Piccola discussione sul neoliberismo

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Takerlord
00sabato 16 luglio 2011 20:27
E’ buona norma, fra economisti, non darsi troppo addosso. Pena: la perdita di credibilità della scienza economica. Ma non si può tacere sul fatto che la crisi in cui versiamo è anche figlia del fallimento di un grande progetto culturale. I suoi epigoni, colleghi di chiara fama, girano in tondo, sperduti in un mondo che non riconoscono e che non credevano possibile: quello della grande depressione in stile anni ’30. E danno pessimi consigli.

Così Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, oggi, sul Corriere della Sera . Due fra i più celebri economisti italiani. Il primo, due anni fa, se ne uscì con grande fanfara con un paper in cui presentava alcuni casi di “austerità espansiva”. Più austerità uguale… più crescita: miracoli della “fiducia”! E’ la tesi cara al neoliberismo, analoga a quella sostenuta da Hoover nel 1929-33. Il paper è stato smontato in quattro e quattr’otto dall’analisi econometrica: nei casi citati, la crescita dipendeva da tutt’altri fattori; l’austerità contribuiva semmai a ridurla. Ma intanto la “ricetta Alesina” è stata tentata in Grecia, Irlanda, Portogallo: con esiti catastrofici.

Ora i due economisti sostengono, giustamente, che la manovra in discussione oggi al Parlamento non è sufficiente a stabilizzare i mercati. E che uno dei motivi è la mancanza di (prospettive di) crescita. (Come, come? L’austerità non doveva essere “espansiva” di per sé?). E allora, come sostenere la crescita? La ricetta è la solita: “Le riforme strutturali… deregolamentazione di certe professioni, miglioramenti nel campo della giustizia civile e nei costi burocratici per le imprese”.

Le riforme strutturali vanno benissimo, per carità: ci ho fatto sopra un’intera campagna elettorale (primarie Pd 2007). Ma (lo dicono i due colleghi) “queste riforme strutturali non daranno risultati sullo sviluppo immediati”. Dunque? Giavazzi e Alesina suggeriscono di riorganizzare i fattori di produzione in maniera più efficiente, per aumentare il potenziale produttivo del paese, quando questo servirà (il che avverrà quando saremo in piena occupazione, cioè fuori dai guai). Ottimo, se saremo ancora vivi. Ma ora, per affrontare i problemi attuali, non serve a niente. Perché l’attuale potenziale produttivo sarà anche modesto, ma è già largamente sottoutilizzato: non ci sono abbastanza clienti nei negozi. A cosa serve aumentare ancora la capacità produttiva? Dicono: “l’effetto annuncio… può molto aiutare”. Sì? Come in Irlanda? Basta guardare il grafico dei tassi d’interesse sul debito irlandese a dieci anni (2010-11), in alto a sinistra.

Emerge qui, in tutta la sua gravità, il fallimento del progetto scientifico neoliberista, che ha largamente dominato le facoltà di economia negli ultimi trent’anni. Non solo la deregulation ha aperto le porte agli abusi finanziari e a un remake del 1929. È anche che, una volta entrati in depressione, non sanno più che pesci prendere. Hanno cancellato le teorie keynesiane, perché prevedevano la possibilità di una caduta non momentanea della domanda (“l’offerta crea sempre la sua domanda!”), e ora non sono attrezzati per suggerire misure di rilancio. Poveretti: vivono proprio… in un mondo sbagliato!

Megablast
00sabato 16 luglio 2011 22:09
Giavazzi ha fatto una bella figura di merda proprio sul corsera nel momento della crisi LB, è inutile che dice sempre le stesse cose, ste teorie del cazzo han fallito, quando lo capiranno saremo alla 569a crisi causata sempre dalla stessa cosa.
AtomBomb
00sabato 16 luglio 2011 23:01
Il neoliberismo ha fallito?

No, il sistema liberista e capitalista è quello che ha portato il benessere che abbiamo conosciuto.

Io però ritengo che lo Stato debba fungere, sempre e comunque, da organo di controllo, le regole ci devono essere e lo Stato deve farle rispettare, queste regole devono servire a fare in modo che il più debole non subisca soprusi dal più forte.

Negli ultimi 30 anni secondo me ha senso parlare di una deriva anarcoliberista, si sono fatti sempre più insistenti coloro che chiedevono ulteriori deregulation, e quando togli troppe regole non è un bene, perché si arriva al punto che il più forte può "abusare" del più debole.
The REAL Capt.Spaulding
00domenica 17 luglio 2011 08:34
Re:
AtomBomb, 16/07/2011 23.01:

Il neoliberismo ha fallito?

No, il sistema liberista e capitalista è quello che ha portato il benessere che abbiamo conosciuto.

Io però ritengo che lo Stato debba fungere, sempre e comunque, da organo di controllo, le regole ci devono essere e lo Stato deve farle rispettare, queste regole devono servire a fare in modo che il più debole non subisca soprusi dal più forte.

Negli ultimi 30 anni secondo me ha senso parlare di una deriva anarcoliberista, si sono fatti sempre più insistenti coloro che chiedevono ulteriori deregulation, e quando togli troppe regole non è un bene, perché si arriva al punto che il più forte può "abusare" del più debole.




no ti sbagli, il neoliberismo ha fallito nel momento in cui ha saturato vecchi mercati e non è riuscito a crearne di nuovi con la stessa velocità.

la strada da percorrere è quella di Amartya Sen. L'ha dimostrato in mezz'asia, funziona, è efficace, aiuta le categorie deboli, è socialmente utile, è un capitalismo SOSTENIBILE.
@Chaos@
00domenica 17 luglio 2011 09:43
il neoliberismo e' stata la normale evoluzione del capitalismo, oggi pero' come tutti i i sistemi e' messo in discussione proprio dalle tecnologie.
Inoltre il capitalismo dopo aver vinto la sua battaglia contro lo statalismo sovietico sta perdendo anche la sua facciata "buona" cioe' quella neokeneysiana, perche' oggi non c'e' piu' nessuna concorrenza da battere sul terreno dei diritti, per cui siamo di fronte alla facciata piu' dura di questo sistema economico, che punta solo al profitto senza guardare alle conseguenze.
Io penso cmq che siamo al crepuscolo di questo sistema economico, e storicamente ci sono solo due modi per affrontare un passaggio del genere uno e'evolutivo ed e' un superamento in positivo e io mi auguro che si vada verso un sistema che punti all'autodeterminazione locale e che abbiamo nella distribuzione orizzontale (e reticolare) del potere la sua principale innovazione, l'altra via invece e' l'involuzione che vorra' dire andare in contro a una societa' dominata dal controllo e da una forte gerarchia di poteri dove la crisi della democrazia parlamentare sara' superata dai sistemi oligarchici.
liliripes
00domenica 17 luglio 2011 09:55
Io so solo che nei periodi di crisi della società ritorna in voga il look alla punk, come ci insegnano Buronson e Tetsuo Hara.
Se le cose precipitano mi prenderò una moto e metterò su una banda di sgherri.
martozen
00domenica 17 luglio 2011 11:48
Re:
liliripes, 17/07/2011 09.55:

Io so solo che nei periodi di crisi della società ritorna in voga il look alla punk, come ci insegnano Buronson e Tetsuo Hara.




ed anche Katsuhiro Ōtomo.

Scoundrel
00domenica 17 luglio 2011 15:16
Re: Re:
The REAL Capt.Spaulding, 17/07/2011 08.34:




no ti sbagli, il neoliberismo ha fallito nel momento in cui ha saturato vecchi mercati e non è riuscito a crearne di nuovi con la stessa velocità.

la strada da percorrere è quella di Amartya Sen. L'ha dimostrato in mezz'asia, funziona, è efficace, aiuta le categorie deboli, è socialmente utile, è un capitalismo SOSTENIBILE.




Possono esistere ed esistono capitalismi migliori e peggiori,controllati e meno,ma il problema di fondo è sempre lo stesso: anche in Paesi dove vi è un'uguaglianza formale di fronte alle leggi,è difficile che ve ne sia una sostanziale,se esistono persone che guadagnano 100 o 1000 volte più di altre.Poi magari sono d'accordo anche io sul fatto che il medico che scopre il rimedio per il cancro(esempio) deve guadagnare più di molte altre persone,perché ha un'utilità sociale maggiore,ma non tanto da causare squilibri,che determinano disuguaglianza sostanziale.

In ogni caso il neoliberismo è stata una conseguenza diretta della caduta del blocco sovietico,evento positivo dal punto di vista politico,in quanto caddero molti regimi totalitaristi.Da un punto di vista economico,però,la "paura del comunismo" aveva fatto sì che gli stati dell'Europa Occidentale ottenessero conquiste in fatto di diritti dei lavoratori.Con la scomparsa della "paura",si è tornati indietro ed il neoliberismo ha causato ciò che vediamo.
La soluzione momentanea può essere quella di bloccare la speculazione,tagliare i veri sprechi e rendere il mercato del lavoro più agevole ai lavoratori.
The REAL Capt.Spaulding
00domenica 17 luglio 2011 16:13
Re: Re: Re:
Scoundrel, 17/07/2011 15.16:




Possono esistere ed esistono capitalismi migliori e peggiori,controllati e meno,ma il problema di fondo è sempre lo stesso: anche in Paesi dove vi è un'uguaglianza formale di fronte alle leggi,è difficile che ve ne sia una sostanziale,se esistono persone che guadagnano 100 o 1000 volte più di altre.Poi magari sono d'accordo anche io sul fatto che il medico che scopre il rimedio per il cancro(esempio) deve guadagnare più di molte altre persone,perché ha un'utilità sociale maggiore,ma non tanto da causare squilibri,che determinano disuguaglianza sostanziale.




No!

Il capitalismo sostenibile è stato teorizzato e messo in pratica, ESISTE e funziona. La strada è quella.
Scoundrel
00domenica 17 luglio 2011 16:26
Re: Re: Re: Re:
The REAL Capt.Spaulding, 17/07/2011 16.13:



No!

Il capitalismo sostenibile è stato teorizzato e messo in pratica, ESISTE e funziona. La strada è quella.




e quale sarebbe?
AtomBomb
00lunedì 18 luglio 2011 00:25
Re:
@Chaos@, 7/17/2011 9:43 AM:


Inoltre il capitalismo dopo aver vinto la sua battaglia contro lo statalismo sovietico sta perdendo anche la sua facciata "buona" cioe' quella neokeneysiana, perche' oggi non c'e' piu' nessuna concorrenza da battere sul terreno dei diritti, per cui siamo di fronte alla facciata piu' dura di questo sistema economico, che punta solo al profitto senza guardare alle conseguenze.




Sono profondamente d'accordo su questo punto.
Megablast
00lunedì 18 luglio 2011 03:13
Comunque secondo me è l'opposto, ossia questo capitalismo è il prodotto delle idee neo-liberiste affermatesi con Friedman e messe in atto con Carter, Reagan e Clinton, in maniera totalmente trasversale.

Ci sarebbe molto da parlare ma il neo liberismo ha fallito perchè postula una perfezione del mercato che non esiste, il mercato va anzi regolamentato per garantire l'incontro e la cooperazione tra debitori e creditori.

E comunque molti di voi confondono il capitalismo con l'economia stessa.
The REAL Capt.Spaulding
00lunedì 18 luglio 2011 06:59
Re: Re: Re: Re: Re:
Scoundrel, 17/07/2011 16.26:




e quale sarebbe?




Scoundrel
00lunedì 18 luglio 2011 17:06
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
The REAL Capt.Spaulding, 18/07/2011 06.59:








Il fatto che siamo tutti disuguali,dove per disuguali intendo diversi,quindi il termine non ha accezione negativa,è assolutamente vero,perché ognuno,ad esempio,è più o meno bravo in qualcosa ed ha esigenze diverse,come nell'esempio del sano e del malato.Infatti il discorso non deve basarsi sull'egualitarismo assoluto,ma sulle pari opportunità.Comunque è anche vero che ognuno ha bisogno delle disuguaglianze di tutti,perché il contadino non sa riparare i tubi e l'idraulico non sa coltivare il terreno.

Domanda: c'è oggi uno stato in cui sono state applicate le teorie di Sen?
pizzo83
00lunedì 18 luglio 2011 22:54
Re:
@Chaos@, 17/07/2011 09.43:

il neoliberismo e' stata la normale evoluzione del capitalismo, oggi pero' come tutti i i sistemi e' messo in discussione proprio dalle tecnologie.
Inoltre il capitalismo dopo aver vinto la sua battaglia contro lo statalismo sovietico sta perdendo anche la sua facciata "buona" cioe' quella neokeneysiana, perche' oggi non c'e' piu' nessuna concorrenza da battere sul terreno dei diritti, per cui siamo di fronte alla facciata piu' dura di questo sistema economico, che punta solo al profitto senza guardare alle conseguenze.
Io penso cmq che siamo al crepuscolo di questo sistema economico, e storicamente ci sono solo due modi per affrontare un passaggio del genere uno e'evolutivo ed e' un superamento in positivo e io mi auguro che si vada verso un sistema che punti all'autodeterminazione locale e che abbiamo nella distribuzione orizzontale (e reticolare) del potere la sua principale innovazione, l'altra via invece e' l'involuzione che vorra' dire andare in contro a una societa' dominata dal controllo e da una forte gerarchia di poteri dove la crisi della democrazia parlamentare sara' superata dai sistemi oligarchici.




Quoto parola per parola. Temo solo che si finirà nella seconda direzione da te indicata.
AtomBomb
00lunedì 18 luglio 2011 23:12
Re: Re:
pizzo83, 7/18/2011 10:54 PM:




Quoto parola per parola. Temo solo che si finirà nella seconda direzione da te indicata.


Ci siamo già vicino.

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