Il Ted Kaczynski dei poveri

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LightJotun91
00giovedì 25 ottobre 2018 17:15
Ne vogliamo parlare delle bombe mandate per posta a Obama, i Clinton, e ad altri?


Dopo le bombe artigianali indirizzate a Barack Obama, Hillary Clinton, la sede della CNN, George Soros e altri esponenti del Partito Democratico, oggi sono state individuati altri tre ordigni: due erano stati inviati per posta all’ex vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden, l’altro era destinato all’attore Robert De Niro.

Le tre bombe trovate oggi non sono esplose, come non erano esplose le bombe trovate tra martedì notte e mercoledì. Ci sono anche dubbi che avrebbero potuto farlo: secondo diverse persone con conoscenza delle indagini in corso, è probabile che alle bombe mancassero dei componenti essenziali per causare un’esplosione, per quanto contenessero una polvere simile alla polvere da sparo e schegge di vetro per aumentare i danni.

Le bombe indirizzate a Joe Biden sono state individuate durante un controllo in un centro di smistamento della posta, nel Delaware; la bomba indirizzata a Robert De Niro è stata invece recapitata nell’ufficio della sua casa di produzione Tribeca Productions, a New York. Gli agenti della sicurezza dell’ufficio hanno allertato la polizia della presenza di un pacco sospetto questa mattina alle 5 e il pacco è stato rimosso poche ore dopo dagli artificieri. Associated Press dice che anche questi due pacchi contenevano quelle che all’apparenza sembravano bombe artigianali, costruite nello stesso modo di quelle trovate mercoledì: un tubo di plastica chiuso alle due estremità da nastro adesivo, con due fili collegati a un orologio digitale.

Le altre bombe – o presunte tali – inviate fin qui erano indirizzate alla casa di Bill e Hillary Clinton nello stato di New York; alla casa di Barack Obama a Washington; all’ex capo della CIA John O. Brennan (è la bomba recapitata agli uffici di CNN); all’ex procuratore generale di Obama Eric Holder (il pacco è stato però recapitato all’ufficio dell’ex presidente del Partito Democratico Debbie Wasserman Schultz, indicata come mittente su tutte le buste trovate ieri); alla parlamentare Democratica Maxine Waters (ha ricevuto due pacchi bomba) e al miliardario George Soros. La cosa che hanno in comune tutte queste persone è di aver fatto parte del Partito Democratico, dell’amministrazione Obama o essere state molto critiche con l’attuale presidente statunitense Donald Trump. Soros, per esempio, è notoriamente detestato da gruppi e movimenti di estrema destra. De Niro – tra le altre cose – aveva diffuso un video in cui insultava Trump e diceva di volergli tirare «un pugno in faccia».

L’invio dei pacchi bomba ha provocato grosse preoccupazioni e discussioni sullo stato della politica statunitense. Trump ha tenuto un breve discorso alla Casa Bianca condannando l’invio dei pacchi bomba e annunciando l’apertura di un’indagine dell’FBI sul caso, ma in un successivo comizio è sembrato dare la colpa ai destinatari dei pacchi invitandoli a interrompere «l’ostilità senza fine» nei suoi confronti, cosa che ha fatto anche con un tweet oggi dicendo che la rabbia degli americani si deve alla disonestà dei media. Hillary Clinton, durante un evento per i sostenitori del Partito Democratico, ha parlato di «tempi difficili» e dell’esigenza di ritrovare unità, il presidente di CNN Jeff Zucker ha invece diffuso un comunicato molto duro nei confronti di Donald Trump, che negli ultimi anni ha spesso attaccato e minacciato i giornalisti e CNN in particolare. Solo pochi giorni fa Trump aveva elogiato un candidato Repubblicano per aver messo le mani addosso a un giornalista del Guardian.


LightJotun91
00sabato 27 ottobre 2018 17:54



Ieri un uomo di 56 anni è stato arrestato a Plantation, in Florida, nell’ambito dell’indagine sui 13 pacchi bomba indirizzati a critici e avversari del presidente Donald Trump. L’uomo si chiama Cesar Sayoc Jr. e secondo le prime informazioni è il principale sospettato della serie di attacchi.

Nelle ultime ore i principali giornali americani hanno messo insieme alcune informazioni sul suo conto: in breve, è un elettore Repubblicano con diversi crimini sulla propria fedina penale. Nel 2012 aveva dichiarato bancarotta e al momento dell’arresto viveva in un furgone bianco i cui finestrini erano tappezzati di immagini pro Trump e contro alcuni politici Democratici e la CNN, la rete televisiva più criticata dallo stesso Trump. Ufficialmente gli investigatori non hanno ancora chiarito le ragioni per cui avrebbe spedito i pacchi bomba.

Gli adesivi sul furgone non sono l’unica prova delle idee politiche di Sayoc, che è registrato come elettore Repubblicano e negli ultimi anni sui social network si è espresso spesso in favore di Trump. Su Twitter se l’è presa più volte con gli immigrati, con i sostenitori di nuove leggi sul controllo delle armi e con noti politici Democratici. Qualche tempo fa, ad esempio, aveva scritto un messaggio di minaccia nei confronti dell’ex vicepresidente Democratico Joe Biden.

Su Facebook, dove il suo profilo è stato rimosso come quello su Instagram, ha usato espressioni razziste per rivolgersi all’ex presidente Barack Obama e alla conduttrice televisiva Oprah Winfrey e ha condiviso articoli di Breitbart, il più importante sito di notizie di estrema destra americano, e video di Fox News, il canale di notizie preferito di Trump. Ha anche postato sue fotografie in cui indossa il cappellino rosso della campagna elettorale di Trump, quello con la scritta “Make America Great Again”.

Poche ore fa Rochelle Ritchie, giornalista ed ex responsabile della comunicazione per i Democratici alla Camera dei rappresentanti, ha riconosciuto in Sayoc la persona che qualche giorno fa l’aveva minacciata di violenze su Twitter. Dopo aver segnalato il caso, Twitter le rispose di non aver trovato nessuna violazione delle sue regole. Oggi Twitter si è scusato per non aver rimosso il tweet di minacce di Sayoc ammettendo di aver commesso un errore perché violava le sue regole.

Fino al 2015 però i post sui social di Sayoc non mostravano particolare interesse per la politica: erano quasi tutti dedicati all’esercizio fisico e alla promozione di serate nei locali notturni. Secondo quanto ricostruito dai giornali, Sayoc per anni ha lavorato come spogliarellista e ha praticato il bodybuilding; ha anche fatto l’agente per gruppi di spogliarellisti.

Sappiamo anche che Sayoc è figlio di una donna di Brooklyn e di un uomo originario delle Filippine: dunque non ha origini native americane, come suggeriva un adesivo sul suo furgone e alcuni suoi post sui social network che citavano il popolo dei Seminole.

Stando al racconto fatto da un suo parente, Lenny Altieri, al New York Times, Sayoc fu cresciuto soprattutto dai nonni a causa di alcuni problemi con sua madre. All’inizio degli anni Ottanta frequentò due università, il Brevard College del North Carolina e l’University of North Carolina, senza laurearsi. Di recente, secondo Rachel Humberger, moglie di uno dei suoi passati soci in affari, aveva detto di voler iniziare un’attività imprenditoriale nel settore della piscicoltura. Negli ultimi anni Sayoc aveva comunque avuto diversi problemi finanziari. Altieri ha raccontato che a un certo punto della sua vita aveva «molti soldi, ma poi li perse quasi tutti», senza spiegare come siano successe le due cose.

Non è la prima volta che Sayoc ha a che fare con le autorità: in passato è stato accusato di furto, crimini legati alla droga e truffa. Nell’agosto del 2002 aveva minacciato di fare esplodere un’azienda parlando al telefono con un rappresentante del suo servizio clienti. Tra le altre cose Sayoc aveva detto al dipendente dell’azienda – che aveva registrato la telefonata per lo spavento – di voler causare un’esplosione «peggiore di quella dell’11 settembre» e far saltare in aria la sua testa.

Un’altra cosa che si sa di Sayoc è che nel giugno del 2012 dichiarò fallimento (negli Stati Uniti anche le persone possono farlo): disponeva di soli 4.175 dollari e aveva debiti per 21.109 dollari. All’epoca era tornato a vivere con sua madre e secondo una nota sulla dichiarazione di fallimento non possedeva nemmeno dei mobili. Secondo le testimonianze di persone che lo conoscono, da anni viveva nel furgone con gli adesivi, spesso parcheggiato fuori da un vecchio centro commerciale di Aventura, in Florida, dove si trova anche una palestra che Sayoc frequentava. Manuel Prado, un parrucchiere che lavora nel centro commerciale, ha detto al New York Times che Sayoc è un «antisociale, un solitario» e che non salutava mai nessuno.



In pratica questo wannabe Unabomber dei poveri sarebbe pure un wannabe Magic Mike dei poveri.
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