Re: Re: Re:
@mad4thrash@, 17/05/2013 15:21:
io onestamente sapevo il contrario, e cioè che mediamente il consumo non è aumentato, anzi. senza contare che finchè è illegale i numeri sono previsioni, non dati ufficiali. e senza contare, soprattutto, che non essendo roba illegale ne viene garantita la qualità, o almeno dovrebbe.
poi ancora con sta storia dei "tossici".. secondo me guardate troppi film, ma veramente pensate che la gente che si fa le canne gira a livello zombie per le strade seminando il panico e rompendo i coglioni? meno film, più realtà. e ripeto, a costo di risultare nauseante, che L'ALCOOL HA LA VALENZA DI UNA DROGA, se si accetta tranquillamente che una persona possa andare ad ubriacarsi al bar, non vedo perchè non possa anche andare in un coffee shop a farsi una canna, anzi, direi che un alcolizzato mediamente rompe molto di più i coglioni.
tu cmq ne fai una questione di costi, io a ragionare solo per questioni economiche non ci sto, mi dispiace. perchè a sto punto anche l'assistenza sanitaria è un costo, abbattiamolo. anche le case popolari sono un costo, abbattiamo anche questo. cmq, non ti va bene l'esempio oktoberfest? benissimo, riduciamolo ai bar, e per coerenza vietiamo gli alcoolici, vediamo come va. il fatto che alcuni bar chiudano di sera per rispetto dei vicini non è un argomento, anzi non fa altro che dimostrare che tollerare l'alcool e non la cannabis è ipocrisia. "Se un bar non crea problemi ok, ma stai tranquillo che se crea problemi il sindaco si troverà le persone a protestare" è l'ennesima dimostrazione che le regole che valfono per la vendita di alcoolici potrebbero essere tranquillamente applicate anche per i coffee shop.
il fatto che possa essere un argomento di minoranza ok, ci può stare, ma la democrazia dovrebbe servire anche per tutelare le minoranze che altrimenti non hanno voce. e in ogni caso, anche nel dopoguerra americano quelli che lottavano per l'integrazione di gay e neri erano in minoranza, poi fortunatamente la società ha fatto piccoli passi avanti ed oggi la questione viene affrontata (e già lo è stato in passato), ora in colorado proprio grazie ad un referendum si è mosso qualcosa, la domanda è: vogliamo continuare a far finta che non ci sia un problema che va affrontato?
Se ragioni su provvedimenti politici devi ragionare anche sui costi, per forza.
E devi ragionare anche per forza sul consenso popolare, nel senso, tu credi che esista un problema, cioè che il fatto che le droghe leggere siano illegali sia un problema, ma se il 93% non lo ritiene un problema, perché non gliene frega niente, devi accettarlo, oppure ci si rimbocca le maniche e si cerca di convincere almeno la metà di quelli che il problema esiste e va affrontato direttamente. Non conta se i motivi di uno siano più validi di quelli di un altro, alla fine conta come voti.
Ti dico, per me per esempio non è assolutamente un problema, per quanto mi riguarda potrebbero benissimo bruciare tutte le piantagioni, mettere in galera coltivatori e spacciatori, che non perderei 1 secondo di sonno, quindi è chiaro che non andrei a votare un referendum in merito. E le persone che ragionano egoisticamente come me sono tantissime, è difficile che qualcuno si impegni per una questione che non sente propria, a meno che non riesci a coinvolgerlo in qualche modo, non gli fai vedere una motivazione che stimoli la sua empatia, perché se gli fai il discorso della libertà personale ti risponderà "non mi interessa niente della vostra libertà di drogarvi" (e infatti per prima cosa dovrete anche affrontare il fatto che buonissima parte di questi vi considera drogati, al pari di un eroinomane, giusto o sbagliato, se vuoi il loro voto non devi solamente parlarci, ma far cambiare idea a queste persone).
Poi dovrai ovviamente affrontare la questione del "not in my backyard", cioè i comitati di persone che non vorranno i coffeeshop sotto casa, e sono gli stessi che impongono ai locali la chiusura, o il divieto ad avere i déhors.