00 28/11/2011 00:44

Tracklist
Ancora in piedi – 4:15
A.A.A. qualcuno cercasi – 4:54
Ho messo via – 4:44
Dove fermano i treni – 3:21
I duri hanno due cuori – 4:05
La ballerina del carillon – 3:41
Prezoo – 0:40
Lo zoo è qui – 3:56
Piccola città eterna – 5:02
Walter il mago – 4:17
Pane al pane – 3:33
Quando tocca a te – 5:31
Sopravvissuti e sopravviventi: tema – 1:34
Certo che il tempo vola...
Può sembrare la frase più stupida e banale del mondo, eppure è una grande verità. Spesso gli anni passano, viviamo le nostre esperienze, cresciamo, maturiamo e non ce ne accorgiamo nemmeno. O meglio, ce ne accorgiamo quando un vestito non ci entra più, quando ci si ritrova diplomati o laureati senza manco accorgersene, o quando... quella canzone non ci piace più .
Chi di noi non ha mai provato la sensazione che quelle note, quelle melodie che magari ci sembravano fighissime solo l'anno prima, oggi non ci dicano più nulla? O che quel cantante/gruppo musicale, che ci sembrava il migliore del mondo, adesso ci fa schifo o quasi? Magari proprio quel cantante/gruppo musicale che ci hanno "sverginato" musicalmente?

Probabilmente storcerete il naso, ma il mio "iniziatore" al genere che più amo è stato Luciano Ligabue da Correggio. Proprio quel Luciano Ligabue da Correggio che rappresenta per molti uno dei "mali" della musica italiana, bollito forse da anni e capace nonostante ciò di vendere CD come il pane, solo perchè è "Ligabue".
Io ho amato le canzoni di Ligabue, visceralmente. Quando avevo tipo 14 anni non ho ascoltato altro per un anno, mi sembrava di non aver bisogno di altro che delle sue canzoni. Eppure oggi, malgrado mi piaccia ancora canticchiare le sue canzoni in macchina col mio migliore amico (che era tale anche quando avevo 14 anni) non riesco più ad ascoltare un suo album per intero.
"Mi annoia" penso "non è più la mia musica": canovaccio che si ripete uguale ad ogni album. Tranne ad uno...
Sopravvissuti e sopravviventi, terzo album di Ligabue, esce nei negozi nel 1993. In molti si aspettano un nuovo exploit del rocker emiliano dopo il grande successo dei primi due album. Eppure, non tutto va come previsto. Qualcosa si rompe. L'album vende meno di quanto ci si aspetti. La definitiva consacrazione viene rimandata di qualche anno.
Cosa non ha funzionato? Probabilmente l'album non viene apprezzato appieno dal grande pubblico a causa della sua "durezza" e "cupezza", aggettivi fino ad allora estranei al sound di Ligabue, che dopo quest'album tornerà in effetti a sonorità a lui più congeniali.
Nonostante l'accoglienza fredda, a parere di chi scrive questo è il miglior album di Ligabue.

"Durezza" dicevano i recensori di allora (rapportata alle solite sonorità di Ligabue ovviamente): e in effetti la prima canzone ha toni insolitamente "duri". Ancora in Piedi è infatti retta dal gran lavoro di chitarra di Cottafavi (membro della band che accompagnava all'epoca Ligabue, i ClanDestino). Dopo A.A.A., pezzo che rientra più nei canoni (e francamente non eccezionale), abbiamo la canzone più famosa del lotto: Ho messo via, sorretto da una melodia al piano piuttosto delicata e in cui è presente anche un bell'assolo di tromba (suonato, con mia somma sorpresa, da Demo Morselli), il cui testo parla appunto delle difficoltà nel riuscire a mettere da parte una relazione finita male. Subito dopo torniamo sui toni duri di inizio album con Dove Fermano i treni, dove sono soprattutto le chitarre a farla da padrone, e con I Duri hanno Due Cuori, ovvero la storia di Veleno, un balordo con una vita da buttare. Poi si ritorna su toni delicati con La ballerina del Carillon (che altro non è che la ballerina di lap dance), in cui a farla da padrone è una chitarra a dodici corde che tesse una ballata molto malinconica.
Dopo la breve intro Prezoo, c'è poi un'altra canzone piuttosto dura: Lo zoo è qui, in cui con ironia i vari animali di uno zoo vengono paragonati a varie categorie umane. Idea interessante, ma testo un po' ripetitivo, anche se musicalmente è tutt'altro che da buttare. Subito dopo c'è una delle perle nascoste dell'album: Piccola Città Eterna è probabilmente un omaggio alla sua Coreggio, dove vengono mostrati alcuni strani abitanti di questa città, perdenti eppure affascinanti (in realtà tutti i personaggi presentati nell'album sono dei perdenti, degli sconfitti, dei "sopravviventi" appunto).
Un magnifico pianoforte introduce l'altra gemma dell'album, Walter il mago, il cui protagonista è appunto questo mago che ormai non incanta più come una volta. La malinconia regna sovrana in un brano di rara intensità. Subito dopo si ritorna a sentieri più "duri" con Pane al Pane, a dire il vero la canzone più debole dell'album, non brutta ma abbastanza inutile. Gran finale affidato a Quando Tocca a te (che si chiude addirittura con una banda, e anche questa caratterizzata da una grande cupezza di fondo) e a Sopravvissuti e sopravviventi-tema, ideale colonna sonora di un album che nonostante tutto riesce ancora ad emozionarmi.
Scusate la lunghezza eccessiva
[Modificato da Uno/Due 28/11/2011 17:31]