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22/02/2014 14:26 | |
Una protesta di cittadini venezuelani residenti in Messico, in segno di solidarietà con le proteste dell’opposizione a Caracas. (Daniel Becerril, Reuters/Contrasto)
A Caracas, in Venezuela, i sostenitori del leader dell’opposizione Leopoldo López sono pronti a manifestare di nuovo in sostegno del loro leader, che il 18 febbraio si è consegnato alla polizia. López è accusato di aver guidato le manifestazioni dei giorni scorsi e di aver incitato alla violenza durante le proteste del 12 febbraio in cui tre persone sono state uccise. Il 19 febbraio ci sarà la prima udienza di López, nel palazzo di giustizia di Caracas, e nel frattempo, i suoi sostenitori hanno organizzato una manifestazione contro il presidente Nicolás Maduro.
López, leader del partito Voluntad popular, era ricercato da giorni, dopo che un tribunale aveva emesso un ordine di cattura nei suoi confronti. López si è consegnato alle autorità durante una manifestazione contro Maduro il 18 febbraio, che aveva convocato lui stesso attraverso un video postato su internet. Nel video il leader dell’opposizione sfidava la polizia ad arrestarlo durante la manifestazione.
Maduro ha definito López “un assassino” e lo ha accusato di essere pagato dai servizi segreti statunitensi per far cadere il governo. Nell’udienza del 19 febbraio i giudici annunceranno i capi di accusa di cui López deve rispondere.
Le proteste a Caracas. Il 12 febbraio tre persone – due manifestanti e un membro di un collettivo filogovernativo – sono state uccise a colpi di arma da fuoco negli scontri scoppiati al termine di una manifestazione dell’opposizione che chiedeva le dimissioni di Maduro. La protesta, chiamata la salida (l’uscita), è stata il culmine di dieci giorni di tensione in Venezuela, cominciati il 2 febbraio con la contestazione di una squadra di baseball cubana sull’isola Margarita.
Nei giorni successivi gli studenti universitari e il partito Voluntad popular sono scesi in strada in varie città del paese per protestare contro la crisi economica e la scarsità di alcuni generi di consumo. L’11 febbraio i dipendenti di alcuni giornali avevano manifestato perché la mancanza di carta potrebbe presto costringerli a interrompere la pubblicazione.
Il segretario di stato americano John Kerry ha espresso preoccupazione per l’arresto di un centinaio di studenti dopo la manifestazione del 12 febbraio. Il 16 febbraio ci sono state altre proteste e scontri a Caracas.
Opposizione divisa. Nonostante i problemi economici stiano aumentando il malcontento nei confronti del governo, l’opposizione venezuelana è sempre più divisa e dipendente dalle manifestazioni studentesche, scrive Boris Muñoz su Prodavinci. Il candidato che aveva sfidato Maduro alle presidenziali del 2013, Henrique Capriles, ha rifiutato di partecipare alle proteste del 12 febbraio, sostenendo che le manifestazioni non sono il modo giusto per far cadere il governo, ma secondo molti osservatori López sta emergendo come leader alternativo dell’opposizione.
Scontri in piazza, uso della violenza, criminalità (vabbè, problema storico)... mi spiace tanto. Ci credevo nel progetto venezuelano.
Ovvio che la stampa non aspettava altro, coi fucili puntati da tempo immemore su Chavez prima (il cui governo era però praticamente inattaccabile da qualsiasi punto di vista) e ora su Maduro, che sta facendo un bordello |