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il consueto thread sulla lotta per non retrocedere

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2018 15:36
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23/01/2017 22:05
 
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Se non ricordo male, portarono a 3 le retrocessioni poiché le squadre che retrocedevano perdevano capitali immensi tra mancati introiti tv e sponsorizzazioni, da li poi l'invenzione del paracadute.
Cmq concordo che il campionato a 18 sarebbe nettamente più aperto in lotta retrocessione, io metterei anche i play out.
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23/01/2017 22:53
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Grifone HHH 86, 23/01/2017 21.38:



Preferivo lo scannatoio?

Ma era del club "non perdo tempo vado a pagamento?"




eh? [SM=x5100690]
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Malinwa o Morte!
23/01/2017 23:20
 
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Penso che il campionato di quest'anno sia il più brutto da tanto tempo. Lo so che si dice sempre così, ma è come la storia dell'anno più caldo, ogni anno è peggio. Alla fine quest'anno si lotta per il terzo posto e per il sesto posto, non mi sembra qualcosa che possa rendere avvincente un torneo. Sicuramente i soldi dell'Inter negli anni, forse già dal prossimo, muoveranno le acque in alto, si spera che possa accadere la stessa cosa con noi. In basso non ho comunque buone speranze, perché gira che ti rigira verranno su squadre che non saranno mai attrezzate per competere. Con l'effetto domino sulle squadre medie che a gennaio vendono i migliori, e via di nuovo.
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24/01/2017 11:07
 
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Re:
Si, ignoravo che scannatoio fosse anche sinonimo di "scopatoio" :giurato:
Ho controllato sul dizionario ed ho visto che può avere anche questo significato, grazie a chi comunque mi ha risposto :stankovic:
La scena più bella però è Baldini ignudo nel prepartita immagino, Zubi c'è qualche aneddoto su di lui? [SM=x3414866]


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Re:
John Locke., 23/01/2017 23.20:

Penso che il campionato di quest'anno sia il più brutto da tanto tempo. Lo so che si dice sempre così, ma è come la storia dell'anno più caldo, ogni anno è peggio. Alla fine quest'anno si lotta per il terzo posto e per il sesto posto, non mi sembra qualcosa che possa rendere avvincente un torneo. Sicuramente i soldi dell'Inter negli anni, forse già dal prossimo, muoveranno le acque in alto, si spera che possa accadere la stessa cosa con noi. In basso non ho comunque buone speranze, perché gira che ti rigira verranno su squadre che non saranno mai attrezzate per competere. Con l'effetto domino sulle squadre medie che a gennaio vendono i migliori, e via di nuovo.




il Piacenza degli Italiani o il Bari di Protti e Tovalieri o il Vicenza di Marcelo Otero in una A di oggi arriverebbero benissimamente a metà classifica quando 20 anni fa si salvavano all'ultima giornata.
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Il vicenza di Otero vinceva la coppa Italia cap. Piuttosto l'Atalanta del Mondo
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Re: Re:
FBI83, 23/01/2017 09.27:




Duole ammetterlo ma è così


Dai ma quando mai si è vista una serie a con alla 21esima la quartultima ha UNDICI punti di vantaggio sulla terzultima?




Fosse poi un anno in cui la quartultima ha 100 punti: è in media per non retrocedere generalmente, i mitici 40 punti.
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Se alle ultime 3 si raddoppiassero i punti che hanno fatto fin'ora, rimarrebbero comunque le ultime 3.
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L'Empoli che non ha segnato in 13 gare su 21, ha quasi doppiato la terzultima.

Per dire.
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Re:
Giamma V1.0, 24/01/2017 11.23:

Il vicenza di Otero vinceva la coppa Italia cap. Piuttosto l'Atalanta del Mondo




vinceva la coppa Italia, ma si salvava comunque sempre all'ultima giornata, come appunto quell'Atalanta o il Padova di Lalas
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ed il Pescara non ha ancora MAI vinto.

L'unica vittoria è stata contro il Sassuolo a tavolino.
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24/01/2017 12:18
 
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non dipende dalla formula, dipende dalle squadre e dalle annate.



il palermo è decisamente più forte dell'Empoli, sulla carta.(alesami, quaison, Nestorovsky, rispoli Hiljiemark etc)
ma anche di un bologna, che in fase offensiva è zero assoluto.
e se l'Atlanta non avesse preso il trend positivo che ha avuto.... sarebbe così tranquilla? una rosa di giocatori mediocri che faticavano in B, è diventata un avversario ostico per tutti capace di battere anche il Napoli. Atalanta che in attacco ora ha solo Petagna, che in b faticava, al contrario di Trotta e Falcinelli che hanno sempre spaccato le porte.

io andrei pianissimo coi giudizi sulle rose, e sulla formula.

[Modificato da scandaloo 24/01/2017 12:19]
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Re:
Grifone HHH 86, 1/23/2017 9:43 PM:



Ricordo una forte salernitana retrocessa con 40p o giù di li, retrocesse anche la doria


Ricordo anche io.
Di Vaio, Giampaolo, Gattuso, Ametrano, Balli, Di Michele, Fresi, Bolic, Tosto, Breda, Bernardini...minchia, roba che in questa serie A non dico che lotterebbe per l'EL ma si salverebbe in carrozza [SM=x2609528]
Pure quel piacenza di nonno Vierchowod era una bella squadra [SM=x2584254]

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hubner >>>> higuain di oggi
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Re:
Zigogol71, 24/01/2017 12.51:

hubner >>>> higuain di oggi





L’11 maggio del 2002 il Milan sfida l’Ecuador per un’amichevole parte di una tournée promozionale negli Stati Uniti. A fine primo tempo la partita è sull’1-1 e Ancelotti entra negli spogliatoi per parlare alla squadra, priva dei nazionali partiti per i Mondiali. Cerca Dario Hubner ma non lo trova: «È al bagno», gli dice Abbiati. Ancelotti trova Hubner seduto sulla tazza che beve una birra e fuma una sigaretta. Hubner si giustifica dicendo che è un rituale che fa da una vita, e che senza non sarebbe riuscito a rilassarsi e a rendere al meglio. Poi confessa che non ha nessuna intenzione di farsi confermare dal Milan e che ha accettato di fare quella tournée solo per farsi pubblicità e prolungare la carriera di altri due o tre anni.

L’aneddoto, che Hubner ha provato a smentire, è raccontato da Carlo Ancelotti nella sua autobiografia, dove aggiunge che Hubner «pensava solo a star bene con se stesso». Rispetto ad altri centravanti di provincia, Hubner ha mantenuto una disillusione un po’ naif verso il proprio mestiere. Raccontando i suoi inizi dice: «Il calcio a Muggia per me era un grande divertimento. Andavamo in trasferta con le nostre auto e c'era la pizza tutti assieme dopo le gare. Pensavo che questa sarebbe stata la mia vita ed ero felice».

Nonostante un titolo di capocannoniere in Serie A, Hubner non è andato molto oltre quell’ideale di felicità. Se non ha avuto una carriera migliore è anche perché forse non l’ha mai voluta: diceva di scegliere le squadre “a portata di auto”, così poteva pranzare a casa e poi partire per gli allenamenti. Sembrava giocare per giocare, attaccatissimo a tutte le piccole ritualità che circondano il mestiere del calciatore: il pullman delle trasferte, il riscaldamento, la preparazione nello spogliatoio, le cene con la squadra. Al punto che Hubner si era inventato dei rituali nuovi: la grappa dopo la partita, la sigaretta a fine primo tempo. Se cerchiamo di non esaltarci troppo per un calciatore professionista con tic così marcatamente assurdi, c’è qualcosa di religioso nel modo di vivere scelto da Dario Hubner.

Hubner è nato a Trieste, capitale dell’occulto, e gli inizi della sua carriera, più che per gli altri bomber di provincia, affondano nella leggenda. Non si capisce quando e chi lo abbia scoperto e le informazioni sul suo mestiere precedente sono confuse. Carpentiere? Fabbro? Operaio in una fonderia? Persino l’origine del suo nome, forse tedesca da parte di padre, è poco chiara.

Quando correva dritto verso la porta muoveva le gambe lunghe senza nessuna grazia, come una fiera terrificante. La faccia incassata dritta nel collo, Hubner sembrava una specie di maschera pagana di se stesso, con i capelli ricci e i baffi e il pizzetto eterni. Anche il suo soprannome - Tatanka, “bisonte” in lingua lakota - evoca una creatura da bestiario più che un essere umano.

Dario Hubner ha segnato 335 gol in carriera: un numero talmente assurdo da suonare mostruoso. Ha segnato in ogni categoria, e ha segnato fino a 42 anni, in Eccellenza: come i vecchi sicari in pensione continuava a giocare solo per assecondare un proprio istinto primitivo. Quando in un’intervista del 2012 gli chiedono il motivo per cui ha continuato a giocare parla di sé stesso davvero come di un bisonte: «Finché posso correre all’aperto, magari in mezzo al freddo e alla nebbia, correrò all’aperto».

Hubner ha esordito in Serie A nel 1997, a 30 anni, in un Inter - Brescia che serviva soprattutto a celebrare l’esordio in Serie A di Ronaldo. La sera prima Hubner era stato in piedi fino a tardi per seguire le notizie sulla morte di Lady Diana e non si sentiva in grande forma. A metà del secondo tempo, col risultato ancora sullo zero a zero, Hubner riceve un lancio di Pirlo in area, spalle alla porta, stoppa con la coscia destra e all’improvviso scarica un collo sinistro lungolinea sotto l’incrocio dei pali. Lo ricorda come il momento più bello della sua carriera: «75mila persone non le avevo mai viste. Quando feci l’1 a 0 vidi 75 mila persone ammutolite». È un bel gol che non servirà a niente, perché poi una doppietta di Recoba ribalterà il risultato, e che soprattutto rispecchia poco Hubner che ha sempre preferito i gol utili a quelli belli.

Hubner eccelleva in due tipi di gol archetipici di un bomber di provincia: i gol brutti, e i gol segnati caricando a testa bassa le difese avversarie.

Nella prima categoria si possono mettere tutti i gol che Hubner ha segnato con parti del corpo che c’entrano poco col gioco del calcio: i gol di perone, quelli di menisco, quelli segnati cadendo letteralmente sopra la palla. In un’intervista (in cui francamente sembra ubriaco) ha ricordato con piacere anche un suo gol «di palle». Ma anche gol che invece sono la mortificazione dei gesti più raffinati, come questo pallonetto segnato come se si stesse tirando fuori da un groviglio di cavi. Non c’è niente che grida più pragmatismo di un gol brutto: la degradazione strumentale del momentum del gioco del calcio.



A questi tributi oscuri al gioco del calcio (come quei dischi famosissimi che suonati al contrario contengono messaggi satanici) si affiancano i gol in cui Hubner volava solo contro il portiere come un animale libero di poter esprimere sé stesso, lanciato nel campo aperto come un bisonte americano. Fanno parte di questa categoria gol incredibilmente belli, che disegnano un’estetica da centravanti cristallina.

I miei preferiti: questo in cui si porta avanti la palla con la testa ingobbita come dovesse incornarla, questo in cui, solo davanti al portiere, invece della classica finalizzazione “cheap”, tira una bomba sotto al sette. Ma soprattutto questo, un gol assurdo, dove brucia sullo scatto il difensore e, sul vertice sinistro dell’area, fa un pallonetto complicatissimo di sinistro, il piede debole. Hubner era insieme la parte luminosa e e quella oscura del calcio.

Dopo i 24 gol con cui ha vinto la classifica marcatori nel 2002 sarebbero dovute succedere parecchie cose: Hubner poteva andare alla Juventus o al Mondiale in Corea e Giappone. Invece è tornato a Crema per le vacanze e ha ricominciato la stagione al Piacenza, a 35 anni, e ha ricominciato a segnare. Dalle sue dichiarazioni emerge in maniera talmente evidente che Hubner avrebbe dovuto avere una carriera migliore che non vale neanche la pena parlarne. Persino Mazzone, quando lo ha visto in ritiro, gli ha chiesto di spiegargli com’era possibile che il più forte centravanti italiano stesse giocando al Brescia. Sonetti lo ha definito “la sconfitta di tutti gli allenatori italiani”.

A Hubner, tutto questo, interessava relativamente. Come nelle grandi storie pastorali, Dario Hubner è ritornato alla terra: per un periodo ha gestito un bar vicino Crema, nel mezzo della pianura padana, si dice che continui a bere grappa e a fumare sigarette, forse ad allenare. Circolano video di suoi gol dentro stadi dimenticati su un altro pianeta. È possibile immaginarlo correre selvatico su un campo avvolto dalla nebbia, a ripetere gli stessi identici gesti di tutta una vita.







qui il post originario con i link ai gol di cui cita

www.ultimouomo.com/il-mito-dei-bomber-di-provincia/

[Modificato da The REAL Capt.Spaulding 24/01/2017 14:13]
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