Riforma del finanziamento ai partiti

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AtomBomb
00giovedì 24 maggio 2012 21:09
L'articolo è passato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contro hanno votato Lega, Radicali, Noi Sud e Idv. L'articolo prevede la riduzione del finanziamento pubblico a 91 milioni annui, per il 70% - 63,7 milioni - corrisposti a titolo di rimborso delle spese elettorali e come contributo per l'attività politica.

Il sistema dei rimborsi elettorali non sarà invece cancellato: l'aula ha respinto gli emendamenti alla legge sul finanziamento che puntavano ad abrogarli completamente. Le proposte di modifica erano state presentate dalla Lega e dai deputati del Pdl Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini.

A votare contro l'abrogazione dei rimborsi il Pd, l'Udc, gran parte del Pdl. A favore la Lega, l'Idv, i radicali, Noisud. I deputati di Fli si sono astenuti. Il governo si era rimesso all'aula.

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La Camera ha approvato la legge di riforma del finanziamento dei partiti con 291 sì. I voti contrari sono stati 78, gli astenuti 17. Ora il provvedimento passa all'esame del Senato.

Uno dei punti più discussi è l'articolo 6 della riforma dei rimborsi ai partiti, approvato dai deputati malgrado il possibile conflitto con la Corte dei Conti esploso con la lettera del presidente Luigi Giampaolino inviata a Gianfranco Fini. Alla commissione ad hoc cui sarà affidato il compito di controllare i bilanci dei partiti che abbiano conseguito almeno il 2 per cento alla Camera o che abbiano eletto almeno un deputato o un senatore o un parlamentare europeo o un consigliere regionale o un consigliere delle province di Trento e Bolzano. La commissione sarà composta da cinque membri, di cui uno designato dal primo presidente della Corte di Cassazione, uno designato dal presidente del Consiglio di Stato e tre designati dal presidente della Corte dei Conti. Due di questi ultimi devono essere revisori contabili iscritti nel relativo registro. Ai componenti della commissione non è corrisposto alcun compenso per l'attività prestata ai sensi della legge sul finanziamento pubblico. Per la durata dell'incarico (quattro anni rinnovabili una sola volta) inoltre i membri non possono assumere altri incarichi o funzioni. Per il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, la commissione così composta "rappresenta una semplice attenuazione" di quel "vulnus costituzionale" da lui evidenziato nella lettera inviata a Fini, in cui rivendicava all'organo da lui presieduto il controllo dei conti dei partiti. La soluzione della commissione a 5 è "accettabile - precisa Giampaolino - solo e nella misura in cui il coordinamento della commissione sia attribuito ai rappresentanti di questa Corte".

L'articolo 6 stabilisce anche che i partiti che non presenteranno il rendiconto o la relazione della società di revisione o il verbale di approvazione del rendiconto, verranno sanzionati con una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nella decurtazione dell'intero importo attribuito per l'anno in corso a titolo di rimborso delle spese elettorali e del contributo per il cofinanziamento. Per le altre violazioni le sanzioni sono molto varie ma non possono comunque superare nel loro complesso i due terzi dei rimborsi elettorali e dei contributi per il cofinanziamento complessivamente attribuiti per l'anno in corso. Verranno puniti anche i partiti che non abbiano destinato una quota pari almeno al 5 per cento dei rimborsi elettorali ricevuti ad iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica. La sanzione è di un ventesimo dei rimborsi elettorali e dei contributi per il cofinanziamento. In caso di sanzioni, verranno puniti anche i tesorieri che perderanno la legittimazione a sottoscrivere i rendiconti relativi agli esercizi dei cinque anni successivi.

La lettera della Corte. "I controlli spettano a noi". E' una dura bacchettata quella che la Corte dei Conti riserva in mattinata al presidente della Camera Gianfranco Fini. Oggetto del contendere l'esame del testo sui controlli dei bilanci e i finanziamenti ai partiti 1. Nella missiva, resa nota in aula dal radicale Maurizio Turco, si sottolinea che "la competenza a svolgere qualsiasi tipo di controllo su tale pubblica contribuzione non possa che spettare alla Corte stessa in ragione della sua posizione costituzionale di organo ausiliario del Parlamento e suprema magistratura in materie di contabilità pubblica". L'alto magistrato sottolinea che si tratta di una "mia opinione condivisa da tutta la Corte che ho l'onore di presiedere". "Conseguentemente- è scritto ancora nella missiva- soluzioni diverse quale pure quella che è stata prospettata di affidare un simile controllo a un organismo composto" da esponenti delle "tre supreme magistrature", ossia una commissione ad hoc, "non potrebbe non apparire sospettabile di incostituzionalità". Secca la replica di Gianclaudio Bressa del Pd: "Quella di Giampaolino è una interpretazione creativa della Costituzione".


Rimborsi anche con condannati. I partiti e i movimenti potranno continuare a ricevere i rimborsi elettorali anche se tra i loro candidati e tra i loro eletti ci fossero dei condannati. L'Aula della Camera, con 325 no, ha infatti respinto l'emendamento dell'Idv, prima firma Di Pietro, che puntava a interrompere l'erogazione delle risorse pubbliche in presenza di candidati o eletti condannati anche con sentenze non definitive. Contro la bocciatura hanno protestato anche i finiani. Lo Presti (Fli) ha annunciato la sua astensione sull'intero provvedimento.
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Via libera dell'aula della camera anche all'articolo 5 che prevede detrazioni fiscali per le erogazioni in denaro dei privati a partiti e onlus. La detrazione sarà del 24% nel 2013 e del 26% nel 2014 (viene quindi innalzata rispetto all'attuale 19 per cento). Durissimo il giudizio dell'idv: "Ai privati, in sostanza, converrà dare contributi alla politica, visto che avranno agevolazioni fiscali inspiegabili".
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