Francesco Cossiga

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-weed-
00sabato 22 novembre 2014 19:10
Ho spesso letto elogiare l'abilità politica di Andreotti e D'Alema che vengono considerati i due "padrini" rispettivamente della prima e della seconda Repubblica, ma raramente si parla di Cossiga. Negli ultimi tempi sto leggendo il suo libro "la versione di K", scritto un anno prima della sua morte (se non vado errato) dove da, come dice il titolo, la sua versione dei fatti su tutti i misteri italiani. Nonostante ci sia sempre il dubbio sul fatto che quello che racconta è vero o è semplicemente una bugia accomodante, resta il fatto che racconta cose molto interessanti e molti avvenimenti di cui parla (il caso Mattei, l'accordo De Gasperi-America) non li conoscevo.
Oltretutto, mi è venuta la curiosità di informarmi su di lui perché è l'unico presidente della Repubblica di cui sento parlare male da quando ero bambino, e quindi volevo capire dove si collocava politicamente e come mai c'è tanta divisione. Una delle prime cose che ricordo associate al nome "Cossiga" è infatti il termine "fascista". Una delle cose che mi è parsa abbastanza palese, estrapolando qualche pezzo di racconto che fa FC, è una sorta di "rispetto" nei confronti di Mussolini. "L'OVRA era null'altro che un'invenzione grafica di Mussolini, il quale un giorno prese carta e penna ed abbozzò quella sigla. Ovra suonava quasi come piovra, ed era un nome a effetto, terrorizzante, evocava tentacoli, abissi minacciosi. Quel foglio scritto dal Duce l'ho poi trovato io al Viminale e mi sono preoccupato di farlo conservare", ma non era "fascista", non nel senso che gli studenti degli anni 70 davano a quel "KoSSiga" picchiatore. L'idea che mi sono fatto è che lui provasse verso qualsiasi istituzione, passata e presente, una sorta di "rispetto" dovuto al fatto che essa fosse nient'altro che un'espressione di potere. "Dal suo punto di vista, Togliatti aveva ragione, così come dal suo punto di vista anche Stalin aveva ragione. (...) Senza l'attentato delle Twin Towers il movimento islamico non avrebbe avuto la pubblicità che ha avuto, e non avrebbe raccolto tanti consensi quanti ne ha raccolti. Questo non vuol dire che io sia a favore della repressione in Ungheria o dell'attentato tremendo alle Twin Towers, significa semplicemente che io, se fossi di quelle idee, sarei per questi atti. (...) Mao diceva che la Rivoluzione non è un pranzo di gala, e quando uno fa la rivoluzione, fa la rivoluzione".
Questo punto di vista, che è anche (o comunque, è molto simile) al punto di vista di Andreotti, mi ha colpito molto. E secondo me è parte integrante della politica e dovrebbe essere un punto chiaro a tutti quelli che ancora oggi mischiano ideologia e politica, che è giusto ma fino ad un certo punto.
E voi cosa ne pensate del Picconatore?
@Chaos@
00sabato 22 novembre 2014 19:16
Re:
-weed-, 22/11/2014 19:10:

Ho spesso letto elogiare l'abilità politica di Andreotti e D'Alema che vengono considerati i due "padrini" rispettivamente della prima e della seconda Repubblica, ma raramente si parla di Cossiga. Negli ultimi tempi sto leggendo il suo libro "la versione di K", scritto un anno prima della sua morte (se non vado errato) dove da, come dice il titolo, la sua versione dei fatti su tutti i misteri italiani. Nonostante ci sia sempre il dubbio sul fatto che quello che racconta è vero o è semplicemente una bugia accomodante, resta il fatto che racconta cose molto interessanti e molti avvenimenti di cui parla (il caso Mattei, l'accordo De Gasperi-America) non li conoscevo.
Oltretutto, mi è venuta la curiosità di informarmi su di lui perché è l'unico presidente della Repubblica di cui sento parlare male da quando ero bambino, e quindi volevo capire dove si collocava politicamente e come mai c'è tanta divisione. Una delle prime cose che ricordo associate al nome "Cossiga" è infatti il termine "fascista". Una delle cose che mi è parsa abbastanza palese, estrapolando qualche pezzo di racconto che fa FC, è una sorta di "rispetto" nei confronti di Mussolini. "L'OVRA era null'altro che un'invenzione grafica di Mussolini, il quale un giorno prese carta e penna ed abbozzò quella sigla. Ovra suonava quasi come piovra, ed era un nome a effetto, terrorizzante, evocava tentacoli, abissi minacciosi. Quel foglio scritto dal Duce l'ho poi trovato io al Viminale e mi sono preoccupato di farlo conservare", ma non era "fascista", non nel senso che gli studenti degli anni 70 davano a quel "KoSSiga" picchiatore. L'idea che mi sono fatto è che lui provasse verso qualsiasi istituzione, passata e presente, una sorta di "rispetto" dovuto al fatto che essa fosse nient'altro che un'espressione di potere. "Dal suo punto di vista, Togliatti aveva ragione, così come dal suo punto di vista anche Stalin aveva ragione. (...) Senza l'attentato delle Twin Towers il movimento islamico non avrebbe avuto la pubblicità che ha avuto, e non avrebbe raccolto tanti consensi quanti ne ha raccolti. Questo non vuol dire che io sia a favore della repressione in Ungheria o dell'attentato tremendo alle Twin Towers, significa semplicemente che io, se fossi di quelle idee, sarei per questi atti. (...) Mao diceva che la Rivoluzione non è un pranzo di gala, e quando uno fa la rivoluzione, fa la rivoluzione".
Questo punto di vista, che è anche (o comunque, è molto simile) al punto di vista di Andreotti, mi ha colpito molto. E secondo me è parte integrante della politica e dovrebbe essere un punto chiaro a tutti quelli che ancora oggi mischiano ideologia e politica, che è giusto ma fino ad un certo punto.
E voi cosa ne pensate del Picconatore?




Cossiga mente anche quando dice la verita'.
Fight 4 Your Freedom!
00sabato 22 novembre 2014 19:29
Va bene.
Ed Banger
00sabato 22 novembre 2014 20:11
Che tanto è morto, l'importante adesso è quello.
-weed-
00mercoledì 26 novembre 2014 22:46
Riuppo il topic perché ieri ho finito di leggere il libro, e prima di darne un giudizio finale ho voluto prendermi una giornata per pensarci su.
Innanzitutto, mi sono reso conto che l'intero libro non è altro che un modo da parte di C. per giustificare le proprie colpe. Inizia prendendola molto alla lontana, parlando di cose che riguardano gli anni 50-60 (De Gasperi, il rapporto con gli USA, Mattei, la formazione della Gladio), e fin li era molto piacevole perché tra un fatto e l'altro tu ti rendevi conto di quale fosse il pensiero generale dell'autore, che è quello che a me interessava davvero. Ma da quando inizia a parlare di BR e di Moro, cose di cui solo un coglione potrebbe non capire quanto lui avesse le mani in pasta (e si capisce benissimo anche leggendo il suo libro, che è fazioso e parziale) diventa quasi una presa in giro, che culmina nel finale in cui inneggia all'illegalità, a quanto fanno schifo i DS (non i comunisti, ma proprio la generazione DS, cioè D'Alema e co, colpevoli di "aver voluto deviare l'attenzione dallo scioglimento dell'URSS e per questo aver creato Tangentopoli), a quanto è onesto Andreotti ( [SM=x2584190] ), a Berlusconi. Soprattutto Berlusconi mi ha lasciato di stucco la parte su Berlusconi, il capitolo finale, in cui ne parla come se a scrivere non fosse l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ma un Bondi qualsiasi. Un numero elevatissimo di complimenti che risulta quasi fastidioso da leggere, anche perché sono tutte cose facilmente smentibili. Mi ha dato l'idea di un secchione che passa la vita a studiare per arrivare "in alto" e poi conosce un collega figo che si è comprato la laurea e guadagna più di lui, e data la sua natura "da secchione" tende ad esaltare questo tipo di personalità, ansiché criticarle.
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