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10/01/2018 12:17
 
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Re:
captainkeane, 10/01/2018 12.06:



perchè gli ultimi dati occupazionali mostrano come la maggior parte dei contratti di lavoro attivati negli ultimi mesi siano cmq precari (perchè le aziende assumevano per gli incentivi e non per la maggior flessibilità che ha solo abbassato il livello dei salari) e relativi ai lavori meno qualificati (che non aumentano la produttività e che sono quelli maggiormente a rischio sostituzione/automatizzazione, oltre a essere mal pagati).

In soldoni neppure nelle pieghe statistiche riesce più a rifugiarsi il jobs act, poichè il fallimento della riforma è ormai generalizzato e trasversale anche nei numeri, che vanno dallo scarso reimpiego (che sarebbe stato ugualmente flebile poichè flebile è la ripresa economica) alla scarsissima attivazione di contratti a tempo indeterminato (cmq ormai distrutti dalla riforma stessa) e con un sinistro saldo negativo tra assunzioni e licenziamenti a tempo indeterminato negli ultimi mesi (uno o forse due trimestri in fila, ora non ricordo).

A ciò si aggiunge un livello salariale sempre più scarso (che a mio modo di vedere era il vero obiettivo della riforma) e che ora è oggetto di discussione anche nei salotti buoni dell'economica che fino a pochi mesi fa vedevano nell'impoverimento del lavoratore dipendente l'unica ricetta utile al rilancio dell'economia europea




Tra l'altro è una cosa che tutti gli addetti ai lavori avevano previsto appena letto il sistema di leggi.
In Italia il mercato del lavoro va riformato a partire dal welfare di sostegno, lo sanno tutti, prima il welfare, poi il rapporto domanda-offerta, poi il sistema contrattuale, poi il reddito da lavoro dipendente e infine le tassazioni sul lavoro.
Se non si segue questo ordine si finisce in circoli viziosi come il jobs act dove le aziende hanno licenziato vecchi precari per assumere nuovi precari per godere di sgravi fiscali consistenti mettendo a dura prova il sistema della nuova indennità di disoccupazione e stressando le agenzie che si stanno occupando del rapporto fra domanda e offerta (tra l'altro completamente dissociate dal sistema dei centri per l'impiego).
Ma questo non lo dicono i rivoluzionari eh, lo dice chiunque analizza il mercato del lavoro in Italia, poi chiaramente ci sono delle differenze sulle risposte ma si sa che l'ordine dei problemi da analizzare e risolvere è quello.
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