Francia e Spagna: edifici inutilizzati requisiti per dare un tetto ai clochard

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00mercoledì 5 dicembre 2012 12:17
Francia, per dare un tetto ai clochard si requisiscono le case sfitte della Chiesa

Per scongiurare il problema il ministro Duflot ha pensato di 'utilizzare' gli edifici vuoti, di proprietà pubblica (come le caserme abbandonate) e privata, ovvero i palazzi inutilizzati da banche e assicurazioni. Nel mirino anche il patrimonio immobiliare dell'istituzione cattolica. Ed è polemica

La battagliera Cécile Duflot, ministro francese responsabile delle politiche abitative, aveva già messo le mani avanti qualche settimana fa: per scongiurare il problema dei senzatetto, in particolare nelle fredde strade dell’inverno parigino, si apprestava a requisire edifici vuoti, di proprietà pubblica (come le caserme abbandonate) ma soprattutto privata, per ospitare i clochard. Sì, quei palazzi lasciati sfitti e inutilizzati da banche e assicurazioni, perfino nei quartieri più centrali della capitale. Da oggi, comunque, nel mirino dell’esponente dei Verdi, nota per le sue dichiarazioni senza peli sulla lingua (talvolta imbarazzanti anche per lo stesso François Hollande), è finita pure la Chiesa cattolica.

In un’intervista rilasciata ieri al quotidiano Le Parisien, la Duflot ha ricordato che la Chiesa possiede edifici lasciati “quasi vuoti”, a Parigi e altrove nel Paese. E così anche quest’istituzione sarà oggetto delle requisizioni di edifici a vantaggio dei senzatetto, previste entro la fine dell’anno: “Spero che non dovremo intervenire con loro in maniera autoritaria – ha precisato – Non riuscirei a capire se la Chiesa non condividesse i nostri stessi obiettivi di solidarietà”. Il ministro ha ricordato che metterà le mani su diversi palazzi che sono proprietà di organismi, classificati come enti morali. Non ha perso l’occasione per sottolineare che “la Chiesa fa parte degli enti morali… in tutti i sensi del termine”. Ha anche ammesso di avere da poco scritto una lettera, chiedendo la sua collaborazione, all’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois.

Le affermazioni della Duflot hanno subito scatenato la reazione stizzita dei cattolici francesi. “La Chiesa non ha atteso le minacce di requisizione del ministro Duflot per prendere delle iniziative”, si legge in un comunicato, reso noto nel pomeriggio dalla diocesi di Parigi e del Corref, la Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia. Che hanno ricordato le numerose iniziative portate avanti dalle parrocchie a favore dei senzatetto. La vicenda ha infiammato la rete, in una fase di tensione tra i cattolici e il governo di sinistra, ora che in Parlamento si discute il progetto di legge per autorizzare sia il matrimonio gay che l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. La Chiesa è oggetto di critiche vivaci da parte di molti internauti, in un Paese profondamente laico, se non addirittura anti-clericale. Ma numerosi sono stati pure coloro che hanno difeso l’operato dei parroci in questo campo.

Iniziative come quella della Duflot fanno seguito ad altre simili, prese altrove in Europa. In Spagna, ad esempio, il Governo ha stabilito per decreto che le case pignorate dalle banche che hanno ricevuto aiuti di Stato vadano, appunto, a chi un’abitazione non ce l’ha più. Quella francese, comunque, strutturata e portata avanti a livello nazionale, rischia di assumere dimensioni importanti. La possibilità di procedere con requisizioni di edifici con questo scopo è già prevista dalla legge in Francia già dal Dopoguerra. Ma era ormai dalla metà degli anni Novanta che non si era fatto ricorso a questo espediente (l’ultimo a farlo era stato Jacques Chirac, allora sindaco di Parigi, alla metà degli anni Novanta, ma aveva requisito solo proprietà di gruppi bancari e assicurativi). A fine ottobre la Duflot aveva annunciato di voler attivare lo strumento delle requisizioni su larga scala, almeno nelle aree dove il problema della casa è maggiore: la zona di Parigi, quella di Lione e il Sud-Est, soprattutto la Costa Azzurra. I prefetti di queste aree sono già stati allertati in vista degli espropri temporanei. E un inventario delle possibili ‘prede’ è stato realizzato nelle ultime settimane. Solo a Parigi sono stati individuati una sessantina di edifici, proprietà di enti morali, Chiesa compresa. “E la metà di questi beni immobiliari presenta un reale potenziale per quello che vogliamo farne”, ha sottolineato Daniel Canepa, prefetto della regione di Parigi.

Il problema della casa in Francia è serio. Secondo i dati 2012 della Fondazione Abbé Pierre, sono 133mila oggi i senzatetto nel Paese, mentre 3,6 milioni di persone vivono in condizioni locative disagiate e insalubri. La crisi non fa che peggiorare le cose. Intanto sono 2,3 milioni gli appartamenti lasciati vuoti. E questa stima non prende in considerazione l’enorme patrimonio della Chiesa cattolica.

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Crisi Spagna, Rajoy tutela i senzatetto: ‘A loro le case pignorate dalle banche’

Colpo di coda di Madrid che dopo le pressioni dei cittadini si è risolto a stabilire per decreto che gli istituti di credito che hanno ricevuto aiuti di Stato dovranno girare le abitazioni pignorate a chi è rimasto senza. Normata anche la moratoria sui mutui

Le case pignorate dalle banche che hanno ricevuto aiuti di Stato vadano a chi un’abitazione non ce l’ha più. Lo ha stabilito per decreto il governo spagnolo che, con un colpo di coda, ha superato l’impasse parlamentare tra popolari e socialisti che stavano bisticciano sui dettagli del da farsi. Il Consiglio dei ministri iberico ha infatti deciso di mettere a disposizione dei tanti “desahuciados” (sfrattati) del Paese, o di chi rischia di esserlo presto, le abitazioni vuote finite in mano agli istituti di credito che hanno ricevuto i milioni di Madrid. La mossa segue di pochi giorni l’approvazione di una moratoria di due anni per le categorie più vulnerabili.

Una decisione a lungo attesa, visto che mentre le banche spagnole incassavano milioni per risanare i propri bilanci e migliaia di case pignorate restavano vuote, circa 400mila cittadini sono rimasti senza un tetto sopra la testa. Situazione che ha portato a un’escalation di suicidi che a loro volta hanno innescato l’indignazione della cittadinanza, culminata in veementi manifestazioni popolari soprattutto nel giorno della manifestazione europea contro l’austerità. L’impossibilità di trovare un accordo in Parlamento tra la maggioranza popolare e la minoranza socialista, ha poi visto il governo di Mariano Rajoy, a lungo criticato per la sua impotenza di fronte all’emergenza sfratti scoppiata nel Paese, intervenire per decreto. Adesso l’Aula di Madrid ha 30 giorni per validare la norma già entrata in vigore.

Dallo scoppio della crisi nel 2008 sono centinaia di migliaia le abitazioni sequestrate dalla polizia perché gli inquilini non pagavano più il mutuo. Difficile d’altronde arrivare a fine mese in un Paese in recessione per la seconda volta in tre anni e dove il tasso di disoccupazione ha superato il 25 per cento (50% quella giovanile). Una situazione ben descritta dalla precaria del Mundo, Cristina Fallarás (leggi l’articolo di Silvia Ragusa). Ecco che negli ultimi mesi sono cresciuti i casi di suicidi di chi, disperato, non voleva abbandonare la casa. Una situazione che ha portato a numerose manifestazioni di massa e che ha spinto il sindacato della polizia spagnola a difendere gli stessi agenti che non se la sentono proprio di sbattere fuori casa un anziano, una mamma con figlio piccolo o un giovane disoccupato.

In questo contesto erano in molti a chiedere di aiutare quest’esercito di disperati mettendo a disposizione le abitazioni finite nel patrimonio di quelle banche salvate a colpi di milioni di euro da Madrid e Bruxelles. Solo martedì scorso, infatti, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker aveva annunciato che gli aiuti europei alle banche spagnole saranno versati a inizio dicembre. Parliamo di una cifra inferiore ai 100 miliardi chiesti in un primo tempo all’Europa, ma pur sempre enorme se confrontata alle poche migliaia di euro non pagate e costate lo sfratto a migliaia di spagnoli.

Seconda novità del decreto approvato, una moratoria di due anni sulla scia di quella proposta dalle banche martedì 13, ma regolamentata, per le categorie più deboli, come le famiglie con un reddito lordo inferiore ai 1600 euro mensili, quelle numerose (in accordo con la relativa definizione giuridica), quelle con bambini minori di tre anni o con un membro portatore di handicap (disabilità non inferiore al 33%), i disoccupati senza sussidio e le vittime di violenza domestica. Quest’ultima categoria sembra fatta ad hoc per evitare i casi simili alla donna di 44 anni, parzialmente invalida in seguito ai maltrattamenti subiti dall’uomo con cui ha vissuto per 18 anni, che qualche giorno fa ha messo in vendita i propri organi non vitali su Internet per poter pagare le rate del mutuo e continuare a mantenere la figlia.

Fino ad oggi, infatti, le chance di non finire in mezzo a una strada per chi aveva ricevuto lo sfratto dipendevano tutte dai tribunali locali, in grande difficoltà e imbarazzo nel far applicare una legge che risale addirittura al 1909. L’ultimo caso giovedì a Valencia, dove il giudice ha salvato dalla strada una ragazza madre con una figlia di 13 anni. “Ci hanno provato tre volte a sbattermi fuori”, ha raccontato la ragazza, “Ma se ne andavano quando sentivano il cane abbaiare”.
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martozen
00mercoledì 5 dicembre 2012 12:31
In Italia lo stanno per fare [SM=x2584225]
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