Matteo Renzi

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= Sean Mallory =
00giovedì 18 ottobre 2012 16:03
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
AtomBomb, 18/10/2012 15.59:


Ma come? Padoa Schioppa non era il diavolo sotto mentite spoglie perché stava facendo proprio quello?




Lo stava facendo, secondo Giannino, sul versante sbagliato, ovvero quello delle entrate anziché quello della spesa (che poi è la stessa cosa che contesta a Monti).

Ma se vai a vedere è molto più critico nei confronti di Tremonti e B, tenendo conto che hanno promesso per 20 anni la "rivoluzione liberale", mentre a conti fatti son quelli che hanno aumentato maggiormente spesa pubblica e pressione fiscale.
AtomBomb
00giovedì 18 ottobre 2012 16:12
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
= Sean Mallory =, 18/10/2012 16.03:




Lo stava facendo, secondo Giannino, sul versante sbagliato, ovvero quello delle entrate anziché quello della spesa (che poi è la stessa cosa che contesta a Monti).

Ma se vai a vedere è molto più critico nei confronti di Tremonti e B, tenendo conto che hanno promesso per 20 anni la "rivoluzione liberale", mentre a conti fatti son quelli che hanno aumentato maggiormente spesa pubblica e pressione fiscale.


E ci credo [SM=x2659656]

Solo un prezzolato potrebbe non esserlo.

Io vado sempre al punto precedente, la spesa diventa un problema quando il gettito fiscale è basso, ovvero, o quando c'è un'evasione spaventosa, o quando l'economia non gira, contando che in Italia abbiamo entrambe le cose, io direi di concentrarsi su quelle.

I sistemi europei secondo me toccano (o toccavano) i massimi standard parlando di civiltà, ma erano sistemi pensati in un periodo di boom e che richiedono enormi risorse per funzionare.
Michael Kane
00giovedì 18 ottobre 2012 16:18
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
= Sean Mallory =, 18/10/2012 16.03:




Lo stava facendo, secondo Giannino, sul versante sbagliato, ovvero quello delle entrate anziché quello della spesa (che poi è la stessa cosa che contesta a Monti).

Ma se vai a vedere è molto più critico nei confronti di Tremonti e B, tenendo conto che hanno promesso per 20 anni la "rivoluzione liberale", mentre a conti fatti son quelli che hanno aumentato maggiormente spesa pubblica e pressione fiscale.




Tremonti sta tornando alla ribalta con i suoi attacchi alla Germania e la sua voglia di ricomprare il debito pubblico dalle mani straniere. [SM=x2584279]
A me formenta un casino.

Comunque sullo Stato Sociale si gioca una questione di consenso molto importante. E' facile parlare da opposizione sullo smantellamento dello Stato Sociale, ma devi stare attento a toccarlo. Non a caso Fermare il declino, nonostante la retorica anti-tasse, è destinato a una vita difficile.
Riprendiamo il discorso dell'altra volta di ripensare a nuovi modelli.
= Sean Mallory =
00giovedì 18 ottobre 2012 16:26
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Michael Kane, 18/10/2012 16.18:




Tremonti sta tornando alla ribalta con i suoi attacchi alla Germania e la sua voglia di ricomprare il debito pubblico dalle mani straniere. [SM=x2584279]
A me formenta un casino.

Comunque sullo Stato Sociale si gioca una questione di consenso molto importante. E' facile parlare da opposizione sullo smantellamento dello Stato Sociale, ma devi stare attento a toccarlo. Non a caso Fermare il declino, nonostante la retorica anti-tasse, è destinato a una vita difficile.
Riprendiamo il discorso dell'altra volta di ripensare a nuovi modelli.




FORMENTA [SM=x2585039] [SM=x2631402]


Detto questo, l'idea che sta alla base di FID non è quella di smantellare lo Stato Sociale, ma di razionalizzarlo eliminando gli sprechi.
Che, ovviamente, dette così son bellissime parole, ma bisogna vedere come si pensa di attuarle.
Se questo vuol dire, ad esempio, liberalizzazioni vere e fine dei sussidi di Stato alle imprese per me è solamente una cosa positiva.
Our lady peace
00giovedì 18 ottobre 2012 20:11
www.adessomatteorenzi.it/programma.htm

M'è sfuggito solo il punto iniziale ma per il resto poco da dire.
AtomBomb
00giovedì 18 ottobre 2012 20:13
Re:
Our lady peace, 18/10/2012 20.11:

http://www.adessomatteorenzi.it/programma.htm

M'è sfuggito solo il punto iniziale ma per il resto poco da dire.


[SM=x2584309]

= Sean Mallory =
00giovedì 18 ottobre 2012 21:39
Re:
Our lady peace, 18/10/2012 20.11:

http://www.adessomatteorenzi.it/programma.htm

M'è sfuggito solo il punto iniziale ma per il resto poco da dire.




[SM=x2584309] [SM=x2584309] [SM=x2584309] [SM=x2584309] [SM=x2584309] [SM=x2584309]
AtomBomb
00martedì 30 ottobre 2012 16:41
Clamorosi i numeri della ricerca di Piepoli sulle imminenti primarie del Centrosinistra. Tra gli elettori che dichiarano di votare per quest'area, il sindaco di Firenze Matteo Renzi è in testa con il 31% delle preferenze, seguito da Pierluigi Bersani con il 29. Staccato Nichi Vendola al 10%. Il restante 30% si divide tra 'non risponde, non sa, non ha ancora deciso' e/o tra i candidati minori che si presenteranno alle primarie.
-----------------------

Renzi che è anche quello che di recente ha dichiarato che a lui dell'art. 18 non gliene può fregar di meno, che è solo un feticcio ideologico.
Ragionier Fantozzi
00giovedì 1 novembre 2012 16:43
Re:
AtomBomb, 30/10/2012 16:41:

Clamorosi i numeri della ricerca di Piepoli sulle imminenti primarie del Centrosinistra. Tra gli elettori che dichiarano di votare per quest'area, il sindaco di Firenze Matteo Renzi è in testa con il 31% delle preferenze, seguito da Pierluigi Bersani con il 29. Staccato Nichi Vendola al 10%. Il restante 30% si divide tra 'non risponde, non sa, non ha ancora deciso' e/o tra i candidati minori che si presenteranno alle primarie.
-----------------------

Renzi che è anche quello che di recente ha dichiarato che a lui dell'art. 18 non gliene può fregar di meno, che è solo un feticcio ideologico.



Per questo deve vincere le primarie , perchè come hai già detto tu il Pd andrebbe in frantumi e si aprirebbe almeno un scenario che nessuno prende in considerazione . Non perchè Renzi sia democristiano ma perchè è data per scontata la sua sconfitta ." Tifo "per una sua vittoria visto che è l'unica possibilità di aprire uno squarcio in un partito che non ha nulla da dire e in piena fase di ristagnazione

Zio Rude
00venerdì 2 novembre 2012 11:40
Re:
Our lady peace, 18/10/2012 20:11:

http://www.adessomatteorenzi.it/programma.htm

M'è sfuggito solo il punto iniziale ma per il resto poco da dire.




bellissimo [SM=x2584309] [SM=x2584309]




renzi fighetto di merda [SM=x2584918]
Megablast
00venerdì 2 novembre 2012 22:21
Giannino ha parlato sotto la mia banca e avrei voluto prenderlo a legnate sui collo.

Tre quarti degli economisti italiani sono degli stronzi, anche perchè sono figli della stessa cultura e, chi più chi meno, tendono sempre verso una direzione.
mickfoley82
00venerdì 2 novembre 2012 22:45
Re:
Megablast, 02/11/2012 22:21:

Giannino ha parlato sotto la mia banca e avrei voluto prenderlo a legnate sui collo.

Tre quarti degli economisti italiani sono degli stronzi, anche perchè sono figli della stessa cultura e, chi più chi meno, tendono sempre verso una direzione.




Blastie che opinione hai di Zingales?
AtomBomb
00venerdì 2 novembre 2012 23:12
Re:
Megablast, 02/11/2012 22:21:

Giannino ha parlato sotto la mia banca e avrei voluto prenderlo a legnate sui collo.

Tre quarti degli economisti italiani sono degli stronzi, anche perchè sono figli della stessa cultura e, chi più chi meno, tendono sempre verso una direzione.


[SM=x2584208] [SM=x2584290] [SM=x2584279] [SM=x2584210]

HeavyMachineGun
00sabato 3 novembre 2012 14:42
Re:
Megablast, 02/11/2012 22:21:

Giannino ha parlato sotto la mia banca e avrei voluto prenderlo a legnate sui collo.

Tre quarti degli economisti italiani sono degli stronzi, anche perchè sono figli della stessa cultura e, chi più chi meno, tendono sempre verso una direzione.




La mia banca [SM=x2584190]

Megablast squalo della finanza [SM=x2584269]
Megablast
00sabato 3 novembre 2012 14:49
Re: Re:
HeavyMachineGun, 03/11/2012 14:42:




La mia banca [SM=x2584190]

Megablast squalo della finanza [SM=x2584269]




Porto solo a casa la pagnotta [SM=x2585039]


A proposito di Zingales, non ho letto ciò che è stato detto qui, ma dico solo che non basta insegnare negli usa per non essere un mentecatto. Nè insegnare in generale.
Un Giannino made in Usa.
heatbreakerkid
00sabato 3 novembre 2012 15:31
Re: Re:
Ragionier Fantozzi, 01/11/2012 16:43:



Per questo deve vincere le primarie , perchè come hai già detto tu il Pd andrebbe in frantumi e si aprirebbe almeno un scenario che nessuno prende in considerazione . Non perchè Renzi sia democristiano ma perchè è data per scontata la sua sconfitta ." Tifo "per una sua vittoria visto che è l'unica possibilità di aprire uno squarcio in un partito che non ha nulla da dire e in piena fase di ristagnazione





Secondo me è proprio il contrario. Molti elettori di centrodestra voterebbero il PD proprio per Renzi, e molto elettori di centrosinistra voterebbero Renzi perché stufi dei vari Fioroni, Bindi, ecc.

A me Renzi non dispiace, esclusa la Puppato mi sembra il più valido.
Angle 4ever
00lunedì 5 novembre 2012 12:49
Articolo imbarazzante di Zingales su Bloomberg.


The U.S. economy has improved under President Barack Obama. But by all the measures Democrats use, Americans would be better off today if Mitt Romney had led the country for the past four years.
The Democrats are substantially right when they answer Ronald Reagan’s famous campaign question -- Are you better off today than you were four years ago? -- in the affirmative. Gross domestic product per person is higher, and so is the stock market. It’s not fair to blame Obama for the surge in unemployment that occurred in the first six months of his administration. Even this statistic has improved since August 2009.
The question, however, is the wrong one. No matter how powerful and skillful a president may be, he is not omnipotent. Obama is not responsible for the economic mess he found when he took over as president, as Franklin Delano Roosevelt was not responsible for Pearl Harbor. A president should be judged for his ability to play the cards he has been dealt, not for his luck (or lack thereof).
Heading into November’s election, voters should be asking which president would have done a better job with the cards Obama was dealt. Although such hypothetical questions are hard to answer, a quick look at the record suggests the winner would be Romney.
Health Care
Consider the Affordable Care Act, Obama’s primary legislative achievement. Even if you are a hard-core supporter of health-care reform, you have to concede that the new law didn’t have any positive impact in the past four years, and might have had some negative ones. All the good changes advertised by the Obama administration will take place only after this year’s election, leaving us to suffer the cost of uncertainty now.
Indeed, one wonders why Obama spent so much time and political capital on a reform that he himself didn’t consider urgent -- most of the law won’t take effect until 2014 -- at a time when employment was plummeting, the banking sector was on the verge of collapse and more than 10 million American households owed more on their mortgages than their homes were worth. Obama campaigned like a pragmatist in 2008, but when he took power, he governed like an ideologue, sticking with his priority at the expense of the economy.
Romney would almost certainly have acted differently. Whatever you might think of his political priorities, he is the ultimate pragmatist. He governed Massachusetts like Obama promised to govern the country: trying to fix problems, not to advance an ideology.
Even in dealing with unemployment, Obama advanced an agenda. He used the crisis as an opportunity to expand government spending in sectors dear to him, such as green energy, construction and education. No doubt, the stimulus program was necessary, but it should have focused on subsidies to employment (a payroll-tax cut) and incentives for purchases of durable goods (a temporary sales-tax rebate). Romney the pragmatist would have been more likely to focus on the most effective measures to reduce unemployment, rather than on pushing a liberal agenda.
Didn’t Obama save the American automakers, while Romney would have let them go bankrupt? This comparison is at best disingenuous. Bankruptcy does not imply liquidation. American Airlines Inc. and United Airlines went through bankruptcy, and they are still flying. Even under Obama, Chrysler Group LLC and General Motors Co. went into bankruptcy.
The main difference in Obama’s recipe was that the government bailed out union health-care and pension plans. Opinions may differ on whether this was fair, but it was done the wrong way. The government bullied the bankruptcy judge and creditors into giving preferential treatment to the unions’ financial claims, overstepping existing contracts. This behavior undermined the rule of law that is a crucial element of America’s attractiveness to investors.
Financial Regulation
What about financial regulation? In principle, it’s reasonable to expect that Romney would have been more sympathetic to Wall Street’s interests, a bias that could have been an impediment to much-needed reform. In practice, it’s hard to imagine he could have done worse than Obama and Treasury Secretary Timothy Geithner, who enacted regulations that increase the cost of doing business while failing to solve the problems that caused the crisis. In fact, Romney probably would have done better. He might not have introduced much effective regulation at all, but he would have avoided the populist and anti-business rhetoric Obama was forced to use to please his electoral base.
Voters might find plenty of reasons to vote for Obama on ideological grounds. With his gaffes, Romney gives them plenty of other reasons. But they shouldn’t choose Obama on the assumption that his performance over the past four years was better than Romney’s would have been. And they should ask themselves: Why should the outcome be any different during the next four?

(Luigi Zingales is a professor of finance at the University of Chicago Booth School of Business and a contributing editor of City Journal. He is the author of “A Capitalism for the People: Recapturing the Lost Genius of American Prosperity.” The opinions expressed are his own.)
AtomBomb
00lunedì 5 novembre 2012 16:38
Re: Re: Re:
heatbreakerkid, 03/11/2012 15:31:




Secondo me è proprio il contrario. Molti elettori di centrodestra voterebbero il PD proprio per Renzi, e molto elettori di centrosinistra voterebbero Renzi perché stufi dei vari Fioroni, Bindi, ecc.

A me Renzi non dispiace, esclusa la Puppato mi sembra il più valido.


Gli elettori di centrodestra non voteranno mai per il partito erede del PCI, al limite potrebbero spostarsi da PDL a Lega, o da Lega a PDL, o da PDL a UDC, ma non vanno a votare uno che gioca a fare il democristiano nel partito che dovrebbe rappresentare il centrosinistra.

Gli elettori di centrosinistra perché dovrebbero votare per uno che di centrosinistra non è? Voteranno Bersani o, se vogliono qualcosa di più di sinistra, voteranno Vendola.

Bersani prenderà di più di Renzi già al primo turno, al secondo turno prenderà anche i voti di Vendola, gli darà almeno 20 punti.
Angle 4ever, 05/11/2012 12:49:

Articolo imbarazzante di Zingales su Bloomberg.


The U.S. economy has improved under President Barack Obama. But by all the measures Democrats use, Americans would be better off today if Mitt Romney had led the country for the past four years.
The Democrats are substantially right when they answer Ronald Reagan’s famous campaign question -- Are you better off today than you were four years ago? -- in the affirmative. Gross domestic product per person is higher, and so is the stock market. It’s not fair to blame Obama for the surge in unemployment that occurred in the first six months of his administration. Even this statistic has improved since August 2009.
The question, however, is the wrong one. No matter how powerful and skillful a president may be, he is not omnipotent. Obama is not responsible for the economic mess he found when he took over as president, as Franklin Delano Roosevelt was not responsible for Pearl Harbor. A president should be judged for his ability to play the cards he has been dealt, not for his luck (or lack thereof).
Heading into November’s election, voters should be asking which president would have done a better job with the cards Obama was dealt. Although such hypothetical questions are hard to answer, a quick look at the record suggests the winner would be Romney.
Health Care
Consider the Affordable Care Act, Obama’s primary legislative achievement. Even if you are a hard-core supporter of health-care reform, you have to concede that the new law didn’t have any positive impact in the past four years, and might have had some negative ones. All the good changes advertised by the Obama administration will take place only after this year’s election, leaving us to suffer the cost of uncertainty now.
Indeed, one wonders why Obama spent so much time and political capital on a reform that he himself didn’t consider urgent -- most of the law won’t take effect until 2014 -- at a time when employment was plummeting, the banking sector was on the verge of collapse and more than 10 million American households owed more on their mortgages than their homes were worth. Obama campaigned like a pragmatist in 2008, but when he took power, he governed like an ideologue, sticking with his priority at the expense of the economy.
Romney would almost certainly have acted differently. Whatever you might think of his political priorities, he is the ultimate pragmatist. He governed Massachusetts like Obama promised to govern the country: trying to fix problems, not to advance an ideology.
Even in dealing with unemployment, Obama advanced an agenda. He used the crisis as an opportunity to expand government spending in sectors dear to him, such as green energy, construction and education. No doubt, the stimulus program was necessary, but it should have focused on subsidies to employment (a payroll-tax cut) and incentives for purchases of durable goods (a temporary sales-tax rebate). Romney the pragmatist would have been more likely to focus on the most effective measures to reduce unemployment, rather than on pushing a liberal agenda.
Didn’t Obama save the American automakers, while Romney would have let them go bankrupt? This comparison is at best disingenuous. Bankruptcy does not imply liquidation. American Airlines Inc. and United Airlines went through bankruptcy, and they are still flying. Even under Obama, Chrysler Group LLC and General Motors Co. went into bankruptcy.
The main difference in Obama’s recipe was that the government bailed out union health-care and pension plans. Opinions may differ on whether this was fair, but it was done the wrong way. The government bullied the bankruptcy judge and creditors into giving preferential treatment to the unions’ financial claims, overstepping existing contracts. This behavior undermined the rule of law that is a crucial element of America’s attractiveness to investors.
Financial Regulation
What about financial regulation? In principle, it’s reasonable to expect that Romney would have been more sympathetic to Wall Street’s interests, a bias that could have been an impediment to much-needed reform. In practice, it’s hard to imagine he could have done worse than Obama and Treasury Secretary Timothy Geithner, who enacted regulations that increase the cost of doing business while failing to solve the problems that caused the crisis. In fact, Romney probably would have done better. He might not have introduced much effective regulation at all, but he would have avoided the populist and anti-business rhetoric Obama was forced to use to please his electoral base.
Voters might find plenty of reasons to vote for Obama on ideological grounds. With his gaffes, Romney gives them plenty of other reasons. But they shouldn’t choose Obama on the assumption that his performance over the past four years was better than Romney’s would have been. And they should ask themselves: Why should the outcome be any different during the next four?

(Luigi Zingales is a professor of finance at the University of Chicago Booth School of Business and a contributing editor of City Journal. He is the author of “A Capitalism for the People: Recapturing the Lost Genius of American Prosperity.” The opinions expressed are his own.)


[SM=x3017588]
The REAL Capt.Spaulding
00lunedì 5 novembre 2012 17:30
ora che d'alema e veltroni se ne vanno e che Bersani assicura che Renzi avrà un posto nell'esecutivo, di votare Renzi non ho più alcuna ragione.
Michael Kane
00lunedì 12 novembre 2012 18:25
Sempre in riferimento ad articoli discutibili di Zingales, leggevo di questa diatriba sulla situazione del Giappone.

Articolo di Zingales

Se Tokyo sembra Atene

C'è una battuta che gira tra i miei colleghi: «Sai qual è la differenza tra il Giappone e la Grecia?». L'agghiacciante risposta è: «Tre anni». L'ovvio riferimento è alla situazione del debito pubblico. Per quanto paradossale, l'accostamento della grande potenza industriale asiatica al piccolo e disastrato Stato ellenico non è poi così assurdo.

Con un debito pubblico sul Pil del 230% e un deficit statale del 10%, quello che dovrebbe sorprendere non è il paragone tra Giappone e Grecia, ma il numero di anni richiesti perché la similitudine si avveri. Dopo tutto la Grecia, quando nel 2010 è entrata in crisi, aveva un rapporto debito Pil di solo il 143% e un deficit del 10 per cento. Ed è ancora più sorprendente che il mercato non se ne preoccupi affatto. Con un rendimento decennale dei titoli giapponesi di solo 0,78%, il Giappone sembra lungi dalla catastrofe ellenica. Sbagliano i miei colleghi o sbaglia il mercato? Temo il mercato. Ma vale la pena di capire perché.
Nonostante il livello di indebitamento molto più elevato, il Giappone ha numerosi vantaggi rispetto alla Grecia.
Innanzitutto, ha un sistema industriale capace ancora di esportare. Poi ha un sistema fiscale funzionante, che rende credibile un forte aumento degli introiti fiscali in futuro. In terzo luogo, il Giappone prende a prestito principalmente nella sua valuta, quindi ha sempre l'opzione di monetizzare il proprio debito. Infine, i giapponesi sono sempre stati forti risparmiatori, e quindi la stragrande maggioranza del debito è detenuto internamente. È come se lo stato giapponese finanziasse il proprio debito in moneta, ma i suoi cittadini ossequiosi, invece di spendere questa moneta, la risparmiassero, mettendola sotto il materasso.
Questa partita di giro, però, non può continuare tanto più a lungo. La coorte più numerosa di giapponesi, quelli nati immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, sta per andare in pensione. Tra poco invece di risparmiare affannosamente comincerà a spendere i propri risparmi. La generazione successiva è molto meno numerosa e quindi il risparmio complessivo comincerà a scendere. La coorte che entra ora nel mercato del lavoro è molto meno numerosa di quella che sta per andare in pensione. Quindi ci sarà non solo un calo del risparmio, ma anche un calo tendenziale del Pil. Presto lo stato nipponico sarà costretto a finanziarsi almeno o in parte sui mercati internazionali, che sono meno ossequenti dei cittadini giapponesi e domanderanno un rendimento più elevato. Ma con un debito pari a 230% del Pil un aumento dei costo del debito si traduce velocemente in un deficit più elevato che impaurisce i mercati internazionali e fa aumentare maggiormente i tassi di interesse. Come noi italiani abbiamo imparato a nostre spese, il vortice diventa velocemente pericoloso. Il Giappone può uscirne?
Per ridurre il debito, il Giappone può aumentare le imposte. Ma per ogni punto percentuale di aumento del costo del debito il governo nipponico dovrebbe aumentare le imposte di 2,3 punti percentuali di Pil, con effetti recessivi sul Pil e un rischio di spirale negativa tra aumento delle imposte, recessione, aumento del deficit, e necessità di un ulteriore aumento delle imposte.
Il Giappone può monetizzare il proprio debito. Ma nel momento in cui il mercato realizza che questo succederà, il costo del debito aumenterà per compensare creditori internazionali del rischio di inflazione/svalutazione. Me se la situazione è così tragica, perchè il mercato non penalizza i titoli giapponesi? La semplice risposta èche la speculazione al ribasso è timorosa. Come ho scritto molte volte, chi gioca al ribasso rischia molto: a fronte di guadagni limitati rischia perdite illimitate. Per questo i ribassisti si muovono solo quando vedono la possibilità di un guadagno immediato. Con una Banca del Giappone seriamente impegnata in massicci acquisti di titoli pubblici, il rischio di perdite per un ribassista è troppo elevato. Per questo aspettano. Il mercato è anestetizzato dalla Banca Centrale.
Ma questa anestesia non è salutare, perchè ritarda il momento dell'aggiustamento. Più tardi il Giappone si sveglierà, più tragico sarà il risveglio. È un monito a tutti coloro che vorrebbero un Banca Centrale Europea altrettanto tollerante della Banca Centrale giapponese.


Risposta di Brancaccio

Caro Zingales ti sbagli: i debiti non sono tutti uguali

di Emiliano Brancaccio
(Pubblico, 12 novembre 2012)
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 6 novembre, Luigi Zingales ha prospettato per il Giappone un destino infausto, addirittura paragonabile a quello della Grecia. L’economista dell’Università di Chicago parte dall’osservazione che il debito e il deficit pubblico giapponesi hanno raggiunto livelli particolarmente elevati, a seguito di massicci acquisti di titoli da parte della banca centrale finanziati con ripetute emissioni di moneta. Zingales ritiene che questa politica sia insostenibile: presto o tardi le iniezioni di moneta scateneranno una spirale di inflazione e svalutazione che diffonderà la sfiducia tra i creditori internazionali e metterà quindi il Giappone in una situazione di difficoltà analoga a quella in cui oggi versano la Grecia e gli altri paesi del Sud Europa. Per questo, egli conclude, chi oggi vorrebbe dalla Banca centrale europea una politica monetaria analoga a quella giapponese farà bene a ripensarci.
L’argomentazione di Zingales è suggestiva ma fuorviante: in particolare, l’analogia tra il Giappone da un lato e la Grecia e il Sud Europa dall’altro appare a dir poco forzata. Il motivo principale è che il Giappone si situa da lunghissimo tempo in una posizione di avanzo delle partite correnti verso l’estero.
Nell’ultimo decennio il surplus annuale estero giapponese non è mai andato al di sotto dei due punti percentuali, toccando picchi prossimi ai cinque punti. Sul piano macroeconomico si tratta di una posizione invidiabile. Il surplus verso l’estero indica infatti che il Giappone ha molti più debitori internazionali che creditori. Inoltre lo stesso surplus segnala che, nonostante le massicce emissioni di moneta da parte della banca centrale, lo yen in futuro potrebbe apprezzarsi anziché deprezzarsi. E’ probabile che siano questi i motivi per cui gli operatori finanziari continuano a investire in Giappone, pur nello stupore di Zingales. Ciò ovviamente non esclude nuove crisi nel paese del Sol levante. Ma se questo manterrà la sua posizione di avanzo verso l’estero, le cause di eventuali tracolli futuri non saranno quelle evocate dall’economista di Chicago.
Ben diversa è la situazione in cui si trovano la Grecia e i paesi del mezzogiorno europeo. Da quando è entrata nell’euro, Atene ha segnato disavanzi correnti annuali elevatissimi, fino a quattordici punti percentuali di Pil. Anche la Spagna e il Portogallo hanno fatto registrare ingenti deficit verso l’estero, in alcuni anni persino oltre i dieci punti percentuali. La stessa Italia da oltre un decennio segna solo passivi nei conti esteri. Per fortuna il nostro disavanzo risulta più modesto, ma è preoccupante la sua persistenza in un periodo in cui la risibile crescita media del reddito nazionale avrebbe dovuto frenare le nostre importazioni.
La morale di tutto ciò è che non ha alcun senso giudicare la sostenibilità del bilancio pubblico di un paese senza esaminare la situazione dell’attivo o del passivo totale verso l’estero, non solo pubblico ma anche privato. Ecco perché la situazione della Grecia e del Sud Europa è molto più grave rispetto a quella del Giappone. I disavanzi esteri dei paesi meridionali dell’Unione indicano che se questi a un certo punto fossero costretti ad abbandonare l’euro le loro valute tenderebbero in misura più o meno accentuata a deprezzarsi. Come è stato riconosciuto da ricerche autorevoli e dalla stessa Bankitalia, sta proprio nel timore di una svalutazione la ragione prevalente della sfiducia dei creditori e la conseguente difficoltà di ridurre gli spread sui titoli di questi paesi. Il quadro appare dunque per certi versi ribaltato rispetto a quello delineato da Zingales: in Europa è solo grazie agli acquisti di titoli da parte della banca centrale che possiamo tenere a bada gli spread. Senza gli interventi della Bce, i tassi d’interesse sarebbero già esplosi a livelli insostenibili per la tenuta della zona euro. Zingales però obietta che le espansioni monetarie conducono all’aumento della domanda di merci, quindi alla crescita dei prezzi e infine alla svalutazione. Ma è cosa ben nota che specialmente in fasi prolungate di crisi, con bassa domanda e capacità produttive ampiamente sottoutilizzate, l’idea che l’espansione monetaria abbia di per sé effetti sui prezzi e sul tasso di cambio non trova riscontri adeguati, né da un punto di vista teorico né da quello empirico. Il problema, allora, pare un altro. Esso verte sul fatto che l’azione della Bce risulta per il momento troppo limitata, e soprattutto isolata, per risultare sufficiente. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha più volte insistito su questo punto: se si vuol davvero salvare l’eurozona occorre che la politica monetaria sia affiancata da una politica fiscale coordinata, che veda finalmente coinvolti anche i paesi in surplus verso l’estero. La Germania, in particolare, dovrebbe contribuire al riequilibrio delle partite correnti tramite politiche di espansione della domanda e quindi delle importazioni. Senza l’attiva collaborazione della Germania e degli altri paesi in avanzo verso l’estero la sopravvivenza della moneta unica non sarà affatto garantita, indipendentemente da quel che Draghi deciderà di fare. Più che cercare improbabili analogie con il Giappone, forse è di questo che dovremmo urgentemente preoccuparci.
Emiliano Brancaccio


Chi ha ragione? [SM=x3102736]

Cosa rischia il Giappone? [SM=x2758543]
ShearerWHC
00lunedì 12 novembre 2012 18:33


Che bel partito
Tufio
00lunedì 12 novembre 2012 19:08

Cosa rischia il Giappone?



Niente, il debito jappo è interno.
Dead Man Drinking
00lunedì 12 novembre 2012 19:13
Re:
ShearerWHC, 12/11/2012 18:33:



Che bel partito




voto destino [SM=x2954337]
Angle 4ever
00lunedì 12 novembre 2012 19:22
Si ma in questo caso l'analisi di Zingales è intergenerazionale, lo dice anche lui che il debito del Giappone è principalmente detenuto da giapponesi, ma nei prossimi anni potrebbe esserci un ricorso a creditori esteri.

Più che altro sono le conclusioni che Zingales propone di applicare al caso europeo che lasciano perplessi.

Poi ancora con la politica fiscale unitaria, porco dio sono dei rincoglioniti.
AtomBomb
00venerdì 23 novembre 2012 11:26


Altro che ricambio, altro che nuova politica. A 48 ore dalle primarie Matteo Renzi scivola in un fuorionda a Radio 105 che fa rabbrividire i suoi sostenitori. "Se perdo (le primarie, ndr) cercherò di portare in Parlamento un po' di amici miei e di avere un po' di spazio, ma io non mi faccio comprare, non voglio diventare come loro". Che cosa intende il sindaco di Firenze quando dice "portare in Parlamento un po' di amici miei"? Sembra che anche se dovesse perdere le primarie a favore di Bersani, il rottamatore non ha alcuna intenzione di tornare a fare il sindaco come ha più volte annunciato davanti alle telecamere. Anzi, forse utilizzerà la visibilità acquisita per creare una sua corrente all'interno del partito e quindi imporre i suoi uomini a Roma. Una pratica che ricorda la più vecchia politica, quella contro cui Renzi si era sempre scagliato.

[SM=x3045064]
Steven Seagull
00venerdì 23 novembre 2012 11:29
Visto una mezz'oretta fa, Atom, bwahahah.
Il nuovo che avanza.
pizzo83
00venerdì 23 novembre 2012 12:02
Si, vabbeh, hanno preso una frase, estrapolata dal contesto, e poi hanno tirato da soli le conclusioni.
Ottimo modo di fare informazione.
Per me meglio i Renzi o i Grillo di tutto quell'ammasso di marciume che é diventato la politica italiana.
Cmq Atom, rispetto ad un tuo post più sopra: è ora che la mentalitá cambi in italia, perché sentire che uno del PDL non voti il PD perchè "eredi del comunismo" fa ridere detto nel 2012.
Voglio dire, in Germania o in qualsiasi altro paese vagamente intelligente, i salti di voti tra CDU e SPD sono all'ordine delle cose eppure nessuno si strappa certo i capelli. Basterebbe essere capaci di leggere i programmi e poi scegliere.
AtomBomb
00venerdì 23 novembre 2012 12:32
Re:
pizzo83, 23/11/2012 12:02:

Si, vabbeh, hanno preso una frase, estrapolata dal contesto, e poi hanno tirato da soli le conclusioni.
Ottimo modo di fare informazione.
Per me meglio i Renzi o i Grillo di tutto quell'ammasso di marciume che é diventato la politica italiana.
Cmq Atom, rispetto ad un tuo post più sopra: è ora che la mentalitá cambi in italia, perché sentire che uno del PDL non voti il PD perchè "eredi del comunismo" fa ridere detto nel 2012.
Voglio dire, in Germania o in qualsiasi altro paese vagamente intelligente, i salti di voti tra CDU e SPD sono all'ordine delle cose eppure nessuno si strappa certo i capelli. Basterebbe essere capaci di leggere i programmi e poi scegliere.


Ma allora si pone un altro problema.

Perché il programma di uno che milita in un partito progressista attira di più i conservatori che non quelli della sua stessa area?

E il discorso si può invertire, come se uno storicamente di area sinistra votasse Giorgia Meloni o Alemanno.

O il propugnatore del programma ha sbagliato area, o gli elettori che hanno sempre votato per una certa parte non c'hanno mai capito nulla.

Soprattutto quando le contrapposizioni sono molto forti, cioè tra Vendola e Renzi c'è un abisso, ma anche fra Bersani e Renzi le differenze sono notevoli.

Senza voler fare un discorso di partito preso, ma se uno si considera un conservatore, anche moderatamente conservatore, non voterà mai Vendola, perché è la sua antitesi, ma neanche Bersani, però viene affascinato da Renzi; così come un elettore di Vendola o Bersani non voterebbe mai Alfano, o la Binetti.

Non è che Renzi sta nel posto sbagliato?

Uso i termini conservatore e progressista per identificare le due macro aree politiche.
Vennegoor of Hesselink
00venerdì 23 novembre 2012 14:04
Re: Re:
AtomBomb, 23/11/2012 12:32:


Ma allora si pone un altro problema.

Perché il programma di uno che milita in un partito progressista attira di più i conservatori che non quelli della sua stessa area?

E il discorso si può invertire, come se uno storicamente di area sinistra votasse Giorgia Meloni o Alemanno.

O il propugnatore del programma ha sbagliato area, o gli elettori che hanno sempre votato per una certa parte non c'hanno mai capito nulla.

Soprattutto quando le contrapposizioni sono molto forti, cioè tra Vendola e Renzi c'è un abisso, ma anche fra Bersani e Renzi le differenze sono notevoli.

Senza voler fare un discorso di partito preso, ma se uno si considera un conservatore, anche moderatamente conservatore, non voterà mai Vendola, perché è la sua antitesi, ma neanche Bersani, però viene affascinato da Renzi; così come un elettore di Vendola o Bersani non voterebbe mai Alfano, o la Binetti.

Non è che Renzi sta nel posto sbagliato?

Uso i termini conservatore e progressista per identificare le due macro aree politiche.




Secondo me il punto è che sarebbe ora di superare questa storia del destra vs sinistra.

Si devono valutare le persone/partiti e i rispettivi programmi come "entità" a se stanti.
Per dire, fino alle scorse elezioni ho sempre votato destra, ma sicuramente questa volta me ne terrò ben alla larga.
Perchè dovrei essere definito moderato o comunista a seconda di quello che penso? Non posso semplicemente essere daccordo con un idea di una parte e un'altra di una sorgente opposta?


AtomBomb
00venerdì 23 novembre 2012 14:09
Re: Re: Re:
Vennegoor of Hesselink, 23/11/2012 14:04:




Secondo me il punto è che sarebbe ora di superare questa storia del destra vs sinistra.

Si devono valutare le persone/partiti e i rispettivi programmi come "entità" a se stanti.
Per dire, fino alle scorse elezioni ho sempre votato destra, ma sicuramente questa volta me ne terrò ben alla larga.
Perchè dovrei essere definito moderato o comunista a seconda di quello che penso? Non posso semplicemente essere daccordo con un idea di una parte e un'altra di una sorgente opposta?




E' impossibile superarla.

Le differenze esistono perché se i problemi sono gli stessi, i modi di risolverli sono diversi.

E ti contraddici da solo parlando di programmi. Se valuti il programma allora esalti quello che sta alla base della diversità e dell'opposizione fra due correnti di pensiero.

Il contrasto è conservatori e progressisti, se uno che sta in un campo attira principalmente i voti di chi sta nell'altro c'è da farsi due domande, o gli abitanti del campo non hanno capito niente oppure lui sta nel campo sbagliato.
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