MafiaLeaks

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LightJotun91
00martedì 5 novembre 2013 17:50
Una WikiLeaks contro la criminalità organizzata. Anonimi i volontari dietro al progetto, open source il software.



Una WikiLeaks contro la mafia. Nata da un gruppo di anonimi volontari il cui obiettivo è fare da ponte con giornalisti, forze dell'ordine e associazioni che lottano contro la criminalità organizzata. Si chiama MafiaLeaks.org, verrà lanciata oggi alle 14 e Wired l'ha vista in anteprima, oltre che aver intervistato via chat i suoi creatori. L'idea è tanto semplice quanto potente: se c'è un settore in cui rivelare verità scomode può essere pericoloso è proprio quello legato alle attività mafiose. E quindi il leaking anonimo e sicuro via internet, reso popolare anni fa dall'organizzazione di Julian Assange e rilanciato oggi da una miriade di piattaforme diverse, sembra essere lo strumento più adatto per far uscire allo scoperto chi sa qualcosa, che si tratti di una vittima, di un testimone o anche di un pentito.

MafiaLeaks dunque è fondamentalmente un sito web, raggiungibile da chiunque, dove è possibile fare delle segnalazioni anonime, scegliendo anche a chi inviarle: a una delle testate o reporter che si sono prestati a fare da “riceventi”, oppure, in futuro, alla Divisione investigativa antimafia (DIA), o a una qualche associazione antiracket. Finora a bordo è salito solo il mondo dei media, rappresentato da Telejato, una battagliera emittente tv di Partinico in prima linea contro la criminalità, e una giornalista freelance, anche se sarebbero in corso intensi colloqui con almeno altre due testate nazionali. Ma gli organizzatori assicurano di aver contattato sia la Divisione investigativa antimafia sia altri soggetti istituzionali, da cui starebbero aspettando una risposta. Intanto, si parte.

L'anonimato delle segnalazioni verrà protetto attraverso l'utilizzo di una specifica piattaforma open source per il whistleblowing, GlobaLeaks, sviluppata da Hermes – Centro per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali, che chiunque può scaricare e implementare, come hanno fatto quelli di MafiaLeaks. O quelli di Irpileaks e, in Olanda, di Publeaks.

Su MafiaLeaks ci sono le indicazioni per visitare lo stesso via Tor Browser Bundle, cioè attraverso l'applicazione e il browser che permettono di navigare in Rete in modo anonimo e di accedere ai cosiddetti hidden services, servizi e siti a loro volta resi anonimi perché ospitati sulla rete Tor (e caratterizzati dal suffisso .onion). A quel punto chi vuole inviare informazioni può compilare una serie di moduli molto semplici, in cui sceglie il ricevente, specifica alcuni dettagli sulla propria segnalazione e allega un eventuale file. Il destinatario, ad esempio il giornalista di una testata tra quelle che hanno aderito, riceverà una mail con un link da cui potrà scaricare i materiali. E sempre solo attraverso la piattaforma, la “talpa” e il ricevente potranno eventualmente comunicare ancora fra loro. Sono tre le categorie che inquadrano le gole profonde sulla mafia: Whistleblowers, Vittime e So qualcosa.

Mentre le segnalazioni da parte di Whistleblowers e Vittime dovranno essere accompagnate da delle prove, il canale So qualcosa rimane più aperto e flessibile, proprio per non farsi sfuggire utili soffiate.

Abbiamo raggiunto i creatori del sito attraverso una chat sicura.

Il progetto sembra molto interessante, ma voi siete del tutto anonimi, ovviamente per ragioni di sicurezza. Tuttavia avere così poche informazioni su chi lo gestisce non rischia di essere spiazzante per chi si deve fidare?


"Non vogliamo portare l'attenzione su di noi, ma sulla mafia. Il fatto che neanche tu o altri sappiate chi siamo dovrebbe mettere tutti in una posizione di sicurezza".

Come si fa a sapere che non avete modificato il codice di GlobaLeaks, o che comunque le segnalazioni arriveranno davvero a chi di dovere?

"Sì, è vero, per ora riusciamo a vedere anche noi i file inviati, tanto più che in questa prima fase di lancio è necessaria una nostra partecipazione più attiva. Tuttavia per il futuro stiamo pensando di utilizzare un sistema di cifratura in PGP che renda inaccessibili anche a noi le segnalazioni che arrivano sul server. Il fatto è che a quel punto ci sarebbe da educare alla crittografia i riceventi, e qui si apre un altro genere di problemi...".

Per ora ci sono solo pochi giornalisti tra i destinatari. Ma voi volete allargare anche ad altri, giusto? Come è andata con le forze dell'ordine?

"Si, cerchiamo Forze dell'ordine, giornalisti e associazioni antimafia. Beh, abbiamo fatto un po' di fatica: abbiamo inviato molte mail e in un caso abbiamo dovuto chiamare personalmente da un telefono pubblico la sede della DIA e farci dare un indirizzo di posta elettronica. Appena avremo risposte ufficiali, le aggiungeremo al sistema. Anche coi giornali abbiamo faticato. E come se non bastasse abbiamo avuto problemi col server poco prima del lancio. Insomma, oggi alle 14 finalmente potremo brindare".

Cosa vi ha spinto ad aprire MafiaLeaks?

"All'inizio volevamo aprire un blog, poi abbiamo visto che c'era già una piattaforma per il whistleblowing che potevamo utilizzare. Diciamo che quando sai che una cosa è giusta, e che la puoi tecnicamente fare, la fai. Anche perché nel 2013 la mafia è ormai arrivata pure nel profondo Nord: nessun luogo ne è esente".

Cosa deve fare la testata o il giornalista che voglia partecipare al progetto?

"Deve occuparsi di mafia. Comunque per ora siamo noi a valutare caso per caso. Non vogliamo interessamenti dell'ultimo minuto".

Fight 4 Your Freedom!
00martedì 5 novembre 2013 18:30
È un'idea, non so ancora se mi piace o no ma ben venga... Magari esce qualcosa di serio.
Ed Banger
00martedì 5 novembre 2013 18:48
Se è vero che il web è l'unico potere che non avrà mai un controllo totale, mi sembra una buona soluzione.
Zigogol71
00mercoledì 6 novembre 2013 08:36
grande idea.
Adesso secondo me non è tanto trovare quanti vogliano partecipare.

Il problema piu grande resta chi delle forze maggiori è disposta ad adeguarsi a questa idea e cercare di sconfiggere la mafia.

Perchè tra FDO, giornalisti e categorie elencate nell'intervista stanno quasi tutti con la merda fino al collo
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