Re:
Halo 8 (Halo24), 27/11/2022 09:47:
https://www.theguardian.com/world/2022/nov/26/fears-for-all-ukraines-nuclear-plants-after-emergency-shutdowns
:this-is-fine.jpg:
(se ho tempo stamattina piazzo il wallpost of doom sulla situazione in Cina, che è molto interessante)
Da Tienanmen, quindi dal 1989, possiamo individuare cinque principali motivazioni alla base delle proteste che si verificano in Cina (che inglesizzandole, vengono definite “mass events”, mai proteste)
1) proteste lavoro-correlate
2) proteste legate alle condizioni di vita nei centri rurali
3) proteste legate ai movimenti studenteschi
4) proteste di dissenso sulla governance locale
5) proteste di dissenso sulla governance nazionale
Ognuna di queste cause di protesta è di solito disaggregata, nel senso che non ha una correlazione con altre istanze slegata da quella di riferimento (e.g. non avremo proteste lavoro-correlate e proteste di dissenso sulla governance nazionale, le istanze sono differenti)
Le proteste lavoro-correlate (e.g. quelle dei xiagang:
www.tuttocina.it/Mondo_cinese/135/135_fran.htm) sono solitamente in richiesta di migliori condizioni di lavoro, di diritto ad una maggior tutela essenzialmente; ma sono proteste non coordinate che non superano i confini regionali e che soprattutto non si vanno ad incrociare con le istanze delle classi rurali, degli studenti o dei lavoratori del terziario cinese.
Le proteste dei cittadini rurali ruotano attorno a casi di corruzione endemica (vedi le proteste successive alle riforme rurali volute da Deng Xiaoping nella prima metà degli anni ’90); sono proteste che hanno grande impatto locale, ma anche qui non superano questi confini e non sono proteste intersezionali.
Al di là di questi stereotipi, meritano attenzione le rivolte degli Uiguri, che sono alimentate da una componente etnica evidente, ma che per loro natura, anche qui, non possono avere rilevanza intersezionale.
Insomma senza entrare nello specifico, il dissenso politico generalizzato è estremamente raro, ma può accadere; viene represso in modo repentino e drastico, ma questo impatto brutale è sentito solo da chi materialmente è a capo delle proteste, spesso intellettuali.
Insomma, cosa sta succedendo in Cina da venerdì scorso? Le proteste sono scoppiate in diverse parti del paese, mobilitazioni di piazza sotto una bandiera comune, ossia le misure anti-Covid, ma che si rifraggono in diverse istanze complementari fra loro: ci sono i lavoratori che protestano per l’ennesimo incidente mortale costato la vita a decine di lavoratori (Urumqi); ci le proteste degli studenti, ma soprattutto ci sono folle in varie città del paese che chiedono apertamente le dimissioni di Xi Jinping ed una riformulazione del potere del Partito.
Cosa succederà da qui non è chiaro: la reazione delle forze dell’ordine è stata, fin qui, moderata. Bisognerà capire se si tratta di movimenti in qualche modo spontanei e privi di una direzione unica, quindi senza il supporto di una parte dell’élite cinese.
Il fatto che la reazione sia stata “leggera” in un certo senso, potrebbe quasi far pensare a questo, ossia che sia il primo sintomo della direzione unipolare che l’addio alla collegialità nella direzione del Partito ha provocato.