... Dresda, fine anni '80...
Dresda, fine anni 80, un giovedì di mercato.
Il pavido Pavel e la vibrante Vibora si incontrano durante un ballo in maschera a tema in una delle pescherie più chic della città.
Il protagonista è subito affascinato dalla maschera a forma di merluzzo di Vibora, anche quando cinque minuti più tardi, durante una sfrenata mazurka, scoprirà che ciò era il vero volto della donna.
Nonostante il loro rapporto conosca una breve crisi in seguito alla decisione di Pavel di diventare impiegato in un canile per pappagalli (scelta di vita che lo condurrà ad una crisi mistica e a un voto di rinuncia alle polpette) la coppia stringe un legame sempre più intenso, suggellato dall’unione delle rispettive raccolte di punti Coop.
Le atmosfere virano verso ombrosità thriller quando la donna, al colmo della frustrazione a causa della prematura morte del barboncino di famiglia (Trappolino XII, arso vivo all’interno di un tostapane), si fa sempre più sospettosa per le premurose cure che il fidanzato riserva alla propria cassetta degli attrezzi.
Il climax drammatico giunge improvvisamente quando Vibora sorprende l’amato mentre carezza voluttuosamente il suo trapano elettrico aspettando l’asciugatura dell’attack che aveva sensualmente spalmato.
In seguito a ciò, e anche a uno spiacevole incidente con della carta igienica autoadesiva, Pavel cade nel tunnel senza fine delle arachidi di contrabbando, e verrà arrestato in stato confusionale per detonazione illegale di bovini.
Il romanzo si chiude con una memorabile scena in cui Vibora, profondamente colpita dalla sventura, dal ricordo opprimente e da sua zia che si ostinava a sbucciare cipolle a fianco, scoppia in lacrime in preda a singhiozzi e flatulenze, venendo ricoverata in prognosi riservata per cimurro galoppante.
Una chiusura strappalacrime e maestosa per un capolavoro che la critica ha definito un incrocio fra un elenco telefonico stampato al contrario, una evocativa balalaika suonata in un bosco da un barista basco balbuziente e la versione cartacea di Pietro Gambadilegno che scorreggia in una bottiglia di vetro.