Turchia, Erdogan contro avversario Gulen: perquisiti media, 23 arresti.
La polizia ha preso in consegna il direttore di uno dei principali giornali di opposizione, il quotidiano Zaman, perché legato al potente predicatore musulmano che è acerrimo nemico del premier. Condanna della Ue: "Un blitz che va contro i valori europei".
ANKARA - La polizia turca ha effettuato una serie di arresti nell'ambito di un'operazione lanciata contro esponenti politici e giornalisti legati a Fethullah Gulen, acerrimo nemico del premier Recep Tayyp Erdogan. Il blitz in 13 città turche ha portato in carcere almeno 23 persone, compresi i dirigenti di un canale televisivo vicino a Gulen, mentre in totale sarebbero stati spiccati 32 mandati.
E proprio il direttore del giornale, uno dei principali organi di stampa di opposizione turchi, è stato arrestato. Ekrem Dumanli, alla guida di Zaman, è stato preso in consegna dalla polizia all'interno della redazione del quotidiano legato a Gulen: il religioso, potente predicatore musulmano, oggi è in esilio negli Usa, e il presidente turco accusa la sua confraternita di attività sovversive. Già questa mattina la redazione di Zaman era stata perquisita ma una folla radunatasi sotto la sede del quotidiano aveva costretto gli agenti ad abbandonare l'edificio senza effettuare arresti.
Condanna di Usa e Ue. L'Unione europea ha condannato il blitz, affermando che si tratta di un attentato alla libertà di stampa che va contro i valori europei. Principi inderogabili che non vanno sottovalutati vista l'aspirazione della Turchia a entrare nella Ue. Duro anche il commento degli Usa. "La libertà di stampa, processi giusti e un sistema giudiziario indipendente sono elementi chiave in ogni democrazia. Come alleati e amici della Turchia, chiediamo alle autorità turche di assicurare che le loro azioni non violino questi valori chiave e le fondamenta democratiche del paese", ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa.
Gli arresti rappresentano l'ultimo capitolo della guerra tra Erdogan e Gulen, accusato dal primo di aver ordito da tempo una trama golpista utilizzando la propria influenza su magistrati, poliziotti e giornalisti che diede vita a una maxi inchiesta giudiziaria sul cerchio magico del presidente e scaturì in una serie di arresti il 17 dicembre di un anno fa. In carcere è finito, tra gli altri, Tufan Urguder, ex capo dell'antiterrorismo di Istanbul.
Le proteste. Ma è l'arresto di Dumanli rischia di trasformarsi in un autogol mediatico. Il giornalista è stato infatti trasferito in caserma sotto gli occhi di tantissimi sostenitori che già si erano radunati sotto la sede del quotidiano per protestare contro una prima perquisizione avvenuta in mattinata. "Noi non abbiamo paura", ha avuto modo di dire Dumanli di fronte alle telecamere. "Hanno paura -ha aggiunto- coloro hanno commesso un crimine". Per tutti l'accusa, ha spiegato il procuratore capo della città del Bosforo, Hadi Salihoglu, è di "aver messo in piedi un gruppo terrorista" e di aver propalato falsità e calunnie.
Da tempo Erdogan denuncia l'esistenza di una "struttura parallela" di Gulen all'interno dello Stato sebbene il predicatore abbia sempre negato di voler rovesciare il governo, e secondo Fuat Avni, anonimo profilo Twitter che aveva anticipato di qualche giorno la notizia dell'operazione, in cima alla lista dei mandati di cattura c'è proprio Fethullah Gulen. L'opposizione parlamentare è in tensioni: "E' un golpe del governo", ha detto il capo del kemalista Chp Kemal Kilicdaroglu. "E' un golpe -ha sottolineato- contro la nostra demorazia".
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