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Stasi condannato

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2016 15:05
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18/12/2014 20:52
 
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Alberto Stasi condannato a 16 anni. Mamma Poggi: «Dirò a Chiara: ce l’hai fatta»
L’imputato alla lettura della sentenza: «Sono sconvolto»

Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione dalla corte d’Assise d’Appello di Milano nel processo d’appello bis per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco (Pavia). Stasi era stato assolto in primo e secondo grado dalla stessa accusa prima che la Cassazione annullasse la sentenza di appello. Stasi è stato anche condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento della famiglia della vittima: 1 milione di euro. I genitori di Chiara Poggi visibilmente commossi hanno abbracciato il legale di parte civile, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni. Il padre Giuseppe Poggi aveva le lacrime agli occhi. La madre Rita Poggi ha abbracciato anche il cugino di Chiara, Paolo Reale. Ad Alberto Stasi non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà che era stata contestata dal sostituto Pg che aveva chiesto 30 anni. Da qui la pena inferiore alla richiesta dell’accusa.

I genitori di Chiara
«Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato». Sono le parole di Rita Poggi, subito dopo la lettura del dispositivo con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano. La donna, ai microfoni di Sky, ha aggiunto: «Dirà a mia figlia: “ce l’hai fatta!”». Emozionato Giuseppe Poggi, il papà: «Chiara ormai è diventata una figlia anche per i nostri legali, che ringrazio. Non dico di più altrimenti mi commuovo». «Ci aspettavamo la verità per Chiara e oggi abbiamo avuto una risposta», ha dichiarato l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che assiste la famiglia Poggi con i l collega Francesco Compagna. «A noi non interessa la pena - ha spiegato il legale -, nè il risarcimento economico. Ci interessa la verità e questa Corte ci ha dato la verità».

Stasi «sconvolto»

Alberto Stasi è «sconvolto» dopo la condanna a 16 anni di carcere che gli è stata inflitta . Lo riferiscono i suoi legali. Secondo l’avvocato Fabio Giarda, «è una sentenza che non ha senso ispirata al principio `poca prova, poca pena´». Stasi è rimasto fermo, impassibile quando i giudici hanno letto la sentenza. Nessuna reazione da parte del giovane commercialista che si è limitato a uscire dall’aula in silenzio scortato dai suoi avvocati.

Prima della sentenza
«Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente», aveva detto Stasi in tribunale in attesa della sentenza . «In questi sette anni - ha aggiunto Stasi - ci si è dimenticati che la morte di Chiara è stata un dramma anche per me. Era la mia fidanzata. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. È accaduto a me e non ad altri. Perché? Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate».

L’iter processuale
A cinque anni esatti (era il 17 dicembre 2009) dal verdetto di primo grado che aveva mandato assolto Alberto Stasi, ora la Corte d’Assise d’Appello di Milano riscrive la vicenda dell’omicidio di Garlasco. Nei confronti di Stasi la pubblica accusa chiedeva 30 anni di carcere contestandogli l’omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, aggravante rigettata dalla Corte d’Assise d’Appello . Per la difesa invece non c’erano prove per giudicarlo responsabile.

Nuove perizie ed errori vecchi

La Corte, davanti alla quale lo scorso aprile si è aperto il cosiddetto processo d’appello bis, oltre al sequestro della bici nera da donna nella disponibilità degli Stasi, aveva disposto altri accertamenti: quelli genetici sul bulbo di un capello trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara e sulle sue unghie (che non hanno dato esiti tali da costituire una prova processuale) e la ripetizione dell’esame sperimentale della cosiddetta camminata di Alberto estendendolo ai due gradini e alla zona antistante la scala dove quell’estate di sette anni fa l’ex studente bocconiano disse di aver trovato il corpo senza vita della giovane donna. Esame, questo, con cui si è stabilito come sia impossibile che Stasi non si sia sporcato le scarpe e non abbia nemmeno lasciato una traccia ematica sul tappetino della sua Golf, l’auto con cui immediatamente dopo la scoperta del cadavere, si precipitò dai carabinieri del piccolo centro della Lomellina per dare l’allarme. Oltre alle perizie degli esperti nominati dalla Corte, agli atti del dibattimento ci sono alcuni dei risultati dei supplementi istruttori con cui nei mesi scorsi il pg Barbaini ha colmato una serie di lacune, omissioni ed errori dell’inchiesta e gli esiti di approfondimenti effettuati dai legali dei Poggi sulla bicicletta nera.

Impronte e graffi
E proprio omissioni ed errori anche inediti sono uno dei punti chiave della requisitoria del sostituto procuratore generale di una ventina di giorni fa. Innanzitutto ha valorizzato le impronte di quattro dita intrise di sangue lasciate dall’assassino sulla maglia del pigiama di Chiara (sulla spalla sinistra) ma poi cancellate da chi ha rimosso il cadavere. Impronte visibili in modo netto in una foto mostrata in aula e che per il pg provano che Alberto, dopo aver ucciso, si lavò le mani per via della presenza delle sue impronte digitali sul dispenser del sapone in bagno. Altro elemento valorizzato sono due graffi sull’avambraccio di Stasi compatibili con una colluttazione e notati da due carabinieri della stazione di Garlasco nell’immediatezza del delitto. Graffi che, come loro stessi hanno raccontato alla Corte, non sono stati fotografati. Non è nemmeno stato messo a verbale come se li fosse procurati. Infine rilevanti per il pg sono le foto scattate al cadavere: smentirebbero quanto aveva affermato il giovane e cioè che Chiara aveva il volto pallido.

La messa in scena del ritrovamento
Questi e altri indizi valutati nel loro insieme hanno portato il pg a sostenere che quella del ritrovamento del cadavere è stata «una messa in scena» e che l’ex studente bocconiano avrebbe alterato «i quadri probatori, limitandoli, deviandoli» fino a «depistare le indagini», come dimostrerebbe la scoperta da parte della pubblica accusa di altre biciclette, almeno due, possedute dagli Stasi e di cui ha sempre taciuto o di un paio di Geox dello stesso numero delle impronte delle suole a pallini rinvenute sulla scena del crimine e mai consegnate.

La difesa
E se i legali di parte civile, oltre alla sostituzione dei pedali della bici bordeaux, dove venne rintracciato il dna della vittima, hanno evidenziato che a carico di Alberto ci sono «11 indizi gravi, precisi e concordanti», la difesa ha ripetuto quello che da anni va dicendo: non ci sono prove. Per Angelo Giarda, Alberto andava assolto in quanto non è mai emerso nulla che faccia ritenere il giovane responsabile, anzi al contrario sono venuti a galla elementi che lo scagionano. Riguardo alle suole delle scarpe, per esempio, l’ex studente della Bocconi avrebbe potuto non calpestare le chiazze di sangue sul pavimento, per giunta praticamente secche, a causa dell’ «evitamento implicito». Inoltre i graffi, secondo le indagini difensive, non sarebbero mai esistiti e la tesi della sostituzione dei pedali non regge.

L’omicidio e l’alibi di Stasi
Colpita a pochi passi dalla porta d’ingresso, trascinata e gettata lungo le scale che conducono in cantina. Il 13 agosto 2007 sul pavimento della villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia) restano le tracce delle mani insanguinate della vittima, Chiara Poggi, colpita più volte con un’arma sconosciuta, forse un martello. Un’aggressione feroce: l’assassino infierisce fino a sfondarle il cranio. Nulla manca nell’abitazione da giustificare un tentativo di furto e non ci sono tracce di estranei. La 26enne indossa un pigiama estivo, è lei probabilmente ad aprire la porta a chi le toglie la vita.Nessuna ombra nella sua vita, pochi amici e la storia d’amore di quattro anni con Alberto Stasi. E’ lui, 24enne allora laureando alla Bocconi, che scopre il corpo della fidanzata e su di lui puntano le indagini. A non convincere è l’assenza delle impronte delle scarpe sul pavimento di casa Poggi, alcuni dettagli sul ritrovamento della vittima, la `freddezza´ della telefonata al 118.
Alberto ha sempre sostenuto di lavorare alla tesi di laurea mentre Chiara moriva. Un alibi cancellato dagli accessi illeciti fatti dai carabinieri al suo computer. Solo una perizia ricostruisce il suo lavoro quella mattina: Alberto inizia a lavorare al suo file dalle 9.36, Chiara disattiva l’allarme di casa alle 9.12; in 23 minuti secondo accusa ed esperti Alberto ha potuto uccidere la fidanzata.

Così un pigiama e una bicicletta hanno ribaltato due assoluzioni
Riprodotto l’ambiente calpestato da Alberto: «Impossibile non sporcarsi le scarpe»

La chiamano «doppia conforme». Che in giuridichese significa due assoluzioni. Ecco. Dopo una «doppia conforme» è difficile, molto difficile, ribaltare il verdetto. E invece è successo. Dopo aver imboccato per due volte la strada della salvezza, Alberto Stasi stavolta ha davanti a sé un orizzonte nero. Diventato sempre più scuro man mano che cresceva il numero delle udienze di questo processo d’appello bis. Il procuratore generale Laura Barbaini e la parte civile hanno praticamente ricominciato tutto daccapo. Dall’analisi della scena del delitto, alle nuove perizie sulla camminata di Alberto all’interno della villetta di Chiara. E anche se sono passati sette anni da quel 13 agosto 2007, più di una volta è stato come se le indagini fossero partite adesso. Per quello che hanno scoperto e per gli approfondimenti che hanno dato risultati diversi da quelli precedenti.

La camminata
La camminata, l’indizio più potente. Le consulenze precedenti avevano sempre offerto una «via d’uscita» ad Alberto: come aveva sostenuto la sua difesa, magari si era anche sporcato le scarpe camminando sul pavimento sporco di sangue, ma aveva poi rilasciato quelle macchie usandole per ore prima di consegnarle ai carabinieri. Nel processo che si è concluso ieri c’è stata però una differenza fondamentale: il perito ha riprodotto l’ambiente calpestato da Alberto compresi i due gradini della scala che porta in cantina, dove Chiara è stata trovata morta. Su quei gradini c’era molto sangue. Ovvio che la prova ha dato risultati meno favorevoli all’imputato. Praticamente impossibile non sporcarsi le scarpe, a questo punto. Tanto più che stavolta gli esperimenti sono stati condotti anche sui tappetini della macchina. Tutti positivi al test della ricerca del sangue perché Alberto ci ha messo i piedi sopra appena uscito dalla villetta di Garlasco, quindi senza aver usato le scarpe e senza avere possibilità di rilasciare le macchie ematiche prima di consegnarle agli inquirenti.

Il corpo sulle scale
Nel motivare la sentenza i giudici potrebbero seguire il ragionamento della parte civile. E cioè: Alberto ha ucciso Chiara in prima mattinata e poi ha finto di ritrovarla morta ma quando ha dato l’allarme non è entrato in casa. Ed è per questo che aveva le scarpe pulite e che ricordava Chiara con la faccia bianca: perché l’ha vista l’ultima volta buttandola giù dalle scale e non dopo, quando il volto non era bianco perché il sangue era colato sul viso.

La bicicletta
Sulla scena di questo delitto c’è la famosa «bicicletta nera da donna» vista da una testimone davanti alla casa di Chiara quel 13 agosto 2007. Nell’appello bis il colpo di scena: Gian Luigi Tizzoni, l’avvocato della famiglia Poggi, scopre che c’è qualcosa che non quadra sui pedali delle biciclette di Alberto. Quella nera da donna li ha tutti e due puliti, su uno di quella bordeaux sequestrata subito dopo il delitto c’è invece Dna di Chiara. Tizzoni ipotizza uno scambio. Nel dibattimento l’attenzione si sposta soltanto sulla bici bordeaux. Tutti testimoni e i documenti confermano: la bicicletta bordeaux ha pedali che non sono quelli originali. Quindi l’ipotesi d’accusa è che qualcuno abbia smontato da un’altra bicicletta i pedali sporchi del Dna di Chiara per rimontarli su una bici che in quei giorni, subito dopo il delitto, non era sott’accusa perché non «nera da donna» come aveva rivelato la testimone.

Le fotografie

In questo processo la dottoressa Barbaini ha passato molte ore a guardare e riguardare verbali di sequestro e fotografie. Documenti perduti in una mole impressionante di altre carte ma che hanno rivelato nuovi indizi. Per esempio una delle foto di Chiara sulla scala. Il procuratore generale ha notato l’impronta di una mano insanguinata sul pigiama rosa della ragazza, mai vista da nessuno. E ha avuto la certezza che l’assassino si sia lavato le mani in bagno dove, sul portasapone, sono state trovati sia il Dna di Chiara sia le impronte di Alberto.


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"Continuate i ban a cazzo che poi rimanete in 3", vi brucia 'sta frase eh
18/12/2014 20:57
 
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E chissene?
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18/12/2014 21:00
 
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Solita pagliacciata all'italiana.
Per un omicidio dai 16 anni? Dando per buona la condanna ed escludendo altri ribaltoni, da 16 passeranno al massimo ad 8 tra permessi e cagate varie.
Per un omicidio, ripeto.

Solita merda.
Poi vabbè, non commento l'incompetenza di polizia, carabinieri e co. che praticamente hanno salvato Stasi dall'incriminazione 2 ore dopo l'omicidio, dato che mi è stato raccontato da persone che conosco [Garlasco sta a 10 minuti da Vigevano] che:

- Il gatto fu lasciato in casa per un paio di giorni, il quale leccando qua e là ha cancellato un sacco di prove potenziali.
- in quella casa non fu rispettata la procedura d'intervento, ma entrarono cani e porci, tutti insieme [polizia\caramba\scientifica ecc]
- Alcuni Carabinieri durante il sopralluogo andarono al cesso a fare i propri bisogni tirando pure lo sciacquone e a lavarsi le mani.

Insomma, inquinata una scena del crimine in 2 ore.

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18/12/2014 21:08
 
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Re:
MatteDj, 18/12/2014 21:00:


Poi vabbè, non commento l'incompetenza di polizia, carabinieri e co. che praticamente hanno salvato Stasi dall'incriminazione 2 ore dopo l'omicidio, dato che mi è stato raccontato da persone che conosco [Garlasco sta a 10 minuti da Vigevano] che:

- Il gatto fu lasciato in casa per un paio di giorni, il quale leccando qua e là ha cancellato un sacco di prove potenziali.
- in quella casa non fu rispettata la procedura d'intervento, ma entrarono cani e porci, tutti insieme [polizia\caramba\scientifica ecc]
- Alcuni Carabinieri durante il sopralluogo andarono al cesso a fare i propri bisogni tirando pure lo sciacquone e a lavarsi le mani.

Insomma, inquinata una scena del crimine in 2 ore.





Voci uguali uguali a quelle arrivate qui, con in più quella che vorrebbe che nessuno abbia indossato la plastica sopra le scarpe per le impronte.

Il che ha permesso a Stasi di tirarla lunga fino a questo momento e quasi farla franca, peraltro.
18/12/2014 21:10
 
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Ma poi sentenze ribaltate da un grado all'altro, non si sa bene come valutino i giudici [SM=x3481240]
Soliti errori della scientifica o indizi che escono decenni dopo il fatto [SM=x3481240]
Solita mezza pena, per dire che hanno trovato il colpevole [SM=x3481240]

Qualcuno diceva che il sistema giudiziario italiano è vergognoso, e lo diceva per interessi personali ovviamente, ma non è che dicesse proprio stronzate.
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18/12/2014 21:12
 
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16 anni so buoni dai in 5/7 stai fuori.
quanto si e' fatto gia' dentro? no perche' quello conta sul totale pena
18/12/2014 21:14
 
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Re:
@Chaos@, 18/12/2014 21:12:

16 anni so buoni dai in 5/7 stai fuori.
quanto si e' fatto gia' dentro? no perche' quello conta sul totale pena




niente. prcedentemente è sempre stato assolto
18/12/2014 21:15
 
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Ma quindi a questo han dato 16 anni senza prove sicure?
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18/12/2014 21:24
 
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Re: Re:
patriots88, 18/12/2014 21:14:




niente. prcedentemente è sempre stato assolto




mbe' non si e' fatto neanche qualche mese di preventivo?
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18/12/2014 21:27
 
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Re: Re: Re:
@Chaos@, 18/12/2014 21:24:




mbe' non si e' fatto neanche qualche mese di preventivo?




Credo si fosse fatto un mesetto ai tempi.
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Re: Re: Re: Re:
ZX24, 18/12/2014 21:27:




Credo si fosse fatto un mesetto ai tempi.




Vabbe' me pare buono, tutto sommato la famiglia e' contenta, Stasi si fa un po' de galera ma manco troppa, i giornalisti c'hanno de che parla' per un po' tanto mo parte Franzoni 2 la vendetta e altro giro altra corsa no?
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Re: Re: Re: Re: Re:
@Chaos@, 18/12/2014 21:55:




Vabbe' me pare buono, tutto sommato la famiglia e' contenta, Stasi si fa un po' de galera ma manco troppa, i giornalisti c'hanno de che parla' per un po' tanto mo parte Franzoni 2 la vendetta e altro giro altra corsa no?




Madre di dio che schifo, ho la nausea, tutte le sere speciali su quel povero bimbo ammazzato.
Spettacolarizzazione ridicola, mi viene il vomito.
Sciacalli di merda
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18/12/2014 23:20
 
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Ma dai su...in un qualsiasi paese normale questo sarebbe libero proprio per l'incompetenza di chi conduce le indagini ma non scherziamo.

Letti in fila sembrano errori da dilettanti, da persone che non hanno mai avuto a che fare con indagini su omicidi del genere dai.


Comunque per la condanna leggevo che non gli è stata riconosciuta l'aggravante della crudeltà... minchia, a legger come è morta quella poveretta non mi sembra che l'assassino sia andato giù leggero.
[Modificato da SuperDisciple 18/12/2014 23:21]
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Malinwa o Morte!
18/12/2014 23:41
 
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La storia dell'aggravante della crudeltà l'ho letta anch'io. Credo che si debba ridefinire il concetto di crudeltà.
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Roberto Favaro, il più meglio calciatore del mondo.
18/12/2014 23:56
 
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Più che altro è il milione di risarcimento, a parte il fatto che tecnicamente credo sia un pochino difficile effettuarlo, se col carcere sconti la parte penale, il pecuniario al massimo lo puoi usare per il rimorso delle spese legali, o proprio metterci na roba forfettaria.
[Modificato da pjorn e stambeit 18/12/2014 23:57]
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