Ecco il PdF del documento della prefettura, che raccomandava "massima discrezione"
La sicurezza prima di tutto. Soprattutto se si tratta di scorie nucleari made in Usa che devono essere rimandate a casa. Soprattutto se il Prefetto per settimane con un piano “strettamente riservato” organizza
il viaggio del rifiuto fino al porto di Trieste dove una nave aspetta le dieci lamine di elemento di combustibile Mtr irraggiato, di tipo Petten fino a quel momento conservate in una piscina del deposito Avogadro di Saluggia, per restituirlo agli Stati Uniti del neo eletto Barack Obama. Soprattutto se per settimane, quelle antecedenti al trasporto, tutti hanno mantenuto il massimo riserbo sulla questione.
LA NAVE CARGO SEA BIRD – Eppure qualcosa deve essere andato storto a Vercelli, piccolo capoluogo della bassa piemontese, visto che di sicurezza, nonostante il Prefetto ne avesse chiesta e anche tanta, alla fine non ce n’è stata. Così se
la notte scorsa è partito dal deposito Avogadro di Saluggia il segretissimo convoglio, su strada, diretto al porto di Trieste, come racconta La Stampa, dove ad aspettare le scorie nucleari c’era la nave cargo «Sea Bird» del vettore danese J. Poulsen, pronta a partire in direzione del porto di Charleston, negli Usa, del piano riservatissimo che assolutamente per disposizione del Prefetto Salvatore Malfi, invece sapevano tutti. Il motivo? Semplicemente già dalla mattina sui siti di alcuni Comuni della Bassa vercellese (tra cui Stroppiana, Lignana e Ronsecco), nella sezione dedicata agli albi pretori, il dossier riservato, redatto dalla prefettura di Vercelli, era scaricabile in pdf.
LE INDICAZIONI DI SICUREZZA –
Il documento di 41 pagine contiene le indicazioni di sicurezza e indirizzata a ministeri, all’Ispra, alla Sogin, all’Arpa, alle istituzioni e alle forze dell’ordine, analizzava nel dettaglio il materiale trasportato come ad esempio il fatto che le dieci lamine irraggiate viaggiavano in un contenitore denominato Nac-Lwt: un cask in acciaio con schermo di piombo, fornito di assorbitori d’urto in alluminio a nido d’ape alle estremità. Un contenitore lungo 5,89 centimetri per circa 1,65 m di diametro che al suo interno trasportava materiale pari a un chilo e 600 grammi di combustibile con contenuto di radioattività limitato. Nella premessa del dossier, protocollato 592-14-1/2/6 e firmato proprio dal prefetto Salvatore Malfi, viene spiegato come il rimpatrio delle scorie nucleari sia stato deciso nel marzo del 2012 durante il vertice sulla Sicurezza nucleare di Seul: il premier Mario Monti aveva espresso la volontà di riportare negli Stati Uniti il materiale irraggiato presente in Italia e conservato nei centri di ricerca e nelle Università.
LE INFORMAZIONI ALLA POPOLAZIONE – Una cosa è certa: nelle carte della Prefettura nulla è lasciato al caso.
Dalle informazioni da dare alla popolazione sul materiale alle fasi più delicate in caso di incidente. Nel dossier si spiega anche chi e in che modo deve mantenere i rapporti con gli organi di informazione con tanto di individuazione nella Prefettura. Strano modo di comunicare che ha la Prefettura si direbbe ora col senno di poi. Non con gli organi di stampa visto che di comunicazione non ce n’è proprio stata, ma con i suoi sindaci. C’è poco forse da cantar vittoria quindi per il trasporto avvenuto con successo ,come peraltro già annunciato proprio dal Prefetto. E se ora proprio Malfi annuncia che tutto si è svolto nella massima sicurezza viene da chiedersi se proprio di sicurezza si possa parlare. Un piano perfettamente riuscito si direbbe, se non fosse che di tutto si possa parlare tranne che di “Riservato”, come invece riportato in ogni pagina del documento. E allora forse c’è da capire cosa voglia dire per la Prefettura di Vercelli la parola “Riservato”, che se per tutti è uguale a pochi eletti, pare invece per loro voler dire da diffondere a tutti. Alla faccia della sicurezza, si direbbe