http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/05/04/news/bergamo_il_sequestratore_in_carcere_l_ostaggio_ho_avuto_paura_di_morire-34435106/?ref=HREC1-1
Bergamo, il sequestratore è in carcere
"Monti disposto a parlargli", poi la smentita
"Il debito era di mille euro". Martinelli ha trascorso la notte in caserma dopo il blitz all'Agenzia delle entrate. Verifiche sulle sue cartelli esattoriali. Il procuratore: "Il premier era disposto a parlare con lui". Palazzo Chigi: mai stato disponibile
Bergamo, il sequestratore è in carcere "Monti disposto a parlargli", poi la smentita Luigi Martinelli mentre lascia l'Agenzia delle entrate
E' chiuso nel carcere di Bergamo l'imprenditore Luigi Martinelli, 54 anni, che ieri, armato, ha preso in ostaggio clienti e dipendenti dell'Agenzia delle entrate a Romano di Lombardia (Bergamo) e si è arreso solo dopo sei ore. Ha trascorso la notte nella caserma dei carabinieri e poi è stato condotto al carcere, dove dovrà svolgersi l'interrogatorio di garanzia. L'accusa nei suoi confronti è di sequestro di persona: rischia fino a 18 anni di carcere. "Il presidente del consiglio Mario Monti aveva dato la disponibilità di parlare con l'uomo", ha rivelato il procuratore capo di Bergamo, Massimo Meroni. "Naturalmente - ha precisato - se ci fosse stato bisogno". Poche ore dopo la smentita secca di Palazzo Chigi: nessuna disponibilità.
L'arresto del sequestratore Gli uffici dell'Agenzia delle entrate L'sms dell'ostaggio alla compagna
"Un debito da mille euro". "Solo dopo l'interrogatorio
da parte del giudice potremo sapere con maggiore esattezza il significato di questa azione che sembrerebbe un'azione di protesta, dimostrativa, non oggettivamente giustificata: dai primi accertamenti dell'Agenzia delle entrate sembrerebbe che avesse un debito non superiore ai mille euro nei confronti del fisco", ha detto ancora il procuratore Meroni. Il magistrato ha aggiunto che le due pistole (calibro 22 e 6.35) e il fucile a pompa calibro 12 erano detenuti legalmente dall'uomo, che però aveva il porto d'armi a uso caccia scaduto. Gli inquirenti hanno confermato che l'uomo ha sparato un solo colpo con il fucile che aveva nascosto sotto il giubbotto. Tutte le altre armi erano in uno zainetto mimetico.
La figlia del sequestratore. La figlia di Martinelli, Francesca, 27 anni, ha poche parole: "Non saprei proprio cosa dire, davvero non sappiamo nulla. Le motivazioni che avrebbero spinto mio padre a fare quello che ha fatto le abbiamo lette anche noi sui giornali questa mattina. Non ce lo saremmo aspettato, sembra che non ci sia un vero motivo. Noi per primi non riusciamo a capire il perché di questo gesto".
Parla l'ostaggio. Carmine Mormandi, 56 anni, calabrese di Trebisacce ma abitante a Covo, da 33 anni dipendente dell'Agenzia delle entrate, è ancora visibilmente scosso: per tutto il pomeriggio è rimasto ostaggio di Martinelli, che gli ha tenuto puntato addosso un fucile a pompa. "Non so perché se l'è presa con me - racconta Mormandi - diceva 'tu non mi piaci, mi sei antipatico'. Io poi forse ho sottovalutato il pericolo, perché all'inizio pensavo si trattasse di un fucile giocattolo. Poi, quando ha sparato contro il soffitto, mi sono reso conto del pericolo che correvo".
"Ho avuto paura". Nel corso delle trattative avviate dal brigadiere dei carabinieri Roberto Lorini, gli altri impiegati sono usciti e Mormandi è rimasto solo con il sequestratore. "Ho avuto quel fucile puntato addosso per tutto il tempo. Io mi spostavo e il fucile mi seguiva. A questo punto ho davvero avuto paura che in un eccesso d'ira mi sparasse. Ho pregato tanto. Poi, quando sono cominciati ad arrivare gli sms di amici e parenti che seguivano la vicenda in televisione, lui mi ha lasciato rispondere".
La trattativa con il sequestratore. Il ruolo del vice brigadiere Roberto Lorini è stato cruciale nella risoluzione della vicenda: "E' stato bravissimo, sempre freddo, io ho cercato di prendere esempio da lui", racconta ancora Mormandi. Alle 21 il sequestro è terminato. "Quando sono uscito, sono scoppiato in lacrime e ho pensato che le mie preghiere erano state accolte. Prima che il sequestratore venisse ammanettato gli ho stretto la mano. Penso che sia un brav'uomo, sopraffatto da un momento di disperazione". E il vice brigadiere Lorini dice del sequestratore: "Mi ha preso in simpatia. Ho cercato di convincerlo anche utilizzando il dialetto. Gli ho detto che siamo amici e che rimarremo amici".
Il racconto del vice brigadiere. "Ho avuto paura fin dal primo momento. Un conto è immaginarsi una cosa del genere, un conto è trovarsela davanti", dice ancora Lorini. "Era una persona arrabbiata e basta". Il militare è rimasto sempre in possesso della pistola per tutto il tempo trascorso con il sequestratore. Lorini ha spiegato di aver perfino passato all'uomo sua moglie al telefono: "A un certo punto ho esagerato - ha detto - L'ho pure fatto parlare con mia moglie, perché anche lei gli spiegasse che in fondo siamo tutti umani. In fondo si tratta di questo, abbiamo parlato di cose normali, e lui mi è sembrata una persona normalissima".
La Vostra