato la conquista delle sue quote di mercato, come se la nostra azienda non ci fosse più. Fallita, cancellata, capito? Oggi la situazione è completamente diversa. Bisogna solo capire in che mondo viviamo. C'è un rapporto di Morgan Stanley secondo cui nello scorso decennio General Motors ha pompato 12 miliardi di euro in Europa, a fondo praticamente perduto".

Questo cosa vuol dire? Che tutte le colpe sono del mercato e non vostre?
"Lasci stare le colpe, parliamo di numeri. Vuol dire che il mercato non c'è. In Italia siamo sotto un milione e 400 mila automobili vendute, ciò significa che ne abbiamo perse un milione e centomila in cinque anni".

E come vede l'anno prossimo?
"Male, molto male. D'altra parte la gente non ha più potere d'acquisto, magari ha perso il lavoro, i risparmi se ne sono andati, non ha prospettive per il futuro. Ci rendiamo conto? L'auto nuova è proprio l'ultima cosa, non ci pensano nemmeno, si tengono la vecchia ben stretta. È un meccanismo che si può capire ".

È anche colpa degli incentivi, che hanno spinto a comprare senza necessità?
"Sono stati una droga, non c'è dubbio".

Ma ne avete beneficiato largamente anche voi, non ricorda?
"Ne abbiamo beneficiato tutti, noi, i francesi, i tedeschi. Ho sempre pensato che la droga avrebbe tramortito il mercato. Pensi che vendevamo un "Cubo" a metano a meno di 5 mila euro, 4.990: drogato al massimo".

Sono i famosi aiuti di Stato all'automobile, di cui oggi non dovreste dimenticarvi, non le pare?
"Già l'ultima volta ho detto di no. Vedevo crearsi una bolla che gonfiava d'aria i tubi del mercato, per poi farli saltare prima o poi. Semplicemente si posticipava una crisi, una difficoltà e un problema, invece di affrontarli".

Ecco, oggi la paura è proprio questa: che una Fiat americana non affronti il problema della produzione automobilistica in Italia, e non contrasti la crisi. Cosa risponde?
"Io gestisco un'azienda che fa 4 milioni e 100 mila vetture all'anno. La scorsa settimana sono andato a Las Vegas per un incontro con i concessionari: tra novità e restyling gli abbiamo fatto vedere 66 vetture. Si rende conto? È il segno di un'espansione commerciale fantastica di un'azienda globale. Che va giudicata in termini globali. Chi cresce a questi ritmi negli Usa e anche in America Latina, forse sa fare automobili, forse capisce il mercato".

E l'Italia? Lei non può ignorarla.
"Ma lei non può pensare alla Fiat come a un'azienda soltanto italiana. Sarebbe in ritardo di dieci anni. La Fiat non è più un'azienda solo italiana, opera nel mondo, con le regole del mondo. Per essere chiari: se io sviluppo un'auto in America e poi la vendo in Europa guadagnandoci, per me è uguale, e deve essere uguale".

Se non fosse per quel problema della responsabilità nazionale, nei confronti del Paese e di chi lavora, non crede?
"E qui lei dovrebbe già aver capito la mia strategia. Gliela dico in una formula: cerco di assecondare la ripresa del mercato Usa sfruttandola al massimo per acquisire quella sicurezza finanziaria che mi consenta di proteggere la presenza Fiat in Italia e in Europa in questo momento drammatico. Fare diversamente, sarebbe una follia".

Siete specializzati in utilitarie: non c'è l'idea di un'auto per la crisi?
"I modelli non invecchiano bene. Io posso lanciare la migliore automobile in un momento di mercato tragico come quello attuale, senza ottenere risultati: ma due anni dopo, quando magari le condizioni di mercato cambiano, quel modello è vecchio, e i soldi del mio investimento non li riprendo mai più".

Però state per lanciare la 500L, prodotta in Serbia. Quanto ci punta la Fiat?
"L'ho presentata agli americani lunedì scorso, l'accoglienza è stata fantastica, su quel mercato sono tranquillo perché andrà benissimo. E questo ci aiuterà. Ma se dovessi puntare solo sui risultati europei, non ce la farei mai e poi mai. E le aggiungo una cosa: io venderò la 500L a 14.500 euro. La Citroen ha deciso di vendere la C3 Picasso, che è un competitor, a meno di diecimila, per smaltire le giacenze. È una quota che sta sotto il mio costo variabile. Questo le dice come sta oggi il mercato in Europa".

Come spiega agli americani il successo a Detroit e il disastro a Torino?
"Quando spiego, loro fanno due conti e mi dicono cosa farebbero: chiusura di due stabilimenti per togliere sovracapacità dal sistema europeo".

E lei?
"I conti li so fare anch'io. Se mi comporto diversamente, ci sarà una ragione".

Cosa vuol dire?
"Che non parlo di eccedenze, non parlo di chiusure, dico solo che non c'è mercato per fare attività commerciale garantendo continuità finanziaria all'azienda".

E quando vede un cambio di mercato?
"Fino al 2014 non vedo niente. Per questo investire nel 2012 sarebbe micidiale. Salvo che qualcuno mi dica che per noi le regole non valgono. Ma deve mettermelo per scritto. Perché quando siamo entrati in Europa, non sono solo saltate le frontiere, è saltata anche l'abitudine di fare un po' di svalutazione nei momenti di crisi. Ora questo lusso non c'è più, e finché Monti e Draghi hanno le mani sul timone, per fortuna dall'euro non usciremo. E allora, dobbiamo rispettare le regole".

Sembra un discorso riferito al governo. La stanno cercando e vogliono chiarimenti: li vedrà?
"Se mi cercano li vedrò, certo. Immagino che incontrerò Passera, Fornero. Ma poi?".

Le chiederanno garanzie per la Fiat in Italia e vorranno sapere qual è il suo disegno strategico. Cosa dirà?
"Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia, mi pare sia un discorso strategico".

Lei dunque s'impegna?
"Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia. Io la mia parte la faccio, non sono parole. Quest'anno la Fiat guadagnerà più di 3 miliardi e mezzo a livello operativo, tutti da fuori Italia, netti di quasi 700 milioni che perderà nel nostro Paese. È la prova di quel che le ho detto".

Ma anche Romiti sostiene che lei ha colpe precise, ha letto?
"Mi dispiace, ma il mondo Fiat che abbiamo creato noi non è più quello di Romiti. E anche la parola cosmopolita non è una bestemmia, come sembra intendere qualcuno. È l'unica salvezza che abbiamo. Ancora una cosa: io non sono nato in una casta privilegiata, mi ricordo da dove vengo, so perfettamente che mio padre era un maresciallo dei carabinieri".

Cosa intende dire?
"Che non sono l'uomo nero".

Col sindacato sì, sembra aver dichiarato una guerra ideologica alla Fiom, da anni Sessanta.
"Storie. Io voglio una riforma del lavoro, che ci porti al passo degli altri Paesi. Se la Fiat vuole essere partner di Chrysler, deve essere affidabile. Lo so che la Fiat di Valletta aveva asili e colonie, ma si muoveva in un mondo protetto dalla competizione, dazi e confini, che sono tutti saltati. Noi siamo in ballo, il gran ballo della globalizzazione: non è detto che mi piaccia ma come dicono in America il dentifricio è fuori, e rimetterlo nel tubetto non si può più".

Ma lei si rende conto che il lavoro oggi è il primo problema del-l'Italia?
"Sì, da qui la mia responsabilità nei confronti del Paese, che va di pari passo con quella nei confronti dei miei azionisti. Ma "repubblica fondata sul lavoro" vuol dire anche essere competitivi, creare occupazione attraverso sfide e competizioni. Questa cultura da noi manca".

Il professor Penati oggi su Repubblica, cercando di capire la sua strategia, le ha chiesto di essere coerente e di vendere le partecipazioni editoriali, per dimostrare che la crisi colpisce tutti i settori in crisi e non penalizza solo l'automobile. Può rispondere?
"Proprio a me venite a chiedere dei salotti buoni? Non li ho mai frequentati. E quando abbiamo avuto bisogno di qualcosa da loro, ho visto solo buchi nell'acqua".

AtomBomb
00martedì 18 settembre 2012 15:40
E' curioso quando si da libertà alle imprese, e poi ci si lamenta quando le imprese la esercitano.
Dead Man Drinking
00martedì 18 settembre 2012 15:43
Re:
AtomBomb, 18/09/2012 15.40:

E' curioso quando si da libertà alle imprese, e poi ci si lamenta quando le imprese la esercitano.




"si è tutti froci col culo degli altri" [SM=x2954337]
Deadly Vomby
00martedì 18 settembre 2012 15:56
Re:
AtomBomb, 18/09/2012 15.40:

E' curioso quando si da libertà alle imprese, e poi ci si lamenta quando le imprese la esercitano.




E però anche curioso che quando lo Stato ti pompava soldi andava tutto bene, adesso che lo Stato tenta di riportarti a sé ci sia un po' di insofferenza.
AtomBomb
00martedì 18 settembre 2012 16:02
Re: Re:
Deadly Vomby, 18/09/2012 15.56:




E però anche curioso che quando lo Stato ti pompava soldi andava tutto bene, adesso che lo Stato tenta di riportarti a sé ci sia un po' di insofferenza.


Un liberista ti direbbe che un AD fa gli interessi dell'azienda e non ha alcuna responsabilità sociale.

Io non la penso così. Ma fa ridere oggi vedere il PDL piemontese, quegli stessi uomini che hanno fatto di tutto per dare libertà assoluta alle aziende, lamentarsi quando queste la esercitano.

pizzo83
00martedì 18 settembre 2012 16:36
Re: Re: Re:
AtomBomb, 18.09.2012 16:02:


Un liberista ti direbbe che un AD fa gli interessi dell'azienda e non ha alcuna responsabilità sociale.

Io non la penso così. Ma fa ridere oggi vedere il PDL piemontese, quegli stessi uomini che hanno fatto di tutto per dare libertà assoluta alle aziende, lamentarsi quando queste la esercitano.





Abbastanza d#accordo con te.

per altro nell'intervista Marchionne non mi pare dica cose assurde.
Vero che hanno preso soldi all'epoca, ma se devi guardare allo stato attuale delle cose, è giá tanto se effettivamente riesce a tenere gli stabilimenti aperti in Italia.
E sulle regole del mercato del lavoro, per quanto non sia d'accordo, ha ragione al 100%: se vuoi giocare al giochino globale, devi stare alle regole globali.
Non pensiate che se VW comprasse per assurdo gli stabilimenti Fiat, allora farebbe regole che siano concilianti con la Fiom.
AtomBomb
00martedì 18 settembre 2012 16:41
Re: Re: Re: Re:
pizzo83, 18/09/2012 16.36:




Abbastanza d#accordo con te.

per altro nell'intervista Marchionne non mi pare dica cose assurde.
Vero che hanno preso soldi all'epoca, ma se devi guardare allo stato attuale delle cose, è giá tanto se effettivamente riesce a tenere gli stabilimenti aperti in Italia.
E sulle regole del mercato del lavoro, per quanto non sia d'accordo, ha ragione al 100%: se vuoi giocare al giochino globale, devi stare alle regole globali.
Non pensiate che se VW comprasse per assurdo gli stabilimenti Fiat, allora farebbe regole che siano concilianti con la Fiom.


Il problema è che mentre le regole globali cambiavano, noi restavamo fermi.

Deadly Vomby
00martedì 18 settembre 2012 16:42
Re: Re: Re:
AtomBomb, 18/09/2012 16.02:


Un liberista ti direbbe che un AD fa gli interessi dell'azienda e non ha alcuna responsabilità sociale.

Io non la penso così. Ma fa ridere oggi vedere il PDL piemontese, quegli stessi uomini che hanno fatto di tutto per dare libertà assoluta alle aziende, lamentarsi quando queste la esercitano.




Sono piemontese anche io e conosce la situazione di cui parli (ci aggiungerei anche qualche esponente del pd).
Il punto è che un liberista doc non dovrebbe nemmeno andare in parlamento col cappello in mano a chiedere gli incentivi statali...Che cazzo di liberista è?


AtomBomb
00martedì 18 settembre 2012 16:45
Re: Re: Re: Re:
Deadly Vomby, 18/09/2012 16.42:



Sono piemontese anche io e conosce la situazione di cui parli (ci aggiungerei anche qualche esponente del pd).
Il punto è che un liberista doc non dovrebbe nemmeno andare in parlamento col cappello in mano a chiedere gli incentivi statali...Che cazzo di liberista è?





A chi lo dici, è uno dei miei cavalli di battaglia.
pizzo83
00martedì 18 settembre 2012 16:46
Re: Re: Re: Re:
Deadly Vomby, 18.09.2012 16:42:



Sono piemontese anche io e conosce la situazione di cui parli (ci aggiungerei anche qualche esponente del pd).
Il punto è che un liberista doc non dovrebbe nemmeno andare in parlamento col cappello in mano a chiedere gli incentivi statali...Che cazzo di liberista è?






it's the italian way.

Sanno che possono fare pressione/lobby, allora la fanno. Loro guadagnano soldi, i politici evitano casini.
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