A voler far l'avvocato del diavolo però...
Il problema sta nel
dramma che si racconta. Sì, la storia portata davanti ai nostri occhi ieri notte era il dramma che si sarebbe concluso con la completa disfatta di uno dei due, completa disfatta arrivata niente di meno che attraverso la voce stessa dello sconfitto. Quale onta maggiore di questa? E se per l'appunto, di dramma si tratta, alla WWE, hanno ampiamente dimostrato che non hanno la più pallida idea sul come si muove questo genere di storia, quale che siano le regole basilari per scriverne una, quanto quelle per farla interpretare (perchè anche di questo, ahimè, bisognerebbe parlare).
Come si diceva, sarebbe bastato tenere a mente Aristotele, in fin dei conti. Trama e personaggi sono sempre connessi, in maniera davvero molto stretta, tanto che molti scrittori di professione amano scrivere le loro trame solo dopo aver delineato i protagonisti della storia stessa, e non viceversa (questo per questioni di coerenza). Senza perderci nella descrizione particolare dei character di Miz e Cena, possiamo però tranquillamente e unanimamente, concordare che quest'ultimo si ritrova tra le mani l'
eroe puro, nient'affatto impossibile da gestire, come potrebbe a prima vista sembrare (e come in WWE, pare, indirettamente vogliano farci credere).
L'errore (ecco perchè qualcuno a Stamford, Aristotele avrebbe fatto bene a leggerlo e sopratutto, capirlo), è che questi deve essere sì, moralmente incorruttibile e di conseguenza non facilmente 'piegabile' dalle avversità, ma nient'affatto perfetto. Gli errori dell'eroe, sono di vitale importanza. Gli errori dell'eroe sono le crepe dalle quali è possibile scorgerne l'umanità, umanità che ce lo fa comprendere, ce lo avvicina definitivamente. Scrivere di un eroe così infallibile, senza crepa alcuna, non fa che farcene avvertire una superiorità inconscia, con noi, pubblico che assiste al dramma, controvertendo immediatamente a quelle regole base che lo compongono, e che appunto, più di duemila anni or sono, Aristotele stesso aveva già così lucidamente individuato. Il dramma infatti ha un bisogno vitale di un eroe
fallibile, perchè solo attraverso questa fallibilità è possibile nello spettatore l'identificazione (che proverà le stesse emozioni del protagonista) e di conseguenza l'empatia (ansia e preoccupazione per il nostro), nata dall'incertezza che egli non possa effetivamente farcela all'approssimarsi del pericolo.
Il pericolo, nel dramma, è l'avvertimento della paura ed insieme speranza, ed il nostro eroe (se vogliamo davvero che sia 'nostro') deve incarnare per forza questi due sentimenti, stando ben attenti a non cadere nella disperazione, che è ben altra cosa, perchè a differenza della paura non ha appelli, dunque preclude ogni speranza che, come abbiamo capito, è necessaria per la riuscita della trama (nessuno si appassiona a qualcuno che è già 'morto' in partenza, esattamente come nessuno può appassionarsi a qualcuno che ha già 'vinto' in partenza). Così facendo, si arriva all'identificazione, ed il personggio dell'eroe finalmente funziona. Il Cena portato sul ring non è, a malincuore, così.
Egli è già perfettamente conscio di essere imbattibile e dunque nessuno di noi riuscirà per davvero ad appassionarsi alle sue vicende. Prima accennavo anche al discorso interpretativo. Non è affatto un bene (e questa è responsabilità del worker Cena, non di chi gli scrive le storie), che egli si dimentichi di
sellare propriamente, anche nel 'solito' comeback. Non è bene, in virtù di quanto scritto sopra, per lo stesso worker. Non ci sono crepe in un eroe del genere, non ci si appassiona perchè non lo si vede davvero mai in pericolo, non lo si può sostenere perchè semplicemente annulla in noi l'idea che possa non farcela, in definitiva non abbiamo paura per lui (dunque empatia).
E questo, tornando all'avvocato del diavolo, per quanto mi spiaccia farlo notare, è corresponsabilità dello stesso John; perchè in effetti è lui sullo stage che deve interpretare il dolore fisico a cui il suo corpo è stato sottoposto, è sempre lui che a fatica dovrebbe rialzarsi e a stento pronunciare il 'no' sofferto e straziante che normalmente ci si aspetterebbe. E' lui, perchè è lui l'eroe tragico del nostro dramma, non il protagonista scintillante e perfetto, Siegel e Shuster mi perdoneranno, di un comics anni trenta.
E badate bene che a me, John Cena, piace.
[Modificato da James Butler 24/05/2011 10:22]